[ 12 marzo 2019 ]
Dunque l’economia italiana è entrata, a partire dall’ultimo trimestre del 2018, in recessione (ne scrivevamo giorni addietro).
La grande macchina della propaganda di regime ha subito scovato il colpevole, il governo giallo-verde.
E’ davvero così? No che non è così, e ce lo dicono i numeri.
Numeri che gli stessi vessilliferi neoliberisti nonché nemici giurati del governo tirano in ballo, ciò facendo smentendo sé stessi.
Un esempio lampante di come questi signori s’impappinano impigliandosi in clamorose contraddizioni, ce lo fornisce un bocconiano di ferro, Francesco Daveri, docente di Macroeconomia, intervistato da Il Sole 24 Ore. Ascoltare per credere.
Ma che ci dice in buona sostanza il Daveri?
Che malgrado il rallentamento dell’economia tedesca — “se la Germania va meno bene noi andiamo meno bene perché siamo fortemente integrati, e questo ha lasciato un segno” —, i dati dell’Istat riferiti al quarto trimestre 2018 mostrano che il “contributo netto della domanda estera è stato positivo”. Traduzione: siccome il saldo tra le esportazioni rispetto alle importazioni è stato positivo, la recessione non dipende anzitutto da fattori esogeni.
Da che dipende allora? Afferma Daveri che la causa primaria è stata il calo della domanda interna e degli investimenti.
Anche un profano capisce, dal momento che le due misure principali del governo sono quelle del Reddito di cittadinanza e Quota 100 (che per definizione sono misure dedicate a aumentare la domanda interna), non solo esse non han causato la recessione, ma vanno proprio nel senso contrario. Per dirla con Keynes: in fasi recessive la domanda aggregata è funzione reale dell’offerta di moneta.
Se dunque una critica si può fare al governo giallo-verde è semmai che con la Legge di bilancio è stato fatto troppo poco, che per risollevare la domanda interna occorrerebbero ben più coraggiose misure, tra cui appunto, un piano massiccio di investimenti pubblici nonché forti aumenti salariali.
Già, ma se proprio occorre cercare un colpevole, di chi è se non dell’Unione europea che ha costretto il governo a recedere dal già modesto 2,4% di deficit per accettare il 2,04? Di chi la colpa della recessione e se è stato fatto troppo poco se non dell’Unione europea e delle sue regole sul pareggio di bilancio? Di chi la colpa se non del fatto che l’Italia è stata privata della sua sovranità monetaria non potendo emettere moneta ma solo prenderla in prestito dalla Bce?
Ciononostante l’organo della Confindustria titola “Perché la legge di bilancio non è piaciuta ai mercati e all’Europa”. E perché, malgrado vada nella direzione di aggredire la prima causa della recessione (la stagnante da più di un decennio domanda interna, crollata, detto per inciso, con la cura Monti) la manovra non piace? E’ presto detto: perché stante le regole europee (Pareggio di bilancio in primis, le clausole del Fiscal compact, ecc.) né Reddito di cittadinanza né Quota 100 sarebbero “misure sostenibili nel tempo”. E perché non sarebbero sostenibili? Perché l’Italia, per rientrare nei parametri Ue dovrebbe con la prossima Legge di bilancio 2020, ammesso che ciò basti agli eurocrati, far scattare le famigerate “clausole di salvaguardia), ovvero aumentare l’Iva sui tutti i beni di consumo appunto per mantenere il deficit pubblico sotto il 3%, pena pesanti sanzioni. Quindi una letale mazzata ai consumi che trasformerebbe l’attuale mini-recessione in recessione dispiegata.
E’ facile intuire che la tregua tra governo e Commissione sancita con l’ultima legge di bilancio sarà seppellita non appena si saranno chiuse le urne delle europee. La Commissione passerà all’attacco chiedendo al governo un Def e une Legge di bilancio 2020 fortemente austeritaria e forse già a giugno una “manovra correttiva”.
C’è chi scommette sul fatto che questo governo capitolerà come ha fatto Tsipras in Grecia. Noi non ne siamo così sicuri. Né tantomeno ce lo auguriamo, come fa invece il grande fronte trasversale guidato dai poteri forti euro-liberisti.
Dunque l’economia italiana è entrata, a partire dall’ultimo trimestre del 2018, in recessione (ne scrivevamo giorni addietro).
La grande macchina della propaganda di regime ha subito scovato il colpevole, il governo giallo-verde.
E’ davvero così? No che non è così, e ce lo dicono i numeri.
Numeri che gli stessi vessilliferi neoliberisti nonché nemici giurati del governo tirano in ballo, ciò facendo smentendo sé stessi.
Un esempio lampante di come questi signori s’impappinano impigliandosi in clamorose contraddizioni, ce lo fornisce un bocconiano di ferro, Francesco Daveri, docente di Macroeconomia, intervistato da Il Sole 24 Ore. Ascoltare per credere.
Ma che ci dice in buona sostanza il Daveri?
Che malgrado il rallentamento dell’economia tedesca — “se la Germania va meno bene noi andiamo meno bene perché siamo fortemente integrati, e questo ha lasciato un segno” —, i dati dell’Istat riferiti al quarto trimestre 2018 mostrano che il “contributo netto della domanda estera è stato positivo”. Traduzione: siccome il saldo tra le esportazioni rispetto alle importazioni è stato positivo, la recessione non dipende anzitutto da fattori esogeni.
Da che dipende allora? Afferma Daveri che la causa primaria è stata il calo della domanda interna e degli investimenti.
Anche un profano capisce, dal momento che le due misure principali del governo sono quelle del Reddito di cittadinanza e Quota 100 (che per definizione sono misure dedicate a aumentare la domanda interna), non solo esse non han causato la recessione, ma vanno proprio nel senso contrario. Per dirla con Keynes: in fasi recessive la domanda aggregata è funzione reale dell’offerta di moneta.
Se dunque una critica si può fare al governo giallo-verde è semmai che con la Legge di bilancio è stato fatto troppo poco, che per risollevare la domanda interna occorrerebbero ben più coraggiose misure, tra cui appunto, un piano massiccio di investimenti pubblici nonché forti aumenti salariali.
Già, ma se proprio occorre cercare un colpevole, di chi è se non dell’Unione europea che ha costretto il governo a recedere dal già modesto 2,4% di deficit per accettare il 2,04? Di chi la colpa della recessione e se è stato fatto troppo poco se non dell’Unione europea e delle sue regole sul pareggio di bilancio? Di chi la colpa se non del fatto che l’Italia è stata privata della sua sovranità monetaria non potendo emettere moneta ma solo prenderla in prestito dalla Bce?
Ciononostante l’organo della Confindustria titola “Perché la legge di bilancio non è piaciuta ai mercati e all’Europa”. E perché, malgrado vada nella direzione di aggredire la prima causa della recessione (la stagnante da più di un decennio domanda interna, crollata, detto per inciso, con la cura Monti) la manovra non piace? E’ presto detto: perché stante le regole europee (Pareggio di bilancio in primis, le clausole del Fiscal compact, ecc.) né Reddito di cittadinanza né Quota 100 sarebbero “misure sostenibili nel tempo”. E perché non sarebbero sostenibili? Perché l’Italia, per rientrare nei parametri Ue dovrebbe con la prossima Legge di bilancio 2020, ammesso che ciò basti agli eurocrati, far scattare le famigerate “clausole di salvaguardia), ovvero aumentare l’Iva sui tutti i beni di consumo appunto per mantenere il deficit pubblico sotto il 3%, pena pesanti sanzioni. Quindi una letale mazzata ai consumi che trasformerebbe l’attuale mini-recessione in recessione dispiegata.
E’ facile intuire che la tregua tra governo e Commissione sancita con l’ultima legge di bilancio sarà seppellita non appena si saranno chiuse le urne delle europee. La Commissione passerà all’attacco chiedendo al governo un Def e une Legge di bilancio 2020 fortemente austeritaria e forse già a giugno una “manovra correttiva”.
C’è chi scommette sul fatto che questo governo capitolerà come ha fatto Tsipras in Grecia. Noi non ne siamo così sicuri. Né tantomeno ce lo auguriamo, come fa invece il grande fronte trasversale guidato dai poteri forti euro-liberisti.
Sostieni SOLLEVAZIONE e Programma 101
Nessun commento:
Posta un commento