28 settembre
Sul blog Bandiera rossa in movimento è in corso un dibattito. Tema: Uscire dell'euro sì o no? Abbiamo venerdì scorso riportato l'intervento di Giancarlo D'Andrea. Ci pare utile far conoscere ai nostri lettori anche quello del compagno Norberto Fragiacomo, dal titolo Europa, Ue e stato nazionale: un’interpretazione autentica del mio pensiero. Esso tocca la "questione incandescente", ovvero il vero e proprio tabù a sinistra, della "sovranità nazionale" La conclusione che tira Fragiacomo ci trova d'accordo...
«Ora, il punto è questo: come è stato autorevolmente detto, chi aspetta per muoversi il miracolo di un’insurrezione globale non è un rivoluzionario, è un sognatore. Oblomov non farà mai la Rivoluzione, socialista o democratica che sia. Allo stato dei fatti, un moto potrebbe scoppiare in una qualsiasi zona del continente o, al limite, in territori fra loro lontani: per questo, un’attività propiziatoria a livello nazionale ed anche locale è indispensabile. Se però si vuole che l’ipotetica fiammella si estenda fino a diventare incendio è necessario uno stretto collegamento sovranazionale: un’Internazionale di nuovo conio che sappia elaborare un linguaggio comune e coordinare le forze disposte alla lotta.
Per quanto mi riguarda scelgo la terza opzione, pur consapevole che non saranno le preferenze personali del sottoscritto a determinare il corso della Storia futura – e confermando la mia piena disponibilità a collaborare con chiunque, sovranista o meno, si proponga di rovesciare questo sistema iniquo, assolutamente irriformabile e lanciato verso la (nostra) catastrofe.
Avvertenza ai critici, che non mancheranno: ho tentato, su richiesta, di schematizzare il mio pensiero su un tema fin troppo incandescente, senza illudermi che nelle mie tasche vuote si nasconda la “Verità”. D’altra parte:Quid est veritas?»
Sul blog Bandiera rossa in movimento è in corso un dibattito. Tema: Uscire dell'euro sì o no? Abbiamo venerdì scorso riportato l'intervento di Giancarlo D'Andrea. Ci pare utile far conoscere ai nostri lettori anche quello del compagno Norberto Fragiacomo, dal titolo Europa, Ue e stato nazionale: un’interpretazione autentica del mio pensiero. Esso tocca la "questione incandescente", ovvero il vero e proprio tabù a sinistra, della "sovranità nazionale" La conclusione che tira Fragiacomo ci trova d'accordo...
«Ora, il punto è questo: come è stato autorevolmente detto, chi aspetta per muoversi il miracolo di un’insurrezione globale non è un rivoluzionario, è un sognatore. Oblomov non farà mai la Rivoluzione, socialista o democratica che sia. Allo stato dei fatti, un moto potrebbe scoppiare in una qualsiasi zona del continente o, al limite, in territori fra loro lontani: per questo, un’attività propiziatoria a livello nazionale ed anche locale è indispensabile. Se però si vuole che l’ipotetica fiammella si estenda fino a diventare incendio è necessario uno stretto collegamento sovranazionale: un’Internazionale di nuovo conio che sappia elaborare un linguaggio comune e coordinare le forze disposte alla lotta.
Questo consesso non potrà decidere né programmare tutto: solo un ubriaco potrebbe immaginare che fracando botòn in una stanza chiusa salti macaco (cioè la Rivoluzione prenda magicamente il via). Senza una persona capace alla guida, tuttavia, la macchina va a sbattere: qualsiasi successo locale avrebbe vita effimera, anche perché un ipotetico governo popolare si troverebbe a prendere decisioni capitali in mezzo al caos di una fortezza assediata. Uno Stato-continente, invece, avrebbe chance di sopravvivenza.
Per questo mi permetto di dire: un ritorno allo Stato nazionale potrebbe al più costituire una soluzione ponte, una fase di passaggio all’interno di un quadro sovranazionale in rapida trasformazione. O la sollevazione – per quanto non simultanea – sarà generale, o il suo destino è fin d’ora segnato: gli incendi circoscritti si domano facilmente. Attenzione: il Superstato europeo è un’opzione fra tante, le possibili forme aggregative sono varie (ad es. una Confederazione). Quella che ritengo imprescindibile è l’unità di intenti e – mi ripeterò fino alla nausea, dei pazienti lettori e mia – un coordinamento fra forze operanti all’interno di un orizzonte comune.
Per questo mi permetto di dire: un ritorno allo Stato nazionale potrebbe al più costituire una soluzione ponte, una fase di passaggio all’interno di un quadro sovranazionale in rapida trasformazione. O la sollevazione – per quanto non simultanea – sarà generale, o il suo destino è fin d’ora segnato: gli incendi circoscritti si domano facilmente. Attenzione: il Superstato europeo è un’opzione fra tante, le possibili forme aggregative sono varie (ad es. una Confederazione). Quella che ritengo imprescindibile è l’unità di intenti e – mi ripeterò fino alla nausea, dei pazienti lettori e mia – un coordinamento fra forze operanti all’interno di un orizzonte comune.
per adesioni e informazioni: info@sinistracontroeuro.it |
Concludo con una similitudine che mi auguro calzante, pur sapendola storicamente scorretta (visto che le condizioni di partenza sono diversissime). Nel 1917 la Russia aveva tre strade davanti: poteva sopravvivere come Impero zarista (oggi: l’Europa potrebbe restare feudo capitalista); poteva frantumarsi in diverse entità (oggi: ogni Stato nazionale potrebbe andare per conto suo), e rischiò in effetti di andare incontro a questa sorte; poteva costituirsi in Unione Sovietica, nel pieno riconoscimento – voluto da Lenin – della pari dignità fra le diverse etnie (oggi: potrebbe forgiarsi, nella lotta, un’Europa dei popoli, sufficientemente coesa e avviata verso il Socialismo).
Per quanto mi riguarda scelgo la terza opzione, pur consapevole che non saranno le preferenze personali del sottoscritto a determinare il corso della Storia futura – e confermando la mia piena disponibilità a collaborare con chiunque, sovranista o meno, si proponga di rovesciare questo sistema iniquo, assolutamente irriformabile e lanciato verso la (nostra) catastrofe.
Avvertenza ai critici, che non mancheranno: ho tentato, su richiesta, di schematizzare il mio pensiero su un tema fin troppo incandescente, senza illudermi che nelle mie tasche vuote si nasconda la “Verità”. D’altra parte:Quid est veritas?»
5 commenti:
"Quid est veritas"?
La verità è che, con tutti i se e i ma storici, "siamo in braghe di tela".
Guardado indietro: la prima Guerra Mondiale è stata combattuta per lasciare campo libero al predominio capitalistico anglo-americano (la France de la Gloire lasciamola con le sue illusioni), abbattendo la Terza Roma e l'Impero Turco che erano i principali ostacoli al sorgere dello Stato d'Israele.
Il giochino è costato a noi italiani 600.000 morti, il caos interno e una dittatura pretenziosa che voleva recuperare l 'antica Roma dei Cesari. E via di questo passo con la Seconda Guerra Mondiale con lo scontro (questo sì davvero titanico) fra "i Popoli giovani" e il "Mondo Demo, pluto ccc.ecc."
Oggi è la Crisi letale sullo scenario di un'Europa-finzione feudo del Mondo Demo, pluto, ecc.ecc.
IN cambio stiamo perdendo a pezzi una delle poche cose positive recuperate nella Seconda Guerra Mondiale: la Costituzione democratica. In aggiunta mettiamoci il Welfare conquistato a durissimo prezzo dai lavoratori. Ora si aggiungerà alle nostre disgrazie il TTIP che azzererà i poteri dello Stato consegnando tutto chiavi in mano alle prepotenze capitalistche di ogni specie.
"Quid est Veritas"?
Probabilmente perderemo anche le braghe di tela ormai abbondantemente rattoppate.
Quid est veritas? Lo chiede Pilato a Gesù senza ottenere risposta.
Ma la risposta è nella domanda stessa ossia nel suo anagramma
Est vir qui adest
È l'uomo che sta davanti a te
A parte l'ermeneutica freestyle l'articolo è l'epitome della regressione infantile della discussione politica sia a destra che a sinistra, ma vederla a sinistra fa più impressione e dispiacere.
La vera "veritas" è
1) la "rivoluzione" non la farà la sinistra ma casomai la destra alla Le Pen. La sinistra è morta presso il popolo e la classe media sia come partito, avendo da lunga pezza consumato il tradimento sia, e questo è il dramma, come ideologia.
La strada possibile è verso una nuova visione solidaristica e comunitaria ma non sarà mai "pensata" o vissuta come "di sinistra" e comunque verrà solo dopo una reazione popolare, se mai ci sarà, connotata come populismo di destra.
2) ma non ci sarà nemmeno quello. Nei prossimi anni vedremo un debole fuochino di paglia di etichetta sovranista ma non attecchirà mai.
L'unico fattore imprevedibile è la crescente instabilità della situazione internazionale.
Qualora l'egemonia economica e politica dell'occidente fosse realmente messa in discussione le ripercussioni a livello sociale e politico sarebbero molto forti.
In quel caso tutto potrebbe succedere ma se ne parlerà (eventualmente) fra una decina d'anni.
Per adesso mettiamoci il cuore in pace che non succede niente.
Sì. Disse: "Io sono la via, la Verità e la Vita".
Che sembra significhi: la Croce e l'Amore per tutti anche se ti trafiggono con chiodi.
Forse è un po' troppo comodo per chi ha l'hobby di piantar chiodi.
E se se ne approfittasse?
SE se ne approfittasse?
Mi pare che l'abbia già fatto abbondantemente finora nella Storia.
Inshiallah.
Però: Islam e Cristianesimo non sono poi così diversi ....
Compagni, fate un po come volete, ma finché non vi renderete conto che il conflitto attuale è globalismo vs sovranismo non andrete da nessuna parte. Nessun non-sovranista vi tirerà fuori dal buco in cui ci hanno cacciato. Fatevene una ragione.
Fragiacomo, a che santo dovremmo votarci?
A chi caldeggia l'impero del N.W.O. o a chi vorrebbe una specie di ritorno "all'ancien régime" ?
L'Ancien Régime l'hanno fatto fuori proprio per instaurare il NWO. All'inizio fu la Rivoluzione Francese e nessuno si accorse che era il principio della fine.
Fine del Mondo, si capisce ..."« Dies irae, dies illa, dies tribulationis et angustiae, dies calamitatis et miseriae, dies tenebrarum et caliginis, dies nebulae et turbinis, dies tubae et clangoris super civitates munitas et super angulos excelsos. »
Ecco. Abbiamo dormito troppo e capito niente, a suo tempo.
Posta un commento