15 ottobre. IL GIUDIZIO DELLA FINANZIARIA RENZIANA.
Non è detta l'ultima, altri ritocchi sono ancora possibili, ma ora sono finalmente chiari i contorni della Finanziaria (Legge di stabilità) che il governo sottoporrà al vaglio della Commissione europea e quindi delle Camere. Essa ci consente di capire con più chiarezza quale sia la politica economica renziana, dunque di dare un giudizio più oculato sul "renzismo".
Sentiamo intanto qual è quello della Confindustria:
Appoggio dunque a Renzi nel caso di uno scontro con la Commissione europea, che ha la facoltà di bocciare la legge di stabilità entro due settimane dalla loro ricezione nel caso essa violi gli impegni europei. Uno scontro che molto probabile avverrà, almeno a sentire gli ammonimenti di Katainen, Dijsselbloem e Wolfgang Schauble.
Sbaglia chi ritiene che alla fine Renzi si piegherà ai diktat dell'euro-germania. Renzi, invece, terrà duro. Ha dalla sua parte non solo il governo francese e la Confindustria; ha dalla sua pezzi importanti della grande finanza predatoria (i famigerati"mercati" che decidono dello spread, ovvero della sostenibiltà del debito pubblico) ed infine dell'establishment del Stati uniti. Appoggi quindi davvero pesanti.
Cosa spieghi questi appoggi è presto detto: la politica economica del governo Renzi è all'insegna del più smaccato neoliberismo. Il Jobs act, l'abolizione finale dell'Art.18, l'abbattimento dell'Irap (che favorisce anzitutto medie e grandi imprese), il taglio dei contributi a chi assume, il taglio alla spesa pubblica per 16 Mld; sono tutte misure di chiara impronta antipopolare e neoliberista. Che esse servano davvero a far uscire l'economia dalla recessione è improbabile, ma se ciò avverrà è solo perché scaricano brutalmente sulle spalle del popolo lavoratore i costi della "ripresa" a tutto vantaggio del capitale, anzitutto delle grandi aziende e delle banche.
Il neoliberismo è bifronte, come Giano. Una faccia è quella dell'austerità eurista (seguita dai governi Monti e Letta), l'altra è appunto quella che segue l'attuale governo.
Il 6 ottobre scorso scorso [L'UNIONE EUROPEA VERSO LA ROTTURA?] scrivevamo che sarebbe stato difficile trovare un compromesso tra queste due varianti neoliberiste, quella tedesca che vede la salvezza della moneta unica solo nel rigoroso rispetto dei trattati (Patto di stabilità e Fiscal compact) e quella che vede questa salvezza solo nell'aggiustamento (leggi cambiamento) di questi trattati. La miscela esplosiva di recessione più deflazione, il rischio che ciò potrebbe condurre ad esplosioni sociali, non consente a Renzi di fare marcia indietro, di ubbidire alla Merkel. Ribadiamo quindi che la possibilità di una rottura con la Germania è a questo punto altamente probabile.
Voi che ci criticate quando insistiamo che dall'euro occorre sì uscire, ma da sinistra, ovvero non sulla pelle del popolo lavoratore;
voi che affermate che dall'euro occorre uscire punto e basta;
ora non potete più fare finta di non capire cosa possa essere una "uscita da destra";
è quella contenuta nella politica neoliberista del governo Renzi.
Non è detta l'ultima, altri ritocchi sono ancora possibili, ma ora sono finalmente chiari i contorni della Finanziaria (Legge di stabilità) che il governo sottoporrà al vaglio della Commissione europea e quindi delle Camere. Essa ci consente di capire con più chiarezza quale sia la politica economica renziana, dunque di dare un giudizio più oculato sul "renzismo".
Sentiamo intanto qual è quello della Confindustria:
«Dietro e davanti l'annuncio del premier Matteo Renzi di una legge di stabilità da 30 miliardi senza aumenti fiscali; la spending review per 16 miliardi; l'abbattimento dell'Irap per 6,5 miliardi; il taglio per 3 anni dei contributi per chi assume a tempo indeterminato; la possibilità di ricevere il Tfr in busta paga ci sono questi numeri e questa impostazione. Mix che se confermato in modo chiaro nel testo di legge può segnare la svolta attesa. Oppure, in caso contrario, aprire una finestra sul burrone». [Guido Gentili. Il Sole 24 Ore del 14 ottobre]Nella speranza che si eviti il "burrone", il grande capitalismo italiota, è dunque deciso a sostenere la mossa di Renzi di spostare al 2017 il pareggio di bilancio —in barba all'impegno assunto di rispettare le clausole stringenti del Fiscal compact.
Appoggio dunque a Renzi nel caso di uno scontro con la Commissione europea, che ha la facoltà di bocciare la legge di stabilità entro due settimane dalla loro ricezione nel caso essa violi gli impegni europei. Uno scontro che molto probabile avverrà, almeno a sentire gli ammonimenti di Katainen, Dijsselbloem e Wolfgang Schauble.
Sbaglia chi ritiene che alla fine Renzi si piegherà ai diktat dell'euro-germania. Renzi, invece, terrà duro. Ha dalla sua parte non solo il governo francese e la Confindustria; ha dalla sua pezzi importanti della grande finanza predatoria (i famigerati"mercati" che decidono dello spread, ovvero della sostenibiltà del debito pubblico) ed infine dell'establishment del Stati uniti. Appoggi quindi davvero pesanti.
Cosa spieghi questi appoggi è presto detto: la politica economica del governo Renzi è all'insegna del più smaccato neoliberismo. Il Jobs act, l'abolizione finale dell'Art.18, l'abbattimento dell'Irap (che favorisce anzitutto medie e grandi imprese), il taglio dei contributi a chi assume, il taglio alla spesa pubblica per 16 Mld; sono tutte misure di chiara impronta antipopolare e neoliberista. Che esse servano davvero a far uscire l'economia dalla recessione è improbabile, ma se ciò avverrà è solo perché scaricano brutalmente sulle spalle del popolo lavoratore i costi della "ripresa" a tutto vantaggio del capitale, anzitutto delle grandi aziende e delle banche.
Il neoliberismo è bifronte, come Giano. Una faccia è quella dell'austerità eurista (seguita dai governi Monti e Letta), l'altra è appunto quella che segue l'attuale governo.
Il 6 ottobre scorso scorso [L'UNIONE EUROPEA VERSO LA ROTTURA?] scrivevamo che sarebbe stato difficile trovare un compromesso tra queste due varianti neoliberiste, quella tedesca che vede la salvezza della moneta unica solo nel rigoroso rispetto dei trattati (Patto di stabilità e Fiscal compact) e quella che vede questa salvezza solo nell'aggiustamento (leggi cambiamento) di questi trattati. La miscela esplosiva di recessione più deflazione, il rischio che ciò potrebbe condurre ad esplosioni sociali, non consente a Renzi di fare marcia indietro, di ubbidire alla Merkel. Ribadiamo quindi che la possibilità di una rottura con la Germania è a questo punto altamente probabile.
Voi che ci criticate quando insistiamo che dall'euro occorre sì uscire, ma da sinistra, ovvero non sulla pelle del popolo lavoratore;
voi che affermate che dall'euro occorre uscire punto e basta;
ora non potete più fare finta di non capire cosa possa essere una "uscita da destra";
è quella contenuta nella politica neoliberista del governo Renzi.
3 commenti:
Si esce a destra allora, c'è però un piccolo problema, nemmeno gli Stati Uniti riescono a crescere, si vedano il possibile reiteramento del QE e il mantenimento dei tassi bassi.
Si sta raschiando il fondo del barile anche da quelle parti.
La vera domanda a questo punto è: quale sarà il modo di uscire dalla crisi mondiale se comunque il sistema neoliberista non funziona (vedi USA)?
Anche la Cina non sta bene e ammesso che si torini alla lira, quanto potremmo guadagnare dalle esportazioni in una situazione stagnante (sempre ben'inteso in una visione neoliberale)?
Rimane la domanda interna, che non si può spingere senza deficit dello stato.
Arriveremo al redde rationem?
Credo che per vedere se cambieranno le attuali coordinate della politica economica basate su Washington consensus, non ci resta che aspettare e vedere cosa succederà oltre Atlantico è lì la partita vera, è lì che il neoliberismo trova i suoi più evidenti limiti.
Riccardo.
"Pietro Antonio Lovati, soldato, entrato in Milano addì 22 ottobre dell'anno del Signore 1629, conducendo seco vestimenti comperati ovvero rubati a soldati alemanni, il giorno seguente il suo arrivo cadde infermo, colpito da tumore nel cubito del braccio destro con un bubbone sotto l'ascella destra, cessò di vivere la sera del 24 del suddetto mese ed anno.
L'autopsia operata al cospetto dei membri del Tribunale della Sanità ha confermato trattarsi di peste virulenta e contagiosa, il primo caso a manifestarsi in Milano, che la Beata Vergine e San Carlo proteggano la nostra città."
Ho scelto di aprire questo posto con questo brano che sancisce l'inzio della peste in Milano, non per il virus ebola, ma perchè è stata impostata l'uscita dell'Italia dall'euro su una base neoliberista, si esce entrando prima dalla macelleria, quella sociale.
La legge di stabilità è stata impostata e c'è poco da stare allegri.
Il prossimo decennio, a meno di un cambiamento radicale nei prossimi anni della politca economica statunitense (Washington consensus), è segnato a nostro sfavore.
Pur essendo ateo faccio mia l'ultimo periodo del brano che ho scritto sopra, che la Beata Vergine e San Carlo (o il santo che voi preferite) proteggano il nostro popolo dalla schiavitù e dalla barbarie (Messico docet).
A questo aggiungo un pensiero più consono al mio modo di vedere le cose, se non ci si muoverà cercando di creare una vera opposizione in questo paese non ci sarà nessuna speranza, non dico di cambiamento, ma di condurre una vita, per le masse di persone povere o impoverite, degna di essere vissuta.
E' ora di cominciare a chiedersi per che cosa vale la pena vivere, se per essere schiavi del sovrano o per qualcosa di più.
A ognuno di noi la propria coscienza darà una risposta, qualunque essa sia.
Riccardo.
perché? I trattati con quei vincoli li ha scritti la Merkel?
Non erano stati sottoscritti dai "nobili " il presidente del Consiglio Giulio Andreotti, il ministro degli Esteri Gianni De Michelis e il ministro del Tesoro Guido Carli firmano il trattato di Maastrich, con cui viene istituito il sistema europeo di banche centrare (SEBC) e europea (BCE), che ha il compito di emettere la moneta unica (Euro) e di gestire la politica monetaria.
"tratto da http://sapereeundovere.it/golpe-di-stato-la-lista-nera-dei-traditori-della-patria/
Non fingeremo mica che sti vincoli siano apparsi dal nulla giusto l'altro ieri no?
Ah per altro furono decisi da due economisti francesi
La formula del 3% sul deficit/Pil fu decisa in un’ora e senza nessuna base teorica
A rivelarlo il suo inventore, l'economista francese Guy Abeille, che spiega: "Nasceva dalle circostanze della Francia di allora".
continua su: http://www.fanpage.it/la-formula-del-3-sul-deficit-pil-fu-decisa-in-un-ora-e-senza-nessuna-base-teorica/#ixzz3GFb3ubL5
http://www.fanpage.it
ma sicuramente è tutta colpa della Germania
A proposito, visti i consiglieri di Renzi?
http://sauraplesio.blogspot.com/2014/10/gli-uomini-che-sussurano-renzi.html
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