Nella foto: la presidenza della tavola rotonda del 23 agosto dal titolo "Quali alleanze per la liberazione?". Da destra: Norberto Fragiacomo, Fabio Frati, Luigi Nanni, Kosta Kostopoulos, Willi Langthaler, Franco Russo.
Raduno di “sovranisti”, anzitutto – cioè di chi ritiene che una ricostruzione in senso socialista e democratico della società non possa che partire dalla riappropriazione, da parte dei popoli oppressi, della sovranità nazionale, cancellata dalle dinamiche della globalizzazione – e raduno realmente europeo, che ha visto la partecipazione di relatori provenienti da ogni angolo del continente (Grecia, Spagna, Francia, Germania, Austria, Ucraina, Russia e Ungheria… e spero di non aver dimenticato nessuno). Nomi prestigiosi, di attivisti e studiosi; qualche ospite atteso che alla fine ha marcato visita. Altri (Fusaro, Brancaccio…) hanno fatto sentire la loro voce da lontano, recando un prezioso contributo di analisi, ma involontariamente sottraendosi alle infuocate – ed assai stimolanti – discussioni finali. Prima annotazione: nelle due tende allestite nel camping il pubblico è a tratti folto, ma sempre vivace.
Dopo un lungo viaggio in auto da Trieste e qualche difficoltà a trovare sistemazione in albergo (l’organizzazione va un po’ in tilt sugli aspetti logistici, ma è fisiologico: sono pur sempre dei volontari, che in ogni caso fanno del loro meglio), scendo per una delle stradine dai nomi ispirati al Cantico e trovo Leonardo Mazzei, uno dei “padroni di casa”, a confronto con Giorgio Cremaschi nella Tenda A. Giorgio, strepitoso oratore e compagno alla mano, non è mai stato un sovranista, ma non è qui per polemizzare: i due relatori cercano un terreno comune, e su molte questioni lo trovano. Il tema è “La resistibile ascesa di Matteo Renzi”, ma inevitabilmente si deborda, parlando di Europa, di trattati e diktat. L’Unione Europea non è riformabile: su questo concordano tutti i presenti, e il concetto sarà ribadito, nella tavola rotonda serale, dallo stesso Cremaschi, da Beppe De Santis e da Santiago, un giovane e assai preparato compagno di Izquierda Unida, che l’indomani proporrà un’interessante analisi filosofica sulla dissoluzione del suo Paese. De Santis, in un intervento “barocco” (copyright spagnolo) ma estremamente efficace, ricorda il ruolo da “convitato di pietra” dell’URSS ai tavoli di trattativa degli anni ’60-’70: il welfare non è un regalo alle classi lavoratrici, bensì una concessione imposta all’elite da circostanze geopolitiche che, con la fine del secolo, mutano radicalmente.
Manca qualcuno? Sì, i due esponenti di Rifondazione Fantozzi e Ricci, che all’ultimo istante hanno dato forfait. Assenza giustificata, ci mancherebbe, ma spiacevole. Mi sforzo di seguire i ragionamenti con tutta l’attenzione concessami dai postumi della sfacchinata in auto, dall’ora (per me) tarda e dal Forum che ho condotto da poco prima delle sei all’ora di cena. I forum non si conducono, lo so: vi si prende parte, ma Giovanni Favia, “grillino” pentito, è rimasto a casa per un’indisposizione e allora spetta al sottoscritto relazionare su natura e prospettive del M5S. Ci provo: un intervento che taluni giudicano interminabile (la stringatezza non è il mio forte!) e persino apologetico, ma che suscita estrema curiosità – desumibile dalla quantità di domande e precisazioni provenienti dal pubblico – e critiche costruttive.
Alcuni compagni mi hanno comprensibilmente domandato un resoconto sul Forum Europeo di Assisi, cui ho partecipato, ma mi tocca deluderli: troppi i dibattiti per riassumerli tutti, troppe le idee espresse per cacciarle in un anonimo file word. A breve, per fortuna, saranno disponibili le registrazioni degli interventi (sul sito http://sollevazione.blogspot.it/, naturalmente); nell’attesa, mi limiterò a qualche osservazione improvvisata, mirante a rendere il sapore di un evento a suo modo unico, nel panorama abbastanza stagnante della sinistra c.d. “radicale”.
Raduno di “sovranisti”, anzitutto – cioè di chi ritiene che una ricostruzione in senso socialista e democratico della società non possa che partire dalla riappropriazione, da parte dei popoli oppressi, della sovranità nazionale, cancellata dalle dinamiche della globalizzazione – e raduno realmente europeo, che ha visto la partecipazione di relatori provenienti da ogni angolo del continente (Grecia, Spagna, Francia, Germania, Austria, Ucraina, Russia e Ungheria… e spero di non aver dimenticato nessuno). Nomi prestigiosi, di attivisti e studiosi; qualche ospite atteso che alla fine ha marcato visita. Altri (Fusaro, Brancaccio…) hanno fatto sentire la loro voce da lontano, recando un prezioso contributo di analisi, ma involontariamente sottraendosi alle infuocate – ed assai stimolanti – discussioni finali. Prima annotazione: nelle due tende allestite nel camping il pubblico è a tratti folto, ma sempre vivace.
Dopo un lungo viaggio in auto da Trieste e qualche difficoltà a trovare sistemazione in albergo (l’organizzazione va un po’ in tilt sugli aspetti logistici, ma è fisiologico: sono pur sempre dei volontari, che in ogni caso fanno del loro meglio), scendo per una delle stradine dai nomi ispirati al Cantico e trovo Leonardo Mazzei, uno dei “padroni di casa”, a confronto con Giorgio Cremaschi nella Tenda A. Giorgio, strepitoso oratore e compagno alla mano, non è mai stato un sovranista, ma non è qui per polemizzare: i due relatori cercano un terreno comune, e su molte questioni lo trovano. Il tema è “La resistibile ascesa di Matteo Renzi”, ma inevitabilmente si deborda, parlando di Europa, di trattati e diktat. L’Unione Europea non è riformabile: su questo concordano tutti i presenti, e il concetto sarà ribadito, nella tavola rotonda serale, dallo stesso Cremaschi, da Beppe De Santis e da Santiago, un giovane e assai preparato compagno di Izquierda Unida, che l’indomani proporrà un’interessante analisi filosofica sulla dissoluzione del suo Paese. De Santis, in un intervento “barocco” (copyright spagnolo) ma estremamente efficace, ricorda il ruolo da “convitato di pietra” dell’URSS ai tavoli di trattativa degli anni ’60-’70: il welfare non è un regalo alle classi lavoratrici, bensì una concessione imposta all’elite da circostanze geopolitiche che, con la fine del secolo, mutano radicalmente.
Manca qualcuno? Sì, i due esponenti di Rifondazione Fantozzi e Ricci, che all’ultimo istante hanno dato forfait. Assenza giustificata, ci mancherebbe, ma spiacevole. Mi sforzo di seguire i ragionamenti con tutta l’attenzione concessami dai postumi della sfacchinata in auto, dall’ora (per me) tarda e dal Forum che ho condotto da poco prima delle sei all’ora di cena. I forum non si conducono, lo so: vi si prende parte, ma Giovanni Favia, “grillino” pentito, è rimasto a casa per un’indisposizione e allora spetta al sottoscritto relazionare su natura e prospettive del M5S. Ci provo: un intervento che taluni giudicano interminabile (la stringatezza non è il mio forte!) e persino apologetico, ma che suscita estrema curiosità – desumibile dalla quantità di domande e precisazioni provenienti dal pubblico – e critiche costruttive.
Già nel 2013 il MPL di Pasquinelli ha dato indicazione di votare Grillo, ma resto sorpreso dal gran numero di pentastellati doc intervenuti. Alcuni espongono con pacatezza e buon senso le loro ragioni; con altri – due giovani consiglieri comunali di Osimo – discorrerò la sera seguente, accanto ai tavolini del bar. Tralasciamo le etichette e guardiamo al contenuto: sono compagni, che destano in chi scrive un’eccellente impressione – è anche vero, però, che ad essere attratti da simili convegni sono i 5 Stelle che maggiormente ci somigliano. E’ possibile una collaborazione futura? A mio parere sì, in ogni caso tentar non nuoce. Il già citato De Santis – esperto di economia con lunga esperienza sindacale ed esponente dei Meridionalisti Italiani – si rivela uno interlocutore affascinante, ma più in generale si coglie, nell’aria, una volontà di collaborare e superare antiche ruggini che induce ad un moderato ottimismo.
Sabato sera, alla tavola rotonda “Quali alleanze per la liberazione?”, suscita qualche polemica l’intervento di Franco Russo (Ross@ c’è, ad onta delle difficoltà, e il dato mi sembra di per sé rilevante) che, però, al pari degli altri oratori, vede nelle istituzioni europee un nemico: forse è solo questione di intendersi, ricordando – e ricordandoci – che avversare la UE implica, come logica conseguenza, il ripudio dell’euro. Il vero discrimine è rappresentato, a mio avviso, proprio dall’atteggiamento nei confronti dell’Unione: c’è chi la ritiene riformabile “dall’interno” (illusione contraddetta dai fatti, esito elettorale compreso) e chi, al contrario, vede in essa uno strumento delle lobby economiche, un costume da carnevale della NATO - attualmente impegnata in un braccio di ferro con la Russia che l’alleanza a guida americana ha voluto e sta pericolosamente alimentando, supportata da una disgustosa propaganda mediatica. La mia posizione è ben nota al lettore: pur non essendo ossessionato dall’euro (secondo me soltanto un’arma affidata al sicario dal suo mandante), mi ascrivo senza perplessità alla categoria degli euroscettici. Dissi una volta che un bordello (la UE) non può essere riadattato a basilica (un’Europa democratica e socialista), e ribadisco in questa sede l’opinione già espressa.
Che altro aggiungere? Che l’aver portato ad Assisi esponenti di partiti importanti come Izquierda Unida e Podemos testimonia la serietà del lavoro svolto dagli organizzatori, tra cui spicca ancora una volta la figura di Pasquinelli nelle infinite vesti di presentatore, polemista, interprete/traduttore e “progettista” di un’iniziativa non meno riuscita di quella di Chianciano.
Posso anche fermarmi qua: tutto il resto – dal battesimo del Coordinamento nazionale della Sinistra italiana contro l’euro all’impegnativa dichiarazione finale, firmata dai rappresentanti di varie organizzazioni europee d’area – lo troverete sul blog di Sollevazione.
Se sapremo valorizzare i numerosi punti di contatto - che riguardano l’essenziale - saremo compagni in un lungo cammino e forse, strada facendo, lo sparuto gruppo di pionieri si ingrosserà, diventando una massa agguerrita e consapevole.
Sabato sera, alla tavola rotonda “Quali alleanze per la liberazione?”, suscita qualche polemica l’intervento di Franco Russo (Ross@ c’è, ad onta delle difficoltà, e il dato mi sembra di per sé rilevante) che, però, al pari degli altri oratori, vede nelle istituzioni europee un nemico: forse è solo questione di intendersi, ricordando – e ricordandoci – che avversare la UE implica, come logica conseguenza, il ripudio dell’euro. Il vero discrimine è rappresentato, a mio avviso, proprio dall’atteggiamento nei confronti dell’Unione: c’è chi la ritiene riformabile “dall’interno” (illusione contraddetta dai fatti, esito elettorale compreso) e chi, al contrario, vede in essa uno strumento delle lobby economiche, un costume da carnevale della NATO - attualmente impegnata in un braccio di ferro con la Russia che l’alleanza a guida americana ha voluto e sta pericolosamente alimentando, supportata da una disgustosa propaganda mediatica. La mia posizione è ben nota al lettore: pur non essendo ossessionato dall’euro (secondo me soltanto un’arma affidata al sicario dal suo mandante), mi ascrivo senza perplessità alla categoria degli euroscettici. Dissi una volta che un bordello (la UE) non può essere riadattato a basilica (un’Europa democratica e socialista), e ribadisco in questa sede l’opinione già espressa.
Che altro aggiungere? Che l’aver portato ad Assisi esponenti di partiti importanti come Izquierda Unida e Podemos testimonia la serietà del lavoro svolto dagli organizzatori, tra cui spicca ancora una volta la figura di Pasquinelli nelle infinite vesti di presentatore, polemista, interprete/traduttore e “progettista” di un’iniziativa non meno riuscita di quella di Chianciano.
Posso anche fermarmi qua: tutto il resto – dal battesimo del Coordinamento nazionale della Sinistra italiana contro l’euro all’impegnativa dichiarazione finale, firmata dai rappresentanti di varie organizzazioni europee d’area – lo troverete sul blog di Sollevazione.
Se sapremo valorizzare i numerosi punti di contatto - che riguardano l’essenziale - saremo compagni in un lungo cammino e forse, strada facendo, lo sparuto gruppo di pionieri si ingrosserà, diventando una massa agguerrita e consapevole.
* Fonte: Bandiera Rossa in movimento
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