[ 5 ottobre 2018 ]
Ieri scrivevamo «se la prossima Legge di Bilancio terrà fede alle linee guida del Def il famigerato Fiscal compact, quello che dopo Maastricht consolidava le fondamenta ordoliberiste dell'Unione europea e monetaria, verrà seppellito».
Una prima lettura della Nota di aggiornamento al Def, finalmente resa nota ieri, conferma il giudizio (non solo nostro bensì condiviso da chi non abbia fette di prosciutto sugli occhi) che il governo giallo-verde procede verso la violazione smaccata delle clausole del Fiscal compact.
Non è l'auspicata rottura con l'euro ma è un passo (politico prima ancora che economico) in questa direzione, malgrado sia Di Maio che Salvini dichiarino, un giorno sì e l'altro pure che questa rottura non sia nelle loro intenzioni. Proprio gli eurocrati ricordano a Roma che di buone intenzioni è lastricato l'inferno.
Parlando di Fiscal compact ricordavamo gli appelli per cancellarlo promossi negli anni da decine e decine di economisti, la maggior parte di sinistra, e denunciavamo il ponziopilatismo dei più, il loro imbarazzante silenzio sullo scontro tra Roma e l'asse BRuxelles-Berlino-Parigi.
E' quindi doveroso segnalare che qualche economista di sinistra sta spezzando la catena omertosa. Ci riferiamo anzitutto a Riccardo Realfonzo che scrive:
Ieri scrivevamo «se la prossima Legge di Bilancio terrà fede alle linee guida del Def il famigerato Fiscal compact, quello che dopo Maastricht consolidava le fondamenta ordoliberiste dell'Unione europea e monetaria, verrà seppellito».
Una prima lettura della Nota di aggiornamento al Def, finalmente resa nota ieri, conferma il giudizio (non solo nostro bensì condiviso da chi non abbia fette di prosciutto sugli occhi) che il governo giallo-verde procede verso la violazione smaccata delle clausole del Fiscal compact.
Non è l'auspicata rottura con l'euro ma è un passo (politico prima ancora che economico) in questa direzione, malgrado sia Di Maio che Salvini dichiarino, un giorno sì e l'altro pure che questa rottura non sia nelle loro intenzioni. Proprio gli eurocrati ricordano a Roma che di buone intenzioni è lastricato l'inferno.
Parlando di Fiscal compact ricordavamo gli appelli per cancellarlo promossi negli anni da decine e decine di economisti, la maggior parte di sinistra, e denunciavamo il ponziopilatismo dei più, il loro imbarazzante silenzio sullo scontro tra Roma e l'asse BRuxelles-Berlino-Parigi.
E' quindi doveroso segnalare che qualche economista di sinistra sta spezzando la catena omertosa. Ci riferiamo anzitutto a Riccardo Realfonzo che scrive:
«La notizia è che il governo vuole provare a dare una scossa al Paese e all’Europa. Tra contraddizioni, inesperienze e una qualità della manovra ancora tutta da chiarire, si comprende che la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza respinge la continuità con il passato, sostenuta dal ministro Tria, e prova a voltare pagina. Certo, l’incremento non si è spinto a infrangere il muro del 3% (fermandosi al 2,4%), come da molti anni abbiamo proposto su economiaepolitica.it, ed è altrettanto chiaro che anche la manovra che si prospetta proporrà un avanzo primario, ovvero il valore del prelievo fiscale supererà la spesa pubblica scorporata dagli interessi sul debito. Ma è chiaro che, seguendo l’esempio della Francia (che ha portato il deficit al 2,8%), anche il nostro Paese prova a rilanciare la crescita contravvenendo alle richieste della Commissione Europea e al quadro di abbattimento del deficit strutturale (il deficit al netto del ciclo) e del debito pubblico previsto dal Fiscal Compact».Segnaliamo poi quanto scritto dagli economisti Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Massimo Costa, Stefano Sylos Labini.
«Per il DEF il Governo ha scelto la via del deficit, dimostrando di non essere asservito alla Commissione europea. Coraggiosamente, e seguendo la strada che già il Ministro Paolo Savona e Giorgio La Malfa avevano indicato, i due leader di maggioranza hanno dato forza all’esigenza di metter fine allo stato di austerità che da anni strangola l’economia italiana, intraprendendo un’espansione della domanda con un piano di spesa finanziato in deficit».
Malgrado essi sostengano che la misura decisiva per uscire dal marasma sarebbe quella di introdurre una moneta fiscale o parallela, hanno l'onestà intellettuale di riconoscere il coraggio del governo nel disobbedire ai dettami della Commissione europea. Non possiamo non sottolineare che tra essi c'è Stefano Sylos Labini. Bene che egli abbia cambiato opinione.
Si va quindi conformando, di contro alle sinistre che sparano alzo zero contro il governo giallo-verde, un'area che, al contrario, riconosce ciò che di buono esso sta facendo . Questo riconoscimento non ha niente a che vedere con l'indulgenza. Si può e si deve sostenere il governo sulle cose giuste che fa e condannare quelle sbagliate (ad esempio certe parti sbirresche del Decreto Sicurezza).
Di tutto questo e di come eventualmente agire affinché la prossima Legge di bilancio sia effettivamente coraggiosa discuteremo al convegno del 13 ottobre a Roma.
3 commenti:
Si può e si deve sostenere il governo sulle cose giuste che fa e condannare quelle sbagliate (ad esempio certe parti sbirresche del Decreto Sicurezza). E allora parlatene. E il RDC in chiave Grande Fratello sul modello tedesco? Nulla da dire? Cosi'tanto per non essere monotematici.
Replica ai giornali: «Dal Partito Comunista nessuna “difesa” della manovra»
http://ilpartitocomunista.it/2018/10/05/replica-ai-giornali-dal-partito-comunista-nessuna-difesa-della-manovra/
Grazie all'anonimo per la segnalazione sulla reale posizione di Rizzo.
Il suo partito, dietro alla facciata stalinista, è la quint'essenza del massimalismo parolaio di italica e nefasta tradizione.
Peggio di quanto fece il partito comunista greco che al referendum non voto no al diktat europeo e votò scheda bianca. A che servono certi partiti, se non come freezer per tenere bloccate forze buone, davvero non so.
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