[ 7 novembre 2018 ]
Si litiga in seno al governo. Il nostro giudizio sulle diatribe tra M5s e Lega l'ha ben espresso Mazzei.
Ma su cosa si bisticcia, mentre pende sul Paese la Spada di Damocle dell'Unione europea? (1) sul Decreto Sicurezza voluto da Salvini e su cui la Lega ha imposto il voto di fiducia sul governo— abbiamo già detto perché non lo condividiamo — e (2) sulla prescrizione dopo il primo grado di giudizio del processo, che i Cinque Stelle vorrebbero a tutti i costi. Chi ha ragione sulla prescrizione? Vediamo anzitutto di cosa si tratta poiché nella polemica pochi si raccapezzano.
La prescrizione è una causa di estinzione del reato che, una volta verificatasi, impedisce la produzione degli effetti penali. Si tratta di un istituto giuridico antichissimo, noto sia al diritto penale che a quello civile. La sua ragione è molto semplice: si ritiene che, decorso un (più o meno lungo) lasso di tempo, venga meno l’interesse della giustizia a punire il presunto colpevole. Infatti, più il fatto criminoso si allontana nel tempo, minore è l’efficacia rieducativa che la sanzione dovrebbe produrre sul reo. Inoltre, la prescrizione è motivata dal diritto dell’imputato a un giusto processo in tempi ragionevoli.
E' giusto che la prescrizione sia abolita dopo il primo grado di giudizio? Non è che viene leso, col principio di non colpevolezza, anzitutto il normale cittadino?
Questa è l'opinione di Magistratura Democratica, che condanna la proposta dei Cinque Stelle e dell'ala dura della Magistratura.
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Prescrizione, così si fa a pezzi il principio di non colpevolezza
Riccardo De Vito. Il presidente di Magistratura democratica: in nome dell'interesse dello stato viene violato l'articolo 27 della Costituzione. Così la proposta del M5S è sbagliata nel metodo e pericolosa nel merito. Meglio sarebbe stato attendere i risultati della riforma già fatta e concentrarsi sui tempi del processo
D. Riccardo De Vito, presidente di Magistratura Democratica, qual è il suo giudizio sulla proposta di interrompere la prescrizione dopo il primo grado di giudizio? La corrente di Davigo chiede che Csm e Anm si schierino a sostegno dell’iniziativa del M5S.
R. Non condivido, ma è legittimo che una corrente della magistratura possa chiederlo. Così come sarebbe giusto che Csm e Anm prendessero posizione sui punti critici e pericolosi del decreto sicurezza. Sulla prescrizione le posizioni nella magistratura sono diverse, ed è giusto ricordare che l’Anm si è sempre espressa per l’interruzione dopo il primo grado. Non è però la mia opinione. Io penso che gli interventi sulla prescrizione debbano marciare di pari passo con quelli sulla ragionevole durata del processo. Altrimenti per garantire l’effettività del processo penale si sacrifica l’interesse della persona a non rimanere sotto processo all’infinito. C’è l’interesse dello stato a non sprecare le risorse investite nell’amministrazione della giustizia, ma c’è anche l’interesse della persona a non rimanere sotto processo per sempre. Anzi, in un’ottica garantista questo diritto deve venire prima.
Il sempre sorridente ministro della Giustizia Alfonso Bonafede |
D. Diceva di posizioni differenti nella magistratura, per la verità sono pochi quelli che hanno criticato la proposta.
R. Il dibattito è condizionato dall’esperienza dei colleghi. Io faccio il magistrato di sorveglianza, lavoro sul carcere, e credo che non sia tollerabile vedere le condanne diventare effettive a distanza di molti anni dal fatto. L’esperienza quotidiana dice anche dopo 12 o 15 anni. Intervenire solo sulla prescrizione scarica tutto il peso sulla parte più debole del processo penale, l’imputato. E lancia il messaggio che si possono dilatare i tempi del processo con totale sacrificio del principio di non colpevolezza, tutelato dall’articolo 27 della Costituzione. Per questo mi pare una riforma non solo incompleta, ma anche estremamente pericolosa.
D. Una riforma che peraltro arriva a poca istanza da un’altra. È possibile valutare l’impatto della legge Orlando?
R. Non ancora, è questo il paradosso. Quella legge ha già modificato in maniera consistente i tempi della prescrizione del reato, interrompendoli per complessivi tre anni dopo il primo grado. Naturalmente può riguardare solo i reati commessi dopo l’entrata in vigore (3 agosto 2017). In attesa di una serena valutazione meglio sarebbe stato lavorare per cercare di ridurre i tempi del processo, per esempio rivedendo le impugnazioni e le notifiche, consentendo un accesso diffuso accesso ai riti abbreviati.
D. La maggioranza non sta facendo il contrario? Un disegno di legge approvato ieri alla camera esclude i riti alternativi per i reati punibili con l’ergastolo.
R. Proprio così. Anzi, peggio di così perché è lo stesso disegno di legge anti corruzione, quello nel quale si vuole infilare una riforma epocale della prescrizione – con un metodo inaccettabile – che impedisce il ricorso ai riti alternativi per tutta una serie di reati. E ne scarica il peso sul rito ordinario, ingolfando ulteriormente.
D. L’interruzione della prescrizione dopo il primo grado è però prevista in altri paesi europei.
R. È vero, per esempio in Spagna o in Germania. Che però hanno sistemi processuali diversi dal nostro. Ad esempio, nel caso il processo non si concluda in tempi ragionevoli è previsto il rimedio compensativo della riduzione della pena.
D. In Italia la maggior parte dei reati si prescrive in fase di indagini, è una responsabilità della magistratura?
R. Influiscono certamente le scelte delle procure che, a fronte di risorse scarse, tendono a sacrificare alcuni processi per garantire quelli più importanti. Ma si prescrivono soprattutto i reati di più difficile accertamento che sono poi quelli commessi dai colletti bianchi. Mentre arrivano a conclusione i processi per i poveracci. È una selezione che lede il principio di uguaglianza e che avviene ben prima delle sentenze di primo grado.
D. Se il compromesso tra Lega e 5 Stelle prevedesse l’interruzione della prescrizione dopo il primo grado solo per i reati più gravi?
R. Quale sarebbe la differenza? I reati più gravi sono anche quelli che hanno anche la prescrizione più lunga, dunque in pratica parliamo della stessa cosa.
* Fonte: il manifesto del 7 novembre
6 commenti:
"Questa è l'opinione di Magistratura Democratica"
Ma MD non è il prolungamento del PD dentro la magistratura? Capisco il punto ma perché rilanciare proprio costoro?
Giovanni
Perchè quando viene detta una cosa giusta, è giusta a prescindere da chi la dice. No?
Il mondo giuridico nelle sue complesse articolazioni va tenuto in considerazione.
Ad esempio, al tempo del referendum costituzionale del 2016, MD si schierò pubblicamente per il No, mentre Magistratura Indipendente non si schierò nè si intromise nel dibattito.
Dipende da quali intenzioni ha chi dice quella cosa che pure è giusta. Non seguo MD e non sapevo della loro decisione ma ricordo che anche D'Alema si schierò per il NO a quel referendum.
Un conto se li dentro c'è qualche Fassina o D'Attorre a cui si può guardare, un altro conto è se invece ci sta un inaffidabile D'Alema con ben altre intenzioni. Questo mi sembra il punto rilevante.
Giovanni
Non sono uno specialista del diritto, condivido il rifiuto del "decreto sicurezza", e non ho un'opinione del tutto formata in materia di prescrizione. Tuttavia, dell'intervista in esame condivido questo passo:
"Ma si prescrivono soprattutto i reati di più difficile accertamento che sono poi quelli commessi dai colletti bianchi. Mentre arrivano a conclusione i processi per i poveracci. È una selezione che lede il principio di uguaglianza e che avviene ben prima delle sentenze di primo grado."
Ad esso aggiungo che i reati di matrice politica (associazione sovversiva, sostegno al "terrorismo" ecc...) hanno spesso tempi di prescrizione dilatati.
Chi viene tutelato dall'istituto della prescrizione? Non i poveracci, che non hanno a loro disposizione i principi del foro per allungare il brodo dei processi, non gli accusati di reati politici. Insomma, restano i colletti bianchi.
Per questo motivo, al momento concordo con l'iniziativa di legge del M5S.
Auspico quindi un intervento chiarificatore della redazione.
PUGACEV
ci torneremo su....
Dopo il giusto intervento di Pugacev allora voglio aggiungere qualcosa che avevo omesso per non divagare.
In una ipotetica causa, basata su una legge-che-non-c'è, in cui appoggiandomi ad un principio di illegittimità del precariato chiedessi si essere reintegrato (e non stabilizzato) nella categoria contrattuale appropriata al lavoro da me svolto vorrei che questo processo avvenisse senza nessuna prescrizione.
Invece le solite stabilizzazioni (sulle quali si ostinano tutti i sindacati), anche se al di fuori del'lambito strettamente giuridico, usano a iosa il principio della prescrizione. Ad esempio quella dei ricercatori ha previsto di considerare solo gli ultimi 8 anni ed all'interno di questi quelli che avessero almeno 3 anni di servizio, con abbondanti discriminazioni fra le infinite categorie contrattuali in cui questo è stato diviso e sulla presenza o meno in servizio ad una certa data.
In fondo anche questa è prescrizione, ma c'è prescrizione e prescrizione. I contratti atipici dovrebbero essere considerati tutti un crimine di stato (è lo stato che fa le leggi) senza prescrizione alcuna.
Ovviamente tutto ciò potrebbe avvenire solo all'interno di un processo alla seconda repubblica che ne delegittimi completamente i presupposti (splendida formulazione di Paccosi che già vi avevo segnalato), qui con particolare riguardo al principio di flessibilità del lavoro. Processo che purtroppo nessuno dei due mezzi populismi (definizione stavolta vostra) sembra davvero intenzionato a fare. Anzi M5S è da sempre per la flessibilità del lavoro.
Comprendo la criticità della situazione ed il travaglio dentro entrambi i partiti, ma pur senza auspicare affatto la caduta di questo governo finché resiste (anzi, guai a farlo) è sempre bene cercare di capire quale embrione sia in grembo in questo processo ed in che direzione si dovrebbe influenzarne lo sviluppo.
Giovanni
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