Mubarak è andato: è festa per gli egiziani, e per noi |
Solo ieri sera il despota dichiarava che non se ne sarebbe andato. Oggi ha fatto retromarcia. Il bagno di sangue all'orizzonte è stato sventato. I comandi dell'Esercito, che ieri parevano essersi arroccati dietro a Mubarak, davanti all'abisso, ha fatto marcia indietro, obbligandolo a togliersi di mezzo. Non c'è dubbio che i generali l'hanno fatto obtorto collo. Essi semplicemente non hanno voluto rischiare che l'Esercito, spinto a schiacciare la rivoluzione democratica, si potesse spaccare, determinando così una guerra civile che avrebbe potuto spazzare via non solo la cima della piramide statale, ma la piramide in quanto tale.
Ora i poteri sono passati a militari. E' comprensibile l'euforia popolare. Malgrado le incognite che incombono sull'immediato futuro, la rivoluzione ha ottenuto una clamorosa vittoria.
I militari e le classi dominanti non solo sperano ma esigeranno che l'uscita di scena di Mubarak porrà fine alla sollevazione di popolo, che l'ordine torni a regnare. Se questo accadrà tanto presto vedremo. Non è detto che le enormi energie sociali che si sono messe in moto rifluiranno tanto presto. Che la rivoluzione si fermi al suo stadio democratico ce lo diranno i prossimi mesi.
La rivoluzione democratica ha ottenuto infatti solo una prima vittoria, per quanto simbolicamente grandissima. Ora inizia la fase, controversa, della costruzione di nuove istituzioni. La democrazia dovrà prender forma, e ciò dipenderà non da come è Mubarak è uscito di scena, ma da quali istituzioni prenderanno il posto del suo regime.
Una rivoluzione democratica che si rispetti, come primo atto, culmina in una Assemblea Costituente, che appunto deve disegnare la nuova repubblica. Avverrà questo? Oppure la vecchia nomenklatura, con il sostegno delle potenze imperialiste e delle satrapie arabe, riuscirà ad assicurare una transizione che in nome della rivoluzione assicurerà una soluzione continuista? L'Esercito davvero si farà da parte devolvendo i poteri per via democratica?
Ora, ed è giusto, è il momento di festeggiare. Da domani inizia la partita politica cruciale, che non sarà decisa solo da negoziati al vertice. Le masse, e tra essi anzitutto la gioventù, i disoccupati e i lavoratori in sciopero, hanno occupato la ribalta, speriamo che non la lasceranno tanto facilmente.
3 commenti:
bene bene
questo dimostra che il popolo alcune volte puo fare la differenza
coloro che cianciavano di fine delle idelogie, erano proprio quelli che nei fatti affermavano l'ideologia capitalista come l'unica possibile; il duemila undici rivoluzionario per l'africa, che sia di contagio per l'europa, e che veda il proletariato organizzato come motore e guida, per abbattere il sistema di potere delle borghesie rapaci del continente; si è aperta un nuova epopea ad inizio secolo come l'epopea del secolo scorso iniziato con la rivoluzione d'ottobre; la borghesia culturale dell'europa ha mostrato tutta la propria cecità nel non voler capire che nel continente del nilo, c'era un vulcano in ebollizione che stava per esplodere; coloro che presuntuosamente si ritengono come i possessori della cultura lungimirante, sono stati complici dei regimi corrotti definiti moderati perchè funzionali all'imperialismo amerikano per poter sostenere il nazisionismo israeliano, nella continua repressione del popolo palestinese; ma da oggi dopo la fuga del brigante ben alì e la cacciata di mubarak, lo scenario non sarà più come prima, e la palestina potrà sperare con più fiducia per la liberazione totale del proprio territorio; le speranze sulle rivoluzioni del nord afica risiedono tutte nelle possibilità che il proletarito di egitto e tunisia, abbiano la capacità di costruire ed organizzarsi nel partito rivoluzionario, condizione necessaria affinchè la rivoluzione non sia fatta indietreggiare e rifluire nelle condizioni dalle quali è esplosa la rivolta popolare e di massa.
bene bene
questo dimostra che il popolo alcune volte puo fare la differenza
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