[ 21 ottobre 2010 ]
Sulle strade di Terzigno
è in ballo la libertà e la dignità di tutti noi
di contropiano*
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
«E’ arrivata nelle tarda serata di mercoledì 20 ottobre l’ennesima pugnalata alle spalle contro la popolazione di Terzigno e dell’intera area del Parco del Vesuvio. Ancora una volta il governo Berlusconi e l’intera filiera istituzionale del Pdl campano, smentendo le demagogiche dichiarazioni di disponibilità rese nelle settimane scorse, hanno confermato, in un vertice a Roma, l’apertura di una seconda mega discarica di diversi milioni di tonnellate (Cava Vitiello) oltre la continuazione degli scellerati sversamenti di monnezza di ogni tipo nella vecchia discarica (Cava Sari) che già insiste in questo territorio.
Come era prevedibile questa notizia ha provocato una ulteriore ondata di indignazione verso una situazione materiale che sta diventando intollerabile ed insostenibile in ogni suo aspetto. Sono ormai noti e resi “ufficiali” quei dati – da tempo denunciati in grande solitudine dai Comitati e dagli attivisti antidiscarica – che attestano la totale manomissione ambientale del suolo, delle acque e dell’aria di una delle più belle zone a ridosso del Vesuvio con la conseguente svalorizzazione dell’intero tessuto economico fondato sull’agricoltura di pregio, sul circuito della ristorazione e sui relativi indotti. Inoltre, come se non bastasse, nuove ricerche scientifiche stanno attestando la stretta relazione tra l’inquinamento del territorio e l’impennata dei picchi di tutte le malattie oncologiche che stanno seminando lutti in tantissime famiglie.
Ed è per tali motivi che le proteste di questa popolazione stanno assumendo caratteristiche di massa ed ogni giornata che passa è un susseguirsi di scontri, blocchi, occupazioni contro un apparato di repressione e controllo poliziesco che – come dimostrano la grande quantità di filmati e testimonianze disponibili in rete – non disdegna l’esercizio della brutalità e delle più raffinate tecniche di rastrellamento militare del territorio.
Del resto lo stesso Maroni, come riportato da molti organi di stampa, ha impartito precise disposizioni che puntano all’utilizzo della linea dura verso le proteste per l’evidente timore che la mobilitazione di Terzigno possa essere da esempio non solo agli altri territori che saranno interessati da queste vere e proprie produzioni di morte ma, soprattutto, anche da viatico possibile ad una necessaria quanto indispensabile saldatura dei diversi focolai di lotta e di resistenza che si alimentano nel napoletano a ridosso delle varie contraddizioni sociali derivanti dagli effetti della crisi economica.
Non si spiegherebbero altrimenti le cariche di questa notte condotte con modalità da guerra (oltre 40 blindati impegnati in un area di pochi kilometri quadrati, la gassificazione della folla composta, in gran parte, da donne e bambini fermi a discutere nella rotonda stradale) e la minaccia di applicare quei dispositivi normativi, previsti dal Decreto/Rifiuti varato nel maggio 2008 all’indomani dell’insediamento del governo Berlusconi, che trasferirebbe all’Esercito i poteri nell’area interessata all’insediamento delle discariche.
E non ci vengano a raccontare, come in maniera parossistica fanno i media e i vari opinion/maker della comunicazione deviante, di camorra, di insurrezionalisti, di facinorosi richiamando l’intero abecedario della dis/informazione scientifica e capillare. Gli unici delinquenti che abbiamo visto in azione sono quelli in divisa che spaccano le teste alle donne anziane che recitano il rosario durante le veglie e gli unici criminali in azione sono i vari tecnici della Protezione Civile e dell’Arpac, pagati per tutelare la salute della gente, e che invece, come già accaduto altrove, hanno taciuto ed insabbiato le notizie riguardanti la pericolosità per la salute della popolazione.
Di nuovo – quindi – come accadde già nell’area dell’inceneritore di Acerra o nella Cava di Chiaiano le istituzioni tutte, spesso con modalità bipartizan, ricorrono a quello stato di eccezione giuridica (e materiale!) che mette sotto i piedi i simulacri della democrazia e muta in aree di interesse strategiche e militari i confini delle discariche, degli inceneritori e di ogni altro sito da proteggere ad ogni costo.
E’ questa – quindi – la nuova soglia politica e, tremendamente, vera che il Governo, la Regione Campania hanno deciso, lucidamente, di elevare nella vicenda di Terzigno. Una questione che – mai come ora – travalica il ridotto territoriale ed investe a vario titolo l’intera agenda politica del paese.
Sta ai movimenti sociali, alle organizzazioni della sinistra di classe e a quanti, veramente, non vogliono pagare, ulteriormente, i nefasti effetti antisociali della crisi e di una modalità di comando e controllo che attenta alle nostre stesse vite costruire una risposta di massa adeguata a questa nuova situazione.
Articolare e generalizzare la protesta di Terzigno trasferendola, anche, sotto i palazzi del potere a Napoli, connetterla con le altre Vertenze in corso nell’area metropolitana napoletana (le lotte dei precari Bros, quelle degli studenti, le centinaia di fabbriche in crisi, l’opposizione alle misure di macelleria sociale in materia si sanità, di trasporti, di politiche sociali dell’amministrazione Caldoro…) è, sicuramente, un passaggio difficile ma necessario per tentare di agglutinare quella resistenza sociale capace di porre un deciso argine al complesso dei provvedimenti antipopolari.
Il corteo che mercoledì 20 ottobre è sfilato per le strade di Napoli, composto da tanti studenti e molti precari e disoccupati, è stato un primo importante segnale, dopo la repressione dei giorni scorsi, da consolidare ed estendere nei posti di lavoro e nei vari interstizi della società per avviare quella positiva controtendenza a cui tutti noi finalizziamo il nostro agire politico organizzato.
Napoli, 21 ottobre 2010
Fonte: www.contropiano.org
Fonte: www.contropiano.org
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