[ 25 agosto 2018 ]
Nella Prima Lezione, siamo risaliti alle origini del movimento patriottico italiano, sottolineando la sua natura democratica, egualitaria, repubblicana e rivoluzionaria La sconfitta subita dalla rivoluzione del 1848 si portò appresso quella del patriottismo democratico e l'egemonia del blocco tra aristocrazia, monarchia e borghesia sul Risorgimento.
Nella Seconda lezione abbiamo spiegato la nascita del vero e proprio nazionalismo italiano che s'afferma come copertura ideologica dell'espansionismo colonialistico dello Stato unitario. Il blocco dominante preme affinché l'Italia diventi la "sesta potenza", il tutto sotto il governo dell'antesignano di Mussolini, ovvero Francesco Crispi, autore della famigerata frase che "l'unità d'Italia sarebbe inutile se non dovesse portarci forza e grandezza nazionale". Il nazionalismo italianista, dopo aver seppellito il patriottismo di matrice democratica e giacobina, sorge dunque come fenomeno sciovinista ed in concomitanza dell'avvento della fase imperialistica.
Siamo quindi alla terza lezione, dalla caduta di Crispi a quella del regime giolittiano, alla Grande Guerra imperialistica. L'espansionismo colonialistico prosegue, culmina anzi, nel 1911, nella Guerra all'impero ottomano e nella occupazione della Libia (la "quarta sponda" per i nazionalisti). Nel breve periodo che va dal 1911 al 1915, data dell'ingresso nel macello mondiale a fianco della Triplice Intesa, il nazionalismo non solo raggiunge il suo apogeo ma si caratterizza come fenomeno apertamente reazionario e antisocialista. Un ruolo determinante, nell'affiancare la grande borghesia nell'impresa bellica, prima ancora che Mussolini passasse al soldo di francesi e inglesi diventando "interventista, venne svolto dall'intellighentia che dal rifiuto del giolittismo e della distopia positivista, fece della guerra fratricida un mito sovversivo e palingenetico. I semi dell'avvento del fascismo (ed il fallimento del tentativo mussoliniano di fascistizzare il patriottismo) sono gettati. Ce ne occuperemo nella Quarta lezione.
Siamo quindi alla terza lezione, dalla caduta di Crispi a quella del regime giolittiano, alla Grande Guerra imperialistica. L'espansionismo colonialistico prosegue, culmina anzi, nel 1911, nella Guerra all'impero ottomano e nella occupazione della Libia (la "quarta sponda" per i nazionalisti). Nel breve periodo che va dal 1911 al 1915, data dell'ingresso nel macello mondiale a fianco della Triplice Intesa, il nazionalismo non solo raggiunge il suo apogeo ma si caratterizza come fenomeno apertamente reazionario e antisocialista. Un ruolo determinante, nell'affiancare la grande borghesia nell'impresa bellica, prima ancora che Mussolini passasse al soldo di francesi e inglesi diventando "interventista, venne svolto dall'intellighentia che dal rifiuto del giolittismo e della distopia positivista, fece della guerra fratricida un mito sovversivo e palingenetico. I semi dell'avvento del fascismo (ed il fallimento del tentativo mussoliniano di fascistizzare il patriottismo) sono gettati. Ce ne occuperemo nella Quarta lezione.
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