[ 6 dicembre ]
Infatti, le dimissioni del buffone (se non preludio ad un Renzi bis) fungono solo da apripista per un governo tecnico che, come quello di Monti, dovrà fronteggiare a suon di tagli, tasse e austerità, una nuova ulteriore crisi (dello spread anche 'sta volta?) che verrà scatenata da chi veramente è uscito sconfitto (ma non scalfito) dal referendum di ieri, un nuovo governo della troika che solo formalmente dovrà occuparsi della riforma elettorale e chiudere i battenti di questa legislatura prima della naturale scadenza, ma che finirà di distruggere ogni residuo di democrazia e giustizia sociale nel nostro Paese,come Grigoriou Panagiotis potrebbe facilmente prevedere.
L'esperienza greca è oramai giunta alle nostre porte, tenetevi forte, preparatevi all'impatto, ma anche alla reazione!
Sul versante politico parlamentare, nessuno si illuda, comunque vada, non andremo a votare anticipatamente ora che con la vittoria del NO, le élite, hanno sperimentato il confronto con l'elettorato italiano. Il maggiordomo del colle terrà in vita questa legislatura incostituzionale a tutti i costi perchè così vogliono i burattinai che lo sostengono. E chi avrà l'"onesta" di essere conseguente alle proprie dichiarazioni di ieri e di oggi e proclamerà un nuovo "Aventino" abbandonando i lavori parlamentari se non si ricorrerà immediatamente alle urne, avrà il mio apprezzamento e forse il mio sostegno (con tanto di formale ritrattazione di passate dichiarazioni).
E si, perchè un "Aventino 2017", a cento anni dalla prima rivoluzione operata dai lavoratori, sicuramente darebbe la forza necessaria per ribellarsi a chi ogni giorno si alza per guadagnarsi il pane onestamente; una forte protesta parlamentare darebbe il La e la direzione alla sollevazione e forse alla liberazione del Popolo sovrano dalla dittatura europea dei mercati.
Ma qualcosa mi dice che l'unico partito che potrebbe farlo, pur avendo la speranza di vincere le prossime elezioni, non farà proprio nulla lasciando ad una visita sui tetti di Montecitorio la propria unica ed irripetibile azione in difesa di una Costituzione che resta esautorata dai trattati europei anche nonostante il secco NO di ieri.
VOLENTIERI pubblichiamo questo contributo di Simone Boemio, che pone al movimento democratico e sovranista quesiti dirimenti.
Dissentiamo però su due punti di analisi: escludiamo, data la schiacciante vittoria del NO, che i dominanti riescano ad imporre, dopo quello di Renzi, un governo della troika; e ancor più difficile sarà evitare elezioni anticipate. Come la vediamo l'abbiamo scritto proprio ieri.
Ha vinto il NO, ma questa è stata solo la prima delle tante battaglie da vincere per riportare democrazia, lavoro e diritti sociali in testa all'agenda del Paese.
Da parte mia la soddisfazione è già stata archiviata e ha lasciato il posto a tante considerazioni sul futuro, perchè la vittoria del NO è solo servita a non legittimare in Costituzione lo status quo.
Ma lo status quo va comunque ribaltato e la Costituzione del '48 ripristinata e applicata integralmente (se si perseguono democrazia, lavoro e diritti sociali) e questo purtroppo non è, sia nell'agenda delle forze politiche parlamentari che hanno sostenuto il NO, che nella consapevolezza degli italiani.
Il bello (si fa per dire) è che in tutt'Italia si crede che lo sconfitto sia Renzi o al massimo Napolitano (in molti addirittura sostengono di aver sconfitto il comunismo! pensa te come siamo messi) e, salvo una sparuta minoranza dei più attenti e capaci, nessuno sa a cosa è stato realmente detto di NO, ovvero: sottoporre ulteriormente e definitivamentela nostra Costituzione al volere dei mercati.
Quindi che fare?
Cercare di lavorare all'interno degli attuali partiti per modificarne l'impostazione politica o contribuire alla nascita, crescita e vittoria di uno ad hoc?
Sicuramente se la prima soluzione appare quantomeno velleitaria, la seconda si sta dimostrando ogni giorno sempre più irrealizzabile a causa dell'incapacità delle migliori menti del Paese di fare squadra, ma anche a causa della più totale assenza di un sistema mediatico libero e democratico.
Il mio appello è sempre lo stesso ed è rivolto alle varie personalità che da anni si battono per la sovranità democratica del Popolo Italiano, per il diritto al lavoro e a una esistenza dignitosa libera dal bisogno per ogni cittadino:
mettere da parte i personalismi, le ruggini di cui si avvantaggia solo il nemico comune, la sfiducia derivante dal logorio di una attività politica e culturale estenuante e priva di soddisfazioni e sedersi tutti insieme intorno ad un tavolo per trovare un minimo comune denominatore sul quale costruire una alternativa politica duratura e degna di perfezionare l'opera dei padri costituenti.
Dal canto mio, considerata l'arduità delle due soluzioni e le caratteristiche degli attori principali di entrambe, conservo il mio meditato pessimismo e seguito a confidare in una qualche forma di sollevazione popolare che spero nasca come reazione alle prossime prevedibili mosse eversive e destabilizzanti delle elites finanziarie globali (perfettamente rappresentate dalle istituzioni europee) uscite sconfitte dal referendum sulla deforma costituzionale.
Da parte mia la soddisfazione è già stata archiviata e ha lasciato il posto a tante considerazioni sul futuro, perchè la vittoria del NO è solo servita a non legittimare in Costituzione lo status quo.
Ma lo status quo va comunque ribaltato e la Costituzione del '48 ripristinata e applicata integralmente (se si perseguono democrazia, lavoro e diritti sociali) e questo purtroppo non è, sia nell'agenda delle forze politiche parlamentari che hanno sostenuto il NO, che nella consapevolezza degli italiani.
Il bello (si fa per dire) è che in tutt'Italia si crede che lo sconfitto sia Renzi o al massimo Napolitano (in molti addirittura sostengono di aver sconfitto il comunismo! pensa te come siamo messi) e, salvo una sparuta minoranza dei più attenti e capaci, nessuno sa a cosa è stato realmente detto di NO, ovvero: sottoporre ulteriormente e definitivamentela nostra Costituzione al volere dei mercati.
Quindi che fare?
Cercare di lavorare all'interno degli attuali partiti per modificarne l'impostazione politica o contribuire alla nascita, crescita e vittoria di uno ad hoc?
Sicuramente se la prima soluzione appare quantomeno velleitaria, la seconda si sta dimostrando ogni giorno sempre più irrealizzabile a causa dell'incapacità delle migliori menti del Paese di fare squadra, ma anche a causa della più totale assenza di un sistema mediatico libero e democratico.
Il mio appello è sempre lo stesso ed è rivolto alle varie personalità che da anni si battono per la sovranità democratica del Popolo Italiano, per il diritto al lavoro e a una esistenza dignitosa libera dal bisogno per ogni cittadino:
mettere da parte i personalismi, le ruggini di cui si avvantaggia solo il nemico comune, la sfiducia derivante dal logorio di una attività politica e culturale estenuante e priva di soddisfazioni e sedersi tutti insieme intorno ad un tavolo per trovare un minimo comune denominatore sul quale costruire una alternativa politica duratura e degna di perfezionare l'opera dei padri costituenti.
Dal canto mio, considerata l'arduità delle due soluzioni e le caratteristiche degli attori principali di entrambe, conservo il mio meditato pessimismo e seguito a confidare in una qualche forma di sollevazione popolare che spero nasca come reazione alle prossime prevedibili mosse eversive e destabilizzanti delle elites finanziarie globali (perfettamente rappresentate dalle istituzioni europee) uscite sconfitte dal referendum sulla deforma costituzionale.
Infatti, le dimissioni del buffone (se non preludio ad un Renzi bis) fungono solo da apripista per un governo tecnico che, come quello di Monti, dovrà fronteggiare a suon di tagli, tasse e austerità, una nuova ulteriore crisi (dello spread anche 'sta volta?) che verrà scatenata da chi veramente è uscito sconfitto (ma non scalfito) dal referendum di ieri, un nuovo governo della troika che solo formalmente dovrà occuparsi della riforma elettorale e chiudere i battenti di questa legislatura prima della naturale scadenza, ma che finirà di distruggere ogni residuo di democrazia e giustizia sociale nel nostro Paese,come Grigoriou Panagiotis potrebbe facilmente prevedere.
L'esperienza greca è oramai giunta alle nostre porte, tenetevi forte, preparatevi all'impatto, ma anche alla reazione!
Sul versante politico parlamentare, nessuno si illuda, comunque vada, non andremo a votare anticipatamente ora che con la vittoria del NO, le élite, hanno sperimentato il confronto con l'elettorato italiano. Il maggiordomo del colle terrà in vita questa legislatura incostituzionale a tutti i costi perchè così vogliono i burattinai che lo sostengono. E chi avrà l'"onesta" di essere conseguente alle proprie dichiarazioni di ieri e di oggi e proclamerà un nuovo "Aventino" abbandonando i lavori parlamentari se non si ricorrerà immediatamente alle urne, avrà il mio apprezzamento e forse il mio sostegno (con tanto di formale ritrattazione di passate dichiarazioni).
E si, perchè un "Aventino 2017", a cento anni dalla prima rivoluzione operata dai lavoratori, sicuramente darebbe la forza necessaria per ribellarsi a chi ogni giorno si alza per guadagnarsi il pane onestamente; una forte protesta parlamentare darebbe il La e la direzione alla sollevazione e forse alla liberazione del Popolo sovrano dalla dittatura europea dei mercati.
Ma qualcosa mi dice che l'unico partito che potrebbe farlo, pur avendo la speranza di vincere le prossime elezioni, non farà proprio nulla lasciando ad una visita sui tetti di Montecitorio la propria unica ed irripetibile azione in difesa di una Costituzione che resta esautorata dai trattati europei anche nonostante il secco NO di ieri.
* Fonte: Articolo Uno
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