I. Congresso del Komintern, estate 1919 |
[ 30 agosto 2018 ]
Riteniamo necessario, mentre si fa un gran baccano sul "fascio-leghismo", pubblicare un documento dell'Internazionale Comunista, per la precisione una risoluzione approvata nel giugno 1923, otto mesi dopo che Mussolini salì al potere. Questa risoluzione fissa degli importantissimi punti fermi, sia per quanto attiene alla natura del fascismo (e su questo torneremo) che al modo in cui si doveva combattere. Ci siamo permessi di sottolineare alcuni passaggi topici.
* * *
RISOLUZIONE SUL FASCISMO
Approvata dal III. Plenum allargato dell'Internazionale Comunista (Komintern)
( 23 giugno 1923
)
Il fascismo è un
fenomeno di decadenza caratteristico di questa epoca, espressione della
progressiva dissoluzione dell’economia capitalistica e della decomposizione
dello stato borghese.
La sua radice
più profonda è nel fatto che la guerra imperialistica e il dissesto
dell’economia capitalistica che essa ha accresciuto e favorito hanno distrutto
le precedenti condizioni di vita e cioè la precedente sicurezza dell’esistenza
di larghi strati della piccola e media borghesia, dei piccoli contadini e
dell’«intellighenzia». Deluse son restate anche le confuse aspettative che
alcuni membri di questi strati sociali avevano riposto in un energico
miglioramento della società da parte del socialismo riformistico. Il tradimento
della rivoluzione da parte dei capi riformisti del partito e dei sindacati, la
loro capitolazione davanti al capitalismo, la loro coalizione con la borghesia
allo scopo di restaurare il vecchio dominio di classe e sfruttamento di classe
– tutto ciò all’insegna della «democrazia» - hanno fatto perdere a questa
specie di «simpatizzanti» del proletariato la speranza nel socialismo stesso e
nella sua forza di liberazione e di rinnovamento sociale. La debolezza di
volontà e il terrore della lotta, con le quali la schiacciante maggioranza del
proletariato fuori della Russia sovietica permette questo tradimento e lavora
sotto gli scorpioni capitalistici per rafforzare il proprio sfruttamento e
asservimento, hanno tolto ai piccolo e medio-borghesi in fermento, nonché agli
«intellettuali», la fiducia nella
classe operaia in quanto principale artefice di una trasformazione radicale
della società. Ad essi si sono uniti alcuni elementi proletari i quali, decisi
ad agire e pretendendo che si agisse, si sentivano insoddisfatti del
comportamento di tutti i partiti politici. Al fascismo spingono inoltre
disillusi e declassati, persone sradicate da ogni ceto sociale, specialmente
però ex ufficiali che dalla fine della guerra in poi sono diventati disoccupati
e senza guadagno.
In particolare
ciò vale per gli Stati centrali sconfitti, dove di conseguenza il fascismo ha
assunto una forte impronta repubblicana.
Senza conoscenze
storiche e senza educazione politica, la masnada fascista socialmente
variopinta, messa insieme a casaccio, attendeva ogni salvezza da uno «Stato»
che, creatura e strumento suo, attuasse il suo confuso, contraddittorio
programma in modo sedicente non-classista e apartitico, con o senza legalità
borghese, mediante la «democrazia» o un dittatore.
Il fascismo, nel
periodo del fermento rivoluzionario e della crescita del proletariato, ha
simpatizzato o almeno ha civettato con obiettivi rivoluzionario-proletari.
Il presidium del II. Congresso del Komintern estate 1920 |
Le masse che lo
seguivano oscillavano tra i due campi avversi dei grandi storici conflitti e
contrasti di classe. Di fronte alla ripresa del dominio borghese e
all’offensiva generale della borghesia, esse si sono tuttavia decisamente
buttate dalla parte della borghesia, dove sin dall’inizio sono stati i loro
capi. La borghesia ha assunto il fascismo al proprio servizio e lo ha assoldato
per la propria lotta diretta a sconfiggere il proletariato e ad asservirlo
durevolmente.
Quanto più a lungo e quanto più intensamente si sviluppa la
decomposizione dell’economia capitalistica, quanto più insopportabili si fanno
i pesi e le sofferenze che perciò premono sul proletariato, tanto meno bastano
a difendere l’ordine borghese contro l’incalzare delle masse lavoratrici le
prediche riformistiche di carattere pacifista e di collaborazione democratica
tra i lavoratori. La borghesia ha bisogno per la propria difesa di un potere
aggressivo contro la classe operaia. Il vecchio apparato di potere sedicente
«apolitico» dello Stato borghese non le garantisce più sufficiente sicurezza.
Essa procede a creare truppe speciali per la lotta di classe contro il
proletariato. Tali truppe gliele fornisce il fascismo. Benché questo per la sua
origine e per i suoi componenti includa anche tendenze rivoluzionarie che
potrebbero volgersi contro il capitalismo e il suo Stato, esso diventa però una
pericolosa forza della controrivoluzione. Lo dimostra dove vince: in Italia.
Si intende che
il fascismo, a seconda delle condizioni storiche date nei diversi paesi, mostra
tratti diversi, ma dappertutto la sua essenza consiste in un miscuglio della
violenza terroristica più brutale con una fraseologia apparentemente
rivoluzionaria che fa leva in modo demagogico sui bisogni e sugli umori di
larghe masse lavoratrici. Il suo più maturo sviluppo esso lo ha avuto sino ad
ora in Italia. Qui la passività del partito socialista e dei capi sindacali
riformisti gli ha aperto la porta; qui la sua fraseologia rivoluzionaria gli ha
dato il seguito di alcuni elementi proletari che ha reso possibile la sua
vittoria. Nello sviluppo del fascismo in Italia si manifesta l’incapacità del
partito e dei sindacati di utilizzare, ai fini di una crescita della lotta di
classe proletaria, l’occupazione delle fabbriche da parte degli operai del
1920. La conseguenza della vittoria fascista è la proibizione di ogni movimento
di lavoratori, anche della pura apolitica rivendicazione salariale. La vittoria
del fascismo in Italia incita la borghesia degli altri paesi a far sconfiggere
nello stesso modo il proletariato. Il destino dei fratelli italiani minaccia la
classe operaia di tutto il mondo.
Soltanto che lo
sviluppo del fascismo in Italia dimostra anche qualcos’altro: cioè che il
fascismo ha carattere ambivalente e porta in sé forti elementi di dissoluzione
e di decomposizione ideologica e politica. Il fine che esso persegue, di
forgiare cioè il vecchio Stato borghese «democratico» a fascistico Stato forte,
sprigiona conflitti tra la vecchia e la nuova burocrazia fascista; tra
l’esercito regolare con i suoi ufficiali di carriera e la nuova milizia con i
suoi capi; tra la violenta e fascistica politica nell’economia e nello Stato e
l’ideologia dei residui liberali e
democratici della borghesia; tra monarchici e repubblicani; tra i veri e propri
fascisti delle camicie nere e i nazionalisti accolti nel partito e nella
milizia; tra l’originario programma dei fascisti che illuse e conquistò le
masse, e l’odierna politica fascista che fa gli interessi del capitale
industriale e in prima linea dell’industria pesante artificialmente ingrassata.
Dietro questi ed altri conflitti stanno però, insuperabili e inconciliabili, i
conflitti economici e sociali tra i diversi strati sociali capitalistici, tra
la grande borghesia e i piccoli e medi borghesi, tra la piccola borghesia
terriera e l’intellighenzia e, al di sopra di tutti questi, il maggiore di
tutti i conflitti economici e sociali: il conflitto di classe tra borghesia e
proletariato. Sulla base di detti conflitti s’è verificata la bancarotta
ideologica del fascismo nella contraddizione tra il programma fascista e il
modo con cui esso s’è attuato. L’organizzazione armata e il terrore senza
scrupoli potranno impedire ancora per qualche tempo l’esplosione di questi
contrasti e nascondere questa bancarotta ideologica. Ma alla fine questi grandi
contrasti si faranno valere nelle stesse forze armate e faranno saltare il
fascismo.
L’avanguardia
rivoluzionaria del proletariato non deve assistere passivamente al processo di
dissoluzione del fascismo, ma è piuttosto suo dovere storico favorirlo
attivamente e consapevolmente. Gli elementi rivoluzionari confusamente e
inconsapevolmente conquistati al fascismo devono essere spinti alla lotta di
classe proletaria contro il dominio di classe e il potere di sfruttamento della
borghesia.
Il superamento
ideologico e politico del fascismo deve preparare la sua sconfitta militare.
All’avanguardia
cosciente e rivoluzionaria della classe operaia spetta il compito di prendere
nelle sue mani la lotta contro il fascismo che si va organizzando in tutto il
mondo. Essa deve disarmare politicamente il fascismo e deve organizzare i
lavoratori per una forte ed efficace autodifesa contro le sue violenze. A
questo scopo dev’essere fatto quanto segue:
I. In ogni paese deve esser creato da parte dei partiti e delle
organizzazioni operaie di ogni orientamento un organo speciale per dirigere la
lotta contro il fascismo.
I compiti di
questo organo sono:
1) Raccolta
delle notizie sul movimento fascista nel proprio paese.
2) Sistematica
illustrazione, per la classe operaia, del carattere di classe del movimento
fascista mediante articoli di giornale, opuscoli, manifesti, riunioni, ecc.
3) Sistematica
illustrazione alle masse neoproletarie o minacciate di sicura proletarizzazione
della loro condizione della funzione di difesa dell’alta borghesia svolta dal
fascismo.
4) Organizzazione
della lotta difensiva dei lavoratori mediante fondazione di squadre e loro
armamento. Poiché i fascisti fanno propaganda specialmente fra la gioventù e la
gioventù lavoratrice dev’essere
immessa nel fronte unico, è necessario accogliere giovani dai 17 anni in poi
nelle squadre comuni. Organizzazione di comitati operai di controllo per
impedire il trasporto di bande fasciste e di armi ad esse. Battere senza
riguardi ogni tentativo fascista di terrorizzare i lavoratori e di impedire le
manifestazioni della loro vita di classe.
5) Attrarre a
questa lotta tutti i lavoratori senza distinzione di orientamento. Far appello
a tutti partiti operai, ai sindacati e soprattutto a tutte le organizzazioni proletarie di massa per la comune
difesa del fascismo.
6) Lotta contro
il fascismo nel Parlamento e in tutte le altre istituzioni pubbliche. Nel far
ciò è da sottolineare il carattere sciovinistico del fascismo nei diversi
paesi, grazie al quale s’accresce il pericolo di nuove guerre internazionali.
II. L’organizzazione delle forze fasciste
si compie a livello internazionale,
quindi è necessario organizzare anche la lotta dei lavoratori
internazionalmente. A questo scopo deve crearsi un comitato operaio
internazionale. Compito di questo comitato internazionale, oltre lo scambio
delle esperienze, l’organizzazione di azioni internazionali, il primo luogo
contro il fascismo italiano e i suoi rappresentanti all’estero.
Per la lotta
contro di esso si devono prendere in considerazione:
1) Una campagna
internazionale di propaganda, mediante giornali, opuscoli, immagini, riunioni
di massa, del carattere assolutamente antioperaio della dittatura dei fascisti
in Italia e della distruzione sistematica di tutte le organizzazioni dei
lavoratori da parte sua.
2) Organizzazione
di riunioni di massa internazionali e dimostrazioni internazionali contro il
fascismo, contro i rappresentanti dello Stato fascista all’estero, ecc.
3) Lotta nel
Parlamento; appelli e parlamenti, ai gruppi parlamentari dei partiti operai,
alle organizzazioni internazionali dei lavoratori, per l’invio in Italia di
commissioni per indagare sulla situazione della classe operaia.
4) Lotta per
l’immediata liberazione dei lavoratori comunisti, socialisti e senza partito
arrestati o condannati.
5) Preparazione
di un boicottaggio internazionale di tutti i lavoratori contro l’Italia:
rifiuto delle forniture di carbone all’Italia; rifiuto di tutti i lavoratori
dei trasporti di scaricare e di trasportare merci da e per l’Italia, ecc. A
questo scopo creazione di comitati internazionali di minatori, di marinai, di
ferrovieri, di lavoratori dei trasporti di ogni specie.
6) Sostegno
materiale e morale dei lavoratori italiani perseguitati con collette,
sistemazione dei profughi, sostegno del loro lavoro all’estero, ecc.
Riorganizzazione corrispondente a questo scopo del Soccorso Rosso. Le
associazioni operaie devono essere indotto a fornire questo soccorso.
Si deve
imprimere bene nella coscienza dei lavoratori che il destino della classe
operaia italiana sarà il loro destino, se essi non impediranno, con
un’energica, rivoluzionaria lotta contro la classe dominante, il confluire nel
fascismo degli elementi provvisti di minore coscienza di classe. Le
organizzazioni operaie devono perciò respingere con la massima energia le più
vaste masse popolari contro il capitale, per difenderle dallo sfruttamento e
dall’oppressione e devono contrapporre la più seria lotta di massa alle
demagogiche parole d’ordine apparentemente rivoluzionarie del fascismo. Esse
devono inoltre battersi con tutte le forze contro i primi tentativi delle
organizzazioni fasciste nel proprio paese e devono essere convinte che esse
combatteranno nel modo più efficace il fascismo in Italia, combattendolo nel
modo più energico nel proprio paese.
* In Aldo Agosti,
La Terza Internazionale storia
documentaria, volume I, tomo II, Editori Riuniti, 1974
Nessun commento:
Posta un commento