La protesta nella cittadina di Sidi Bouzid |
BEN ALÌ IL «DEMOCRATICO»
Riceviamo e pubblichiamo
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In politica, come altrove, ciò che è più grave degli stessi problemi, è la loro negazione. Come fa il governo di Ben Alì. Infatti, le manifestazioni di rabbia popolare, soprattutto dei giovani di Sidi Bouzid, sono espressione di problemi reali. Il governo filoccidentale di Ben Alì invece continua a ignorarle, e ciò per almeno due motivi. Primo, perché in pochi mesi è la quarta rivolta nel paese, causata dalla domanda di posti di lavoro, e più in generale, di avere una vita più dignitosa. Il sud della Tunisia, realtà dove è esplosa la rivolta, è rimasta esclusa dal relativo boom economico alimentato dal turismo proveniente dall'Europa occidentale.
Secondo, e più importante, aspetto, l'atto disperato del giovane Mohamed Bouazizi, laureato e venditore ambulante di frutta al quale la polizia ha sequestrato tutto perchè...senza licenza- che si è dato fuoco per protesta, ha agito come un detonatore, rivelando alla nazione il carattere tragico della crescente disoccupazione degli strati della gioventù, 200.000, che possiede un'istruzione superiore. E' lo strato sociale più colpito dalla disoccupazione, in Tunisia, soprattutto nelle regioni interne, come il governatorato di Gafsa, e precisamente a Sidi Bouzid, il tasso di disoccupazione è di quasi il 50%.
In Tunisia si è seguito il modello siciliano e sudico, ovvero si è progettata l'università come un parcheggio per ritardare l'entrata nella disoccupazione, nel precariato o nell'emigrazione- di quote ormai maggioritarie delle nuove generazioni. Le aspettative dei giovani istruiti sono più forti, poiché sopportano assai meno il soffocante controllo poliziesco del regime di Ben Alì, e il controllo che la sua cricca ha sulla società e l'economia tunisina. I giovani, e la popolazione, di Sidi Bouzid e di altre città sono in rivolta per abbattere un muro su cui finora si sono infrante le tante speranze di un miglioramento sociale, economico, culturale, e soprattutto umano. Un muro reso più rigido anche dalla tendenziale chiusura degli stessi sbocchi emigratori in Europa. Oggi si assiste all'ennesima rivolta giovanile e popolare, ignorata nell'amichevole Occidente, a sua volta sempre pronto a ingigantire rivolte e moti presso paesi percepiti come nemici, sebbene magari ben più "democratici" delle locali realtà filo-occidentali.
Detto ciò, resta imperativo ascoltare attentamente le voci che si alzano da Sidi Bouzid e dall'intera Tunisia, dove la locale gioventù istruita è in cerca dell'umanissima speranza di una vita migliore, chiaramente negata dal governo Ben Alì, ormai del tutto espressione di una borghesia di stato corrotta e clientelare.
I giovani tunisini in rivolta sono nostri fratelli, sono il nostro futuro.
A loro tutta la nostra solidarietà.
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