[ 23 ottobre 2018 ]
La Commissione europea (per nome e per conto del grosso dei paesi della Unione) confermata la sua severa bocciatura della Legge di bilancio italiana — "deviazione senza precedenti del Patto di stabilità e crescita" — ha lanciato l'ultimatum a Roma: "avete tre settimane di tempo per cambiarla, altrimenti vi sanzioniamo".
Di Maio e Salvini, forti della maggioranza parlamentare e dell'ampio consenso che godono nel Paese, anzitutto tra le classi subalterne, hanno risposto picche.
La Commissione europea (per nome e per conto del grosso dei paesi della Unione) confermata la sua severa bocciatura della Legge di bilancio italiana — "deviazione senza precedenti del Patto di stabilità e crescita" — ha lanciato l'ultimatum a Roma: "avete tre settimane di tempo per cambiarla, altrimenti vi sanzioniamo".
Di Maio e Salvini, forti della maggioranza parlamentare e dell'ampio consenso che godono nel Paese, anzitutto tra le classi subalterne, hanno risposto picche.
Altre volte era accaduto che Bruxelles tirasse le orecchie a qualche governo "spendaccione", sempre ottenendo la resa. Mai era successo che una capitale confermasse la propria posizione avversa. In questo gesto di disobbedienza e di sfida c'è tutta la cifra del governo "populista" di Roma, che apre una crisi inedita dell'Unione europea. Non si tratta del 2,4%, la partita è tutta politica, la posta in palio essendo chi davvero sotto le Alpi sia titolare della sovranità.
Se le cose stanno così il governo giallo-verde merita di essere sostenuto. Guai a chi non vuole riconoscerlo o fa finta di non riconoscerlo. Ma guai anche a chi non veda i rischi enormi di questa sfida. Molte testate già parlano di "guerra". E in effetti guerra sarà. E allora ci si deve chiedere se i generali Di Maio e Salvini saranno all'altezza? Se essi si stanno attrezzando a vincerla, se quindi hanno un piano di battaglia.
Di Maio, preoccupato di "tranquillizzare i mercati" ha ripetuto ieri che lui non vuole uscire dall'euro, anzi che finché M5s sarà forza di governo non lo permetterò mai. Lo sapevamo, grazie. Ma che farai se il nemico ti metterà con le spalle al muro, se ti troverai davanti all'alternativa secca: o capitolare o uscire?
Le due forze al governo immaginano di dare una botta al cerchio e una alla botte, confidando che la loro "manovra" susciterà una "crescita" tale che potrà permettere sia di andare incontro alle istanze del popolo che le ha votate, sia di rispettare gli stringenti vincoli di bilancio dell'Unione europea. Domanda: che accadrà ove questa "crescita" sarà molto più modesta, o se addirittura non ci fosse?
Nella sua lettera di risposta a Bruxelles Tria ha scritto:
«Qualora il rapporto debito/pil e deficit/pil non dovessero evolvere in linea con quanto programmato il governo si impegna ad adottare tutte le misure necessarie perché questi obiettivi (riduzione di deficit e debito) vengano rigorosamente rispettati».
Concetto ripetuto da Giuseppe Conte nella conferenza stampa di ieri:
«Ove non la nostra "manovra" non sortisse gli effetti sperati, correremo ai ripari, chiedendo agli italiani i sacrifici necessari per tenere i conti a posto».
Che detto in parole povere significa che si tornerebbe a politiche austeritarie. La qual cosa fa il paio con quanto affermato da Paolo Savona l'8 ottobre:
“Se ci sfugge lo spread, se va a quota 400 la manovrà dovrà deve cambiare... I numeri messi nero su bianco nella Nota di aggiornamento al Def verranno modificati nel caso in cui i mercati continuino a prendere di mira i titoli di Stato italiani».
C'è di che essere molto, ma molto preoccupati. Dichiarazioni simili sono un assurdo sul piano della dottrina. Savona, Tria e Conte sanno bene che a maggior ragione in caso di recessione ci sarebbe bisogno, di contro alla visione ordo-liberista, di politiche economiche pubbliche anti-cicliche, ovvero di forte spesa pubblica per rilanciare investimenti e domanda interna. Parliamoci chiaro, ove queste affermazioni fossero sincere esse equivalgono ad una preventiva dichiarazione di resa a Bruxelles. La qual cosa incoraggerà gli eurocrati ad attestarsi sulla linea dura contro l'Italia.
Col che avremmo già la risposta alla domanda di cui sopra: no, questo governo populista non sembra all'altezza dello scontro in atto, non si sta attrezzando per vincere la guerra, non ha un piano di battaglia.
Amici che stimiamo ci dicono invece di stare tranquilli, che certe dichiarazioni sono solo tattica per lasciare in mano a Bruxelles il cerino acceso della responsabilità della rottura, che nel governo c'è chi ha un "Piano B" per l'uscita. Noi ne dubitiamo. A noi pare che un "Piano B" di uscita unilaterale non ci sia e non venga contemplato. A noi pare che a Roma non soltanto si illudano che la partita appena cominciata possa durare a lungo, ma che credano che l'Unione e l'eurozona vengano giù per decisione condivisa e consensuale. Noi tendiamo ad escludere entrami queste ipotesi.
Resta che ove in primavera la situazione economica volgerà al peggio il governo sarà sottoposto a pressioni e ad attacchi che faranno impallidire quello portato nel 2011 a Berlusconi. Sostenuti dai collaborazionisti interni, a Bruxelles punteranno allo sfaldamento dell'alleanza populista, alla spaccatura in entrambe le forze tra radicali e moderati, quindi alla caduta, in un clima di altissima tensione, alla caduta del governo giallo-verde.
Nessun dorma!
6 commenti:
Anche io ho molti dubbi ma in questo momento penso che il loro gioco sia un altro.
Le società che operano nel mondo della finanza hanno dei loro interessi da salvaguardare e non si spingeranno fino al punto da causare uno showdown del mercato. Quindi niente declassamenti eccessivi, niente esplosione dello spread.
Cosa implicherebbe questo? Che il deep state USA e le sue ramificazioni nelle provincie avrebbero perso la capacità di manipolare queste istituzioni finanziarie per influenzare i rapporti di politici intraeuropei. Il deep state non potrebbe più agire da regolatore all'interno di questi rapporti e questo avrebbe le sue ripercussioni sulla tenuta di questi rapporti stessi.
In particolare nell'area germanica dove il settore industriale e quello finanziario hanno trovato il loro equilibrio perché la situazione di stallo avvantaggia entrambi, garantisce un alto surplus, una moneta che non rivaluta e la possibilità di finanziarsi facilmente a causa delle crisi indotta nelle nazioni del sud. Questo equilibrio verrebbe messo a dura prova.
Ciò spiegherebbe le dichiarazioni che tendono a tranquillizare i mercati da parte di tutti gli attori governativi.
Per non perdere il controllo dovrebbero scatenare l'inferno come avete detto voi ma non ne hanno il potere, questo potrebbe essere esiziale per l'UE.
Se va male hanno un piano B?
Ma soprattutto, se invece va bene e causa davvero la rottura dell'UE la dinamica innescata per questa via aprirebbe spazi per una forza popolare? Non è forse per questo che stanno facendo di tutto per evitare di appellarsi al popolo come voi chiedete?
Giovanni
Naturalmente possono essere molteplici le visioni ed io non ne ho una di personale dal momento che non sono un esperto e non sono nella stanza dei bottoni (ammmesso che esista).
Mi è rimasto impresso un articolo di Federico Dezzani di qualche giorno fa nel quale si presentava la situazione dell'Italia come avanguardia, come punta della lotta tra USA e Germania, lotta che c'è, a causa del surplus commerciale tedesco. Se così stanno le cose è evidente che la tenuta dell'Italia nei confronti dell'UE, la volontà di far fronte ai dictat europei, tiene conto di avere le spalle coperte dagli USA. Quindi non dovrebbero cedere.
Manlio Padovan
La grande borghesia sta puntando a un governo lega forza Italia Pd ma stanno aspettando le elezioni europee
Un piano B lo devono avere per forza.
Altrimenti il loro avventurismo sarebbe inverosimile per uomini politici che ambiscano a ricoprire determinati ruoli. Anche a livello di Presidente di Commissione Parlamentare o Senatoriale
A parte questo, invece di lanciarmi in previsioni che hanno ottime probabilità di essere smentite dal futuro svolgersi dei fatti, mi atterrei a quel che è già assodato.
La bocciatura della Legge di bilancio italiana ha per motivazione la "deviazione senza precedenti del Patto di stabilità e crescita".
Avendo causato non crescita ma una crisi economica senza precedenti, è innazitutto quello stesso Patto a essere contravvenuto a sé stesso.
Quindi come ha detto Rinaldi sere fa in non so quale televisione, "L'UE rispetti lei per prima i trattati", si riferiva a quello di Lisbona, "dopodiché li rispetteremo a nostra volta.
A me sembra non faccia una piega.
Ecco qui.
"La decisione di per sé non dovrebbe avere un grande impatto sui mercati perché significa poco" e la procedura di infrazione sono solo eventuali "multe simboliche combinate con nuove raccomandazioni alla fine del prossimo anno".
Ovvero si preannuncia un tira e molla lungo, un po' come per la brexit, in ognuno proverà ad abbattere l'altro ma in cui nessuno supererà il limite.
In questa prospettiva il piano B non ce l'hanno perché non gli serve, le misuricchie potranno vararle ed avere il consenso. E ci credo, dopo anni di digiuno anche queste briciole sembreranno un banchetto luculliano.
Certo aumenteranno i mal di pancia in Germania. La rottura finale inizierà a Berlino e finirà a Washington, ma non adesso. Per adesso l'agonia continua.
Giovanni
Anni fa fu chiesto a Schauble se la Germania avesse un piano B in caso di rottura della UE.La risposta fu:OVVIAMENTE.
Questi non mancano occasione per far sapere al nemico che vanno in guerra disarmati.Speriamo bene,ma sento puzzo di Tsipras-Vafoufakis
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