mercoledì 3 ottobre 2012

DIAGNOSI SBAGLIATA, CURA SBAGLIATA

Così possiamo salvare capra e cavoli

di Sergio Cesaratto*

L'amico e compagno Cesaratto denuncia l'euro (quindi la perdita di sovranità monetaria) come una delle cause del disastro economico italiano. Sostiene però che si dovrebbe salvare capra e cavoli (la moneta unica e la qualità della vita del popolo lavoratore). Per quanto aleatoria, questa possibilità andrebbe perseguita. Come? Col salto verso un'Europa effettivamente federale (stile USA) e solidale. Il ragionamento ci pare difettoso, non solo perché non afferra le cause genetiche della crisi storico-sistemica del capitalismo occidentale. Finisce per considerare come "progressista" l'edificazione di un super-Stato che sarebbe non solo capitalista ma ultra-imperialista.

«Da una diagnosi sbagliata delle cause della crisi non può che seguire una cura sbagliata. L’origine della crisi non è fiscale; l’austerità l’aggrava in una inutile fatica di Sisifo di riaggiustare i conti. Ci unisce anche l’idea che occupazione, crescita, e si badi bene, produttività dipendano fondamentalmente dalla domanda aggregata e non da politiche dell’offerta, necessarie ma non sufficienti.

Peraltro nei riguardi di queste politiche siamo assai distanti dalle posizioni dominanti e dai vincoli europei e per un intervento pubblico nella politica industriale. E comunque qualunque politica di modernizzazione del paese è difficilmente perseguibile in un clima di deflazione.

Sempre più ampia è la condivisione che le cause ultime della crisi siano in un’unione monetaria mal congegnata. Purtroppo un’Europa federale viene vagheggiata con la solita superficialità intrisa di retorica e senza entrare nel merito – assenza di competenze economiche e di pragmatismo vanno di pari passo nel discorso politico italiano coll’esaltazione del liberismo come risolutivo di tutti i mali (così si è anche assolti dal non sapere bene di cosa si parli). 

Un’Europa ben disegnata sarebbe simile agli Stati Uniti: un serio bilancio federale redistributivo fra le regioni della federazione; una banca centrale cooperativa con la politica fiscale con l’obiettivo di sostenere occupazione e crescita; un’unione bancaria europea che eviti l’abbraccio mortale fra crisi bancaria e crisi sovrana che sta affossando la Spagna; una comune politica sociale. (Molti di questi elementi erano nel riscoperto Rapporto MacDougal del 1977 e nel coevo Marjolin Report del 1975, evidenti ultimi vagiti Keynesiani) 

L’Europa è stata disegnata altrimenti – e, duole dirlo, sotto la direzione di un socialista Jacques Delors (sebbene questi volesse forse affiancare un’Europa Keynesiana a quella monetarista, il suo famoso e mai attuato “piano Delors” di investimenti europei). Per come disegnata l’Europa monetaria è una sorta di gold standard. Come si sa, le unioni monetarie hanno precipui scopi deflazionistici, il controllo dei salari mettendo l’una contro l’altra le classi lavoratrici dei paesi membri e poco altro. Questo lo sappiamo da Keynes. Ma forse questo esito era desiderato, come ci ha cinicamente ricordato l’iper-liberista Robert Mundell, sulla base dei cui studi ben si sarebbe dovuto conoscere l’esito.

Questi tre fattori: (1) l’enormità dello sforzo solidaristico che sarebbe richiesto da una Europa federale, per quanto lo si possa graduare; (2) l’esistenza di disegni che hanno visto nell’unione monetaria lo strumento per spazzar via poteri sindacali e stato sociale (si badi che quando parlo di disegni non penso a congiure ottocentesche degli statisti europei: le classi dirigenti sanno quello che devono fare senza che alcuno glielo dica); (3) la strategia vincente del paese dominante che nell’euro ha potuto giocare nel suo terreno preferito la solita partita neo-mercantilista (come aveva fatto con Bretton Woods e poi con lo SME: tenere l’inflazione domestica un pochino più bassa dei concorrenti comprimendo salari e consumi interni); non inducono ottimismo in un mutamento del disegno europeo.

Quest’ultimo ha dapprima determinato la crisi della periferia molto somigliante alle crisi finanziarie dei paesi emergenti – in cui flussi di capitale determinavano bolle immobiliari, importazioni a vantaggio dei paesi centrali e indebitamento estero –, e l’ha poi gestita nel classico modo del FMI con politiche di austerità, senza neppure il sollievo della svalutazione della moneta per poter recuperare competitività.
Il nostro paese non era coinvolto in queste vicende, ma privo di sovranità monetaria è stato facilmente esposto al contagio. Un elevato debito pubblico in termini di Pil, frutto di altre scelte sciagurate degli anni ’80 dello scorso secolo – SME e “divorzio” fra Tesoro e Banca d’Italia, oltre alla tolleranza dell’evasione fiscale – lo rendeva fragile. 

Mi si faccia osservare come falso sia stato quanto raccontato da molti che l’euro ci proteggeva da una grave crisi finanziaria: all’opposto è invece l’assenza di sovranità monetaria che ci ha trascinato nella crisi finanziaria! Si guardi alla positiva esperienza polacca —studi del FMI docet. 

Molto dibattito è in corso nel nostro gruppo se, a prescindere dalla fragilità finanziaria dovuta al combinato disposto di un alto debito e dell’assenza di sovranità, la mancata compensazione via deprezzamento del cambio del differenziale nelle grandezze nominali, prezzi e salari, rispetto alla Germania non stesse comunque minando la solidità finanziaria del paese. Mentre molti sono di quest’opinione, alcuni sostengono che il buon andamento delle esportazioni in alcune nicchie di eccellenza dimostra come la sopravalutazione del tasso di cambio reale non sia stato un fattore determinante, mentre l’assenza di una politica energetica efficace abbia, ad esempio, contato di più nel minare i conti con l’estero.

La risposta al quesito non è accademica: se la prima tesi (perdita di competitività) fosse vera, allora anche nella migliore delle Europe, il nostro destino sarebbe di un mezzogiorno sussidiato. Sia come sia, a noi sembra che indipendentemente dai possibili effetti negativi dell’euro sulla competitività, l’austerità stia comunque lentamente uccidendo il paese. Per cortesia, prof. Monti, ci risparmi espressioni quali “la ripresa non si vede, ma è dentro di noi”.

Le Sue “vittorie”, caro professore, come l’unione bancaria e l’OMT (Outright Monetary Transactions) che tradotto dal gergo della BCE sono le “operazioni di mercato aperto” che gli studenti di economia studiano il primo anno [si riferisce alla recente decisione della Bce di acquistare titoli di stato dei paesi "periferici", Ndr] si sono rivelate poco più che un bluff. Sul salvataggio delle banche spagnole, tedeschi e olandesi han fatto retromarcia su documenti già sottoscritti dicendo che sono stati un frutto di un Suo raggiro). 
Gli spread sono in risalita e persino Lei non ha voglia di veder il paese di Dante è alla mercé della Troika in cambio di un timido intervento della BCE. Lei spera che la sua credibilità e la deflazione salariale da ultimo tranquillizzeranno i mercati e faranno riprendere l’economia. Ma è così liberista da crederci davvero? Anche Bernanke lo è, ma la FED “puts its money where its mouth is” (fa seguire alle parole i fatti) ed è disponibile a sostenere qualsiasi disavanzo fiscale federale.


Cosa proponiamo? Crediamo che in primo luogo la sinistra dovrebbe assumere di fronte al paese l’impegno a perseguire i propri obiettivi storici che sono la piena occupazione e la giustizia sociale nel nostro paese – ai quali non si può piegare nessun altro mal riposto ideale, quello europeista “a prescindere”, tanto per dare un esempio a caso. 

Sebbene con qualche punto di domanda, un’Europa federale quale quella sopra evocata è un traguardo di lungo periodo per cui battersi. Nel breve periodo, un obiettivo europeo della stabilizzazione del rapporto debito pubblico/Pil accompagnato dalla garanzia illimitata della BCE a ridurre i tassi sui titoli sovrani ai livelli pre-crisi consentirebbe politiche fiscali espansive (due conti del droghiere lo dimostrano). Questa politica sarebbe compresa dai mercati e approvata dal mondo intero. E’ urgente che ci si batta già da ora per questo obiettivo.

La ragione ci suggerisce che i motivi economici e politici per propugnare queste idee in Europa non mancherebbero: solo per questa strada l’Europa può uscire vincente dalla crisi, socialmente coesa e politicamente forte sì da poter affrontare un mondo globale in cui difendere i grandi valori della democrazia sociale. 

Ma con quale realismo si può ritenere che queste ragioni possano prevalere? Davvero i tedeschi accetteranno, seppur lentamente, un’Europa solidale e redistributiva in luogo di una Germania che si ritaglia il ruolo di Svizzera dell’economia globale? E per non dare solo a loro tutte le responsabilità, questa Europa neppure è desiderata dal capitalismo internazionale, nemico del pieno impiego redistributivo; e neanche dai suoi cantori nostrani (che all’unisono si sono infatti ieri riuniti in un coro pro-Monti). 

Ecco allora gli avversari, molteplici e formidabili, interni ed esterni. Ma allora, più coraggio nel predisporre una agenda europea più efficace e per quella ci si batta (come sostenuto oggi su l’Unità da Lanfranco Turci). Non sembrerebbe infatti vincente nei confronti dei “moderati” – la cui vacuità intellettuale è inversamente proporzionale al numero di volte in cui citano la parola “serietà” – denunciare la loro posizione supina verso l’Europa dell’austerity? Non sembrerebbe vincente rinfacciare loro l’illimitata tolleranza verso gli effetti nefasti dell’austerità su occupazione, crescita e standard di vita, sul futuro dei nostri figli e del paese? Non sembrerebbe vincente rivendicare che la salvaguardia di questi valori è la priorità della sinistra italiana, l’Europa se ci aiuta è la nostra Europa, sennò noi sapremo scegliere? Se dette da uno statista screditato queste affermazioni suonano ridicole; se dette dal leader della sinistra suonano vincenti all’interno e un monito all’Europa. Così aiuteremmo noi e l’Europa (e fatemi dire, anche l’economia globale che rischia grosso a causa dell’austerità europea)».

* Si tratta della prolusione di Cesaratto al seminario tenutosi lo scorso 1 ottobre presso la Biblioteca del Senato in cui è stato presentato l'e-book "Oltre l'austerità". L'audio del seminario è disponibile su Radio radicale

27 commenti:

Anonimo ha detto...

Cari ragazzi della redazione, il discorso di Cesaratto mi sembra invece molto valido dal punto di vista strategico. Penso che noi (noi che la pensiamo in modo molto simile) dovremmo tentare fino all'ultimo il salvataggio dell'euro e dell'Europa fissando chiaramente i paletti entro cui questo tentativo è possibile: espansione fiscale nei vari paesi e unione fiscale dell'eurozona.

Il punto chiave è che se questo non sarà realizzabile per la volontà pervicacemente rigorista dei governanti e della Bce, succederà che si entrerà in recessione con gravissimi conflitti sociali e conseguente crollo dell'euro. A quel punto la proposta di uscire dalla moneta unica avrà un senso "per tutti", sarà capita dalla popolazione e non potrà essere la destra estrema o il berlusconismo ad approfittarsene in funzione populistica (dato che appunto la sinistra ne avrà parlato chiaramente per prima al contrario di quello che purtroppo sta facendo adesso). Nessuno potrà accusarci di essere stati degli sfascisti o darci del populista se noi avremo effettivamente dimostrato tutta la buona volontà possibile nel tentativo di salvataggio di una moneta unica che se ben usata qualche aspetto positivo ce l'avrebbe.

Per questo nonostante molti dubbi sulla linea di PRC andrò alla manifestazione del 27 ottobre a Roma.

Anonimo ha detto...

ma non ci sono i PRESUPPOSTI affinché l' euro si possa salvare come moneta unica! Non esiste un mercato del lavoro comune, abbiamo tassi d' inflazione differente e non possiamo proporre la stessa mobilità del lavoro che c'è negli USA qui in Europa semplicemente perché parliamo 30 lingue diverse! Salvare la moneta unica a queste condizioni significa che la meridionalizzazione del sud europa continuerà lo stesso... e non parliamo di che fine farà il sud Italia! l' Euro può al massimo sopravvivere come moneta di riserva, cioè come moneta comune e non unica e comunque a patto che venga messa fine al mercato unico europeo, ovvero al ripristino dei controlli di movimenti di capitale a livello nazionale. E' in nome di queste due cose, mercato unico e moneta unica che sono stati aboliti i diritti dei lavoratori ed è stata modificata la costituzione!

Quindi il 27 Ottobre ha senso andare in piazza contro Monti solo se serve a contestare la moneta unica, il mercato unico e i diritti aboliti in nome di questi due pilastri! Dire no a Monti per chiedere " un' altra europa" quando le basi sono sbagliate ( mercato unico e moneta unica) non ha senso.

Anonimo ha detto...

No, ti sbagli. Ti invito a riflettere sul fatto che lo dice Cesaratto che non è l'ultimo dei fessi, lo dice Piga, Krugman, Bellofiore...tutti ciechi?

Esistono poi considerazioni di ordine strategico. Se si va al voto chi vincerebbe oggi, l'euro o l'anti euro? Grecia e Olanda ha detto "pro-euro", gli ultimi sondaggi danno il PD al 27,5% e Grillo che non si sa che cacchio vuole al 15%. In queste condizioni COME DIAVOLO FAI A PROPORRE UN'USCITA DALL'EURO? Ho già illustrato la mia idea sopra e mi interessa un parere da parte della redazione.

SOLLEVAZIONE ha detto...
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SOLLEVAZIONE ha detto...

caro compagno "critico".
A premessa: se pubblichiamo i contributi di Cesaratto è appunto perché è un compagno e un economista che sa il fatto suo e stimiamo, e con cui è costruttivo confrontarsi.
A mo' di prologo: siamo per una ampio fronte popolare, per un'alleanza che includa forze sociali che la pensano come Cesaratto, ovvero: intanto rovesciamo Monti e combattiamo contro le tecno-oligarchie europee e le politiche antipopolari.
E se questo fronte abbatte Monti e si trova nelle condizioni di governare il paese?
Qui sorgono i problemi.
Il discorso di Sergio —di impronta keynesiana (fare leva sulla domanda aggregata per far ripartire la "crescita")— per essere realizzato implica, come conditio sine qua non, la sovranità monetaria. Quindi, proprio per attuare una politica keynesiana, un governo popolare, dovrebbe come primo atto, uscire dall'euro, rendere indipendente la sua Banca centrale e dargli facoltà di emettere nuova moneta. Questa è la logica conclusione del discorso, anche di quello di Cesaratto, al di la di marxismo e keynesismo quindi, per un ovvio principio di realtà.
A meno che....
A meno che si riesca a prendere in mano la Bce.
La qual cosa è utopia della più bell'acqua, perché implicherebbe che le forze antagoniste, simultaneamente, riescano a prendere il potere nella maggioranza dei paesi europei. Ciò è teoricamente possibile, ma assolutamente improbabile.
La politica, anche quella rivoluzionaria, deve basarsi sulle tendenze obiettive, su ciò che non solo è possibile ma probabile. E la cosa probabile è che la tendenza allo sgretolamento dell'eurozona proceda fino alla sua logica conclusione, il ritorno a diverse valute nazionali. Che poi alcune di queste nazioni possano accordarsi per vincolare le proprie monete entro dati tassi di cambio, beh, questo è un altro discorso.
Moreno Pasquinelli

Anonimo ha detto...

Se vogliamo ragionare razionalmente e far si che ritorni un minimo di razionalità nell' elettorato riproporre il ritorno alle monete nazionali e alla fine del mercato unico è la cosa più razionale che si possa fare. Se poi si vorrano stabilire cambi concordati col resto d' Europa si può anche fare ma NON DIPENDE SOLO DA NOI. Quindi chi propone all' elettorato " un' altra europa" ma non specifica che essa non dipende solo da noi prende in giro gli elettori. Se Ferrero vincesse ma non riesce a spingere la Germania sulle proprie posizioni che fa? Si dimette perché non riesce a creare " un' altra Europa"? Ma anche se ci riuscisse la tanto desiderata BCE che presta agli stati...se poi non riesci a creare un mercato del lavoro che vada bene a tutti.. ( sopratutto alla Germania ) che fai? Accetti la meridionalizzazione d' Italia solo perché l' importante era fare " l' altra Europa".

Se siamo tutti compagni ma perché non ci poniamo una domanda ovvia e scontata: " PERCHE' DIAMINE DOVREBBE INTERESSARE A PERSONE DI SINISTRA CHE VOGLIONO DIFENDERE IL LAVORO MANTERE IN VITA LA LIBERA CIRCOLAZIONE DEI CAPITALI IN EUROPA? PER QUALE MOTIVO?"

Se poi l' idea è che la strategia si fa in base alle bugie che ha in testa l'elettorato allora siamo a posto, diciamogli " tagliamo tutto, aboliamo tutti i politici, accorpiamo tutto" e stiamo a posto.

Anonimo ha detto...

"Se Ferrero vincesse ma non riesce a spingere la Germania sulle proprie posizioni che fa?"

Allora mi ripeto.
Bisogna dire:
A) L'euro va bene a due condizioni 1)espansione fiscale 2)Unione fiscale

B) A quetso si aggiunge che se la condizione A non si verifica allora si esce dall'euro. Quindi prima solo come minaccia ma quando dovesse arrivare il momento cruciale la gente saprà che la sinistra aveva parlato di questa opportunità, aveva dimostrato una eccezionale buona volontà nel far funzionare l'Europa e quindi la destra non potrà rubare quella bandiera dell'uscita dalla moneta comune e non si potrà essere accusati di aver giocato allo sfascio.

Fidati, se riuscite (riusciamo) a mettere insieme uno schieramento abbastanza trasversale sul punto delle politiche keynesiane e l'abolizione del fiscal compact sarà un grandissimo risultato e il resto verrà da sé.

Anonimo ha detto...

Ma mi avete censurato un post o non lo ha pubblicato?

Unknown ha detto...

ormai il tempo e' scaduto, il vs presidente ( non il mio ) ha detto che l'implosione dell'euro e' scongiurata e' il suo braccio armato continuera' ad usare lo scudiscio, perche' come affermato da tale grilli ( non abbiamo la bacchetta magica ).Il tempo e' scaduto, perche' le devastanti politiche monetarie a favore dei mercati usurai stanno per far espodere una bolla inimmaginabile. Lo scontro speculativo mondiale con leve fino a 500 e' compretenza al 98% di uno scontro tra guelfi e ghibellini, si stanno giocando il denaro virtuale a suon di trilioni di dollari senza nessun fondamentale. Il 2013 sara' la fine degli usurai, speculatori, lobbisti e loro personale di servizio. Il giocattolo sta per rompersi, a noi non resta che attendere,nell'attesa agevoliamo questa implosione riducendo i consumi,le imposte( prima che qualche miliardo sparisca dagli agenti della riscossione).
Alert, alert subito dopo le elezioni presidenziali usa. Buona serata

Anonimo ha detto...

Il bello è che ormai tutti, o quasi, riconoscono lo "scherzetto" dei tedeschi ai danni dei PIIGS. E quindi? Superare questa dinamica non si può, sarebbe come convincere i "furbetti del borsino" a passare la mano e mettersi in penitenza per pareggiare gli squilibri che sono la loro vittoria, ben sapendo che han finito per credere che sia stata meritata. Ma anche se fosse, come si tradurrebbe questa "soluzione", nel "tedeschi consumate di più"? Anacronistica. Oppure "regalateci gli avanzi di bilancio"? Neanche al culmine dell'october fest, strafatti di birra! Quelli ci disprezzano.

Ma veniamo alla soluzione monetaria: un federalismo stile USA. Questa poi è tutta da ridere. Ma dove li trovano dei polli come noi, che si bevono senza fiatare i dogmi del liberismo sfrenato sulla propria pelle? E' di ieri l'immagine di quel disperato che si è appollaiato in cima alla cupola contro l'ingresso coatto delle multinazionali che gli tolgono il pane di bocca, trasmessa così, come niente fosse, per dire "state buoni voialtri, che siete ancora fortunati". Le corporation colpiscono trasversalmente in patria, non selettivamente come in Europa. Non c'è forza politica che voglia opporsi, ne al sud, ne tantomeno al nord di questa europa con la p minuscola.

Ma possibile che nessuno nomini il convitato di pietra? Il superamento dei limiti dello sviluppo?

L'unica "politica keynesiana" che vedo ragionevole è l'introduzione di una moneta "bancor", che può anche essere l'euro, divorziato però dalle rigidità liberiste dell'eurocrazia. Una moneta tecnica, che affianchi le monete nazionali e sia esclusivamente dedicata ai commerci internazionali, per impedirne gli squilibri, con tutti i mezzi che ogni paese-membro in piena autonomia saprà mettere in campo. Cioè un inversione di 180° delle "politiche comunitarie" fin qui adottate.

Dice bene Monti in questo caso: solo una grave crisi può indurre un simile cambiamento! (contrario a quello che ha in mente lui, ovviamente). Statalismo contro liberismo, altro che destra e sinistra, che non esistono più.

Alberto Conti

antidoto ha detto...

Conti, guardi che un bancor europeo c'è già stato, e fece fiasco, si chiamava Ecu.

Anonimo ha detto...

Stiamo perdendo tempo. Non riusciamo a farci entrare in testa che moneta unica e mercato unico NON sono strumenti di cooperazione tra stati, democrazie e popoli. Ci sfugge questo semplice dettaglio che non esiste popolo europeo ma diversi popoli. Ammettere questo non è di destra, non è razzista, è semplicemente mettere in chiaro la realtà delle cose. L' euro e il mercato unico hanno distrutto la nostra costituzione e la nostra democrazia. Queste dobbiamo recuperare, altrimenti sbraitare per l' articolo 18 è inutile. Se si accetta la moneta unica e il mercato unico si accetta il fatto che il mercato del lavoro e quindi i diritti verranno modificati. Questa semplice verità non entra nella testa della sinistra italiana. Perché? Allora quando parlava tanto bene della costituzione frutto della resistenza lo faceva per cosa? Non capiscono che tutte queste lotte ( art.18, operai che perdono il posto, fiat, difesa della costituzione, no tav) vanno proiettate verso un ' obbiettivo di conquista di sovranità: ovvero sovranità nazionale PER la liberazione sociale. E invece la sinistra ha sempre preferito ad ogni buona occasione attaccarsi a sogni impossibili ( "spostare" questo o quel governo a sinitra, spostare l' europa a sinistra, spostare la manovra finanziara a sinistra,ecc) anziché proiettare le lotte verso la difesa della sovranità nazionale. Continuate così mi raccomando, lasciamo questo argomento in mano a fascisti ed ignoranti anticasta dell' ultima ora.

PS:In sud america c'è una volontà tra i diversi stati di collaborare ma non gli verrà mai in mente di creare una moneta unica ( al massimo faranno una moneta comune che è un' altra cosa ) e una libera circolazione dei capitali.

Anonimo ha detto...

precisiamo che ha fatto fiasco nel momento in cui si è deciso che tutti gli stati dovevano entrare nella banda ristretta di oscillazione e nel momento in cui si sono liberalizzati i movimenti di capitale.

C'era comunque un vizio di fondo ideologico nello SME che lo rendeva opposto alle idee di Keynes: ovvero il fatto che chi ne faceva parte dove "divorziare" la banca centrale dal governo.

Anonimo ha detto...

"PS:In sud america c'è una volontà tra i diversi stati di collaborare ma non gli verrà mai in mente di creare una moneta unica ( al massimo faranno una moneta comune che è un' altra cosa ) e una libera circolazione dei capitali."

Tu dici? Leggi qui

http://es.wikipedia.org/wiki/SUCRE_(moneda_del_ALBA)


http://www.taringa.net/posts/noticias/15342848/Peru-y-Colombia-evaluan-el-posible-uso-de-la-moneda-unica.html

Anonimo ha detto...

Anonimo Demetrio pensa:
A furia di correr dietro ai tecnicismi e ai loro profeti si rischia di rimanerci impegolati come topi nel vischio. Più lunghi, arzigogolati e complessi sono i discorsi di teoria economica, più si perde il lume del buon senso. A Monti non era stato certamente affidato il compito di risollevare l'Italia. Come si fa, è da domandarsi, a non averlo ancora capito? Perciò i suoi non sono da considerare errori, ma, se mai, trovate strategiche coerenti con un certo programma ed i risultati possono chiaramente testimoniare a quali scopi é diretto. L'albero si valuta dai frutti che dà. La moneta unica europea si é rivelata come una gabbia, anzi una trappola, disastrosa. E' dall' osservazione degli eventi che si deve trarre norma per fare ciò che si deve fare. Però il tempo corre e la barca Italia ha già imbarcato parecchia acqua, forse abbastanza per affondare.

Anonimo ha detto...

Conoscevo benissimo l' esempio che mi riporti e l' ho citato volutamente. Infatti non si parla di libera circolazione dei capitali in sud america. Ma anche volessero, ti dimentichi che un presupposto in più loro ce l' hanno se volessero fare un " mercato del lavoro unico".. ovvero? Non parlano dieci lingue diverse in sud america. In europa si. A meno che per te che tutti gli operai debbano parlare tedesco o inglese sia "di sinistra" e ribadire che in europa ci siano diverse nazionalità sia "di destra ". Non mi stupirei di ragionamenti simili nella decotta sinistra italiana.

Anonimo ha detto...

"Non parlano dieci lingue diverse in sud america. In europa si. A meno che per te che tutti gli operai debbano parlare tedesco o inglese sia "di sinistra" e ribadire che in europa ci siano diverse nazionalità sia "di destra "."

Ma fai tutto da solo, eh? Io sto dicendo solo che l'euro a determinate condizioni potrebbe funzionare. Se lo si dice chiaramente aggiungendo che se queste condizioni non si verificano in un ragionevole lasso di tempo si deve uscire dall'euro, ritengo che sia un modo migliore di portare le proprie proposte. Poi la si può pensare diversamente ma certo che se salti subito addosso con le illazioni gratuite serve a poco. Si chiama dibattito.

Anonimo ha detto...

L'euro e uno strumento fascista e voi lo difendete? Ma come e possibile? Non esistono e non esisteranno mai gli stati uniti d'europa perchè la germania non lo permetterà. Verificate chi sarà il candidato dei socialdemocratici tedeschi. Per essere come gli usa e fare dell'euro una moneta di riserva mondiale bisogna essere in perenne deficit e stampare una grande quantità di moneta cosa che non succederà mai con la germania che vuole essere in perenne surplus e stampare meno moneta possibile. inoltre comporterebbe un trasferimento fiscale dell'ordine di 200 md euro all'anno, insostenibile per la germania stessa ( interessante intervento di Sapir che si e rifiutato di firmare una perizione Della sinistral francese in proposito).
L'euro semplicemente è un fallimento e chi prima lo dice prima avrà ragione. Il problema è Che lo dirà prima la destra e vincerà per i prossimi 10 anni. Intanto la cosiddetta sinistra si pensa solo a tagliare e privatizzare con un programma piú liberista della destra per rspettare il fiscal compact. (obbiettivo tra l'altro utopico trattandosi Di 40 mld all'anno per 20 anni!)
Cosi passeremo I prossimi 10 anni a dirci che B. ha vinto perchè ha le televisioni e il proletariato guarda il grande fratello.
Poveri noi!

Anonimo ha detto...

Esatto, proprio qui sta il punto, nel divorzio di nonno Ciampi.

Progetto: domani ogni euro-membro torna alla propria valuta, detta euro-marco, euro-franco, euro-lira, ecc. al cambio nominale di 1 a 1 con l'attuale euro. (è curioso, tra l'altro, che all'epoca 1 marco valesse praticamente 1.000 lire, da cui lira pesante, con tre zeri in meno, equivalente al marco di 11 anni fa. Ci sarebbe da ridere a tornare a quelle condizioni).
Contemporaneamente, grazie al contro-divorzio tra Tesoro e BC, ogni Stato sovrano con debito superiore al 60% del PIL, stampa moneta per ridurre tale debito pubblico fino alla soglia del 60%, espellendo per l'occasione ogni cliente estero di tale debito. Euro-interesse su ciascun debito pubblico residuo pari all'1% per tutti (Trattato salva-europa, che sostituisce tutti i precedenti abrogandoli).

Dopodichè un anno di fluttuazione libera dei cambi col vecchio euro diventato euro-bancor, alla fine del quale si discuteranno le politiche comunitarie di convivenza delle euro-valute. Cioè si riparte, ma questa volta col re nudo sulla pubblica piazza.

Alberto Conti

ulisse ha detto...

Prima o poi l'euro imploderà.Il vero problema che le forze politiche e i movimenti antagonisti che sono per per la fuoriuscita dall'euro/moneta sovrana nazionalizzazione della banca d'Italia/revisione della costituzione non trovano la forza e la volontà di unirsi.Troppi galli che litigano non fanno nè il Socialismo ma neanche sono capaci di esprimere politihe neo Keynesiane.neppure separatamente.
ferraioli Domenico
S&D salerno


SOLLEVAZIONE ha detto...

I big players della finanza globale hanno dichiarato una tregua, in attesa del 6 novembre fatidico, data delle elezioni presidenziali imperiali (negli USA). Stanno quieti per questo, prima ancora che per il Qe3 di Bernanke o degli annunci paraculi di Draghi e della bce. Sanno tutti che l'Occidente è in recessione, che l'economia capitalistica non tira e che la baracca sta crollando, che e cadere prima sarà proprio la moneta unica, che non ha dietro né uno Stato né una Banca che sia prestatore di ultima istanza.
Detto questo: non è che per fare un fronte sia sufficiente dire No all'euro. Questo sarebbe una specie di monetarismo al contrario. Riacquisita la sovranità monetaria bisogna decidere che farsene, ovvero chi dovrà governare questo paese.
Agli sprovveduti potrà sembrare assurdo, ma un Fronte avrà un futuro se canida apertamente alla guida del paese, disposto a dare vita ad un governo d'emergenza o di salvezza nazionale. Noi abbiamo posto nove punti di governo, che per noi sono i nove punti del fronte di cui parliamo:

(1) Uscire dall’euro e dall’Unione europea ritornando alla lira; (2) Rimettere la Banca d’Italia sotto controllo pubblico riconsegnandole la facoltà di stampare carta moneta a finanziare lo Stato; (3) Cancellare debito verso la grande finanza speculativa globale; (4) Svalutare unilateralmente la lira e introdurre dazi su tutti i prodotti di importazione per proteggere la nostra economia; (5) Nazionalizzare il sistema bancario e assicurativo abolendo le banche d’affari, affinché l’erogazione del credito sia sottratto alla speculazione borsistica; (6) Lanciare un piano nazionale del lavoro per debellare la disoccupazione e riconvertire in modo ecocompatibile industria e agricoltura; (7) Introdurre un sistema fiscale che premi la creazione di ricchezza e aggredisca i grandi patrimoni parassitari, mobiliari e immobiliari (8) Difendere della Costituzione repubblicana e se necessario indire un'Assemblea Nazionale Costituente al fine di consegnare al popolo una fattuale sovranità politica e democratica; (9) Ricollocare l’Italia accanto ai paesi emergenti e nel solco della civiltà mediterranea.
I tanti che si sussurrano all'orecchio le loro lagnanze dovrebbero dirci come la pensano, e se la pensano come noi darci finalmente una mano che ancora siamo troppi pochi.
le chiacchiere stanno a zero.

Anonimo ha detto...

Condivido i punti ma non sono d'accordo sulla strategia.
NON si può partire in quarta dicendo o così o pomì; è necessario portare avanti i punti ma all'inizio unirsi con altre forze più numerose che non vogliono l'uscita dall'euro, che non condividono tutto al 100% MA CHE ESIGONO espansione fiscale e unione fiscale. Sono cose che vanno bene anche a noi quindi basta dire che queste condizioni di devono realizzare in un tempo ragionevole altrimenti si esce dall'euro. Lo sapete pure voi che:

A) Se le politiche di Monti improvvisamente trionfano allora capite che tutto è inutile quindi aver sostenuto un programma minimo piuttosto che uno di massima non cambia nulla.

B) Ma le politiche di Monti porteranno alla recessione, a conflitti sociali fortissimi, all'implosione del loro sistema quindi quando l'imminenza sarà evidente presentarsi a quel punto con la proposta di uscire dall'euro (già detta in precedenza ma non posta come sine qua non) sarà molto più plausibile e in più si potrà dire di non essere stati degli sfascisti. Occorre un'alleanza molto stretta con PRC nonostante le sue ambiguità ed errori ma abbiate fiducia che le correzioni verranno molto più facili di quello che si possa credere adesso a patto che ci sia già una coesione e un sostegno da parte della gente.

Anonimo ha detto...

L'euro imploderà e basta, non è un problema se ma quando. Che non sia sostenibile è semplicemente un fatto. Fare finta Di niente non ha senso. La verità e rivoluzionaria.
nazionalizzare la Blanca d'I talia
ripristinare il matrimonio tra BdI e Tesoro
introdurre immediatamente una moneta complementare col cambio 1-1 con euro con il quale pagare i crediti delle imprese nei confronti delle stato e pensioni e stipendio pubblici.
Concordare con ue l'uscita dall'unione monetaria in modo ordinato e senza preavviso altrimenti I capitali scappano.
Concordare con le Banche centrali europee la non convertibilita dei capitali depositati dei non residenti.
Non e necessario ripudiare il debito basta convertirlo in nuova valuta, gli speculatori ci rimettono per i residenti non cambia nulla.
convertibilita dei depositi e debiti (mutui).
Una Volta usciti dall'euro lasciare fluttuare il cambio ai mercati.
Si avrà una iniziale svalutazione del 30-35% per poi salire a circa 20-25% quando aumenteranno le esportazioni...

ulisse ha detto...

noi di S&D siamo troppo piccoli per convocare una Assemblea Nazionale di tutte le forze,singoli e movimenti che vogliono la fuoriuscita dall'euro ritorno a moneta sovrana revisione dei trattati europei e modifiche alla costituzione e commissione d'inchiesta contro la truffa dell'euro da parte dei governi che l'hanno avallata.Per cui simao disponibili anche se a convocarla sia MPL
Ferraioli Domenico
S&D Salerno

Anonimo ha detto...

Mpl sì dovrebbe convocare una convenzione nazionale di tutte le forze che sono per l'uscita dall'euro e la sovranità nazionale. Ma dovrebbe mettere una chiara discriminante antifascista.
Eugenio Romoli (Bergamo)

Anonimo ha detto...

Vedo critico il punto (4) Svalutare unilateralmente la lira e introdurre dazi su tutti i prodotti di importazione per proteggere la nostra economia.

Quantomeno ingenuo: pensiamo che dichiarare guerra agli attuali dominanti non abbia conseguenze? E allora perchè offrire il fianco ignorando il principio di reciprocità (non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te stesso)?

La "soluzione" a questo punto debole secondo me è proprio nel trovare la quadra dei rapporti cooperativi tra Stati, nella fattispecie con una moneta unica ad uso esclusivo delle transazioni monetarie (commerciali) tra Stati diversi. Tu chiamala se vuoi ... eurozona-a-a.

Se proprio i tedeschi non ci sentono e difendono il maltolto con le unghie e coi denti, si può sempre puntare sull'euro-PIIGS area, come motore di un nuovo polo "mediterraneo" che includa paesi extra-UE strategici.

Questo sì che farebbe paura a lorsignori.

Alberto Conti

Lorenzo ha detto...

Mentre appoggio buona parte delle vostre rivendicazioni, vi invito a riflettere su quanto sia improbabile che l'Italia possa sottrarsi pacificamente all'abbraccio mortale dell'impero, o che l'impero possa collassare pacificamente lasciando ciascun popolo libero di scegliere il proprio destino.

Nel caso in cui l'Italia dovesse lasciare l'impero economicamente (euro, finanziarizzazione, turbocapitalismo) e militarmente (NATO), scatterebbe l'accerchiamento congiunto per stritolare la nuova direzione politica. Sapete quanto me che la libertà di circolazione dei capitali è ua bufala: da un giorno all'altro l'intera finanza internazionale saboterebbe il Paese e gli renderebbe impossibile rifornirsi di capitali, le industrie italiane perderebbero tutte le commesse sui mercati esteri, il petrolio arriverebbe col contagocce, gli apparati militari (interamente concepiti per la cooperazione in sede NATO) si vedrebbero tagliare i collegamenti satellitari e le forniture di pezzi di ricambio...

Le forze interne legate al grande capitale aggredirebbero il nuovo governo col pieno appoggio dei potentati internazionali, come avviene oggi in Siria.

L'unica soluzione sarebbe la legge marziale e l'economia di guerra, nell'ottica di fare dell'Italia una specie di Nicaragua sotto assedio.

Non parliamo del caso più radicale, in cui dovesse essere l'impero stesso a crollare: privato del suo gendarme armato il pianeta si balcanizzerebbe nell'arco di poche settimane.

Va benissimo avanzare una serie di asettiche rivendicazioni di politica economica, ma non dimenticate mai che l'economia è solo una sfaccettatura dei rapporti umani, e può apparire quella principale solo nell'ambito di uno 'stato di normalità' garantito da un ordine imperiale come quello che abbiamo davanti agli occhi. Quando questo ordine viene messo in discussione l'apparente solidità della 'normalità' fa presto a liquefarsi e lasciare il posto a ordini di rapporti più profondi.

Dunque: va bene parlare di economia per non spaventare il gregge attaccato a quanto rimane del proprio benessere e desideroso di riconquistare quanto ha perduto, ma dietro al programma essoterico ci deve essere la consapevolezza di ciò a cui si va incontro.

Anche Lenin prometteva a operai e contadini russi la fine della guerra e la prosperità. Ma i rivolgimenti storici sono quasi sempre frutto di decenni di guerra e di spietato terrore.

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