[ 3 aprile ]
Se perfino il Sole 24 Ore denuncia l'imbroglio dei dati governativi...
A Palazzo Chigi giocano coi numeri. Più precisamente imbrogliano. Certo, non è una novità. Da che mondo è mondo così fanno i governi, specie da quando esistono le statistiche. A tutto però c'è un limite. Ed esso risiede nel limite di sopportazione, o se preferite nel tasso di creduloneria degli imbrogliati. Che a volte si arrabbiano. Questa volta, curiosamente ma indicativamente, si è imbestialito perfino il solitamente renziano Sole 24 Ore. Che si sia passato il limite della decenza anche per il giornale di lorsignori? Sembrerebbe di sì.
Se perfino il Sole 24 Ore denuncia l'imbroglio dei dati governativi...
A Palazzo Chigi giocano coi numeri. Più precisamente imbrogliano. Certo, non è una novità. Da che mondo è mondo così fanno i governi, specie da quando esistono le statistiche. A tutto però c'è un limite. Ed esso risiede nel limite di sopportazione, o se preferite nel tasso di creduloneria degli imbrogliati. Che a volte si arrabbiano. Questa volta, curiosamente ma indicativamente, si è imbestialito perfino il solitamente renziano Sole 24 Ore. Che si sia passato il limite della decenza anche per il giornale di lorsignori? Sembrerebbe di sì.
Il problema è che Renzi deve vendere ad ogni costo la crescita. Anzi, la crescitaaa! Che meno c'è e più "a" si aggiungono nelle grida dei fedelissimi. Una per tutte, l'impagabile Boschi. Qualche giorno fa la ministra ha annunciato una notizia sensazionale: nel prossimo Def (Documento di economia e finanza) il governo aumenterà la stima del Pil dal precedente +0,6% ad un fantasmagorico +0,7%. Potrebbe anche essere - udite, udite! - un +0,8%, ma, frena la figlia del banchiere dell'Etruria, «noi siamo prudenti». A proposito, ma la Boschi non fa la ministra delle «Riforme»? Perché è toccato proprio a lei lo storico annuncio sui dati economici? Che sia in preparazione anche una riforma dell'Istat?
Come abbiamo già scritto, data la straordinaria concomitanza di diversi fattori teoricamente favorevoli, Renzi non potrà in alcun modo cantare vittoria se nel 2015 il Pil non registrerà un rimbalzino di almeno un punto percentuale. Che addirittura si provi a festeggiare con il nulla degli zerovirgola, ben sapendo che questi non potranno avere alcuna ricaduta positiva sull'occupazione, è solo la riprova della sfacciataggine di Renzi e del suo clan.
Sfacciataggine, e questa volta meno prudente, messa in mostra qualche giorno fa dal ministro Poletti - quello delle cene con i corrotti del malaffare romano, ma anche quello che vorrebbe mandare gli studenti a lavorare gratis l'estate.
Poletti aveva il compito propagandare il Jobs Act, sparando cifre evidentemente truccate sui suoi mirabolanti effetti sull'occupazione. Poi è arrivata l'Istat, probabilmente non ancora renzizzata a sufficienza, a smentire l'ex LegaCoop con i dati di febbraio: 44mila occupati in meno rispetto a gennaio, alla faccia dei miracoli dovuti alla precarizzazione generalizzata dei lavoratori italiani.
Ma chi controlla i dati diffusi dal governo? Come tutelarsi dalle crescenti manipolazioni di cui sono oggetto? A porsi il quesito non siamo solo noi, né le sole forze di opposizione. Questa mattina la questione campeggia addirittura sulla prima pagina del Sole 24 Ore. Sotto il titolo «Basta con l'embargo sui dati del lavoro», scrive l'editorialista Luca Ricolfi:
«Poco per volta, la verità sull'andamento del mercato del lavoro sta venendo a galla. I dati sulle assunzioni forniti qualche giorno fa dal Governo, ad esempio, subiscono qualche precisazione: non si riferivano a tutte le assunzioni perché escludono lavoro domestico e Pubblica Amministrazione (che non possono beneficiare della decontribuzione); inoltre erano provvisori, perché nel tempo i dati vengono ripuliti, depurati, rettificati... Quando poi l’Istat pubblica i dati di febbraio su occupati e disoccupati (tutt'altro che rassicuranti), diventa chiaro a tutti che ogni trionfalismo era ed è fuori luogo» (sottolineatura nostra).
Ora, se così si esprime perfino il giornale di Confindustria - pur tanto grato al Renzi per quel che gli ha dato e per quel che prevedibilmente gli darà - è evidente che l'imbroglio è sempre meno sopportabile. E l'arrogante fiorentino è sempre meno credibile.
Come abbiamo già scritto, data la straordinaria concomitanza di diversi fattori teoricamente favorevoli, Renzi non potrà in alcun modo cantare vittoria se nel 2015 il Pil non registrerà un rimbalzino di almeno un punto percentuale. Che addirittura si provi a festeggiare con il nulla degli zerovirgola, ben sapendo che questi non potranno avere alcuna ricaduta positiva sull'occupazione, è solo la riprova della sfacciataggine di Renzi e del suo clan.
Sfacciataggine, e questa volta meno prudente, messa in mostra qualche giorno fa dal ministro Poletti - quello delle cene con i corrotti del malaffare romano, ma anche quello che vorrebbe mandare gli studenti a lavorare gratis l'estate.
Poletti aveva il compito propagandare il Jobs Act, sparando cifre evidentemente truccate sui suoi mirabolanti effetti sull'occupazione. Poi è arrivata l'Istat, probabilmente non ancora renzizzata a sufficienza, a smentire l'ex LegaCoop con i dati di febbraio: 44mila occupati in meno rispetto a gennaio, alla faccia dei miracoli dovuti alla precarizzazione generalizzata dei lavoratori italiani.
Ma chi controlla i dati diffusi dal governo? Come tutelarsi dalle crescenti manipolazioni di cui sono oggetto? A porsi il quesito non siamo solo noi, né le sole forze di opposizione. Questa mattina la questione campeggia addirittura sulla prima pagina del Sole 24 Ore. Sotto il titolo «Basta con l'embargo sui dati del lavoro», scrive l'editorialista Luca Ricolfi:
«Poco per volta, la verità sull'andamento del mercato del lavoro sta venendo a galla. I dati sulle assunzioni forniti qualche giorno fa dal Governo, ad esempio, subiscono qualche precisazione: non si riferivano a tutte le assunzioni perché escludono lavoro domestico e Pubblica Amministrazione (che non possono beneficiare della decontribuzione); inoltre erano provvisori, perché nel tempo i dati vengono ripuliti, depurati, rettificati... Quando poi l’Istat pubblica i dati di febbraio su occupati e disoccupati (tutt'altro che rassicuranti), diventa chiaro a tutti che ogni trionfalismo era ed è fuori luogo» (sottolineatura nostra).
Ora, se così si esprime perfino il giornale di Confindustria - pur tanto grato al Renzi per quel che gli ha dato e per quel che prevedibilmente gli darà - è evidente che l'imbroglio è sempre meno sopportabile. E l'arrogante fiorentino è sempre meno credibile.
5 commenti:
@Moreno Pasquinelli
A proposito di Syriza leggo questo articolo di Ambrose Evans Pritchard
http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/11513341/Greece-draws-up-drachma-plans-prepares-to-miss-IMF-payment.html
Come vedi prima di giudicare dovremo attendere che si sia conclusa la trattativa.
Continuare a sperare in soluzioni drastiche di rottura è un po' una forma di autoconsolazione.
La storia è fatta di piccoli passi, di cambiamenti graduali e di somme tirate solo alla fine.
Non ho affermato che la partita è chiusa. La rottura è ancora possibile, malgrado Tsipras la voglia evitare come la peste.
"soluzione drastica"?
Da quale punto di vista?
Molti greci alla fame hanno già subito la "soluzione drastica" imposta dalla troika e accettata da ND e PASOK.
QUi si tratta di capire che per il bene del popolo lavoratore l'uscita dall'euro è la sola soluzione razionale e plausibile.
Moreno, salti un passaggio e forse per questo nonostante siate bravissimi restate isolati.
Se il popolo greco non si sveglia, non scende in piazza, non si incazza, non possono fare assolutamente nulla non solo Tsipras ma nemmeno Alessandro Magno in persona.
La maggioranza vuole restare nell'euro quindi Tsipras uscirebbe e verrebbe travolto da un'ondata di proteste da parte di quelli che stanno bene o anche solo benino insieme a quelli che stanno male ma non hanno capito; questo è il paradosso ma così funziona il mondo.
La Grecia ha avuto già una guerra civile per essersi spostata a sinistra; sobillata dai soliti noti se vuoi che però ovviamente lo rifarebbero e senza una presa di coscienza generale dei cittadini avrebbero nuovamente buon gioco.
Allora Tsipras e Varoufakis secondo me si stanno giocando le loro debolissime carte con grande saggezza ossia, per dire solo la parte più importante, stanno facendo in modo che se ci sarà l'uscita dall'euro la colpa - a livello di percezione dell'opinione pubblica greca - ricadrà solo sulla UE e in particolare sui tedeschi.
Solo così sarebbero in grado di gestire i disagi dell'abbandono della moneta unica che ci saranno certamente e potrebbero essere anche più dolorosi del previsto.
Quindi:
1) o hai la presa di coscienza politica del popolo
2) o se non ce l'hai devi fare in modo quantomeno che se succede il casino la gente incazzi contro il nemico e non contro di te
Ora siccome in Italia stiamo troppo bene rispetto alla media dei paesi del mondo è chiaro che da noi solo pochissimi sarebbero pronti a una ribellione al sistema economico politico delle oligarchie che in questa contingenza storica in Europa è imperniato sull'euro; pochissimi consapevoli e solo un po' di più di disordinati casinisti pronti a dividersi su ogni minuscola questione (e mi pare che ne abbiamo prove evidenti, direi...).
E' necessario in Italia un lavoro di ricostruzione ideologica di cui nessuno fra quelli che hanno il carisma e le competenze adatte si vuole fare carico; voi per esempio siete costretti a sperare in un peggioramento della situazione per cui a un certo punto la gente aprirà gli occhi...temo che non funzionerà così se vediamo il grande successo di Sarkozy che si è ripresentato sulla scena alle ultime dipartimentali nonostante gli insuccessi della sua presidenza.
Fa rabbia vedere gente che potrebbe davvero rivolgersi al popolo ed essere ascoltata per rinnovare quella spinta ideale che negli ultimi decenni sembra essersi spenta quasi del tutto.
E' un discorso che non si esaurisce in queste poche note che anzi ne sono solo la premessa.
Qui si avanza l'ipotesi di bloccare alcuni conti di grossi evasori. Se non si conclude in un bluff sarebbe l'indizio che pur di tenere in piedi la baracca sono costretti ad iniziare a toccare posizioni di parte di quella borghesia ancora garantita dall'evasione.
Certo un blocco molto eterogeneo e di cui parecchi, specie nelle parti più alte, riuscirebbero a salvarsi ma si aprirebbe comunque una crepa dentro un nuovo blocco sociale.
Inoltre, se facesse reggere ancora la baracca, confermerebbe la gradualità ipotizzata dall'anonimo di cui sopra.
Ma magari è solo un altro bluff.
Giovanni, quello che illustri è precisamente lo sviluppo che ipotizzo io.
Questo significa che il compito della sinistra vera in questa fase è duplice:
1) assecondare i movimenti di tipo "socialdemocratico" a guida borghese sapendo che andranno gradualmente a sfociare in ideali e visioni politico economiche sempre più solidaristiche che implicheranno una rivoluzione dei rapporti sociali e di lavoro. Quindi massimo sostegno alle urne a Grillo o agli eventuali scissionisti piddini senza stare troppo a sottilizzare sui loro difetti di impostazione e di azione.
2) UNIRSI! perché se la sinistra non si unisce il processo diventa lentissimo e quindi più vulnerabile.
Unirsi vuol dire che BISOGNA FARLA FINITA CON LE SOTTILI DISQUISIZIONI FILOSOFICHE per imparare a agire di concerto riservandoci di litigare DOPO la vittoria, non durante la battaglia.
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