Domani, 1 dicembre, sarà un'altra giornata nazionale di lotta dei Gilet gialli. Un movimento di massa che come altri che lo hanno preceduto (in Italia, I Forconi e il 9 Dicembre, e Spagna con gli Indignados) è sorto dal basso, dai cittadini, senza bandiere di partito se non quella nazionale, ad indicare il suo carattere patriottico e sovranista. Un movimento composito, che mobilita ceti medi e piccola borghesia di città e campagna, quindi salariati, pensionati, disoccupati; stufi — ras-le-bol!— di tirare a campare mentre la casta neoliberista s'ingrassa dopo aver sequestrato lo Stato. Un movimento che rivendica di tutto e che, chiedendo le dimissioni di Macron, è presto diventato politico. Un movimento che coi suoi giubbotti gialli indica plasticamente l'unità del popolo, il suo senso di comunità politica, dimensione collettiva che il neoliberismo ha fatto di tutto, senza riuscirci, per annientare. Pubblichiamo una corrispondenza dei nostri compagni francesi del Partito della Demondializzazione.
* * *
VOGLIAMO
IL PANE!
pieno appoggio ai Gilet gialli
di
PARDEM
La
strategia di destabilizzazione del movimento dei Gilet gialli, messa in atto durante
la manifestazione sugli Champs Elysees, il 24 novembre, ha fatto cilecca. Né la
violenza organizzata, né l'invenzione dell'estrema destra rilanciata da una
parte della sinistra per screditare il movimento dei giubbotti gialli, hanno
avuto successo. I sondaggi più recenti mostrano anche che la popolarità del
movimento è ancora più forte (l'84% dei francesi lo sostiene).
I Gilet gialli sono più determinati che
mai a continuare la loro mobilitazione. La prova sta nei blocchi che
continuano. I presidi sulle rotatorie, con quanto basta per dormire e mangiare.
Un'organizzazione impostata per durare. Il sostegno della popolazione è evidente
ovunque. Tanti quelli che portano cibo e materiale per riscaldarsi; i concerti
di clacson e i Gilet gialli degli automobilisti hanno messo bene in vista la
solidarietà.
La
rabbia è molto forte. Viene da molto lontano. Un silenzio che è durato per
tanti anni durante i quali la maggioranza dei francesi ha tirato la cinghia e
serrato i denti per sopravvivere ogni giorno, per sopportare, nell'indifferenza
generale, i bassi salari, i licenziamenti, le delocalizzazioni, la
disoccupazione e il timore di esserne colpiti, il calo del potere d'acquisto, i
tagli al sistema di sicurezza sociale, la chiusura dei servizi pubblici, la
riduzione del numero dei dipendenti pubblici, l'aumento delle tasse e, inoltre, il disprezzo che i governanti, i ricchi e persino la sinistra hanno loro manifestato. Sono i francesi dell'astensione elettorale che sono in costante aumento
da anni. I francesi sono disgustati dall'assenza di democrazia. Con il colpo di
stato parlamentare del 2008 che ha imposto il trattato di Lisbona alle persone
che hanno votato NO nel 2005.
Possiamo
così dire che viviamo e partecipiamo al ritorno del movimento dei moutons noirs
del 2005 abbigliati di giallo.
Il popolo non ha dimenticato
la rivoluzione francese del 1789!
Adesso,
orgogliosamente uniti dietro i loro giubbotti gialli, spesso fanno sfoggio della
bandiera bianca blu e rossa e cantano la Marsigliese; questi francesi gridano la
loro esistenza, denunciando l'ingiustizia subita, spezzano il muro di silenzio
che il sistema della globalizzazione neoliberalista e i suoi alleati di governo, avevano
organizzato per renderli invisibili. Hanno riacquistato la loro dignità in
poche settimane e hanno ricostruito la fratellanza e la solidarietà.
I
muti, i senza voce ora occupano il centro della scena e mandano in frantumi le
fondamenta stesse della Quinta Repubblica. Chiedono con forza il ruolo dello
stato. Vogliono democrazia e giustizia. Non credono più nell'alternanza o nei
sindacati di sinistra/destra incapaci di porre rimedio alle cause profonde dell'impoverimento,
della disoccupazione, delle delocalizzazioni, della deindustrializzazione.
Fanno affidamento sui propri punti di forza e indipendenza. Si
auto-organizzano. Si coordinano. Hanno ragione. E ora stanno facendo pressioni
sui deputati dei loro collegi elettorali, sulle prefetture avanzando le loro
richieste. E non sono le briciole lanciate da Macron come mangime per polli
d’allevamento che li farà rientrare a casa!
Non saranno gli annunci
di
Macron a zittirci
Il
27 novembre 2018, con la presentazione del Programma pluriennale per l'energia
(PPE) Macron ha confermato ciò che era evidente: il Presidente della Repubblica
non vuole cambiare nulla. "Mantiene la rotta" (del neoliberismo) e
crede che annunciando "un
cambio di metodo" sarà in grado di mettere a tacere i nuovi sans-culottes!
Errore Vostra Maestà! I Gilet gialli non si accontentano di parole o discorsi
tecnocratici. Vogliono il pane! Ma quelli che conoscono solo la brioche e il
caviale dei migliori ristoranti di Parigi non vogliono rinunciare ai loro
privilegi di classe. Non vogliono sottrarre ai loro amici della finanza, delle
multinazionali e del MEDEF [Confindustria francese, Ndr], la minima fetta di
esenzione del CICE [si tratta del credito d’imposta di cui godono le grandi
aziende, Ndr], rifiutano di imporre l'ISF [patrimoniale sui grandi patrimoni,
Ndr], né vogliono mettere in discussione i paradisi fiscali. Hanno lavorato
così duramente per riprendersi quello che avevano loro tolto il Consiglio
Nazionale della Resistenza, le conquiste delle lotte sociali del 36, del 68.
Faranno di tutto per resistere, per guadagnare tempo. Prepareranno tutte le
trappole, anche le più grossolane, per tenere le mani sulla pazzesca montagna
di denaro rubato al popolo per decenni!
I Gilet
gialli lo sanno. Non si fanno illusione sul potere. Anche se alcuni avevano
sperato in un gesto, un segno, almeno un'intenzione. Ma niente. Il disprezzo
macroniano e della sua casta, quella che incoraggia i disoccupati “ad attraversare
la strada per trovare lavoro”, Macron che ha definito i lavoratori analfabeti, uno che crede che la sua
grande battaglia sia quella ecologica, colui che parla della minaccia della
"fine del mondo" ma disprezza chi non arriva “alla fine del mese"; Macron
la cui missione è accelerare le privatizzazioni e l'attuazione di tutte le
politiche dell'Unione europea. Il disprezzo del popolo di colui che sostiene di
essere il Presidente della Repubblica francese e sostiene la sovranità europea,
che strangola i comuni, i dipartimenti ... L'europeista frenetico che protegge
le lobby, colui che non tassa il cherosene, che promuove la concorrenza tra i
dipendenti e tra i popoli, che spudoratamente serve il libero scambio. Questo
non è il presidente della Repubblica francese! Fu nominato per schiavizzare la
Francia, il suo popolo e la sua Repubblica. Così, quando Gilet gialli gridano
"Macron démission" essi colpiscono dove fa più male visto che questo
slogan risuona nel cuore e nella mente di milioni di francesi.
In
breve, Macron ci prende per un branco di coglioni! Ma la sua strategia fallirà.
Come ad esempio quella seguita dai sostenitori del Trattato costituzionale
europeo del 2005 i quali credevano che il popolo francese chiamato a votare in
un referendum sarebbe caduto nella trappola di "L'Europa è la pace" e
non si sarebbe raccapezzato nel testo del Trattato, che non sarebbe stato
capace di decifrare il contenuto anti-democratico e neoliberista a vita! Presero una sonora legnata: 55% di No!
Sprezzante,
paternalistico e manipolatore, come tutti quelli della sua classe, Macron non
rinuncerà alla sua missione principale. Farà di tutto per mettere a tacere i Gilet
gialli e addormentarli.
Macron spinge all’unanimità
contro di lui
Quindi
i Gilet gialli non si son fatti soverchie illusione prima del discorso di
Macron. Non sono stati delusi e le reazioni sui social network non si sono fatte
attendere, con gli appelli a continuare, e persino a indurire la lotta. Anche
gli ambientalisti non sono felici. Denunciano la mancanza di misure governative
per proteggere davvero l'ambiente.
I Gilet
gialli, continuano a organizzarsi. A livello locale iniziano a scrivere
richieste, in special modo richieste per un maggiore potere d'acquisto. Si
dichiarano a favore della protezione dell'ambiente, ma si rifiutano di essere i
soli contributori. Hanno capito che la transizione pseudo-ecologica di Macron
lascia i maggiori inquinatori liberi ed esenti dalle tasse, e non mette in
discussione gli accordi di libero scambio come il CETA, adottato dall'Unione
Europea e dal suo parlamento, che favorisce l’importazione di carni trattate
con antibiotici e prodotti agricoli a base di pesticidi! Un CETA che il
Parlamento francese dovrà ratificare nel 2019, dopo le elezioni europee. La
maggioranza parlamentare di LaREM [il partito di Macron, La République En
Marche!, Ndr] sarà quindi con le spalle al muro: se voterà (ed ha la
maggioranza) dimostrerà (ancora una volta) che se ne sbatte della conservazione
del pianeta e dell'ambiente. Quindi, guardate, signore e signori, parlamentari.
Siete più che mai sotto sorveglianza popolare.
Soprattutto
perché il 26 maggio 2019, durante le elezioni del Parlamento europeo, sarà
un'astensione di massa che si farà sentire, quella degli invisibili, dei disprezzati,
dei ribelli! E va bene. Ed è un
atto politico! Perché già la maggioranza dei francesi (il 60% dell'astensione
nel 2014) ha capito che l'elezione al "Parlamento" europeo è solo un
farsa elettorale. Il suo unico scopo è simulare un atto democratico e quindi
legittimare l'intero sistema dell'Unione europea. Niente di questa unione,
concepita come una macchina da guerra contro la sovranità popolare, organizzata
per rompere le nazioni, serve agli interessi dei popoli. Ha lo scopo di
renderli schiavi. Per decenni ha lentamente avuto successo nell'imporre
politiche neoliberali a tutti i livelli della nostra vita attraverso i suoi
trattati e le sue direttive. La tassazione dei cittadini è una di queste, così
come i bassi salari, la distruzione dei servizi pubblici, le delocalizzazioni, la
disoccupazione. Ma può darsi che cada per un imprevisto! Le voci degli
invisibili che escono dal silenzio per occupare la strada (e ora le strade)
sono sempre state più forti dei regimi più feroci. Ora sono la Bastiglia
dell'Unione europea e dell'euro che devono essere abbattuti per liberare la
Francia, ricostruire la democrazia e costruire un'Europa dei popoli. Il
boicottaggio delle elezioni europee non sarà silenzioso ma un boato in tutto il
paese, il rifiuto della complicità con un sistema che infrange la democrazia e
priva il popolo della sua sovranità.
E’
la Francia di chi sta in basso, la Francia periferica, dimenticata dalla
globalizzazione, i giubbotti gialli denunciano il carattere anti-democratico
dell'attuale sistema politico. Le richieste per la creazione di assemblee
cittadine e referendum popolari lo confermano. Sì, c'è qualcosa di putrefatto
nel regno di Francia. Il Presidente della Repubblica è un semi-monarca
interamente devoto al sistema neoliberale. L'Assemblea nazionale non rappresenta
il popolo, non solo è composta in modo schiacciante da deputati usciti dai
ranghi delle categorie superiori della società ma, inoltre, è vassalla
dell'Unione europea. I parlamentari, indipendentemente dal loro colore
politico, sono tenuti al guinzaglio dal trattato di Lisbona ora incorporato
nella Costituzione francese. Non c'è da stupirsi che le alternanze sinistra/destra
conducano sempre la stessa politica, quella dei potenti, delle lobby,
dell'oligarchia e sempre a scapito del popolo.
Al
di là delle richieste, dei cahiers de doleances che stanno iniziando a essere
discussi a livello locale, ed è essenziale, la marea dei giubbotti gialli porta
la domanda principale che tormenta i cittadini, in particolare gli
astensionisti. Quello dell'illegittimità delle istituzioni del nostro Paese.
Ciò implica, come nel 1789, di impegnarsi in una dinamica popolare costituente per
stabilire una nuova Costituzione per garantire la coesione nazionale. In
particolare avviando i processi democratici necessari per riavviare il
progresso sociale. Questa prospettiva è entusiasmante e possibile. I Gilet gialli
hanno aperto un varco che consente di passare a un cambio di regime per
democratizzare lo Stato e ridare il posto giusto al popolo.
Quindi, ancora una volta, appoggio
ai giubbotti gialli!
Che
tutti coloro che non si sono ancora uniti a loro si lancino nella battaglia al
loro fianco, nel rigoroso rispetto dell'indipendenza di questo movimento
popolare che apre la strada a nuove vittorie sociali. L'84% della popolazione
sostiene il movimento!
Che
i suscettibili, gli scettici, gli esperti della retorica, i rivoluzionari del
verbo, i militanti della sinistra col pedigree, le ristrette direzioni
sindacali aprano davvero gli occhi e aprano le orecchie: è il popolo, tanto
invocato negli appelli a scioperare, nel cui nome avete parlato, sul quale avete
tanto dissertato, che è risorto, da solo.
Ora
si deve scegliere: "Scegli il tuo campo compagno", si diceva anni
addietro. Coloro che rimarranno ai bordi della strada, con lo sguardo di un
entomologo sui Gilet gialli, avranno scelto il campo dei potenti, dei ricchi,
degli sfruttatori, dei dominanti!
Prime
rivendicazioni
- Annullamento
dell’aumento del prezzo dei carburanti abbassando l'aliquota IVA loro applicata.
-
Ripristino dell'ISF [tassa sui grandi patrimoni, Ndr]
- Aumento
generale delle retribuzioni (incluso SMIC [salario minimo legale, Ndr] a €
1.600 netti) e uguale retribuzione per uomini e donne.
- Aumento
delle pensioni (minimo netto 1400 euro), sussidi di disoccupazione, minimi
sociali, creazione di un'indennità di autonomia per i giovani disoccupati (780
euro al mese), associati quanto prima ad un'attività professionale part-time o
formazione. Nessun contadino, nessun commerciante, nessun lavoratore autonomo,
nessun autotrasportatore deve guadagnare meno dello SMIC. Il denaro esiste
perché la distribuzione della ricchezza tra lavoro e capitale in trent’anni ha
fatto passare 200 miliardi di euro dalle tasche dei salariati a quelle degli
azionisti.
-
Ridurre fortemente l'IVA per tutti i prodotti di prima necessità.
- Abrogazione
del CICE [credito d’imposta di cui godono le grandi aziende, Ndr], che farà
recuperare 44 miliardi di euro!
- Abrogazione
del CSG [una tassa per finanziare la sicurezza sociale, Ndr]
100%
di sicurezza sociale per tutti
- Riapertura
di linee SNCF e delle stazioni
- Creazione
di servizi di trasporto pubblico su tutto il territorio
- Riapertura
di ospedali pubblici e cliniche per la maternità nelle vicinanze
* Fonte: PARDEM
** Traduzione a cura di SOLLEVAZIONE
3 commenti:
https://roundrobin.info/2018/11/genova-est-comunicato-sullazione-contro-autostrade/
Il crollo di ponte Morandi ha precisi responsabili: l’intera classe politica, dirigente e padronale che dal dopoguerra ad oggi si è alternata nella pianificazione e messa in atto di un processo di sviluppo industriale devastante per il territorio della città di Genova.
Capitali, profitti, imperi economici sono stati costruiti sulla pelle di abitanti e lavoratori.
Sabato 24 Novembre abbiamo aperto il casello di Genova Est, permettendo alle auto di uscire gratuitamente.
Un gesto diretto, minimo di fronte alle responsabilità assassine di autostrade S.p.a e dello Stato.
Smettere di subire passivamente è possibile.
Autorganizzarsi e lottare anche.
Non paghiamo più.
Ho davanti agli occhi le foto con decine e decine di giovani inginocchiati a terra faccia al muro, una scena che è piuttosto simile a tanti bassorilievi dell'antico Egitto dove il Faraone vincitore esaltava la sua severa, inflessibile e crudele potenza con quelle teorie di prigionieri legati collo e mani alla schiena: Le foto di Parigi con quei poveri giovani CITTADINI FRANCESI che si trascinano verso qualcuno dei tanti templi degli dei (prigioni) per subire il "giusto castigo" per i loro conati di riscattarsi e liberarsi mi hanno fatto rabbrividire. A questi eccessi siamo arrivati da parte di un potere sempre più disumano. Roba da Egitto faraonico!
http://sollevazione.blogspot.com/2018/11/cosa-vogliono-e-chi-sono-i-gilet-gialli.html Questo è da vedere ancora una volta i francesi hanno messo in piedi il "sessantotto". E qui in italia abbiamo la fortuna di aver fatto una rivuzione democratica e non siamo capaci di sostenere il M. 5. S. nemmeno con i sondaggi. È proprio da vergognarsi.meritiamo di farci Inc. Dalla casta che stiamo cercando di cacciare. Grazie Italia. (e la minuscola è d'obbligo).
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