[ 11 marzo 2019 ]
Nessun organismo geopolitico può evitare il collasso se, invece di armonizzare le nazioni, ne accentua i contrasti, scavando un solco tra paesi di serie A e di serie B, tra nazioni imperialiste e nazioni a sovranità limitata. Nessun sistema economico può sopravvivere se, invece di creare eguaglianza sociale e benessere, accresce le contraddizioni, le ingiustizie ed il divario tra ricchi e poveri.
L’Unione europea, proprio perché ha approfondito le diseguaglianze sociali, gli squilibri economici e le discordie tra nazioni, ha imboccato la via del tramonto. L’accanimento terapeutico con cui le élite vogliono tenerla in vita aumenta i rischi di un caos catastrofico. I popoli sono posti davanti all’alternativa: seguire le élite verso l’abisso oppure invertire la rotta.
Ma qual è la giusta rotta? E’ possibile una riforma dell’Unione europea? Se questo non lo fosse è realistico sperare in smantellamento concordato attraverso un’intesa multilaterale? Oppure ogni popolo, riconquistata la sua piena sovranità, seguirà una sua propria strada? Ed in questo caso qual è la migliore strategia? L’uscita secca unilaterale oppure per tappe, attraverso progressive violazioni dei trattati? Ed in caso di uscita unilaterale si deve restare entro la cornice del neoliberismo (Brexit) o invece, come noi auspichiamo, farla finita con la globalizzazione ed il predominio del grande capitalismo predatorio?
Alle porte di importanti elezioni europee il forum di Roma del 13 aprile, mettendo a confronto le diverse posizioni euro-critiche, vuole essere occasione per coordinare le forze di alternativa a livello italiano ed europeo.
L’Unione europea, proprio perché ha approfondito le diseguaglianze sociali, gli squilibri economici e le discordie tra nazioni, ha imboccato la via del tramonto. L’accanimento terapeutico con cui le élite vogliono tenerla in vita aumenta i rischi di un caos catastrofico. I popoli sono posti davanti all’alternativa: seguire le élite verso l’abisso oppure invertire la rotta.
Ma qual è la giusta rotta? E’ possibile una riforma dell’Unione europea? Se questo non lo fosse è realistico sperare in smantellamento concordato attraverso un’intesa multilaterale? Oppure ogni popolo, riconquistata la sua piena sovranità, seguirà una sua propria strada? Ed in questo caso qual è la migliore strategia? L’uscita secca unilaterale oppure per tappe, attraverso progressive violazioni dei trattati? Ed in caso di uscita unilaterale si deve restare entro la cornice del neoliberismo (Brexit) o invece, come noi auspichiamo, farla finita con la globalizzazione ed il predominio del grande capitalismo predatorio?
Alle porte di importanti elezioni europee il forum di Roma del 13 aprile, mettendo a confronto le diverse posizioni euro-critiche, vuole essere occasione per coordinare le forze di alternativa a livello italiano ed europeo.
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