«la faglia è stata aperta, il punto di non ritorno oltrepassato» |
Marchionne ha vinto per il rotto della cuffia. Gli è andata un po' peggio che a Pomigliano. Se lui può affermare di avere vinto, non possono fare la stessa cosa i sindacati, i partiti e la pletora di "yes man" che da un paio di mesi si erano messi al suo servizio. Che la metà dei lavoratori abbia detto "No" è la manifestazione plateale dell'abisso che separa buona parte degli operai dal tutto il baraccone politico e sindacale.
Il baraccone traballa, è fradicio, sull'orlo dell'implosione. Ci vorrà tempo, ma alla fine verrà giù, e sarà un crollo fragoroso.
Il primo dato da cui occorre partire è proprio la sproporzione tra la potenza di fuoco messa in campo dalla Santa Alleanza anti-operaia e il magro risultato da essa ottenuto. La data per defunta classe operaia industriale si dimostra così un altro territorio dove l'egemonia e il predominio del grande capitale sono incerti, deboli, vulnerabili. E' la manifestazione dell'esistenza di una Resistenza sottotraccia tenace, che questa darà filo da torcere alle classi dominanti, una trincea che ancora dev'essere espugnata.
E non c'è dubbio che vorranno espugnarla.
Si odono, pur sommessi, da entrambi i fronti, canti di vittoria. Errore. I fronti sono andati alla conta e hanno scoperto avere fatto pari e patta. La guerra vera e propria inizia solo ora, e sarà, per usare una metafora, una "guerra di lunga durata".
Ieri l'editoriale di Alberto Oriali, su Il Sole 24 Ore, diceva testualmente che «le schede che entrano nelle urne di fabbrica sono comunque destinate a cambiare la storia industriale del paese». Esatto. Ma il passaggio del referendum è solo un preambolo di un libro che dev'essere ancora scritto.
Scrive Ferrara su IL FOGLIO di oggi: «Comunque sia, pur senza sapere se, dove e come si completerà, la rivoluzione marchionnesca era stata avviata a prescindere dall’esito del referendum. In Italia le rivoluzioni sono sempre gelatinose, ma la preannunciata vittoria del “sì” a Mirafiori incornicia un dato di fatto e gli attribuisce valore di diritto. La grande faglia si è aperta, il punto di non ritorno oltrepassato. Certo, a seconda del tipo di reazioni e recriminazioni nella sinistra e nella Cgil, il riformismo potrà operare su un sentiero più o meno accidentato».
Anche questo è esatto ma, appunto, occorrerà vedere come la "rivoluzione di Marchionne" si completerà, dopo che la faglia è stata aperta, il punto di non ritorno oltrepassato.
La "faglia", il "punto di non ritorno"..... potrebbero rivelarsi un vaso di Pandora, dal quale potrebbe rivenir fuori il fantasma rimosso di un confitto di classe irriducibile.
2 commenti:
la faglia del foglio, del figlio di un ex direttore de l'unità già quotidiano comunista, il giornale degli operai e dei contadini di antonio gramsci; solo che adesso il figlio direttore del foglio essendo da tempo immemorabile, passato con la reazione, vuole esorcizzare il conflitto di classe scambiando per rivoluzione la restaurazione targata non servo marchionne ma "filosofiat" di casa agnelli, filosofiat sempre schierata, anzi con la quale si sono sempre schierati i governanti italiani, da mussolini a berluskaiser; ed il vaso di pandora è un ampollina, al confronto degli uragani che potrebbe scatenare lo spettro di marxiana memoria, solo che si avesse l'intelligenza di non disperdere e demotivare la spinta ribelle e rivoluzionaria che dalla grecia e partita due anni or sono; si possiamo ben ribadirlo: la grecia contagia, l'europa e l'africa.
Ma come si fanno a scrivere tutte queste sciocchezze? Come si puossono mettere tutti sindacati nello stesso calderone, senza distinzione alcuna?
I sindacati collaborazionisti, cisl, uil, ugl ed i sindacati 'gialli' (quelli aziendali), insieme con il padrone, il governo, il ricatto e la paura, uniti a molti partiti ed alla stampa asservita, hanno conquistato, tutti insieme, il
54 per cento dei consensi.
E' una vittoria ridotta ai minimi termini, che
dimostra se ancora ve ne fosse bisogno la forza
e la rappresentanza della FIOM tra i lavoratori
della Fiat.
E' del tutto sbagliato credere che la FIOM difenda unicamente i lavoratori Fiat della Mirafiori di Torino!
La FIOM (in attesa della rivoluzione proletaria che tarda a venire) difende il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei metalmeccanici, ma, insieme, difende
anche quello delle altre categorie merceologiche
(quelle che vanno dall'industria, al commercio, ai servizi, al pubblico impiego, agli intellettuali).
Non è frutto del caso se proprio i dipendenti del
pubblico impiego si sentono quasi più tutelati dalla FIOM che dai loro rispettivi sindacati di categoria.
La FIOM difende la democrazia, la libertà di scelta, ed anche la Costituzione repubblicana. Ecco che cosa difende la FIOM (sempre nell'attesa della rivoluzione bolscevica)!
E' un ruolo che le spetta, perché la difesa dei diritti sindacali e contrattuali dei lavoratori, se non è accompagnata da quella della democrazia e della libertà, è un ruolo monco, incompleto.
Il sindacato "deve" fare politica e deve farla vieppiù quando i partiti, il governo, tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione dimostrano la loro completa inefficienza in questo campo.
Il risultato referendario alla Mirafiori è il frutto del ricatto, della paura, messi in atto dal 'maglione'. internazionale. E' il risultato dell'assenza di libertà,perché difficilmente, sotto ricatto, la scelta può essere libera.
E' una vittoria di Pirro perché tutto lascia prevedere che quei lavoratori, che oggi sono stati umiliati e costretti a dare il loro "sì" al ricatto di Berluschionne, domani - ottenuto il promesso 'investimento' - potrebbero risollevare la testa e riprendere le azioni di lotta per riconquistare il terreno perduto.
Senza scomodare Carlo Marx occorre ricordare
che tutto, nei rapporti umani, sindacali, economici, è continuamente in fieri, e nulla esiste di definitivo.
La FIOM, questo, lo sa sicuramente, ma è 'maglione' che, probabilmente, non lo sa!
Saluti da Giancarlo.
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