[ 02 ottobre 2010 ]
IL NEMICO SI AGITA, NOI DOBBIAMO RESTARE CALMI
Perché è improbabile che si vada ad elezioni anticipate
Perché è improbabile che si vada ad elezioni anticipate
di Moreno Pasquinelli
«C’è un ultimo, decisivo fattore che accomuna i “falchi” e le “colombe”. Tutti i sondaggi (ma non ce n’era bisogno) danno il “partito dell’astensione" in forte crescita nel caso si andasse a votare nei prossimi mesi. Avremmo un vero e proprio sciopero generale del voto. L’esodo di massa di cui parlavamo diventerebbe forse, assieme alla sconfitta del PdL, il dato più eclatante. Avremmo, questo io avverto, una delegittimazione popolare clamorosa di tutti i politicanti, un allargamento devastante della forbice tra i rappresentati e i rappresentanti. Un simile terremoto politico, nel mezzo di una crisi economica e sociale senza precedenti, pregiudicherebbe ogni piano di salvataggio, leggi austerità, dal momento che chiunque risulti vincente sarebbe azzoppato e debole per potere imporre un ulteriore massacro sociale».
Tra noi siamo tutti d’accordo su alcuni punti decisivi. (1) Il berlusconismo è al tramonto, una fase durata quasi un ventennio della storia italiana si chiude, un’altra, turbolenta, se ne apre. (2) E’ stata la crisi economico-sistemica del capitalismo occidentale esplosa a partire dal 2008 ad aver ferito a morte il berlusconismo, radendo al suolo il castello di carte su cui il cavaliere ha costruito il suo successo, svelato come patetiche le sue affabulazioni, (3) Il sistema fattosi strada in Italia dagli inizi degli anni novanta aveva certo i suoi propri punti di rottura: anarchia istituzionale, sfascio morale, bipolarismo artificiale e coatto, putrefazione della casta politica; la crisi economica ha esasperato questi fattori portandoli ad un punto critico. (4) Il ripudio del baraccone politicante da parte di masse sempre più larghe di cittadini, manifestatosi nella forma di una crescente astensione elettorale è, oltre che di lungo periodo, un fenomeno salutare. L’esodo di massa dalla “politica” (che coinvolge anzitutto gli strati sociali meno abbienti) è la sola maniera, non solo per far fuori la “casta”, ma per far rinascere un’altra Politica —ovvero rieducare la società nel suo insieme a discutere di cose serie, di quale strada debba imboccare questo peese. (4) La discussione sulle cose serie, se sia plausibile andare avanti col capitalismo (di quale tipo? visto che un modello è schiantato) o se sia necessario fuoriuscirne, non è tuttavia ancora iniziata. Di qui lo stato di asfissia in cui si dimenano le forze antagoniste. Inutile dimenarsi più di tanto: non è ancora il momento dei rivoluzionari. (5) Quando verrà questo momento? Quando piomberà su questa “valle di lacrime” un evento tranchant, un accadimento devastante e catalizzante (polarizzante) che farà da spartiacque e metterà in movimento enormi masse di cittadini.
Su, questa analisi, dicevamo, siamo tutti d’accordo. Non abbiamo le medesime opinioni invece, su un fatto secondario ma non per questo insignificante: quale sarà il prossimo passaggio data la crisi del governo Berlusconi? Avremo le elezioni anticipate? O non piuttosto un “governo delle larghe intese” capeggiato magari da un “Papa straniero”?
Io pendo per la seconda ipotesi. Chi ritiene inevitabili le elezioni, non nega che ai piani alti della classe dominante italiana, intendo i “poteri forti” nel campo economico, finanziario e bancario, fanno gli scongiuri all’ipotesi del voto anticipato. Ai loro stessi occhi è chiaro che le stesse oligarchie europee di Francoforte e Bruxelles considerino una sciagura che il paese entri in una fase caotica con relativa paralisi dei centri decisionali proprio mentre si stanno applicando programmi di massacro sociale, con il rischio di un nuovo crack finanziario. E si conviene che nemmeno la Chiesa, per quel che oramai conta, voglia un redde rationem elettorale. Della netta opposizione di Napoletano tutti sanno.
Coloro che ritengono inevitabili le elezioni anticipate sostengono che oramai la crisi politica è sfuggita ad ogni controllo, e che, proprio perché Berlusconi è a fine corsa, egli, da avventuriero qual è, non avrebbe altra scelta che portare i cittadini alle urne. Non solo la Lega Nord, quindi, ma ciò che resta del PDL, dietro ai tatticismi conclamati attorno al cerino, la spunteranno. In un paese politicamente impazzito, si sostiene, come stupirsi che l’assse Pdl-Lega la spunti, malgrado abbia contro i pezzi da novanta della classe dominante, nonchè tutto il resto del baraccone politico?
Il fatto è, così almeno io penso, che ai fattori di inibizione suddetti, se ne aggiunge un altro, decisivo. La minaccia berlusconiana di far saltare il banco andando alle elezioni anticipate è niente di più che una pistola scarica, o se si vuole, a salve. Non spaventa nessuno. Per la semplicissima ragione che Berlusconi e i suoi sodali sono i primi a sapere che se si andasse a votare presto riceverebbero una sonora batosta, che segnerebbe la fine di Berlusconi politico (e del suo impero economico), trasformando il PdL nella più classica delle navi in affondamento, con relativo fuggi fuggi.
Non resta, da quelle parti, che Bossi i patarino ad avere giovamento, perché piglierebbe un po’ di voti in libera uscita dal PdL. Un giorno sì e l’altro no brandisce la minaccia di far saltare il banco. Chiediamoci: sono davvero attendibili le sue minacce? Io ritengo di no. Aveva un’occasione d’oro per metterle in atto. La mozione di sfiducia annunciata dal PD per la sua battuta celtica antiromana era in via di calendarizzazione, il Parlamento l’avrebbe votata a fine ottobre. Non c’è dubbio che il blocco Pdl- Lega sarebbe andato sotto. Per la gioia del PD, che teme come la morte eventuali elezioni anticipate, Bossi ha fatto, come spesso gli capita, retromarcia, disinnescando un fattore certo della caduta del governo Berlusconi. Un fatto sintomatico, non vi pare? Al di là di tutto, Bossi si deve essere reso conto che se le vuole solo lui, le anticipate, non solo non le avrà, ma se rompe troppo i Maroni, ci lascia le penne (non si dimentichi mai che la stessa Lega, in termini assoluti ha perso i voti nelle ultime tornate elettorali).
C’è un ultimo, decisivo fattore che accomuna i “falchi” e le “colombe”. Tutti i sondaggi (ma non ce n’era bisogno) danno il “partito dell’astensione" in forte crescita nel caso si andasse a votare nei prossimi mesi. Avremmo un vero e proprio sciopero generale del voto. L’esodo di massa di cui parlavamo diventerebbe forse, assieme alla sconfitta del PdL, il dato più eclatante. Avremmo, questo io avverto, una delegittimazione popolare clamorosa di tutti i politicanti, un allargamento devastante della forbice tra i rappresentati e i rappresentanti. Un simile terremoto politico, nel mezzo di una crisi economica e sociale senza precedenti, pregiudicherebbe ogni piano di salvataggio, leggi austerità, dal momento che chiunque risulti vincente sarebbe azzoppato e debole per potere imporre un ulteriore massacro sociale.
Conclusioni: dal punto di vista nostro, magari fossero talmente scemi da perdere il controllo della loro vettura! Ma così scemi purtroppo non sono, non sceglieranno il suicidio collettivo.
Do quindi per certo che avremo un “governo di larghe intese”? Una Union Sacrée? Assolutamente certo no, ma decisamente probabile sì.
Tra noi siamo tutti d’accordo su alcuni punti decisivi. (1) Il berlusconismo è al tramonto, una fase durata quasi un ventennio della storia italiana si chiude, un’altra, turbolenta, se ne apre. (2) E’ stata la crisi economico-sistemica del capitalismo occidentale esplosa a partire dal 2008 ad aver ferito a morte il berlusconismo, radendo al suolo il castello di carte su cui il cavaliere ha costruito il suo successo, svelato come patetiche le sue affabulazioni, (3) Il sistema fattosi strada in Italia dagli inizi degli anni novanta aveva certo i suoi propri punti di rottura: anarchia istituzionale, sfascio morale, bipolarismo artificiale e coatto, putrefazione della casta politica; la crisi economica ha esasperato questi fattori portandoli ad un punto critico. (4) Il ripudio del baraccone politicante da parte di masse sempre più larghe di cittadini, manifestatosi nella forma di una crescente astensione elettorale è, oltre che di lungo periodo, un fenomeno salutare. L’esodo di massa dalla “politica” (che coinvolge anzitutto gli strati sociali meno abbienti) è la sola maniera, non solo per far fuori la “casta”, ma per far rinascere un’altra Politica —ovvero rieducare la società nel suo insieme a discutere di cose serie, di quale strada debba imboccare questo peese. (4) La discussione sulle cose serie, se sia plausibile andare avanti col capitalismo (di quale tipo? visto che un modello è schiantato) o se sia necessario fuoriuscirne, non è tuttavia ancora iniziata. Di qui lo stato di asfissia in cui si dimenano le forze antagoniste. Inutile dimenarsi più di tanto: non è ancora il momento dei rivoluzionari. (5) Quando verrà questo momento? Quando piomberà su questa “valle di lacrime” un evento tranchant, un accadimento devastante e catalizzante (polarizzante) che farà da spartiacque e metterà in movimento enormi masse di cittadini.
Su, questa analisi, dicevamo, siamo tutti d’accordo. Non abbiamo le medesime opinioni invece, su un fatto secondario ma non per questo insignificante: quale sarà il prossimo passaggio data la crisi del governo Berlusconi? Avremo le elezioni anticipate? O non piuttosto un “governo delle larghe intese” capeggiato magari da un “Papa straniero”?
Io pendo per la seconda ipotesi. Chi ritiene inevitabili le elezioni, non nega che ai piani alti della classe dominante italiana, intendo i “poteri forti” nel campo economico, finanziario e bancario, fanno gli scongiuri all’ipotesi del voto anticipato. Ai loro stessi occhi è chiaro che le stesse oligarchie europee di Francoforte e Bruxelles considerino una sciagura che il paese entri in una fase caotica con relativa paralisi dei centri decisionali proprio mentre si stanno applicando programmi di massacro sociale, con il rischio di un nuovo crack finanziario. E si conviene che nemmeno la Chiesa, per quel che oramai conta, voglia un redde rationem elettorale. Della netta opposizione di Napoletano tutti sanno.
Coloro che ritengono inevitabili le elezioni anticipate sostengono che oramai la crisi politica è sfuggita ad ogni controllo, e che, proprio perché Berlusconi è a fine corsa, egli, da avventuriero qual è, non avrebbe altra scelta che portare i cittadini alle urne. Non solo la Lega Nord, quindi, ma ciò che resta del PDL, dietro ai tatticismi conclamati attorno al cerino, la spunteranno. In un paese politicamente impazzito, si sostiene, come stupirsi che l’assse Pdl-Lega la spunti, malgrado abbia contro i pezzi da novanta della classe dominante, nonchè tutto il resto del baraccone politico?
Il fatto è, così almeno io penso, che ai fattori di inibizione suddetti, se ne aggiunge un altro, decisivo. La minaccia berlusconiana di far saltare il banco andando alle elezioni anticipate è niente di più che una pistola scarica, o se si vuole, a salve. Non spaventa nessuno. Per la semplicissima ragione che Berlusconi e i suoi sodali sono i primi a sapere che se si andasse a votare presto riceverebbero una sonora batosta, che segnerebbe la fine di Berlusconi politico (e del suo impero economico), trasformando il PdL nella più classica delle navi in affondamento, con relativo fuggi fuggi.
Non resta, da quelle parti, che Bossi i patarino ad avere giovamento, perché piglierebbe un po’ di voti in libera uscita dal PdL. Un giorno sì e l’altro no brandisce la minaccia di far saltare il banco. Chiediamoci: sono davvero attendibili le sue minacce? Io ritengo di no. Aveva un’occasione d’oro per metterle in atto. La mozione di sfiducia annunciata dal PD per la sua battuta celtica antiromana era in via di calendarizzazione, il Parlamento l’avrebbe votata a fine ottobre. Non c’è dubbio che il blocco Pdl- Lega sarebbe andato sotto. Per la gioia del PD, che teme come la morte eventuali elezioni anticipate, Bossi ha fatto, come spesso gli capita, retromarcia, disinnescando un fattore certo della caduta del governo Berlusconi. Un fatto sintomatico, non vi pare? Al di là di tutto, Bossi si deve essere reso conto che se le vuole solo lui, le anticipate, non solo non le avrà, ma se rompe troppo i Maroni, ci lascia le penne (non si dimentichi mai che la stessa Lega, in termini assoluti ha perso i voti nelle ultime tornate elettorali).
C’è un ultimo, decisivo fattore che accomuna i “falchi” e le “colombe”. Tutti i sondaggi (ma non ce n’era bisogno) danno il “partito dell’astensione" in forte crescita nel caso si andasse a votare nei prossimi mesi. Avremmo un vero e proprio sciopero generale del voto. L’esodo di massa di cui parlavamo diventerebbe forse, assieme alla sconfitta del PdL, il dato più eclatante. Avremmo, questo io avverto, una delegittimazione popolare clamorosa di tutti i politicanti, un allargamento devastante della forbice tra i rappresentati e i rappresentanti. Un simile terremoto politico, nel mezzo di una crisi economica e sociale senza precedenti, pregiudicherebbe ogni piano di salvataggio, leggi austerità, dal momento che chiunque risulti vincente sarebbe azzoppato e debole per potere imporre un ulteriore massacro sociale.
Conclusioni: dal punto di vista nostro, magari fossero talmente scemi da perdere il controllo della loro vettura! Ma così scemi purtroppo non sono, non sceglieranno il suicidio collettivo.
Do quindi per certo che avremo un “governo di larghe intese”? Una Union Sacrée? Assolutamente certo no, ma decisamente probabile sì.
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