[ 7 marzo 2019 ]
E’ evidente la natura strumentale dell’offensiva del circo politico-mediatico sulla vicenda della TAV. L’obbiettivo dell’élite è prendere due piccioni con una fava: sputtanare il Movimento cinque stelle, che del governo è la colonna portante, per quindi, lisciando il pelo a Salvini, azzoppare il governo in vista del suo rovesciamento.
Che i pentastellati sino il bersaglio principale dell’offensiva dei poteri forti è oramai evidente, e sarà chiaro anche ai diretti interessati.
Domanda: l’autodifesa dei Cinque stelle è adeguata? Oppure li espone al suicidio?
Io ritengo che li esponga al suicidio e provo a spiegare il perché.
La linea difensiva su cui essi si sono attestati è nota: “La nostra non è un’opposizione ideologica alla TAV, ma risulta dall’analisi costi-benefici”. E infatti da mesi dobbiamo sopportare questo mantra dogmatico: “Costi/benefici! Costi/benefici!” Questo criterio è la quint’essenza del liberismo economico, filosoficamente parlando il contrassegno ideologico dell’utilitarismo.
Quali sono infatti le due proposizioni dogmatiche della visione utilitarista-liberista è presto detto: (1) è giusto tutto ciò che massimizza il Pil e, (2) è giusto quello che massimizza la ricchezza in sé, a prescindere dalla sua qualità e da una sua pessima distribuzione. Il tutto in base a quello che potremmo chiamare “principio del maximin”: la ricerca del massimo vantaggio a costi sempre minori.
Che il M5s sia un ircocervo, un movimento che ha tenuto assieme, principi di eguaglianza sociale e pregiudizi liberisti, non è un mistero. Nel caso della TAV i pentastellati hanno pensato di potere combattere e difendere il no, non opponendo ragioni “ideologiche” bensì utilizzando, così da rinfacciarli ai nemici, proprio i criteri liberisti.
Come ho detto una linea difensiva sbagliata, masochistica. Non si può pensare di fare del no alla TAV una questione di identità politica (ovvero alternativa a quella dell’élite oligarchica) e nello stesso momento giustificare l’opposizione utilizzando i suoi stessi dogmi liberisti-economicistici — “analisi costi/benefici. “Il buco” della TAV non è un’opera sbagliata perché “inutile” o perché “costa troppo alle casse dello Stato” — e qui emerge un altro paradigma euro-liberista —, non s’ha da fare perché è l’incarnazione di una concezione sbagliata della vita e del progresso, tutta fondata sul libero-scambismo forsennato, sul predominio del mercato globalizzato che produce esclusione e marginalità sociali, sul primato del grande capitalismo transnazionale che crea squilibri crescenti, ed infine funzionale alla sparizione delle sovranità nazionali a favore di un super-stato mercati sta europeo — col che addio alla sovranità popolare.
Fa rodere di rabbia, al netto del loro cinismo, che siano proprio i liberisti inveterati a ricordare strumentalmente ai Cinque stelle che in base al criterio costi/benefici non sarebbero state costruire (a deficit beninteso) scuole e ospedali pubblici, ferrovie, reti elettriche nazionali, l’autostrada del sole, in genere grandi infrastrutture.
“La nostra non è un’opposizione ideologica” ci dice Toninelli e a ruota gli altri portavoce.
Male, molto male! La TAV è invece, in tutti i sensi, una classica questione ideologica, visto che qui per “ideologia” s’intendono il modello sociale, la qualità dello sviluppo e della cosiddetta “crescita” economica.
La storia insegna che a cattiva ideologia occorre opporre una buona ideologia, non una promiscua “non-ideologia” che equivale ad una resa sostanziale.
Col pretesto di non condurre una battaglia ideologica i Cinque stelle rischiano di scavarsi la fossa.
E’ evidente la natura strumentale dell’offensiva del circo politico-mediatico sulla vicenda della TAV. L’obbiettivo dell’élite è prendere due piccioni con una fava: sputtanare il Movimento cinque stelle, che del governo è la colonna portante, per quindi, lisciando il pelo a Salvini, azzoppare il governo in vista del suo rovesciamento.
Che i pentastellati sino il bersaglio principale dell’offensiva dei poteri forti è oramai evidente, e sarà chiaro anche ai diretti interessati.
Domanda: l’autodifesa dei Cinque stelle è adeguata? Oppure li espone al suicidio?
Io ritengo che li esponga al suicidio e provo a spiegare il perché.
La linea difensiva su cui essi si sono attestati è nota: “La nostra non è un’opposizione ideologica alla TAV, ma risulta dall’analisi costi-benefici”. E infatti da mesi dobbiamo sopportare questo mantra dogmatico: “Costi/benefici! Costi/benefici!” Questo criterio è la quint’essenza del liberismo economico, filosoficamente parlando il contrassegno ideologico dell’utilitarismo.
Quali sono infatti le due proposizioni dogmatiche della visione utilitarista-liberista è presto detto: (1) è giusto tutto ciò che massimizza il Pil e, (2) è giusto quello che massimizza la ricchezza in sé, a prescindere dalla sua qualità e da una sua pessima distribuzione. Il tutto in base a quello che potremmo chiamare “principio del maximin”: la ricerca del massimo vantaggio a costi sempre minori.
Che il M5s sia un ircocervo, un movimento che ha tenuto assieme, principi di eguaglianza sociale e pregiudizi liberisti, non è un mistero. Nel caso della TAV i pentastellati hanno pensato di potere combattere e difendere il no, non opponendo ragioni “ideologiche” bensì utilizzando, così da rinfacciarli ai nemici, proprio i criteri liberisti.
Come ho detto una linea difensiva sbagliata, masochistica. Non si può pensare di fare del no alla TAV una questione di identità politica (ovvero alternativa a quella dell’élite oligarchica) e nello stesso momento giustificare l’opposizione utilizzando i suoi stessi dogmi liberisti-economicistici — “analisi costi/benefici. “Il buco” della TAV non è un’opera sbagliata perché “inutile” o perché “costa troppo alle casse dello Stato” — e qui emerge un altro paradigma euro-liberista —, non s’ha da fare perché è l’incarnazione di una concezione sbagliata della vita e del progresso, tutta fondata sul libero-scambismo forsennato, sul predominio del mercato globalizzato che produce esclusione e marginalità sociali, sul primato del grande capitalismo transnazionale che crea squilibri crescenti, ed infine funzionale alla sparizione delle sovranità nazionali a favore di un super-stato mercati sta europeo — col che addio alla sovranità popolare.
Fa rodere di rabbia, al netto del loro cinismo, che siano proprio i liberisti inveterati a ricordare strumentalmente ai Cinque stelle che in base al criterio costi/benefici non sarebbero state costruire (a deficit beninteso) scuole e ospedali pubblici, ferrovie, reti elettriche nazionali, l’autostrada del sole, in genere grandi infrastrutture.
“La nostra non è un’opposizione ideologica” ci dice Toninelli e a ruota gli altri portavoce.
Male, molto male! La TAV è invece, in tutti i sensi, una classica questione ideologica, visto che qui per “ideologia” s’intendono il modello sociale, la qualità dello sviluppo e della cosiddetta “crescita” economica.
La storia insegna che a cattiva ideologia occorre opporre una buona ideologia, non una promiscua “non-ideologia” che equivale ad una resa sostanziale.
Col pretesto di non condurre una battaglia ideologica i Cinque stelle rischiano di scavarsi la fossa.
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4 commenti:
I 5 stelle hanno fatto chiaramente capire che vogliono continuare a essere una lista civica o partito dei pirati che attira voti a 360° attorno a vuoti slogans vagamente populisti ma politicamente corretti. Inutile continuare a scandalizzarsi ogni volta che si rifugiano nel mare dell'ambiguità.
E' da parecchio che lo scrivo: la ragione della Tav è militare. Essa fa parte di una serie di infrastrutture al servizio delle basi USA-NATO in Europa e pertanto strategica
http://www.nogeoingegneria.com/effetti/politicaeconomia/dopo-genova-tav-ten-t-corridoi-transeuropei-nato-e-usa/
Non ci sono ovviamente prove di quello che dico ma quando il coro dei servi è così universale, così insistente, così ostinato, asfissiante e sordo a qualsiasi ragione significa che dietro c'è la volontà del padrone irritato che pretende di essere soddisfatto. E chi sia l'azionista di maggioranza in Italia dal secondo dopoguerra ad oggi lo sappiamo. Esso ha sempre ottenuto tutto quel che ha voluto nel nostro paese ed in qualche modo otterrà anche questo. Addirittura la sovranista de noantri ha ritenuto opportuno abbaiare in proposito da casa del padrone, dove si era recata ad omaggiarlo, per rendere ancora più efficace il messaggio.
I cinquestelle sono assediati e le loro ragioni troppo tiepide e parziali, come giustamente dice piemme, per resistere ad una simile pressione e l'Italia seguirà ancora una volta il suo destino di colonia come è sempre stato.
Consoliamoci però, almeno non si corre il rischio di subire "interventi umanitari" da parte di chicchessia, quelli sono riservati a chi una spina dorsale ce l'ha. Al massimo saranno le popolazioni della valle a doversi sopportare una razione ulteriore di manganellate e di arresti, ma ci penserà l'orchestra padronale a giustificarli e a farli passare per dei delinquenti irragionevoli che se li sono meritati.
I 5 stelle sono a mio avviso parte molto ben integrata del sistema odierno. Pur essendo stata utile la svolta del 4 marzo dell'anno scorso e pur essendo questo governo l'unica alternativa alla "vecchia casta" ricordiamo che Grillo, mentre condannava l'imperialismo andava a festeggiare il 4 luglio con gli Americani, essi sono anche molto vicini alla JP Morgan, la stessa che ha definito la nostra costituzione "troppo socialista". Alle Europee i 5 stelle si presenteranno con l'ALDE,il gruppo più europeista e liberista che c'è in europa. Quindi boh, sinceramente a me questa "rivoluzione pentastellata" non quadra molto e a tratti mi spaventa. Sicuramente qualche grillino "originale" e sinceramente combattivo all'interno ancora c'è, ma pochi elementi. Vedremo...
E allora bisogna smetterla di difendere l'ircocervo
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