Monti mille volte tanto
Ecco un tema scabroso, al quale i più si sottraggono. Eppure è proprio lì che ci vogliono inchiodare. Secondo la vulgata, questa sì populistica, la situazione sarebbe la seguente: una classe politica inqualificabile sarebbe l'unica responsabile del disastro attuale e, conseguentemente, solo un prolungato «governo dei tecnici» potrà salvarci da una catastrofe ancora più grave.
Da una parte «er Batman», al secolo Franco Fiorito, capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, un personaggio che avrebbe fatto felice Cesare Lombroso; dall'altra l'«incoronato dai mercati» e dalla Casa Bianca che non si candida ma si «offre» per la prossima legislatura. Due personaggi diversissimi, ma quanto può essere utile il primo al secondo!
Secondo il linguaggio dominante coloro che si oppongono al pensiero unico e al governo unico delle banche sono «populisti», cioè gente che vezzeggia il popolo andando incontro ad un comune sentire per sua natura «semplicistico». Mentre solo loro, classe eletta, conoscendo la complessità delle cose, sono abilitati a discernere quel che è possibile (eh!, le famose compatibilità sistemiche) da ciò che è impossibile, improponibile, irrealizzabile, rigorosamente proibito, certamente «populista».
Bene, in un precedente articolo ci siamo divertiti a dimostrare l'inattendibilità dei cosiddetti «tecnici», anche sul terreno che gli dovrebbe essere più congeniale. Costoro hanno rivisto in 5 mesi (cinque) il debito atteso al 2015 di una quisquilia pari a 142,8 miliardi di euro. La cosa ha interessato qualche organo di stampa, o almeno qualche singolo giornalista? Ovviamente no, dando ragione, almeno su questo, a Beppe Grillo.
Viceversa, i mezzi di informazione grondano inchiostro sulle malefatte dei consiglieri regionali. Si è cominciato con le miserie della Regione Lazio (regione peraltro già avvezza dai tempi di Marrazzo), ma vedrete che si andrà ben oltre, mettendo in risalto ancora una volta l'indecenza di un'intera classe politica. Come al solito - «Mani Pulite 1» insegna - lo sport prediletto dai media è la rincorsa dei particolari: le feste, i pranzi, i vestiti scollacciati, le appropriazioni indebite. Mai, invece, che si accenni a qualche riflessione di carattere generale. Come mai la politica è oggi questa roba qui? Ecco una domanda rigorosamente vietata, perché la risposta potrebbe essere pericolosa. Pericolosa per il Salvatore non per er Batman.
A fronte dei 142 miliardi di cui sopra, cosa sono gli spiccioli raggranellati dall'indecorosa banda di furfanti (eletti con le preferenze, qualche volta bisogna pur dare ragione anche a Bersani)? Non sono niente. Per di più costoro se ne sono dovuti andare a casa, mentre il Salvatore questa intenzione non sembra averla proprio.
Immagino le grida scandalizzate: difendi forse quei mascalzoni? Nossignori, ma mi chiedo quel che è proibito chiedersi. Primo: da dove viene tanta mascalzonaggine? Secondo: chi ne sarà il beneficiario finale?
La pecora ladra, laddove l'esser pecora non è meno grave dell'esser ladra
Premesso che il degrado della politica istituzionale è un processo che riguarda tutto l'occidente, e non solo l'Italia, la prima domanda ha una risposta fin troppo semplice. Il decadimento della politica italiana ha la sua spiegazione nel percorso avviatosi con la fine della Prima Repubblica. Si è voluto sostituire il principio della rappresentanza con quello della governabilità, la politica con la governance (cioè con la mera amministrazione delle cose), i partiti con le lobby e con i gruppi di potere, le idee con le personalità» (peraltro assai scadenti, ma il mercato della materia prima offre quel che può).
Il risultato di questa gigantesca trasformazione della politica, che ha investito gli aspetti istituzionali come quelli culturali, è sotto i nostri occhi. Morti i partiti, assieme ad ogni visione della società che non sia il mero riflesso degli indici dei mercati, è rimasta una classe politica istituzionale composta da pecore ladre, laddove il fatto di essere pecore non è certo meno grave dell'essere ladre.
Ovviamente non abbiamo niente contro il docile animale che ci fornisce lana e formaggio, e neppure vogliamo criminalizzare oltremodo l'intera categoria dei ladri, mediamente assai meno ignobile dei rappresentanti istituzionali di questo disgraziato paese. Oltretutto le pecore vere non rubano, e generalmente i ladri non sono pecore. Ma Pecora Ladra ci pare una definizione assai appropriata. Pecora, perché del tutto subalterna alle oligarchie nazionali e sovranazionali; ladra, perché autorizzata ad esserlo dalle oligarchie stesse in cambio dei servigi resi.
La pecora ladra è la figura ideale per le classi dominati e per i centri del potere. Sempre servile e disponibile ogni volta che si tratta di dare un colpo alla democrazia (golpe Monti-Napolitano), ai diritti (articolo 18), alle condizioni di vita del popolo lavoratore (pensioni, tasse, eccetera). Sempre ricattabile (e dunque ancor più manovrabile) per il suo essere ladra, privilegio aggiuntivo di una casta di «privilegiati per servire».
Purtroppo, per questa razza ovina particolarmente protetta ci sono dei momenti in cui è necessario qualche sacrificio - ah, l'agnello sacrificale! Ci sono infatti delle situazioni in cuitutto deve cambiare perché nulla cambi. L'Italia è oggi in uno di questi momenti, al pari dell'inizio degli anni '90, ma con in più una crisi economica senza precedenti.
Ma restiamo al punto: l'attuale degrado della politica non viene da Marte, viene da un'azione consapevole dell'èlite tecnocratica che amministra gli interessi del blocco dominante. Er Batman è figlio del pensiero liberista che imperversa da trent'anni nel nostro paese, nei media come nei circoli culturali dominanti. Ora lo si vorrebbe presentare come il più fulgido esempio dello spreco di denaro pubblico, uno spreco che esiste, come esistono tanti piccoli Batman, ma che ha ben poco a che fare con la catastrofica crisi economica in atto.
Crisi che nasce da un debito privato, effetto dell'estrema finanziarizzazione dell'economia; debito trasformato in pubblico dagli Stati (certo non solo da quello italiano) per scaricarne i costi sul popolo lavoratore. Da qui ha origine la crisi del debito pubblico, non dalle pensioni troppo ricche, da una sanità troppo generosa, da un welfare da scandinavi - tutte cose che esistono solo nell'immaginario degli imbroglioni al potere - e neppure dalle ruberie deiBatman bipartisan che popolano (ma non casualmente, come abbiamo visto) le assemblee elettive dello Stivale.
Queste ruberie gridano vendetta, e se verrà il momento non dovrà esserci alcuna pietà per le tante pecore ladre che hanno pascolato nelle praterie della Seconda Repubblica, ma ancora meno dovrà essercene per i tecnocrati oggi al governo, che degli ultimi scandali cercheranno di essere i veri beneficiari.
Il «beneficiario finale»
Se gli avvocatucoli del sottobosco berlusconiano ci regalarono il fine concetto di «utilizzatore finale», svelando se non altro la loro considerazione per la donna, ci sarà oggi concesso di chiederci chi sarà il «beneficiario finale» dell'ennesimo revival degli scandali.
Chi scrive non è mai stato complottista, né mai lo sarà. Ma farsi qualche domanda non può far male ai fini della comprensione della realtà. Ammettiamo pure che non vi sia alcuna regia, ammettiamo che la scelta dei tempi sia casuale, ammettiamo tutto quel che volete, ma cerchiamo però di immaginare il film che seguirà.
Io, che pure non ho la fantasia dei complottisti, due o tre cosucce riesco però ad immaginarle.
La prima, banale, è che gli artefici del golpe novembrino - in primis il duo Monti-Napolitano - ne approfitteranno per farsi belli. Dopo aver visto la parola «equità» sulle labbra della signora Fornero, ci toccherà sentire la parola «onestà» dalle bocche di imbroglioni pronti a tutto pur di salvaguardare gli interessi degli usurai che hanno spinto l'Italia laddove si trova. Vedrete: onestà, pulizia, rigore, trasparenza, e chi più sapone ha più ne metta.
Nel frattempo, ecco la seconda cosuccia, tutti a strapparsi le vesti, che la politica fa proprio schifo, e che bisogna porvi rimedio con un potere superiore, che paradossalmente si vorrebbe extra-politico, peccato che sia quello dei signori di Goldman Sachs e del Bilderberg, suggeriti ed insediati dalla Casa Bianca e dall'Eurotower di Francoforte. Signori che dovranno proseguire la loro opera devastatrice nella prossima legislatura.
E già che ci siamo - terza cosuccia - come si potrà dire no a simili moralizzatori, che magari taglieranno un 10% il costo delle istituzioni - ecco: cominciamo a chiamarlo costo delle istituzioni, che la politica almeno per noi è un'altra cosa - quando verranno a domandarci nuovi pesanti sacrifici per poter chiedere «aiuto» all'Unione Europea?
Proviamo a pensare a queste cosucce e non sarà difficile individuare i nomi dei «beneficiari finali» di questa ennesima scoperta dell'acqua calda, questa volta sgorgante dalle ricche sorgenti dei consigli regionali. A proposito, come mai i consigli regionali e non anche quegli austeri consessi che si ritrovano a Montecitorio e a Palazzo Madama? Non sarà mica che le pecore ladre che lì pascolano non possono essere al momento disturbate, perché è solo con il loro voto che il governo del Salvatore si regge in piedi? Vedi a volte a pensar male dove si arriva...
E allora?
E allora, diranno i nostri critici, che forse dobbiamo tenerci er Batman e tutti i suoi consimili? No, le riflessioni che ho cercato di svolgere una cosa volevano dire: che er Batman e il Salvatore sono due facce della stessa medaglia. Ma è il secondo, che non a caso può sfruttare - populisticamente - a suo vantaggio le imprese del primo, il nemico principale.
L'incredibile degenerazione della classe politica è frutto dell'involuzione tecnocratica ed autoritaria della democrazia occidentale, di cui il caso italiano sembra proprio all'avanguardia. Un frutto che contiene però i semi di un'ulteriore avvitamento antidemocratico, in un perverso meccanismo senza fine.
Quel che ne consegue è che Monti e il montismo vanno combattuti come il nemico principale, ma avendo ben chiaro che l'intera classe politica (inclusa quella finta opposizione che ha sempre fatto da ruota di scorta ogni volta che serviva a lorsignori) va mandata a casa, senza se e senza ma.
Non si difende l'idea di una politica «altra» senza questa operazione di igiene sociale. Que se vayan todos! Se ne vadano tutti! E che ci accusino pure di populismo. La faccia tosta non gli manca. Ma se c'è un populismo, nel senso spregiativo del termine, è solo ed esclusivamente nel loro tentativo di utilizzare scandali, peraltro assai facili da scoprire al momento giusto, per perpetuare il loro insediamento al potere in nome delle banche e della grande finanza predatoria.
le pecore ladre e i lestofanti al governo
di Leonardo Mazzei
Ecco un tema scabroso, al quale i più si sottraggono. Eppure è proprio lì che ci vogliono inchiodare. Secondo la vulgata, questa sì populistica, la situazione sarebbe la seguente: una classe politica inqualificabile sarebbe l'unica responsabile del disastro attuale e, conseguentemente, solo un prolungato «governo dei tecnici» potrà salvarci da una catastrofe ancora più grave.
Da una parte «er Batman», al secolo Franco Fiorito, capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, un personaggio che avrebbe fatto felice Cesare Lombroso; dall'altra l'«incoronato dai mercati» e dalla Casa Bianca che non si candida ma si «offre» per la prossima legislatura. Due personaggi diversissimi, ma quanto può essere utile il primo al secondo!
Secondo il linguaggio dominante coloro che si oppongono al pensiero unico e al governo unico delle banche sono «populisti», cioè gente che vezzeggia il popolo andando incontro ad un comune sentire per sua natura «semplicistico». Mentre solo loro, classe eletta, conoscendo la complessità delle cose, sono abilitati a discernere quel che è possibile (eh!, le famose compatibilità sistemiche) da ciò che è impossibile, improponibile, irrealizzabile, rigorosamente proibito, certamente «populista».
Bene, in un precedente articolo ci siamo divertiti a dimostrare l'inattendibilità dei cosiddetti «tecnici», anche sul terreno che gli dovrebbe essere più congeniale. Costoro hanno rivisto in 5 mesi (cinque) il debito atteso al 2015 di una quisquilia pari a 142,8 miliardi di euro. La cosa ha interessato qualche organo di stampa, o almeno qualche singolo giornalista? Ovviamente no, dando ragione, almeno su questo, a Beppe Grillo.
Viceversa, i mezzi di informazione grondano inchiostro sulle malefatte dei consiglieri regionali. Si è cominciato con le miserie della Regione Lazio (regione peraltro già avvezza dai tempi di Marrazzo), ma vedrete che si andrà ben oltre, mettendo in risalto ancora una volta l'indecenza di un'intera classe politica. Come al solito - «Mani Pulite 1» insegna - lo sport prediletto dai media è la rincorsa dei particolari: le feste, i pranzi, i vestiti scollacciati, le appropriazioni indebite. Mai, invece, che si accenni a qualche riflessione di carattere generale. Come mai la politica è oggi questa roba qui? Ecco una domanda rigorosamente vietata, perché la risposta potrebbe essere pericolosa. Pericolosa per il Salvatore non per er Batman.
A fronte dei 142 miliardi di cui sopra, cosa sono gli spiccioli raggranellati dall'indecorosa banda di furfanti (eletti con le preferenze, qualche volta bisogna pur dare ragione anche a Bersani)? Non sono niente. Per di più costoro se ne sono dovuti andare a casa, mentre il Salvatore questa intenzione non sembra averla proprio.
Immagino le grida scandalizzate: difendi forse quei mascalzoni? Nossignori, ma mi chiedo quel che è proibito chiedersi. Primo: da dove viene tanta mascalzonaggine? Secondo: chi ne sarà il beneficiario finale?
La pecora ladra, laddove l'esser pecora non è meno grave dell'esser ladra
Premesso che il degrado della politica istituzionale è un processo che riguarda tutto l'occidente, e non solo l'Italia, la prima domanda ha una risposta fin troppo semplice. Il decadimento della politica italiana ha la sua spiegazione nel percorso avviatosi con la fine della Prima Repubblica. Si è voluto sostituire il principio della rappresentanza con quello della governabilità, la politica con la governance (cioè con la mera amministrazione delle cose), i partiti con le lobby e con i gruppi di potere, le idee con le personalità» (peraltro assai scadenti, ma il mercato della materia prima offre quel che può).
Il risultato di questa gigantesca trasformazione della politica, che ha investito gli aspetti istituzionali come quelli culturali, è sotto i nostri occhi. Morti i partiti, assieme ad ogni visione della società che non sia il mero riflesso degli indici dei mercati, è rimasta una classe politica istituzionale composta da pecore ladre, laddove il fatto di essere pecore non è certo meno grave dell'essere ladre.
Ovviamente non abbiamo niente contro il docile animale che ci fornisce lana e formaggio, e neppure vogliamo criminalizzare oltremodo l'intera categoria dei ladri, mediamente assai meno ignobile dei rappresentanti istituzionali di questo disgraziato paese. Oltretutto le pecore vere non rubano, e generalmente i ladri non sono pecore. Ma Pecora Ladra ci pare una definizione assai appropriata. Pecora, perché del tutto subalterna alle oligarchie nazionali e sovranazionali; ladra, perché autorizzata ad esserlo dalle oligarchie stesse in cambio dei servigi resi.
La pecora ladra è la figura ideale per le classi dominati e per i centri del potere. Sempre servile e disponibile ogni volta che si tratta di dare un colpo alla democrazia (golpe Monti-Napolitano), ai diritti (articolo 18), alle condizioni di vita del popolo lavoratore (pensioni, tasse, eccetera). Sempre ricattabile (e dunque ancor più manovrabile) per il suo essere ladra, privilegio aggiuntivo di una casta di «privilegiati per servire».
Purtroppo, per questa razza ovina particolarmente protetta ci sono dei momenti in cui è necessario qualche sacrificio - ah, l'agnello sacrificale! Ci sono infatti delle situazioni in cuitutto deve cambiare perché nulla cambi. L'Italia è oggi in uno di questi momenti, al pari dell'inizio degli anni '90, ma con in più una crisi economica senza precedenti.
Ma restiamo al punto: l'attuale degrado della politica non viene da Marte, viene da un'azione consapevole dell'èlite tecnocratica che amministra gli interessi del blocco dominante. Er Batman è figlio del pensiero liberista che imperversa da trent'anni nel nostro paese, nei media come nei circoli culturali dominanti. Ora lo si vorrebbe presentare come il più fulgido esempio dello spreco di denaro pubblico, uno spreco che esiste, come esistono tanti piccoli Batman, ma che ha ben poco a che fare con la catastrofica crisi economica in atto.
Crisi che nasce da un debito privato, effetto dell'estrema finanziarizzazione dell'economia; debito trasformato in pubblico dagli Stati (certo non solo da quello italiano) per scaricarne i costi sul popolo lavoratore. Da qui ha origine la crisi del debito pubblico, non dalle pensioni troppo ricche, da una sanità troppo generosa, da un welfare da scandinavi - tutte cose che esistono solo nell'immaginario degli imbroglioni al potere - e neppure dalle ruberie deiBatman bipartisan che popolano (ma non casualmente, come abbiamo visto) le assemblee elettive dello Stivale.
Queste ruberie gridano vendetta, e se verrà il momento non dovrà esserci alcuna pietà per le tante pecore ladre che hanno pascolato nelle praterie della Seconda Repubblica, ma ancora meno dovrà essercene per i tecnocrati oggi al governo, che degli ultimi scandali cercheranno di essere i veri beneficiari.
Il «beneficiario finale»
Se gli avvocatucoli del sottobosco berlusconiano ci regalarono il fine concetto di «utilizzatore finale», svelando se non altro la loro considerazione per la donna, ci sarà oggi concesso di chiederci chi sarà il «beneficiario finale» dell'ennesimo revival degli scandali.
Chi scrive non è mai stato complottista, né mai lo sarà. Ma farsi qualche domanda non può far male ai fini della comprensione della realtà. Ammettiamo pure che non vi sia alcuna regia, ammettiamo che la scelta dei tempi sia casuale, ammettiamo tutto quel che volete, ma cerchiamo però di immaginare il film che seguirà.
Io, che pure non ho la fantasia dei complottisti, due o tre cosucce riesco però ad immaginarle.
La prima, banale, è che gli artefici del golpe novembrino - in primis il duo Monti-Napolitano - ne approfitteranno per farsi belli. Dopo aver visto la parola «equità» sulle labbra della signora Fornero, ci toccherà sentire la parola «onestà» dalle bocche di imbroglioni pronti a tutto pur di salvaguardare gli interessi degli usurai che hanno spinto l'Italia laddove si trova. Vedrete: onestà, pulizia, rigore, trasparenza, e chi più sapone ha più ne metta.
Nel frattempo, ecco la seconda cosuccia, tutti a strapparsi le vesti, che la politica fa proprio schifo, e che bisogna porvi rimedio con un potere superiore, che paradossalmente si vorrebbe extra-politico, peccato che sia quello dei signori di Goldman Sachs e del Bilderberg, suggeriti ed insediati dalla Casa Bianca e dall'Eurotower di Francoforte. Signori che dovranno proseguire la loro opera devastatrice nella prossima legislatura.
E già che ci siamo - terza cosuccia - come si potrà dire no a simili moralizzatori, che magari taglieranno un 10% il costo delle istituzioni - ecco: cominciamo a chiamarlo costo delle istituzioni, che la politica almeno per noi è un'altra cosa - quando verranno a domandarci nuovi pesanti sacrifici per poter chiedere «aiuto» all'Unione Europea?
Proviamo a pensare a queste cosucce e non sarà difficile individuare i nomi dei «beneficiari finali» di questa ennesima scoperta dell'acqua calda, questa volta sgorgante dalle ricche sorgenti dei consigli regionali. A proposito, come mai i consigli regionali e non anche quegli austeri consessi che si ritrovano a Montecitorio e a Palazzo Madama? Non sarà mica che le pecore ladre che lì pascolano non possono essere al momento disturbate, perché è solo con il loro voto che il governo del Salvatore si regge in piedi? Vedi a volte a pensar male dove si arriva...
E allora?
E allora, diranno i nostri critici, che forse dobbiamo tenerci er Batman e tutti i suoi consimili? No, le riflessioni che ho cercato di svolgere una cosa volevano dire: che er Batman e il Salvatore sono due facce della stessa medaglia. Ma è il secondo, che non a caso può sfruttare - populisticamente - a suo vantaggio le imprese del primo, il nemico principale.
L'incredibile degenerazione della classe politica è frutto dell'involuzione tecnocratica ed autoritaria della democrazia occidentale, di cui il caso italiano sembra proprio all'avanguardia. Un frutto che contiene però i semi di un'ulteriore avvitamento antidemocratico, in un perverso meccanismo senza fine.
Quel che ne consegue è che Monti e il montismo vanno combattuti come il nemico principale, ma avendo ben chiaro che l'intera classe politica (inclusa quella finta opposizione che ha sempre fatto da ruota di scorta ogni volta che serviva a lorsignori) va mandata a casa, senza se e senza ma.
Non si difende l'idea di una politica «altra» senza questa operazione di igiene sociale. Que se vayan todos! Se ne vadano tutti! E che ci accusino pure di populismo. La faccia tosta non gli manca. Ma se c'è un populismo, nel senso spregiativo del termine, è solo ed esclusivamente nel loro tentativo di utilizzare scandali, peraltro assai facili da scoprire al momento giusto, per perpetuare il loro insediamento al potere in nome delle banche e della grande finanza predatoria.
2 commenti:
Se non ci ribelliamo ieri, bisogna pensare al dopo: miseria, disperazione, rassegnazione e tante forche!
Mi auguro che a questo punto i sostenitori della bontà del sistema neoliberista si rendano conto di aver preso un abbaglio e cambino rotta.
Ormai il tempo degli approfittatori di regime, dei corrotti, degli opportunisti e dei cialtroni è arrivato al capolinea. Possono fare quello che vogliono, ma non riusciranno più a ingannare nessuno. I governi affonderanno nelle macerie lasciate dal crollo dell'euro e del disegno europeo, i lavoratori si riprenderanno i loro diritti e i cittadini la Costituzione e la libertà da cui si sono fatti privare per troppo tempo da una masnada di scellerati irresponsabili.
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