[ 16 agosto 2018 ]
Volentieri rilanciamo questo intervento pubblicato da SENSO COMUNE. Un testo sofisticato, quanto la teoria politica, anzi la visione del mondo, dei cosiddetti "accelerazionisti". Chi sono? Una variante del "Transumanesimo". Cosa postulano in buona sostanza? Che ci emanciperemo dal capitalismo spingendo avanti, fino alle estreme conseguenze, la cosiddetta "rivoluzione scientifica" in atto: quindi una vera e propria apologia della manipolazione del vivente, della combinazione tra intelligenza umana e artificiale, l'idea prometeica della costruzione macchinica di un nuovo umanoide (Cyborg). Torneremo su queste tematiche, non senza dire che ci sentiamo lontanissimi da certe inquietanti profezie.
Volentieri rilanciamo questo intervento pubblicato da SENSO COMUNE. Un testo sofisticato, quanto la teoria politica, anzi la visione del mondo, dei cosiddetti "accelerazionisti". Chi sono? Una variante del "Transumanesimo". Cosa postulano in buona sostanza? Che ci emanciperemo dal capitalismo spingendo avanti, fino alle estreme conseguenze, la cosiddetta "rivoluzione scientifica" in atto: quindi una vera e propria apologia della manipolazione del vivente, della combinazione tra intelligenza umana e artificiale, l'idea prometeica della costruzione macchinica di un nuovo umanoide (Cyborg). Torneremo su queste tematiche, non senza dire che ci sentiamo lontanissimi da certe inquietanti profezie.
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L’accelerazionismo
Un Nuovo Dibattito A Sinistra
di Jorge Aleman
Secondo una serie di
intellettuali, in gran parte di origine britannica, il capitalismo nella sua
fase algoritmica e finanziariamente iperconnessa, ha prodotto un collasso
antropologico rendendo anacronistiche le narrazioni simboliche della sinistra. Queste mancano di una reale operatività e sono la semplice
testimonianza del peso di un’eredità che non ci dice più nulla del futuro. In
questa prospettiva, la sinistra e le diverse narrazioni emancipatrici, come i
movimenti nazionali e popolari, sarebbero ancorati a un attaccamento
malinconico al passato. Con accenti diversi, è ciò che si deduce dal “Manifesto
accelerazionista”.
Gli accelerazionisti
ottimisti, nel solco di Deleuze aggiornato da Negri, pensano al Capitalismo
come un parassita che ostacola lo sviluppo emancipatore che il nuovo
“cognitariato”, neologismo che lega conoscenza con proletariato, può mettere in
atto utilizzando le nuove tecnologie. Da
questa prospettiva ottimista, gli algoritmi e la matematica non appartengono al
Capitalismo e possono costituire uno strumento adeguato per reindirizzare il
Capitalismo in una transizione verso una società post-capitalista. Questa
posizione ha chiaramente un’eco nel Marx del Capitale, che pensava anche che i
rapporti sociali della produzione capitalistica costituissero un ostacolo allo
sviluppo della produttività moderna. Il Capitalismo, ancora una volta, viene
qui presentato come il portatore di una “potenza” che andrà oltre la sua stessa
cornice. I lavoratori collegati ai dispositivi di intelligenza digitale
sarebbero in grado di separarsi dal modo di accumulazione capitalista e
organizzare una collettività post-capitalista.
Tuttavia, è necessario
sottolineare diversi aspetti di questi flussi algoritmici che gli
accelerazionisti trascurano.
1) Questi flussi sono asignificanti, non
trovano cioè un punto di ancoraggio per legare la significazione e
costituiscono, come affermò Lacan rispetto a quello che lui denominava il
Discorso Capitalista, un vero rifiuto del soggetto dell’inconscio e pulsionale. La
finanziarizzazione del mondo è illimitata e senza interruzioni e quindi senza
un luogo per un soggetto che non sia altro che la “soggettività” che i suoi
dispositivi di rendimento producono. Mentre il soggetto incoscio del linguaggio
è un rapporto di congiunzione e disgiunzione tra le sue determinazioni e la sua
libertà paradossale nella trama delle sue determinazioni, la soggettività
neoliberista si svolge nello stile di vita della performance competitiva e
senza limiti, dove essa stessa collabora attivamente, con la propria
sottomissione, al programma neoliberista. Si tratta di una soggettività
connessa e relazionale; in altre parole, è una soggettività che non consente né
dà luogo al soggetto nella sua condizione sessuata, mortale e parlante. Ma a
questo punto è necessario chiarire due questioni che appaiono in tensione: da
un lato la soggettività e il soggetto non si presentano separatamente nel modo
in cui appaiono nella realtà, c’è sempre giustapposizione e mescolanza;
dall’altro questa differenza deve essere sostenuta sino alla fine, solo la
fedeltà al soggetto crea le condizioni per un’Emancipazione comune.
2) Gli accelerazionisti non si rendono conto
che se il soggetto viene espulso dal mondo digitale-tecnologico, verrà dominato
in maniera definitiva dalla modalità del godimento ripetitivo che la
digitalizzazione dei legami sociali comporta. Perché per
gli accelerazionisti, che vogliono superare la sognante malinconia della
sinistra a cui sfugge questa mutazione antropologica, è così importante la
nuova conoscenza tecnologica nel suo potenziale anti-capitalista? Quando loro
stessi sono quelli che affermano che la mutazione antropologica ha ibridato il
soggetto con la macchina digitale, metamorfizzando l’umano nella robotica.
Quale mito rinnovato del Progresso conferisce questa qualità salvifica alla
robotizzazione? O in questa escatologia tecnica c’è implicitamente un anelo di collasso
totale, di scontro frontale finale, di produrre una catastrofe che porti con sé
una nuova disponibilità redentrice tra i suoi sopravviventi? Senza fedeltà
al soggetto coinvolto nei legami sociali e nei progetti politici, il tessuto
digitale e tecnologico non può raggiungere il post-capitalismo immanentemente,
attraverso il puro divenire di una “potenza” dell’intelligenza
collettiva. Chi esproprierà Amazon o Google? O si tratta forse di
abbandonarsi all’ibridazione con il macchinico fino a quando non ci sia più
nulla di umano o questo rimanga nascosto in qualche oscura foresta, come accade
nei film di fantascienza che ripetono sempre lo stesso argomento: corporazioni,
robot, zombie e gli imboscati. L’accelerazionismo è noioso quanto la
ripetizione all’infinito di questa argomento.
3) L’accelerazionismo sogna di tornare a
separare la Scienza dalla Tecnica, come dice Negri quando afferma che “la
matematica e gli algoritmi” non appartengono al Capitalismo; ma
non è forse il caso che la sussunzione reale della Scienza in Tecnica sia già
stata consumata e pertanto l’assorbimento della scienza nel mercato? In fin dei
conti, l’accelerazionismo, il suo manifesto e i suoi intellettuali di
un’umanità “accresciuta” dalle possibilità delle piattaforme digitali, nascondono
il fatto di non volersi far carico degli antagonismi istituenti del sociale. Lo
sviluppo digitale e tecnologico del capitale non è affatto separato dalle
grandi élite oligarchico-finanziarie che da anni portano avanti un’offensiva
contro i settori popolari e subalterni. In questo senso, l’accelerazionismo
incarna, al di là di alcune eccellenti descrizioni del capitalismo
contemporaneo, una dimostrazione della seduzione che il neoliberismo esercita
presso la sinistra e i movimenti popolari.
Le successive sconfitte hanno
lasciato alla sinistra una sensazione di orrore per la sua stessa vecchiaia e
allo stesso tempo un fascino inquietante per le qualità mutanti del
Capitalismo. È ciò che traspare in
alcuni intellettuali di sinistra quando tributano una grande astuzia ai
politici neoliberisti che occupano semplicemente il posto di una “applicazione
neoliberista”. O, come nel caso del saggista Chul Han, quando, con eccessivo
piacere, descrive i diversi modi di cattura delle soggettività da parte del
neoliberismo fino ad arrivare al crimine perfetto del Capitale senza aprire un
dibattito sulla reinvenzione del politico.
4) È vero che non ci sarà mai un proletariato
mondiale che orienterà il mondo della tecnica verso l’universalità senza
interessi privati. Le classi popolari e subalterne sono
rimaste bloccate nel loro “in sé” a causa della loro stessa frammentazione.
Solo un populismo di sinistra, di vocazione emancipatrice, può tentare
continuamente di farsi carico di questo compito prometeico.
Pubblicato su Página 12 il 15/3/2018.
Traduzione di Samuele Mazzolini.
2 commenti:
La Sinistra c'è se c'è la Sovranità Nazionale , quindi Patria , Identità Nazionale , no agli immigrati , difesa delle frontiere , militarismo ( difensivo si intende ) , autarchia , stato sociale nazionale ( si intende rivolto ai nazionali , cioè stato sociale etnicizzato ) .
Insomma la vera Sinistra è quella che attua il programma della Destra Sociale .
Caro ANONIMO,
"sinistra sociale"... "destra sociale"...
Aggettivazioni mistificanti, che in verità non significano un cazzo.
Dietro al concetto di "sociale" c'è il tutto, ovvero il niente.
Ogni visione politica è necessariamente sociale, poiché concerne necessariamente, la società e come essa è strutturata o dovrebbe esserlo. C'è dunque un liberismo sociale, un cattolicesimo sociale, un fascismo sociale.
Fatta questa necessaria premessa il tuo decalogo non è, infatti, che un rivestimento cosmetico del cosiddetto "fascismo di sinistra" e del suo mito della "terza via" tra capitalismo e socialismo.
Non c'è "terza via" e la storia, a tutte le latitudini, l'ha ampiamente dimostrato.
Una simile sciocchezza poteva essere giustificata nei tempi ormai lontani dell'avvento del capitalismo, oggi no, non più. La "terza via", ove non sia un inganno per imbrogliare il popolo lavoratore e tenerlo soggiogati ai piedi del Capitale, confessa la sua totale insipienza scientifica.
Poi quella dello "statao sociale etnicizzato", è proprio una splendida chicca nazistoide...
Quanto scrivi è una dimostrazione di quanto certo nazionalismo sia distante dal patriottismo rivoluzionario e democratico.
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