[ 14 ottobre 2010 ]
L'ALTRA FACCIA DELLA CRISI
l'Occidente perde terreno
l'Oriente avanza
di Ennio Bilancini
I punti di vista sulla corrente crisi economica e finanziaria sono i più svariati, ma noi italiani siamo esposti quasi esclusivamente a quello occidentalo-centrico nelle sue varianti più o meno catastrofiche del tipo "l'ora del giudizio è arrivata" oppure nelle varianti più o meno naturaliste del tipo "si tratta solo di un aggiustamento naturale del sistema capitalistico".
Chi osserva la situazione da tali punti di vista corre il rischio di guardare solo una tessera del mosaico, perdendo la possibilità di comprendere cosa sta effettivamente accadendo all'economia del pianeta terra.
I punti di vista sulla corrente crisi economica e finanziaria sono i più svariati, ma noi italiani siamo esposti quasi esclusivamente a quello occidentalo-centrico nelle sue varianti più o meno catastrofiche del tipo "l'ora del giudizio è arrivata" oppure nelle varianti più o meno naturaliste del tipo "si tratta solo di un aggiustamento naturale del sistema capitalistico".
Chi osserva la situazione da tali punti di vista corre il rischio di guardare solo una tessera del mosaico, perdendo la possibilità di comprendere cosa sta effettivamente accadendo all'economia del pianeta terra.
La dinamica che si sta dispiegando parallelamente alla crisi esplosa negli ultimi tre anni (ma che ha mosso i primi passi più di venti anni fa) è lo spostamento del baricentro dell'economia mondiale verso est, cioè verso l'Asia. Per capire la portata di questo fenomeno, basti sapere che esso modifica un assetto nato con il capitalismo e rimasto sostanzialmente immutato per oltre un secolo. La tendenza in atto è inequivocabile, mostrata chiaramente dalla diversa risposta alla crisi delle economie che non sono del primo mondo.
Considerando l'economia mondiale nel suo complesso, nell'anno più acuto della crisi c'è stata una riduzione del 15% della produzione industria, una riduzione del 50% del valore dei capitali quotati in borsa e un declino del 20% del commercio mondiale. Numeri da cataclisma, pure peggiori della famigerata crisi del 1929.
Tuttavia, c'è una netta differenza tra la crisi del 1929 e quella odierna, differenza evidenziatasi già l'anno successivo al crack. Negli anni successivi al 1929 i paesi avanzati dell'epoca subirono un durissimo colpo, tirandosi dietro a catena tutti i paesi meno avanzati (tranne l'URSS e i paesi del blocco sovietico). Nei primi anni della crisi attuale vediamo che i paesi avanzati dell'Occidente sperimentano problemi non dissimili da quelli sperimentati nel 1929, ma i paesi emergenti, ed in particolare quelli dell'Asia, recuperano velocemente. Addirittura, alcuni paesi sono stati in grado di rimettersi su un cammino di crescita decisamente sostenuta.
Come si vede dal grafico a precedente, mentre gli Stati Uniti sono piombati in un periodo di sostanziale stagnazione, i paesi asiatici hanno mostrato grande reattività. In particolare la Cina già nei primi mesi del 2009 riusciva a riprendere una crescita sostenuta. Ma non solo. Come mostra il grafico seguente la Cina è riuscita a tornare sul suo sentiero di crescita originario, mentre gli USA (e in generale l'Occidente) arrancano.
Gli inglesi dicono "back on track" per indicare che il treno è tornato sui binari giusti, volendo intendere che l'Asia è tornata al suo ruolino di marcia senza aver subito veri danni. Forse con riferimento all'Occidente si potrebbe dire "off the track", volendo intendere che l'Occidente ha deragliato e ora non sa bene bene dove sta andando.
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