Tripoli: la manifestazione promossa dai lealisti l'altro ieri |
Pubblichiamo qui sotto due interventi critici di nostri lettori.
Giulio Bonali (Piacenza)
Più tempo passa con Gheddafi ancora in sella e la situazione progressivamente più calma, più dubbioso divengo circa la reale portata degli avvenimenti libici (entità delle sommosse stesse e numero reale delle vittime, ma anche autenticità delle traduzioni propinateci delle parole del leader della Giamahiria: per “loro” fortuna pochi di “noi” conoscono l’ arabo): Timisoara docet…
Certo la credibilità ai nostri occhi di antiimperialisti delle balle al 100% e delle certamente più numerose deliberate, tendenziose distorsioni ed esagerazioni “mirate” di fatti parzialmente veri operate dai “timisoaristi”* dei media occidentali è favorita dalla svolta reazionaria e fliooccidentale (sia pure, per amore o per forza, “moderatamente tale") operata dal regime libico negli ultimi dieci - quindici anni (pressappoco dall’ incredibile e increscioso avallo della miserabile bufala circa la sua responsabilità nella strage di Lockerbie), che certamente malcontento nel paese non può non avere suscitato.
Comunque ripeto che più passa il tempo senza che venga data l’ ultima spallata al presunto “sempre più traballante tiranno”, più sono propenso a credere che i fatti libici non appartengano al genere di quelli tunisini, egiziani, yemeniti, barheiniani (cioè autentici processi rivoluzionari in corso, dall’ esito ancora molto incerto ma che fanno ben sperare), bensì che assomiglino in sostanza (pur essendo infinitamente più consistenti, non certo altrettanto ridicolmente farlocchi, malgrado tutte le bufale dei timisoaristi) a quelli iraniani della settimana scorsa decisamente tragicomici nella loro farseca pochezza o nullità, dato l’ ampio sostegno popolare al presidente liberissimamente eletto (molto più democraticamente di qualsiasi tiranno sanguinario occidentale alla Obama, Sarkozy, Merkel e via schifando) Ahamadinejad: un maldestro e controproducente (per loro) tentativo di insinuare pseudorivoluzioni “colorate” nel processo reale, corposissimo, per nulla “dipinto” che scuote il mondo arabo (anche se probabilmente sarà qualcos’ altro ancora).
Staremo a vedere.
*Propongo a tutti questo espressivo e credo molto pertinente neologismo.
Ci intruppiamo anche noi nella Santa alleanza imperialista?
Di Roberto Grienti (Palermo)*
Il sole 24ore se non sbaglio è il foglio del capitalismo straccione italiano, che per anni ha mercanteggiato in convenienti affari con l'ex colonia incurante dei crimini che venivano lì perpetrati; ultimi in ordine di tempo quelli riguardanti i tanti immigrati trucidati nei lager del deserto con il colpevole silente assenzo del governo italiano e la soddisfazione del nazirazzista maroni che gioiva del fatto che la sporca canaglia pezzente africana non arrivava più a lambire il suolo italico, rendendo così più problematico l'iquinamento islamico della cristiana e pagana lombardia; rivolgo una domanda alla redazione di rivoluzione democratica: stante ancora l'invadenza prepotente dell'imperialismo nazista a stelle e strisce, questa definizione, peraltro condivisibile, è dei compagni che redigono il blog, vladimir ilic lenin quale lettura darebbe delle imponenti rivolte popolari, che si sono verificate in meno di un mese in africa dall'inizio di quest'anno?; accomunerebbe le rivoluzioni tunisina ed egiziana ai sommovimenti di massa in libia?; o forse dato che di rivoluzioni se ne intendeva, sulla libia darebbe una lettura più complessa ed articolata, tenendo appunto conto della pervicace tendenza ad estendere il proprio dominio imperiale da parte degli Stati uniti d'america?; non sorge il dubbio che in libia si stia assistendo ad un remake peraltro gia visto in jugoslavia ed in iraq, remake da proiettare al più presto in iran?; sono certo che rivoluzione democratica rifuggirà dal farsi intruppare nell'armata della guerra umanitaria, della guale si stanno già predisponendo le armi, politiche, culturali di propaganda ed anche quelle micidiali che seminano morte e distruzione; anche all'america di obama non importa un bel nulla della democrazia in libia; gli yankees sono esclusivamente interessati alle preziose risorse energetiche africane, al dominio imperiale della zona che permetta di cancellare la speranza del popolo palestinese alla liberazione di tutto il loro territorio.
*Postato come commento all'articolo di di Alberto Negri, ripreso da Il Sole 24 Ore.
2 commenti:
@ la redazione: che in libia ci sia un sommovimento popolare che sradichi il regime è un dato di fatto inoppugnabile, ed anche auspicabile dal momento che si è in presenza di un regime nepotista ed antidemocratico, altrimenti non si sarebbe fatto alcun accordo con il governo reazionario, berlusconleghista, per trucidare i tanti immigrati che tentano di espatriare in europa per migliori condizioni di vita; è un dato di fatto pure che l'imperialismo ha bisogno assoluto di ingenti risorse energetiche perchè altrimenti la competizione con la potenza cinese sarebbe perduta per sempre in modo definitivo; l'amerika vuole bloccare se non fare indietreggiare le rivoluzioni tunisina ed egiziana, per poter domare tutte le rivoluzioni in itinere nel mondo arabo, e per sferrare l'attacco finale all'iran; allora mi chiedo se già non si sia programmato lo spappolamento della libia, per controllare con un regime acquiscente la vasta zona del petrolio, come si è fatto nel kurdistan irakeno ricchissimo di petrolio; la voglia di libertà del popolo libico, è la domanda che rivolgo alla redazione, non può essere usata come pretesto per il consolidamento dell'impero nell'area?, da affiancare alla prepotenza atomica sionista?; intanto illary clinton la moglie dell'assassino della federazione jugoslava si è apertamente schierata disinteressatamente con i rivoltosi, si sa gli yankees hanno sempre avuto a cuore le sorti della democrazia nel mondo, ne sanno qualcosa il cile, cuba, il nicaragua, l'iraq, l'afghanistan, e l'elenco potrebbe continuare, ma su ciò rimando al libro di mauro pasquinelli:"il libro nero degli stati uniti d'america."
Operai in prima fila alla resa dei conti con Gheddafi
Dopo 5 giorni di tremendi scontri alla testa della rivolta, gli operai del distretto
di Tagiura hanno costretto le milizie governative compresi i mercenari a ritirarsi
verso Tripoli. Gheddafi è sempre più accerchiato.
Tagiura è un distretto operaio alle porte di Tripoli che gli uomini di Gheddafi,
pensavano di schiacciare nel sangue con inaudita ferocia.
I cortei che si formavano ogni giorno diretti verso il centro di Tripoli, venivano
fermati coi proiettili di gomma, o peggio col piombo dagli elicotteri. “Noi non ci
fermeremo”, scandisce un giovane amico di uno dei 5 rivoltosi ammazzati l’altro ieri
a Tagiura. “Combatteremo finchè non arriveremo al cambiamento”.
Il distretto operaio di Tagiura ha già sconfitto Gheddafi. Ora i cortei si dirigono a
Tripoli per la resa dei conti finale.
...da uno dei tanti commenti e reportages provenienti in questi giorni da Libia....
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