[ 23 dicembre ]
Tre giorni fa pubblicavamo l'opinione di Manolo Monereo riguardo alla frattura interna che lacera Podemos, tra la corrente guidata da Pablo Iglesias e quella capeggiata da Iñigo Errejón [i due nella foto].
Monereo lamentava che questa disputa, in vista del prossimo congresso di febbraio (Assemblea statale di Vista Alegre II) ha poco spessore politico, schiacciata com'è sul piano del modello organizzativo, una battaglia per il comando organizzativo del movimento. Questa disputa è culminata nel referendum tra gli iscritti che si è svolto dal 18 al 20 dicembre. Ieri sera son o stati resi noti i risultati.
Ma su che cosa gli iscritti alla piattaforma elettronica di Podemos sono stati chiamati a votare? Sulle regole per andare al congresso e, in particolare, se sui criteri per comporre le diverse piattaforme/liste per i posti di direzione. Col modello proposto da Iglesias (chiamato DesBorda) ogni lista nominativa deve essere collegata ad una piattaforma politica, mentre in quello avanzato da Errejón questo collegamento non era prescrittivo.
Su 140mila iscritti hanno votato in 99.077, ovvero il 38% di quelli che il movimento considera "attivi" e aventi diritto.
La proposta di Iglesias ha ottenuto il 41,57% dei voti (40.830), quella difesa da Iñigo Errejón ha ottenuto il 39,12% (38.419), quella promossa dai trotskysti di Izquierda Anticapitalista di Miguel Urban il 10,5% del totale (10.313.
La differenza tra la proposta di Iglesias e quella di Errejón è stata di 2.411 voti, ciò che dimostra la forza di quest'ultimo, ovvero l'equilibrio tra le due correnti fondamentali. Risultato inatteso visto che ci si aspettava una vittoria di Iglesias ben più robusta.
Al di là dei sofisticati e per certi versi capziosi meccanismi su cui gli iscritti di Podemos sono stati chiamati a votare, vale la pena ricordare che durante la prolungata crisi di governo, era emersa con chiarezza la divisione politica tra le due correnti: quella "moderata" di Errejón disposta a sostenere dall'esterno un governo del PSOE, quella "radicale" di Iglesias che respingeva un sostegno esterno al PSOE e semmai accettava l'idea di un governo congiunto.
Tre giorni fa pubblicavamo l'opinione di Manolo Monereo riguardo alla frattura interna che lacera Podemos, tra la corrente guidata da Pablo Iglesias e quella capeggiata da Iñigo Errejón [i due nella foto].
Monereo lamentava che questa disputa, in vista del prossimo congresso di febbraio (Assemblea statale di Vista Alegre II) ha poco spessore politico, schiacciata com'è sul piano del modello organizzativo, una battaglia per il comando organizzativo del movimento. Questa disputa è culminata nel referendum tra gli iscritti che si è svolto dal 18 al 20 dicembre. Ieri sera son o stati resi noti i risultati.
Ma su che cosa gli iscritti alla piattaforma elettronica di Podemos sono stati chiamati a votare? Sulle regole per andare al congresso e, in particolare, se sui criteri per comporre le diverse piattaforme/liste per i posti di direzione. Col modello proposto da Iglesias (chiamato DesBorda) ogni lista nominativa deve essere collegata ad una piattaforma politica, mentre in quello avanzato da Errejón questo collegamento non era prescrittivo.
Su 140mila iscritti hanno votato in 99.077, ovvero il 38% di quelli che il movimento considera "attivi" e aventi diritto.
La proposta di Iglesias ha ottenuto il 41,57% dei voti (40.830), quella difesa da Iñigo Errejón ha ottenuto il 39,12% (38.419), quella promossa dai trotskysti di Izquierda Anticapitalista di Miguel Urban il 10,5% del totale (10.313.
La differenza tra la proposta di Iglesias e quella di Errejón è stata di 2.411 voti, ciò che dimostra la forza di quest'ultimo, ovvero l'equilibrio tra le due correnti fondamentali. Risultato inatteso visto che ci si aspettava una vittoria di Iglesias ben più robusta.
Al di là dei sofisticati e per certi versi capziosi meccanismi su cui gli iscritti di Podemos sono stati chiamati a votare, vale la pena ricordare che durante la prolungata crisi di governo, era emersa con chiarezza la divisione politica tra le due correnti: quella "moderata" di Errejón disposta a sostenere dall'esterno un governo del PSOE, quella "radicale" di Iglesias che respingeva un sostegno esterno al PSOE e semmai accettava l'idea di un governo congiunto.
La dichiarazione di Pablo Iglesias dopo il referendum
La dichiarazione di Iñigo Errejón
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