[ 13 luglio 2018 ]
"L'idea che il sovranismo sia uguale al nazionalismo è un altro regalo della sinistra alla destra".
Questa affermazione, che è uno dei capisaldi della sinistra patriottica, è da incorniciare visto chi l'ha pronunciata. E l'ha pronunciata Curzio Maltese sul Venerdì in edicola, supplemento di la repubblica.
L'idea che il sovranismo sia uguale al nazionalismo è un altro regalo della sinistra alla destra. Nel discorso pubblico improntato al presente perpetuo di Twitter probabilmente non serve ricordarlo, ma la sinistra italiana ha espresso per decenni un sovranismo, come lo si chiamerebbe oggi, fondato sui valori democratici della Costituzione e opposto a una costruzione oligarchica dell'Europa.
Nel 1978 il Pci berlingueriano si oppose con forza all'ingresso immediato nello Sme, padre dell'euro, per molte e buone ragioni. La principale, sostenuta con fierezza da Giorgio Napolitano nella vita precedente, era che partire dall'unione monetaria e non dall'unione politica comportava una scelta antipopolare e oligarchica, un'Europa di «finanzieri e burocrati» di segno liberista, che avrebbe allargato le differenze fra Stati ricchi e poveri, minacciato le politiche sociali e ridotto i diritti dei lavoratori al minimo.
Come si vede, c'è stato un tempo in cui la sinistra azzeccava le previsioni (e le elezioni). Negli anni di Maastricht, '92-'94, il Pds si converte all'unione monetaria, in nome di responsabilità, affidabilità eccetera, ma ancora con molti paletti. Avanti con l'euro, è la posizione dei socialisti europei, ma soltanto insieme a un bilancio comune e un'unione fiscale e politica, con tanto di eurobond, governo nominato dal Parlamento europeo e trasferimenti dalle nazioni ricche alle indebitate, sul modello federale degli Stati Uniti d'Europa.
Poi vince la Terza Via e allora la sinistra è per l'Europa liberista senza se e senza ma, pazienza per il eurobond, la solidarietà, gli eletti che contano assai meno degli euroburocrati e Bruxelles che detta le politiche economiche mettendo in comune soltanto l'1 per cento del Pil per i trasferimenti interni, contro il 29 degli USA. In attesa delle magnifiche sorti e progressive dell'Unione, in Italia abbiamo perso un quarto dell'apparato produttivo in vent'anni e siamo diventati da euroentusiasti a euroscettici, chissà perché. Rimpiangiamo il lavoro non precario, le politiche sociali, le pensioni, i diritti.
Sono cose di destra? Il punto è che, giusto o sbagliato, di destra o di sinistra, il sovranismo è impossibile. Nel sistema euro gli Stati non possono stampare moneta, regolare i cambi, finanziare politiche sociali in deficit o con il fisco, perché i capitali da tassare scappano in un secondo. Se riescono a ottenere un piccolo sconto sui parametri di Bruxelles, sono comunque in balia dei rating e dello spread, e puoi sbattere i pugni quanto ti pare. Si può giusto rifilare qualche manganellata ai poveracci, che aumenteranno lo stesso e alla fine il poveraccio da manganellare sarai tu. Bisognerebbe azzerare Maastricht e ricominciare da capo, ma chi lo dice?
Questa affermazione, che è uno dei capisaldi della sinistra patriottica, è da incorniciare visto chi l'ha pronunciata. E l'ha pronunciata Curzio Maltese sul Venerdì in edicola, supplemento di la repubblica.
Noto giornalista Maltese è anzitutto europarlamentare. Venne eletto con la lista ALTRA EUROPA CON TSIPRAS.
Le cose cambiano cari lettori.
Questo nuovo segno che c'è vita (e intelligenza) a sinistra, ci riporta alla mente la massima latina"numquam est nimis sero". Non è mai troppo tardi per dire la verità ai cittadini.
* * *
QUANDO IL SOVRANISMO ERA DI SINISTRA
di Curzio Maltese
L'idea che il sovranismo sia uguale al nazionalismo è un altro regalo della sinistra alla destra. Nel discorso pubblico improntato al presente perpetuo di Twitter probabilmente non serve ricordarlo, ma la sinistra italiana ha espresso per decenni un sovranismo, come lo si chiamerebbe oggi, fondato sui valori democratici della Costituzione e opposto a una costruzione oligarchica dell'Europa.
Nel 1978 il Pci berlingueriano si oppose con forza all'ingresso immediato nello Sme, padre dell'euro, per molte e buone ragioni. La principale, sostenuta con fierezza da Giorgio Napolitano nella vita precedente, era che partire dall'unione monetaria e non dall'unione politica comportava una scelta antipopolare e oligarchica, un'Europa di «finanzieri e burocrati» di segno liberista, che avrebbe allargato le differenze fra Stati ricchi e poveri, minacciato le politiche sociali e ridotto i diritti dei lavoratori al minimo.
Come si vede, c'è stato un tempo in cui la sinistra azzeccava le previsioni (e le elezioni). Negli anni di Maastricht, '92-'94, il Pds si converte all'unione monetaria, in nome di responsabilità, affidabilità eccetera, ma ancora con molti paletti. Avanti con l'euro, è la posizione dei socialisti europei, ma soltanto insieme a un bilancio comune e un'unione fiscale e politica, con tanto di eurobond, governo nominato dal Parlamento europeo e trasferimenti dalle nazioni ricche alle indebitate, sul modello federale degli Stati Uniti d'Europa.
Poi vince la Terza Via e allora la sinistra è per l'Europa liberista senza se e senza ma, pazienza per il eurobond, la solidarietà, gli eletti che contano assai meno degli euroburocrati e Bruxelles che detta le politiche economiche mettendo in comune soltanto l'1 per cento del Pil per i trasferimenti interni, contro il 29 degli USA. In attesa delle magnifiche sorti e progressive dell'Unione, in Italia abbiamo perso un quarto dell'apparato produttivo in vent'anni e siamo diventati da euroentusiasti a euroscettici, chissà perché. Rimpiangiamo il lavoro non precario, le politiche sociali, le pensioni, i diritti.
Sono cose di destra? Il punto è che, giusto o sbagliato, di destra o di sinistra, il sovranismo è impossibile. Nel sistema euro gli Stati non possono stampare moneta, regolare i cambi, finanziare politiche sociali in deficit o con il fisco, perché i capitali da tassare scappano in un secondo. Se riescono a ottenere un piccolo sconto sui parametri di Bruxelles, sono comunque in balia dei rating e dello spread, e puoi sbattere i pugni quanto ti pare. Si può giusto rifilare qualche manganellata ai poveracci, che aumenteranno lo stesso e alla fine il poveraccio da manganellare sarai tu. Bisognerebbe azzerare Maastricht e ricominciare da capo, ma chi lo dice?
4 commenti:
Ecco un altro converso del put.
Fino a ieri liberista, oggi sovranista, sempre opportunista.
Mai fidarsi di certa gente.
Quelli che cambiano idea andrebbero soppressi, così restiamo in due: io e te. Sei d'accordo? (Puoi sempre cambiare idea...)
Per carità, si può sempre cambiare idea. Ma bisogna vedere se lo fa uno che ha capito oppure uno che ha solo interesse a farlo perché è cambiato il vento.
Curzio Maltese prima di essere eletto al parlamento europeo nel 2014 aveva scritto un articolo con tutti i luoghi comuni su: debito pubblico, corruzione, guai a uscire dall'euro ecc.
Cose ribadite negli anni successivi senza guardare minimamente al dibattito avuto sull'euro.
Adesso cambia musica?
Mah…. Chi si fida di gente così. Già su il fatto quotidiano c'era, e mi pare che scriva ancora sul blog, un economista che aveva scritto qualcosa a favore dell'uscita dall'euro, per cambiare completamente impostazione adesso che c'è un governo che "sembra" voglia fare sul serio, attaccando l'uscita dall'euro in tutti i modi.
Si, si può cambiare idea… soprattutto uno che aveva detto, insieme alla Spinelli che si candidava solo come portabandiera del partito tsipriota italiano.
Meglio di niente, ma è anche vero che è meglio non fare affidamento su gente del genere.
Al massimo sfruttarlo per le nostre battaglie, ma solo per far vedere le enormi incongruenze con quanto sostenuto prima e solo come giornalismo negativo, che fino all'altro ieri ha sostenuto in maniera veemente il contrario.
Ci ricordiamo tutti gli attacchi a chi usciva dall'euro.
Qualche video su YouTube di qualche assemblea fatta ci ricorda che dava sempre del pazzo a chi metteva in conto l'uscita dall'euro.
Questo è sempre stato contro Berlusconi a suo tempo, ma se tanto mi da tanto, è proprio giornalismo come il suo che l'hanno tenuto così tanto in vita, qualche discorsetto di circostanza sui veri problemi dell'economia per poi ricordare che tutti i mali d'Italia era il satrapo di Arcore.
Poi abbiamo visto cosa ha fatto la sinistra.
E oggi i giornali di quell'are su cui scrive attaccano pure quelle pallide e timidissime riforme del lavoro di Di Maio, che sono del tutto insufficienti sia chiaro, ma che almeno vanno in direzione opposta.
Lui su questo non ha niente da dire?
Cominciamo a vedere queste cose. I fatti concreti. Il lavoro. Cosa ha da dire sulla linea editoriale di Repubblica su questo?
A proposito, oltre allo stipendio di europarlamentare ha fatto la battaglia per tenere anche quello di giornalista.
Tanto per dire ovviamente.
Leo,
la Resistenza l'hanno fatta un paio di centinaia di migliaia di italiani.
Tutti convertiti dal fascismo.......
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