[ 4 novembre 2018 ]
Alessandro Chiavacci non è stato convinto affatto dall'articolo NO TAP SENZA SE E SENZA MA, pubblicato giorni addietro. Pubblichiamo la sua critica non senza segnalare che a a nostra volta non siamo convinti dalle sue argomentazioni.
Nei giorni scorsi SOLLEVAZIONE ha pubblicato un articolo dal titolo “No Tap senza se e senza ma”. A me pare che quell’articolo sia molto discutibile.
Mi felicito d’altronde che l’articolo non abbia riportato surreali valutazioni ecologiste sugli olivi abbattuti o sulle alghe dell’Adriatico. A chi è sensibile a questi temi vorrei ricordare che tali danni sono reversibili, e che… espiantando i gasdotti esistenti si potrebbero salvare i boschi dell’Appennino e le foreste della Siberia certo più rilevanti in termini ecologici di qualche ettaro di oliveto….
L’articolo riprende per lo più una parte di un articolo della rivista sulle questioni energetiche Rienergia, che peraltro non è contrario al gasdotto Tap, ma ne sostiene la scarsa rilevanza. Nell’articolo di Sollevazione se ne riportano parzialmente alcuni passi:
Russia 41% Algeria 30% Libia e mar del Nord 7% ciascuno, 8% dal Qatar via rigassificatori, e altri.
Va peraltro ricordato che Gazprom e l’algerina Sonatrach sono già partner nello sfruttamento delle riserve algerine. Magari questo non vuol dire niente.. Chissà.
SOLLEVAZIONE continua poi, sempre citando Rienergia:
Continua SOLLEVAZIONE:
L’ import azero, si dice, rimarra “price taker” in Europa, sottintendendo che il “price maker” resterà la Russia, di gran lunga il maggiore fornitore (36% della fornitura del metano della Ue). Per chi non avesse familiarità con i termini economici, “price taker” è il produttore in condizioni di concorrenza, mentre “price maker” è il produttore monopolista o in condizione dominante. Ora, il comportamento del monopolista non è principalmente quello di modificare il prezzo “in generale”, ma quello di differenziarlo secondo i consumatori. Questo è, infatti, il comportamento del “price maker” russo, che ne fa larghissimo uso. Da questo punto di vista, si può dire che l’import di gas azero può influenzare il mercato italiano..? Visto che, come afferma l’articolo, il principale destinatario è l’ Italia, che la portata del gasdotto potrebbe essere anche aumentata, ma che comunque rappresenta il 15% dell’import italiano, direi di sì.
In conclusione:
Il gasdotto Tap è certo una priorità americana. Il problema è che è utile anche per differenziare le fonti di approvvigionamento italiane. L’ Italia rischia un accerchiamento dal punto di vista energetico da parte della Russia, che oltre a rifornirci del 41% del gas importato, collabora con il fornitore algerino, sostiene moderatamente il generale Haftar, partner di Total, si è fatta cedere una quota del grande giacimento scoperto da Eni in Egitto. Ora, benché io abbia, come credo molti di noi abbiamo, apprezzamento per il ruolo geostrategico della Russia, gettarsi nelle fauci del leone non conviene mai, anche se tale leone sembra per il momento ben disposto.
L’utilità del gasdotto Tap va valutato anche con riferimento ai rapporti con il partner americano. E’ consapevolezza comune che il governo giallo verde vive anche grazie all’appoggio usa. L’appoggio Usa è stato determinante anche in Libia, dove l’avanzata del generale Haftar (persona di grande valore, ma sostenuto da russi e soprattutto francesi) non è stata fermata solo dalle tribù di Misurata ma anche dallo stop imposto dagli Usa; e che tale appoggio americano potrebbe essere significativo nel momento in cui la banca centrale europea, come previsto, dal primo gennaio, sospenderà il Quantitative Easing.
Con gli Stati Uniti, come sovranisti, abbiamo molti dossier di conflitto. Solo per citarne alcuni, e andando per titoli, Amazon, Uber, Airb&b, Expedia, Booking.com e molte compagnie dell’economia digitale. Non mi sembra il caso di inventarsi conflitti quando non ci sono.
In ogni caso, va considerato che sugli approvvigionamenti gasieri si svolge una importante partita strategica, in cui tutti si muovono. La Germania ha realizzato il gasdotto del mar Baltico (non poteva prenderlo dai gasdotti polacchi...?) e crea terminal per il gas liquefatto, la Francia punta alle riserve libiche, di Russia e Stati Uniti abbiamo già detto. E’ su questo livello che vanno discusse le questioni gasiere, non sulla base di irrilevanti questioni ecologiche poste da movimenti localistici.
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Alessandro Chiavacci non è stato convinto affatto dall'articolo NO TAP SENZA SE E SENZA MA, pubblicato giorni addietro. Pubblichiamo la sua critica non senza segnalare che a a nostra volta non siamo convinti dalle sue argomentazioni.
Nei giorni scorsi SOLLEVAZIONE ha pubblicato un articolo dal titolo “No Tap senza se e senza ma”. A me pare che quell’articolo sia molto discutibile.
Mi felicito d’altronde che l’articolo non abbia riportato surreali valutazioni ecologiste sugli olivi abbattuti o sulle alghe dell’Adriatico. A chi è sensibile a questi temi vorrei ricordare che tali danni sono reversibili, e che… espiantando i gasdotti esistenti si potrebbero salvare i boschi dell’Appennino e le foreste della Siberia certo più rilevanti in termini ecologici di qualche ettaro di oliveto….
L’articolo riprende per lo più una parte di un articolo della rivista sulle questioni energetiche Rienergia, che peraltro non è contrario al gasdotto Tap, ma ne sostiene la scarsa rilevanza. Nell’articolo di Sollevazione se ne riportano parzialmente alcuni passi:
“L’Italia, che come si deduce dall’infografica sarà il principale destinatario del gas azero, vanta già un’offerta ben diversificata – contrariamente a paesi quali Serbia e Ungheria, che sarebbero stati raggiunti dal Nabucco West. Il nostro paese, infatti, importa GNL e gas dalla Russia, dal Nordafrica e dal Mare del Nord”che diventa su SOLLEVAZIONE:
“1. Contrariamente a quanto certa stampa russofoba scrive, l’Italia vanta già un’offerta abbondante e ben diversificata – il nostro paese, infatti, importa GNL e gas dalla Russia, dal Nordafrica e dal Mare del Nord.”Ora, quanto l’offerta di gas per l’ Italia sia “ben diversificata” si può valutare dall’ atlante delle fonti energetiche disponibile sullo stesso sito della rivista Rienergia
Russia 41% Algeria 30% Libia e mar del Nord 7% ciascuno, 8% dal Qatar via rigassificatori, e altri.
Va peraltro ricordato che Gazprom e l’algerina Sonatrach sono già partner nello sfruttamento delle riserve algerine. Magari questo non vuol dire niente.. Chissà.
SOLLEVAZIONE continua poi, sempre citando Rienergia:
"4.Inoltre, il costo stimato per portare gas azero in Europa attraverso il SGC è di 7-8 doll./MBtu, ossia il doppio del costo marginale sostenuto dalla Russia (3,5-4 doll./MBtu). Questo raffronto conferma un dato già ampiamente noto, ossia che la diversificazione degli approvvigionamenti è costosa. In ogni caso, il progetto andrà avanti perché i membri del consorzio si sono assicurati contratti di compravendita dalla durata di venticinque anni".Ora, ci sarebbe da chiedersi da dove provengano questi dati, che non dovrebbero essere sempre disponibili. Magari dal servizio stampa di qualche produttore..? Il fatto però è che quella fonte (magari volutamente) usa dei termini ambigui. MBtu dovrebbe significare migliaia di Btu, cioè di british termal unit, equivalenti al potere energetico di un piede cubico di metano, ovvero di 1/28 di metro cubo, a differenza di MMBtu che dovrebbe indicare un milione di piedi cubici. Tuttavia viene usato anche MBtu per indicare il milione di piedi cubici, ed è questo evidentemente il caso. Se ne deduce che il costo del trasporto del metano azero è di 26 millesimi di centesimo di dollaro per metro cubo di gas, contro i 13 millesimi di centesimo di dollaro che costerebbe l’aumento di erogazione di quello russo. Una differenza insignificante, anzi, probabilmente ultra compensata dalla riduzione dei diritti di transito pagati per il breve percorso del metano azero.
Continua SOLLEVAZIONE:
“2. Inoltre, in una prospettiva europea, "10 mld mc sono un volume marginale che non scalfirà la quota di mercato di Gazprom. [Lo volete più grande…?] Nonostante la crisi ucraina, la Russia ha infatti incrementato le proprie esportazioni di gas verso l’UE negli ultimi due anni (raggiungendo i 179 mld mc nel 2016, oltre il 30% dei consumi).3. I sostenitori del TAP dicono che grazie ad esso gli italiani pagheranno di meno il gas. In verità l’impatto di TAP sui prezzi del gas sarà alquanto limitato. Salvo evoluzioni inattese, il livello dei prezzi hub in Europa continuerà infatti ad essere determinato dalla competizione tra volumi flessibili di gas russo disponibili in contratti di lungo termine (che sono stimati tra i 30 e i 50 mld m3) e import di GNL. In altre parole, per dare un’idea dei volumi in gioco, oscillazioni di import dalla Russia determinate da variazioni della domanda e dei prezzi possono essere tre, quattro, cinque volte maggiori rispetto all’intero import azero, che rimarrà dunque price taker. [1]”In una prospettiva europea..? In una “prospettiva europea” certo il gasdotto azero è poco rilevante. In tale “prospettiva” il problema sarebbe solamente quello di creare un efficiente mercato intraeuropeo del gas. Ma io diffido delle “prospettive europee”, e dunque la mia domanda è se sia utile per l’ Italia.
L’ import azero, si dice, rimarra “price taker” in Europa, sottintendendo che il “price maker” resterà la Russia, di gran lunga il maggiore fornitore (36% della fornitura del metano della Ue). Per chi non avesse familiarità con i termini economici, “price taker” è il produttore in condizioni di concorrenza, mentre “price maker” è il produttore monopolista o in condizione dominante. Ora, il comportamento del monopolista non è principalmente quello di modificare il prezzo “in generale”, ma quello di differenziarlo secondo i consumatori. Questo è, infatti, il comportamento del “price maker” russo, che ne fa larghissimo uso. Da questo punto di vista, si può dire che l’import di gas azero può influenzare il mercato italiano..? Visto che, come afferma l’articolo, il principale destinatario è l’ Italia, che la portata del gasdotto potrebbe essere anche aumentata, ma che comunque rappresenta il 15% dell’import italiano, direi di sì.
In conclusione:
Il gasdotto Tap è certo una priorità americana. Il problema è che è utile anche per differenziare le fonti di approvvigionamento italiane. L’ Italia rischia un accerchiamento dal punto di vista energetico da parte della Russia, che oltre a rifornirci del 41% del gas importato, collabora con il fornitore algerino, sostiene moderatamente il generale Haftar, partner di Total, si è fatta cedere una quota del grande giacimento scoperto da Eni in Egitto. Ora, benché io abbia, come credo molti di noi abbiamo, apprezzamento per il ruolo geostrategico della Russia, gettarsi nelle fauci del leone non conviene mai, anche se tale leone sembra per il momento ben disposto.
L’utilità del gasdotto Tap va valutato anche con riferimento ai rapporti con il partner americano. E’ consapevolezza comune che il governo giallo verde vive anche grazie all’appoggio usa. L’appoggio Usa è stato determinante anche in Libia, dove l’avanzata del generale Haftar (persona di grande valore, ma sostenuto da russi e soprattutto francesi) non è stata fermata solo dalle tribù di Misurata ma anche dallo stop imposto dagli Usa; e che tale appoggio americano potrebbe essere significativo nel momento in cui la banca centrale europea, come previsto, dal primo gennaio, sospenderà il Quantitative Easing.
Con gli Stati Uniti, come sovranisti, abbiamo molti dossier di conflitto. Solo per citarne alcuni, e andando per titoli, Amazon, Uber, Airb&b, Expedia, Booking.com e molte compagnie dell’economia digitale. Non mi sembra il caso di inventarsi conflitti quando non ci sono.
In ogni caso, va considerato che sugli approvvigionamenti gasieri si svolge una importante partita strategica, in cui tutti si muovono. La Germania ha realizzato il gasdotto del mar Baltico (non poteva prenderlo dai gasdotti polacchi...?) e crea terminal per il gas liquefatto, la Francia punta alle riserve libiche, di Russia e Stati Uniti abbiamo già detto. E’ su questo livello che vanno discusse le questioni gasiere, non sulla base di irrilevanti questioni ecologiche poste da movimenti localistici.
7 commenti:
Infatti, il punto da valutare è proprio quello del contributo che questa opera può dare all'Italia nel diversificare le sue fonti e nelle esigenze strategiche necessarie a giocar di sponda fra le varie potenze per riprendersi la sovranità perduta. Non è certo un caso che stia accadendo tutto a ridosso della conferenza di Palermo sulla Libia.
E li anche la questione del MUOS che alcuni grillini locali hanno pensato di sollevare con un sospetto tempismo. Altra questione affrontata molto male perché il problema è quello politico di chi controlla quella struttura. Gli ipotetici studi dei danni su ambiente e salute di sedicenti esperti scientifici (o lascientifici) che adducono qualche "zero virgola niente" di percentuale statistica ampiamente manipolabile sono cose su cui è più che lecito dubitare. Qualcuno di questi esperti, anche molto raramente per mia fortuna, ho potuto incontrarlo personalmente realizzando che mi trovavo davanti ad una persona che aveva lo stesso spessore di Wanna Marchi, ciononostante essi sono letteralmente adorati a sinistra.
Vedo che oggi Salvini attacca l'ambientalismo da salotto. Ecco, un altro punto in cui la sinistra è riuscita a lasciare un vuoto incolmabile di cui sta approfittando la destra.
Certo sono contento che sollevazione non abbia fatto sue certe "surreali valutazioni ecologiste" ma questo non basta, bisogna andare oltre e smascherare per intero la propaganda ecologista dicendo noi per primi la verità, altrimenti questa stessa verità la dirà la destra con Salvini o con chiunque altro con le conseguenze che possiamo bene immaginare.
Ma il principio è sempre lo stesso, criticare una cosa per le ragioni sbagliate e che pure fanno parte della propaganda del nemico. Che si critichino la TAP ed il MUOS dal punto di vista di un certo ambiguo ambientalismo o che si critichi il PT brasiliano dal punto di vista del moralismo giudiziario, è l'idea di poter blandire i pregiudizi che i dominanti hanno instillato nel nostro popolo per poterli poi sfruttare a nostro vantaggio contro quegli stessi dominanti. Un idea illusoria.
Giovanni
Concordo al miliardo per cento con questo pezzo.
C'è una questione di fondo che il blog, pur avendo preso la sola possibile giusta posizione sul gasdotto, non vuole affrontare: il sovranismo è l'alfa e l'omega di ogni nostro orizzonte?
Fosse anche utile da un punto di vista sovranista si può dire a chiare lettere che un'opera che passerà da località devastate d terremoto che prevede una centrale di spinta a Sulmona che in caso di esplosione può provare disastri paragonabili a una piccola bomba nucleare, si può dire che questa opera è sbagliata pure se fosse geopoliticamente utile alla causa sovranista?
Conta solo la sovranità nazionale dell italia intesa come ectoplasma o vale qualcosa il giudizio sovrano dei pugliesi degli abbruzzesi degli umbri?
Perché se sta cosa non la diciamo io non trovo più la differenza tra la sinistra sovranista e la destra, tra chi vuole il socialismo e chi sostiene che la rivoluzione di ottobre è stato un complotto dei savi di sion come lo psicopatico del commento dell'altro articolo.
E allora diciamolo: anche se il gasdotto renderà il capitalismo italiano autonomo, noi siamo contro perché per la sinistra la vita degli abitanti dell'Appennino è più importante degli interessi dell'eni. Fossero pure degli interessi tricolori.
Diciamolo, grazie
Segnalo l'opinione al riguardo di un attivista pugliese il link è questo se non vi va potete pure non pubblicarmi.
Dice:
"Io non sono contro la Tap se non tendenzialmente per 3, fondamentalissimi, motivi:
1) il punto di arrivo del tubo, che dovrebbe essere spostato verso Cerano (Lezzi, manco questo je la fai?)
2) la giustificazione politica che narra di una potenziale relativa indipendenza dal gas russo, (come se poi non rimarremmo comunque schiavi del gas azbeco) per fare un favore agli USA.
3) pare che sto gas non sia neanche per rifornire l'Italia, ma soprattutto altri paesi europei.
Mi manca Enrico Mattei "
Più sotto aggiunge:
"Peraltro con questa proposta (accettata dai no tap, come ricordava Danilo Lupo in uno dei suoi servizi a L'Indiano) risolverebbero tre problemi con un colpo solo:
1) rispetterebbero l'ambiente di San Foca
2) potrebbero rilanciare la riconversione ambientale di Cerano
3) azzittirebbero sta caciara
La cosa che mi inquieta è che nessuno ne parla nemmeno"
E qui la cosa più interessante e che ci sarebbe una proposta accettata dai notap pugliesi che non sia il rifiuto senza se e senza ma e che non ammette alcuna posizione diversa.
Giovanni
Aggiungo rispetto a complemento del commento di poco fa:
"se non vi va potete pure non pubblicarmi però l'esistenza di una posizione alternativa accettata dai notap, di contro a certi manicheismi, mi sembra davvero interessante."
Giovanni
Non si può che concordare pienamente con le tesi ben argomentate e convincenti di questo articolo sull'utilità del TAP. Diverso discorso sulla TAV, opera dispendiosa quanto inutile. Con un Paese disastrato per frane, alluvioni e terremoti,spendere miliardi per la TAV lo ritengo criminale.
Quello che non funziona in questo pezzo è proprio il fatto che l'Italia non ha alcun interesse a differenziare le proprie fonti di acquisizione energetica, se questo diminuisce globalmente le sue possibilità di differenziare la propria politica estera e dunque la propria sovranità. Ora la Tap non serve assolutamente a nulla se non a creare una via del gas che bypassi la Russia e dunque ci immerge ancora di più nella logica delle ossessioni americane. Ci vuole molto poco per fare due più due e vedere che ciò che appare come una diversificazione è in realtà il suo esatto contrario, ovvero una ulteriore omologazione agli ordini di Washington. E non è certo una caso che sulla Tap dopo gli anni di proteste adesso si vada formando una corrente favorevole al gasdotto con il pretesto della diversificazione.
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