[ 10 ottobre 2018 ]
Diversi lettori ci han chiesto un giudizio sulla scissione verificatasi in Potere al Popolo (PaP), in sostanza —dopo le annunciate defezioni del Partito Comunista Italiano e di Sinistra Anticapitalista — della rottura, ben più pesante con Rifondazione comunista.
La rottura del fidanzamento (che divorzio sarebbe stato solo se si fosse consumato effettivo matrimonio) è avvenuta nientemeno che sullo statuto.
Colpiscono i toni durissimi della contesa, segno di una rottura dolorosa quanto irreversibile. Ci pare che ciò stia ad indicare come la disputa sullo statuto nasconda differenze politiche profonde, che tirano in ballo natura, scopi e posizionamento politico. Non chiedeteci chi siano i "buoni" e i "cattivi", i "migliori" ed i "peggiori". Compagni che condividono il nostro punto di vista — quello che considera centrale la battaglia per uscire dalla gabbia dell'euro per la piena riconquista della sovranità nazionale, quindi la necessità di collocarsi in piena indipendenza nel "campo populista" contro l'élite eurocratica — ce ne sono, e stanno, come minoranze, in entrambi gli schieramenti che si sono dati battaglia. Qui l'interrogativo: com'è che i no-euro alloggiano su fronti contrapposti? Evidentemente, nella gerarchia dei fattori, l'uscita dall'euro e la battaglia per la sovranità nazionale non sono state considerate primarie, ovvero, al netto dello statuto, altre sono state le faccende su cui si è sviluppata la lotta, prima fra tutte la questione della forma/modello organizzativo. Una coalizione, per quanto fortemente unitaria, di organismi indipendenti (Statuto n.2 proposto da Rifondazione) oppure un partito de facto (Statuto 1 proposto da Jesopazzo e Eurostop)? Questa seconda tesi è quella che pare aver avuto la meglio nel referendum telematico conclusosi ieri (sotto i risultati annunciati).
I vincitori cantano impunemente vittoria per aver ottenuto l'82%. Sulla carta una schiacciante maggioranza. La sostanza però, siccome han votato solo la metà degli iscritti alla piattaforma, ci pare diversa.
Nasce, da parto cesareo, un nuovo soggetto, ma i ginecologi, ostinati a farlo venir fuori anzitempo, l'hanno amputato in modo irreparabile. Abbiamo così una piccola testa innestata su un corpo rachitico. Un nuovo soggetto che avrà vita molto dura davanti. Esso risulta infatti da un assemblaggio frettoloso di correnti diverse, che domani potrebbero tornare a dividersi; un assemblaggio infine, la cui base programmatica (una versione postmoderna del vecchio massimalismo) è debole e del tutto inadeguata alle sfide del presente.
Sui limiti profondissimi della linea politica di PaP abbiamo scritto mesi addietro ed in diverse occasioni:
JE SO' PAZZO: L'ESERCITO DEI SOGNATORI
VERSO LE ELEZIONI: POTERE AL POPOLO
Per concludere. Chi esce con le ossa più rotte da questa vicenda è senza dubbio Rifondazione comunista. Un partito oramai allo sbando e la cui direzione nazionale, uscita addirittura umiliata dalla scissione in PaP, non da il benché minimo segnale di resipiscenza, continua anzi imperterrita sulla strada del proprio suicidio, quella di perseguire l'ennesimo opportunistico accrocchio elettorale. Un opportunismo che è causa della bruciante sconfitta di Rifondazione e che, un più che stagionato e consumato maggiorente, ha usato abilmente come arma per giustificare la rottura come inevitabile separazione "di giovani entusiasti e senza macchia" da un "ceto politico decotto ed elettoralista".
Ognuno crede ciò che vuole credere...
Diversi lettori ci han chiesto un giudizio sulla scissione verificatasi in Potere al Popolo (PaP), in sostanza —dopo le annunciate defezioni del Partito Comunista Italiano e di Sinistra Anticapitalista — della rottura, ben più pesante con Rifondazione comunista.
La rottura del fidanzamento (che divorzio sarebbe stato solo se si fosse consumato effettivo matrimonio) è avvenuta nientemeno che sullo statuto.
Colpiscono i toni durissimi della contesa, segno di una rottura dolorosa quanto irreversibile. Ci pare che ciò stia ad indicare come la disputa sullo statuto nasconda differenze politiche profonde, che tirano in ballo natura, scopi e posizionamento politico. Non chiedeteci chi siano i "buoni" e i "cattivi", i "migliori" ed i "peggiori". Compagni che condividono il nostro punto di vista — quello che considera centrale la battaglia per uscire dalla gabbia dell'euro per la piena riconquista della sovranità nazionale, quindi la necessità di collocarsi in piena indipendenza nel "campo populista" contro l'élite eurocratica — ce ne sono, e stanno, come minoranze, in entrambi gli schieramenti che si sono dati battaglia. Qui l'interrogativo: com'è che i no-euro alloggiano su fronti contrapposti? Evidentemente, nella gerarchia dei fattori, l'uscita dall'euro e la battaglia per la sovranità nazionale non sono state considerate primarie, ovvero, al netto dello statuto, altre sono state le faccende su cui si è sviluppata la lotta, prima fra tutte la questione della forma/modello organizzativo. Una coalizione, per quanto fortemente unitaria, di organismi indipendenti (Statuto n.2 proposto da Rifondazione) oppure un partito de facto (Statuto 1 proposto da Jesopazzo e Eurostop)? Questa seconda tesi è quella che pare aver avuto la meglio nel referendum telematico conclusosi ieri (sotto i risultati annunciati).
I vincitori cantano impunemente vittoria per aver ottenuto l'82%. Sulla carta una schiacciante maggioranza. La sostanza però, siccome han votato solo la metà degli iscritti alla piattaforma, ci pare diversa.
Nasce, da parto cesareo, un nuovo soggetto, ma i ginecologi, ostinati a farlo venir fuori anzitempo, l'hanno amputato in modo irreparabile. Abbiamo così una piccola testa innestata su un corpo rachitico. Un nuovo soggetto che avrà vita molto dura davanti. Esso risulta infatti da un assemblaggio frettoloso di correnti diverse, che domani potrebbero tornare a dividersi; un assemblaggio infine, la cui base programmatica (una versione postmoderna del vecchio massimalismo) è debole e del tutto inadeguata alle sfide del presente.
Sui limiti profondissimi della linea politica di PaP abbiamo scritto mesi addietro ed in diverse occasioni:
JE SO' PAZZO: L'ESERCITO DEI SOGNATORI
VERSO LE ELEZIONI: POTERE AL POPOLO
Siamo contenti per questa ennesima puntata della saga della sinistra che va in pezzi? Per niente. Il casino, tanto più se incarognito di sinistre avvitate su sé stesse, non favorisce e forse pregiudica un confronto vero sulle questioni dirimenti. Per di più, come ogni scissione, essa avvelena il clima e rischia di lasciare per strada, per scoramento e sconforto, tanti militanti o semplici attivisti.
Per concludere. Chi esce con le ossa più rotte da questa vicenda è senza dubbio Rifondazione comunista. Un partito oramai allo sbando e la cui direzione nazionale, uscita addirittura umiliata dalla scissione in PaP, non da il benché minimo segnale di resipiscenza, continua anzi imperterrita sulla strada del proprio suicidio, quella di perseguire l'ennesimo opportunistico accrocchio elettorale. Un opportunismo che è causa della bruciante sconfitta di Rifondazione e che, un più che stagionato e consumato maggiorente, ha usato abilmente come arma per giustificare la rottura come inevitabile separazione "di giovani entusiasti e senza macchia" da un "ceto politico decotto ed elettoralista".
Ognuno crede ciò che vuole credere...
13 commenti:
Non ho alcuna simpatia per pap, ma condivido l'analisi di piemme: chi ne esce male è rifondazione. Non condivido invece quando si dice che non ci sono i "buoni" o i "cattivi" (che poi è una contraddizione con la conclusione di cui sopra).
Rifondazione fa una scissione a destra perché vuole allearsi con LEU per le europee. Vuole cambiare di nuovo simbolo dopo 10 mesi. Nel mio piccolo osservatorio, ho notato che tutti i giovani del prc rimarranno con pap. Non so se sarà una statistica generale, nel caso lo fosse, rifondazione è anagraficamente morta.
compagni,
andiamo aventi per la nostra strada, non facciamoci ancora delle illusioni sui sinistrasissimi. Occorre guardare altrove.
Non certo con verso quelli che vanno in piazza per far cadere questo governo (cobas, si cobas, cub, usb, papa ecc) senza sapere (davvero?) che così spianano la strada alla troika.
Il sindacalismo rivoluzionario non deve necessariamente far cadere un governo, ma incalzarlo sul piano dei diritti sociali contro lo sfruttamento del lavoro, per il riconoscimento della dignita' e della gistizia sociale del popolo lavoratore. Un sindacato cosi' e' necessario sempre, anche con un governo populista di sinistra, figuriamoci con questo che nello schiramento populista definirei di centro-destra.
Qualsiasi evento che portera' alla scomparsa e alla morte definitiva di rifondazione secondo me e' buono.
Ci si chiede se è un bene o un male, secondo moltissimi un bene, per la semplicissima ragione che libera il campo da un equivoco che dura dal '91,data della nascita di un partito formatosi dalla definitiva scelta di campo dell'allora Pci da cui si scisse connotandosi su basi "comuniste"(?)e che ha mostrato subito il suo carattere subalterno e complice all'allora nascente "centrosinistra" perno e riferimento di quelle élites eurocratiche pronte a varare controriforme sociali su cui aveva scommesso, certo anche di una sicura "COPERTURA"a sinistra garantita dal Prc; quella è stata SEMPRE la sua funzione storica:coprire a sinistra le politiche lacrime e sangue DI DESTRA di quei governi "amici"di pseudo sinistra; questo non va mai dimenticato fa parte del suo Dna;ma se questa è storia relativamente recente quella di oggi è pressoché identica nel suo svolgersi, creando così come allora il nemico di turno contro cui aggregare elettoralmente soggetti sociali diversi per combattere(sic)il pericolo fascista incombente,salvo poi allearsi e votare le infami leggi che conosciamo in ossequio al "menopeggismo"da sempre la loro carta vincente;per quanto riguarda PaP non vale neppure la pena spendere alcunché,su di loro la Storia ha già decretato l'irrilevanza.Luciano
che questa "scomparsa" del Prc, per le modalità con cui starebbe avvenendo sia un "bene" in sé, a prescindere, beh, questo lo vedremo. Tendo ad essere pessimista, nel senso che vedo una generale diaspora che rischia di alimentare solo un sinistrismo massimalista estremistoide, con un'anima sindacalistica, movimentista, meticcista, largamente maggioritaria incapace di fare egemonia, di entrare in connessione con il popolo lavoratore.
Che Dio ce ne scampi e liberi.
Voglio poi correggere il primo anonimo.
Nel Prc non c'è solo la corrente di Ferrero-Acerbo (quella che ha in mente anzitutto un guazzabuglio elettorale con Leu, Si, De Magistris, Altra Europa). Per cui sarebbe giustificato dire che il Prc vada in malora.
Dentro ci sono altre idee e tendenze, tra cui una di comunisti senza sé e senza ma che non accettano di certo quel guazzabuglio elettorale, ed anche una componente che ci è idealmente vicina, quella che usando i nostri parametri è qualificabile come sinistra patriottica.
Ala sinistra del Prc non è dunque solo quella che è saltata sul carretto di PaP.
Riterrei perciò sbagliato fare spallucce rispetto a quel che accadrà in Rifondazione o, peggio, guardare solo in direzione di PaP.
Azzardo anzi un pronostico, e se mi sbaglio farò ammenda.
Da Pap poco verrà fuori per la causa del socialismo patriottico, troppo forti lì dentro quelli che ritengono che battersi per la sovranità nazionale sia cosa reazionaria. Molti di loro ci danno già addosso infatti come "rossobruni".
Dalla definitiva crisi del Prc son convinto invece che si libereranno, nelle forme che si daranno date le circostanze, forze preziose per la causa nostra.
"Compagni",andiamo avanti per la nostra strada, non facciamoci ancora delle illusioni sui sinistrasissimi. Occorre guardare altrove. Cioe'alla destra (popolare) al Governo qualunque siano le sue ricette: dalla stretta sull'immigrazione ai condoni fiscali, dalla lotta (diversiva) ai privilegi della Casta al reddito di Cittadinanza (o Sudditanza?), dal decreto sicurezza a quello sulla legittima difesa. Cosi'la prospettiva del socialismo patriottico è garantita. Roba da non credere.
Carmine
abbiamo la sensazione stai commentando sul blog sbagliato.
Prova ad andare su quelli della Commissione europea, della Bce, di Fitch, di S&Poor, di Bankitalia, del Fmi, della Confindustria, del Pd, di Forza Italia.
Son tutti, come te, d'accordo a mandare a casa questo governo, solo che loro, sapendo che non lascerà posto a Lenin o Guevara, ma ad un Quisling peggio di Monti, fanno i loro interessi di classe, mentre tu sei solo un poveraccio che gli porti l'acqua con le orecchie
Che commenti nel blog sbagliato non non me lo deve dire un "Anonimo" ma la redazione. La risposta sprezzante alla mia semplice e "tranquilla" nota mi ricorda tanto il "cattivismo"del PCI/PDS/DS/PD nei confronti della sinistra comunista, sempre insensibile al richiamo del voto utile. Una risposta condita da quelle immancabili dosi di dogmatismo e manicheismo che sono proprie della religione a 5 stelle. Se a questa si sono convertiti "presunti" compagni è ancora peggio. Se invece si tratta di leghismo duro e puro non me ne puo' fregare di meno.
No no caro anonimo delle 21:30 lui è un "antifascista"tutto d'un pezzo,uno a cui non importa con chi combatte,anche se ha al fianco il proprio nemico che lotta assieme a lui per la rivoluzione socialista (del Capitale),lui si batte con tutte le sue forze per sconfiggere quei "rosso/bruni al governo brutti, sporchi, e cattivi,i razzistoni che chiedono di chiudere le frontiere e,pensa un po',ridare dignità ad un paese devastato dall'austerity promossa dai suoi amici "antirazzisti"(sic) e "umanitari".Hai ragione anonimo delle 21:30 questo qui ha proprio sbagliato indirizzo.
Non mi sembra che i due cattivissimi anonimi siano entrati nel merito delle ricette pentaleghiste (inclusi gli aspetti "sbirreschi" denunciati dagli stessi redattori). C'è solo un accenno ad un po' di dignita' per il popolo e la solita "facile" accusa di essere collusi con il nemico. Lo facciano, se riescono ad essere persuasivi mi possono conquistare alla causa.
Nel merito delle questioni non ci saranno entrati gli anonimi ma c'è entrata la redazione ormai talmente tante di quella volte che continuare a discuterne significa solo essere petulanti.
Il punto mi sembra piuttosto se sia legittimo leggere i processi storici con una prospettiva manichea e la risposta è un rotondo no.
Tutti i giovani di Rifondazione restano con Pap. Certo, che vi aspettavate? Sono giovani, intrisi di individualismo sfrenato, figli del loro tempo, seguono i fanatici del "post", occupati a osannare tecnologie, progresso, immigrazione massiccia, diritti dell'atomo e "trans". Si perchè il dna di Pap altro non è che un apolitico universalistico pacifismo femminista, transfemminista-lgbtqi e ambientalista, realizzato tramite mutualismo in un'europa diversa e possibile che riusciranno a trasformare nei loro sogni. Le pochissime teste pensanti interne a Pap usciranno presto perchè schifate oppure perchè buttate fuori dall'autoritarismo quasi fascista di questa sinistra.
Vedrete quanto sarà breve il passo contro questo governo e la difesa di questa europa accanto ai poteri forti.
Su Rifondazione che dire? Sicuramente al suo interno ci sono teste pensanti, ma dalla debole spina dorsale. Non credo (e spero vivamente di sbagliarmi) che avranno la forza per condurre una battaglia vera, per cui resteranno in balia degli eventi fino a dover prendere atto del trapasso definitivo.
Sono d'accordo con quanto scrive Piemme, ben poco mi aspetto da PaP. Penso abbia purtroppo ragione anche Luca quando scrive di "teste pensanti, ma dalla debole spina dorsale".
Il campo in cui stare è ovviamente quello populista che però è un campo non meno insiodioso di quello che ci lasciamo alle spalle, senza una propria proposta solida si rischia di finire assorbiti nelle posizioni altrui per eccesso di zelo nel difendere il governo dagli attacchi.
Cosa intendo? Leggiamo ad esempio cosa scrivono Tridico e Bracci in questo articolo di ieri, estraggo una frase a titolo di esempio:
l’afflusso degli scoraggiati presso i centri per l’impiego permetterebbe di rivedere al rialzo il tasso di partecipazione alla forza lavoro"
Che sarebbe come dire: tireremo bamboccioni fuori di casa. Mi si passi la battuta, ecco altri due che hanno fatto una seduta spiritica.
Io sono tuttaltro che contrario all'assegno di disoccupazione ma non certo in questa forma moralistica, tutta 'sta polemica (una vera vessazione) sugli indivanados ha veramente rotto i ....
Un conto è difendere il governo un altro conto è aiutarlo nell'ipocrisia difendendo le agenzie interinali per l'impiego. Mentre il campo dei sinistrati si squaglia il campo populista sarà pieno di persone malfidate e pronte a fare il salto della quaglia.
Non posso certo dire che sia questo il caso ma l'articolo, oltre ad essere il solito pippone economicista e storicamente muto, è davvero brutto. Non mi dispiacerebbe sapere cosa ne pensa la redazione.
Giovanni
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