13 settembre.
SON ROSE CHE NON FIORIRANNO
Giovedì 11 settembre 2014 – in occasione dell’inaugurazione della festa della Cgil “Piazza Bella Piazza” con un dibattito con la presenza dell’on. Stefano Fassina - il gruppo romano del Coordinamento della sinistra contro l’euro ha effettuato un volantinaggio per mettere Stefano Fassina, e il Pd tutto, di fronte alle proprie responsabilità in merito all’approvazione del Fiscal Compact, del pareggio di bilancio, dell’austerità e, più in generale, del sistema eurista. Ecco il volantino (che potete scaricare e distribuire cliccando qui).
SON ROSE CHE NON FIORIRANNO
«Il 18 aprile 2012 è una data da ricordare. In ossequio ai diktat delle oligarchie europee ed al Fiscal compactvenne modificato l’Art. 81 della Costituzione, introducendo uno dei dogmi più assurdi del neoliberismo: ilpareggio di bilancio. Il voto unanime di Pd, Pdl e Terzo polopermise di evitare che questo nuovo strappo, questa ennesimacessione di sovranità, potesse essere sottoposto a referendum popolare.
Con un tardivo sussulto di resipiscenza Stefano Fassina e parte del Pd annunciano un emendamento al ddl sulle “riforme” per modificare il comma 2 dell’Art. 81 allo scopo di rimuovere l’obbligo del pareggio di bilancio, «… in modo che sia possibile l’indebitamento da parte dello Stato per fare degli investimenti». Fassina ha poi aggiunto: «D’altra parte è in linea con quanto dice Renzi». In linea con quanto dice Renzi, forse, non certo con quel che Renzi fa. La Legge di stabilità in dirittura d’arrivo rispetta infatti tutti i desiderata dei gendarmi euro-tedeschi dell’austerità.
L’iniziativa di Fassina muove da una premessa fin troppo ovvia: che nelle condizioni di recessione più deflazione,applicare il Fiscal compact spingerebbe il Paese nell’abisso. È quindi una mossa giusta e necessaria, madel tutto inadeguata.
Non basta evitare il peggio, occorre una svolta radicale, a partire dalla politica economica e sociale. Una svolta che implica una rottura decisa dei vincoli europei, la riconquista della sovranità politica del nostro Paese, a cominciare da quella monetaria.
Abbiamo alle spalle un tempo sufficiente per tirare un bilancio dell’Unione europea. Se questa è il luogo dove la crisi globale è più devastante non c’è dubbio che ciò dipenda dalla natura e dall’architettura neoliberistadell’Unione. L’Unione ha tradito tutte le sue promesse. Sono cresciuti gli squilibri tra i paesi, sono cresciute le diseguaglianze sociali, abbiamo i tassi di disoccupazione più alti tra i paesi Ocse, la democrazia è stata rimpiazzata da un regime neo-autocratico in cui banche e grande finanza speculativa la fanno da padrone.
Ripudiare il Fiscal compact non è sufficiente a far uscire il Paese dal marasma. È indispensabile, come la Costituzione contempla, che lo Stato riconquisti il centro anche sul piano economico, poiché solo esso può avviare un grande piano d’investimenti per la piena occupazione. Per questo deve riconquistare la sovranità monetaria, elemento essenziale di politica economica e di bilancio, cessando di prendere i soldi a prestito dal sistema bancario privato, che su questa sua funzione lucra. Lo Stato dovrebbe anzi riportare sotto il proprio controllo, assieme alla Banca d’Italia, l’intero sistema bancario.
Queste ed altre misure di buon senso (“anticicliche”) non possono essere adottate restando nella gabbia dell’euro. Questo lo sa non solo Fassina, lo sa anche Renzi, nonché il cane da guardia dei mercati finanziariPadoan. Renzi vorrebbe ma non può. Questo sottoprodotto del populismo berlusconiano sa che se provasse a fare qualcosa di giusto nell’interesse dei cittadini, sarebbe defenestrato. Ma potrebbe esserlo anche nel caso in cui non perseguisse le crudeli politiche austeritarie. Ed infatti si staglia sull’orizzonte lo spettro della Troika.
In questo contesto, anche a causa di una classe politica bipolare che ubbidisce agli interessi di chi sta in alto, è facile prevedere che l’Italia continuerà ad affondare, e chi sta in basso vedrà peggiorare le proprie condizioni d’esistenza. Lo si voglia o meno ci stiamo avvicinando al punto di rottura. Lo si voglia o meno l’Unione e la moneta unica sono sulla via del tramonto. Coloro che han sin qui ubbidito ai poteri forti saranno spazzati via. Saranno quindi le forze popolari, sovraniste e democratiche, oggi costrette ai margini della vita politica dal regime neoliberista, a salvare questo Paese.
Con un tardivo sussulto di resipiscenza Stefano Fassina e parte del Pd annunciano un emendamento al ddl sulle “riforme” per modificare il comma 2 dell’Art. 81 allo scopo di rimuovere l’obbligo del pareggio di bilancio, «… in modo che sia possibile l’indebitamento da parte dello Stato per fare degli investimenti». Fassina ha poi aggiunto: «D’altra parte è in linea con quanto dice Renzi». In linea con quanto dice Renzi, forse, non certo con quel che Renzi fa. La Legge di stabilità in dirittura d’arrivo rispetta infatti tutti i desiderata dei gendarmi euro-tedeschi dell’austerità.
L’iniziativa di Fassina muove da una premessa fin troppo ovvia: che nelle condizioni di recessione più deflazione,applicare il Fiscal compact spingerebbe il Paese nell’abisso. È quindi una mossa giusta e necessaria, madel tutto inadeguata.
Non basta evitare il peggio, occorre una svolta radicale, a partire dalla politica economica e sociale. Una svolta che implica una rottura decisa dei vincoli europei, la riconquista della sovranità politica del nostro Paese, a cominciare da quella monetaria.
Abbiamo alle spalle un tempo sufficiente per tirare un bilancio dell’Unione europea. Se questa è il luogo dove la crisi globale è più devastante non c’è dubbio che ciò dipenda dalla natura e dall’architettura neoliberistadell’Unione. L’Unione ha tradito tutte le sue promesse. Sono cresciuti gli squilibri tra i paesi, sono cresciute le diseguaglianze sociali, abbiamo i tassi di disoccupazione più alti tra i paesi Ocse, la democrazia è stata rimpiazzata da un regime neo-autocratico in cui banche e grande finanza speculativa la fanno da padrone.
Ripudiare il Fiscal compact non è sufficiente a far uscire il Paese dal marasma. È indispensabile, come la Costituzione contempla, che lo Stato riconquisti il centro anche sul piano economico, poiché solo esso può avviare un grande piano d’investimenti per la piena occupazione. Per questo deve riconquistare la sovranità monetaria, elemento essenziale di politica economica e di bilancio, cessando di prendere i soldi a prestito dal sistema bancario privato, che su questa sua funzione lucra. Lo Stato dovrebbe anzi riportare sotto il proprio controllo, assieme alla Banca d’Italia, l’intero sistema bancario.
Queste ed altre misure di buon senso (“anticicliche”) non possono essere adottate restando nella gabbia dell’euro. Questo lo sa non solo Fassina, lo sa anche Renzi, nonché il cane da guardia dei mercati finanziariPadoan. Renzi vorrebbe ma non può. Questo sottoprodotto del populismo berlusconiano sa che se provasse a fare qualcosa di giusto nell’interesse dei cittadini, sarebbe defenestrato. Ma potrebbe esserlo anche nel caso in cui non perseguisse le crudeli politiche austeritarie. Ed infatti si staglia sull’orizzonte lo spettro della Troika.
In questo contesto, anche a causa di una classe politica bipolare che ubbidisce agli interessi di chi sta in alto, è facile prevedere che l’Italia continuerà ad affondare, e chi sta in basso vedrà peggiorare le proprie condizioni d’esistenza. Lo si voglia o meno ci stiamo avvicinando al punto di rottura. Lo si voglia o meno l’Unione e la moneta unica sono sulla via del tramonto. Coloro che han sin qui ubbidito ai poteri forti saranno spazzati via. Saranno quindi le forze popolari, sovraniste e democratiche, oggi costrette ai margini della vita politica dal regime neoliberista, a salvare questo Paese.
Per voi è oramai troppo tardi».
4 commenti:
Il Comitato ha compiuto una benemerita e indispensabile azione di invito alla consapevolezza ai responsabili del PD perché finalmente si rendano conto come il loro comportamento politico in questo drammatico periodo storico abbia danneggiato se non compromesso la missione politica e sociale della Sinistra italiana.
Secondo gli ultimi sondaggi il consenso al governo eterodiretto dalla Troika si attesterebbe attorno al 60%, trasversale a tutte le classi sociali.All'orizzonte non si intravede nessun segno di protesta,subito bollata,se avvenisse,come "disfattista"e "conservatrice",il partito maggior referente delle oligarchie euriste resta saldamente al 40& di chi si reca al voto,la ggente è allegramente e ciecamente incamminata verso il baratro sociale,eppure,contenta, va ancora allo stadio, riempie luoghi di intrattenimento scemo e accorda un credito quasi plebiscitario all'ex sindaco di Firenze e alla sua corte,l'ignavia regna sovrana salvo in qualche piccolo avamposto di coscienza critica.Aspettarsi da questa nomenklatura piddina uno scatto di buon senso e dalla maggioranza di questo paese una presa di coscienza della guerra in atto contro di loro è non solo utopistico,ma foriero di illusioni fuorvianti il reale "sentire comune"degli italiani che restano,in stragrande maggioranza un popolo orientato a destra.Altro che "saggezza delle masse" come scritto da qualcuno.Pierre57
Pierre, a me ricordano tanto i topolini del pifferaio magico.
@Paolo Nobili:concordo,i pifferai più o meno magici hanno sempre avuto un grande successo in questo paese,fermo restando che,come disse qualcuno,"gli déi accecano chi vuol essere accecato".Saluti.Pierre57
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