[ 11 agosto 2018 ]
Carl Schmitt nella sua Teologia Politica (1922) affermò che «Tutti i concetti più pregnanti della moderna dottrina dello Stato sono concetti teologici secolarizzati».
Tesi che condivido, malgrado suoni sacrilega ai filosofi liberali ed eretica a certo marxismo.
Quando Schmitt sostenne che «Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione» intese dire che solo circostanze estreme e solo in esse (guerre civili, sollevazioni popolari, guerre contro un nemico esterno) il Sovrano è tale se, per superare il marasma ed imporre il suo predominio, è disposto a sospendere, con le leggi scritte, il cosiddetto Stato di diritto.
Carl Schmitt nella sua Teologia Politica (1922) affermò che «Tutti i concetti più pregnanti della moderna dottrina dello Stato sono concetti teologici secolarizzati».
Tesi che condivido, malgrado suoni sacrilega ai filosofi liberali ed eretica a certo marxismo.
Quando Schmitt sostenne che «Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione» intese dire che solo circostanze estreme e solo in esse (guerre civili, sollevazioni popolari, guerre contro un nemico esterno) il Sovrano è tale se, per superare il marasma ed imporre il suo predominio, è disposto a sospendere, con le leggi scritte, il cosiddetto Stato di diritto.
Dove Schmitt ci mette del suo è quando considera, che la "decisione sovrana" è l'equivalente del miracolo, il miracolo in quanto tale inesorabile, che solo un potere assoluto, sicuro della sua missione salvifica, può compiere. La legittimazione con cui questo Sovrano dichiara e impone il miracolo dello stato d'eccezione non è dunque mai di natura democratica, è per sua stessa essenza, verticale e assolutistica. Di qui, di contro al liberalismo, il primato sostanziale del Politico sul giuridico-formale. Aggiunge Schmitt che il liberalismo (nelle sue varie declinazioni), supponendo al contrario il primato del giuridico sul Politico, è anch'esso una teologia, ha infatti anch'esso un'origine religiosa, precisamente il deismo che ammette che Dio ha messo in moto il mondo, di tal fatta che non possa cambiare le sue leggi o interromperle.
Cos'è precisamente la profezia? E' una predizione di eventi futuri di origine divina, per ciò stesso infallibile, così colui che la pronuncia è profeta in quanto, possedendo il dono di leggere i disegni divini, anticipa ciò che è destinato ad accadere.
Seguendo la teologia della politica schmittiana, profezia è dunque ogni previsione che si avvera.
Politica non è solo visione, è dunque necessariamente previsione.Tuttavia essa non può essere apodittica, destinale.
La ragione è che la sfera del Politico è un campo di battaglia, all'interno del quale agiscono e si agitano forze numerose, diverse, e con opposti fini. Si tratta quindi di una lotta il cui esito dipende da molteplici fattori. La previsione che si avvera, la previsione che diventa profezia, è quella di chi riuscirà ad imporre la propria supremazia politica. Ciò vale, a ben vedere, anche ammettendo l'eterogenesi dei fini, giacché ci sarà sempre un protagonista per eteronomo che sia, che agisce come medium attraverso il quale un fine, alla fine, si compie, un soggetto che realizza e si realizza nell'atto di forza che fa di esso il sovrano.
E' dunque attraverso l'esercizio della forza che una previsione si manifesta, ex post, giammai ex ante, come profezia.
L'accumulazione strategica e l'uso tattico della forza in vista della vittoria, in questo consiste, in fin dei conti, l'arte della politica.
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