Il Cairo |
Le donne in prima linea
Cherifa Bouatta e' docente di psicologia presso l'Università di Algeri ed autrice di numerosi saggi tradotti anche in italiano. Souad Triki insegna all' Istituto Nazionale di agronomia a Tunisi e presiede l'Associazione delle donne democratiche tunisine.
Due donne colte, determinate, di grande capacità comunicativa.
A Roma sabato scorso, ospiti della Casa Internazionale delle donne, hanno spiegato, con dovizia di dati, come siano proprio le donne, nei loro rispettivi paesi, uno degli assi portanti del movimento rivoluzionario che da settimane scuote il Maghreb.
E del resto come meravigliarsene se le giovani in Tunisia rappresentano ormai oltre il 60% di coloro che studiano, e le donne sono la parte più consistente di coloro che non hanno lavoro?
Ma nella rivoluzione dei gelsomini —è pure giusto che ad ogni rivoluzione corrisponda un elemento simbolico ed evocativo— il loro ruolo si e' evidenziato soprattutto quando la polizia di Ben Ali ha scatenato una feroce e sanguinosa repressione.
Un repressione che si e' concentrata lontano da Tunisi, soprattutto a Sidi Bouzid e nelle città del sud, dove negli anni passati gli omicidi, gli stupri, le torture, le incarcerazioni non si sono contati.
Tunisi |
Ora la società tunisina, stanca di sopportare, ha aperto una nuova strada per i popoli di questa parte del mondo.
Una lotta contagiosa.
Come in Algeria dove oggi le donne sono in prima fila nella organizzazione della protesta sociale diversamente da quanto avvenne nella sanguinosissima stagione della lotta contro il fondamentalismo, quando non seppero dare forza alle loro rivendicazioni.
Situazioni, quella tunisina e quella algerina, marcate comunque da profonde diversità.
Basti pensare, per esempio, agli aumenti salariali decisi da Bouteflika quando ha tentato di arginare e di condizionare la protesta: aumenti in alcuni casi molto consistenti e che si spiegano con le grandi isponibilità finanziarie derivanti dalle risorse energetiche di cui è ricco il sottosuolo algerino.
Algeri |
Ed è stato anche ricordato, per spiegare le diversità, come sia ancora forte il ricordo del peso che ebbero le forze armate algerine nel processo di liberazione dal dominio coloniale francese.
Ma indietro non si torna ed anche in Algeria le giovani sono le più determinate nel dare vita al cambiamento che non può più prescindere dalla loro condizione e dal bisogno di allentare la morsa della corruzione che pervade l'insieme della società algerina.
Eppure il desiderio di libertà, il bisogno di giustizia sociale, il riconoscimento di dignità per tutti —le triade di elementi che sembrano caratterizzare tutti i movimenti rivoluzionari di questi giorni di inizio 2011— muovono verso un profondo mutamento geopolitico e nuovi rapporti di forza con conseguenze inedite soprattutto verso Stati Uniti ed Israele.
Entrambe le relatrici hanno infine riconosciuto alla rete e a Facebook un ruolo importante per l'organizzazione della rivolta, sottolineando ancora una volta la popolarità e la capillarita di una emittente come Al Jazeera.
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