[ 3 luglio 2018 ]
Dunque il governo ha approvato il cosiddetto "Decreto Dignità". La migliore scheda su quanto esso contempla è secondo noi quella de LA STAMPA.
Non mi soffermo quindi sui suoi specifici aspetti, le sue tecnicalità. Vorrei dare un giudizio politico di massima.
Ed è questo: per quanto non rovesci la logica neoliberista della precarizzazione del lavoro, iniziata nel 1997 col "Pacchetto Treu" —governo Prodi con Rifondazione dentro! — e finita col Jobs Act, il "Decreto Dignità" rappresenta una prima e simbolica inversione di marcia. Anzitutto perché rende più complesso licenziare senza "giusta causa", quindi per la stretta sui contratti a termine ed infine perché punisce le aziende che delocalizzano all'estero.
Confindustria e padroni si lamentano: "Non è coi decreti che si crea il lavoro"; "Il decreto rivela un atteggiamento punitivo verso le aziende"; "il governo ci mette i bastoni tra le ruote"; "Ci troviamo difronte ad un approccio dirigistico stile Prima Repubblica", "siamo un'economia export-oriented e dobbiamo competere" (a spese di chi lavora s'intende!).
Mi viene in mente la massima di un vecchio compagno operaio: «Per non sbagliarci, dobbiamo fare sempre il contrario di quel che dice la Confindustria. Per cui, quando i padroni s'incazzano, noi siamo contenti".
Ps
Mi vengono in mente i cretini che parlano di "governo fascio-leghista". A quali specchi si attaccheranno per continuare a parlare a vanvera e giustificare le loro farneticazioni borghesi? Darannno segni di resipiscenza?
Dunque il governo ha approvato il cosiddetto "Decreto Dignità". La migliore scheda su quanto esso contempla è secondo noi quella de LA STAMPA.
Non mi soffermo quindi sui suoi specifici aspetti, le sue tecnicalità. Vorrei dare un giudizio politico di massima.
Ed è questo: per quanto non rovesci la logica neoliberista della precarizzazione del lavoro, iniziata nel 1997 col "Pacchetto Treu" —governo Prodi con Rifondazione dentro! — e finita col Jobs Act, il "Decreto Dignità" rappresenta una prima e simbolica inversione di marcia. Anzitutto perché rende più complesso licenziare senza "giusta causa", quindi per la stretta sui contratti a termine ed infine perché punisce le aziende che delocalizzano all'estero.
Confindustria e padroni si lamentano: "Non è coi decreti che si crea il lavoro"; "Il decreto rivela un atteggiamento punitivo verso le aziende"; "il governo ci mette i bastoni tra le ruote"; "Ci troviamo difronte ad un approccio dirigistico stile Prima Repubblica", "siamo un'economia export-oriented e dobbiamo competere" (a spese di chi lavora s'intende!).
Mi viene in mente la massima di un vecchio compagno operaio: «Per non sbagliarci, dobbiamo fare sempre il contrario di quel che dice la Confindustria. Per cui, quando i padroni s'incazzano, noi siamo contenti".
Ps
Mi vengono in mente i cretini che parlano di "governo fascio-leghista". A quali specchi si attaccheranno per continuare a parlare a vanvera e giustificare le loro farneticazioni borghesi? Darannno segni di resipiscenza?
18 commenti:
Grandissimo Sandokan,Non solo sono d'accordo su quanto scritto ma cercherò di divulgare per quanto mi è possibile questo scritto evitando naturalmente di diffonderlo fra i sinistrati,loro si sa, con i fascio/leghisti,non prenderebbero neanche un caffè. Bravo Sandokan.Luciano
Sandokan, non leggere tutti 'sti giornali piddini, che poi in base a come reagisci verificano l'efficacia degli algoritmi usati.francesco
Per non finire nel solito dibattito sterile vorrei entrare nel merito dei "miglioramenti" sociali del ministro Di Maio. Non solo si tratta di miglioramenti molto modesti: 4 invece che 5 rinnovi in 36 mesi (ma comunque 36 mesi, vale a dire contratti di 7 mesi invece che di 6, ma sempre col rischio di essere licenziato ad ogni scadenza...vale a dire un mese in più di lavoro...bel regalo). Ma spesso questi miglioramenti esattamente come ha fatto il PD e Berlusconi prima, vengono barattati in cambio dell'aperture delle cataratte legislative che potrebbero fare presto disastri ben peggiori.
Prendiamo il settore dei rider che conosco molto bene. Al momento non c'è alcuna tutela. Di Maio, ha incontrato i sindacati (che non esistono) e non i comitati dei lavoratori di Torino, Milano, Bologna e Roma senza i quali nessuno di voi sapeva cosa erano i rider; e ha incontrato i padroni. Risultato? Nessuno.
Quindi? Quindi, recita il comunicato del MISE, "visto che non si è raggiunto un accordo allora si procederà a formulare un nuovo contratto specifico di settore", come quello per colf e badanti. Magari questo contratto sarà una mollica meglio del nulla esistente; ma attenzione, crea un precedente!
Si comincia a normare il settore delle tecnologie e lo si fa con un riconoscimento ufficiale dello Stato della loro natura aliena e inferiore a quella che ogni altro lavoratore dipendente ha avuto nel xx secolo. Se oggi 3 mila persone avranno una mollica in più, la prossima generazione tre milioni di giovani saranno ufficialmente riconosciuti come obbligati a tutele minime, disponibilità h24 e salari da poche centinaia di euro. Se ci affianchi il reddito di cittadinanza il disastro sociale è completato: lavorano i robot e noi, per non perdere 780 euro (ma poi saranno davvero così?) saremo costretti a stare ogni ora sullo smarphone ad aspettare la chiamata per la consegna di una pizza...
Questi non sono piccoli miglioramenti, questo è il riconoscimento del governo di nuove tipologie di sfruttamento, con la benedizione della legalità che oggi non c'era, in cambio della concessione di una paga oraria minima...di 4 euro!!!
Fino a pochi anni fa contro queste porcherie voi vi sareste sbranati quelli del PD...
Attenzione perché sta arrivando una controrivoluzione tecnologica che voi stessi denunciate in molti articoli. Queste norme aprono la strada affinché questa controrivoluzione sia amministrata col minimo disturbo e la tutela legislativa dei governi. Fra 10 anni avremo tutti i contratti simili a quelli che Di Maio sta scrivendo per i rider. E non mi sembra una cosa molto positiva
http://www.usb.it/index.php?id=1132&tx_ttnews[tt_news]=103456&cHash=2662d7ce41
"Nessuno è d’accordo. Le aziende, infatti, come sono abituate a fare per raggiungere record di profitti, si lamentano dell’elevato costo del lavoro del mercato italiano, Confindustria propone di ritornare ai voucher, la Uil ai co.co.co. Un disastro insomma. Il ministro riconvocherà il tavolo nelle prossime settimane con due possibili obiettivi: o inserire i riders nel decreto dignità entro 60 giorni, oppure raggiungere un accordo attraverso la contrattazione collettiva dando vita ad un ccnl dei riders"
[...]
"Di Maio e il suo entourage di Professori della facoltà di economia di Roma Tre, vuole fare proprio questo. Vorrebbe inserire gli sgravi fiscali superate un certo tot di ore lavorate. Il ricatto è il seguente: noi aziende portiamo occupazione anche non precario se ci tenete troppo, ma il prezzo della non precarietà presunta e della subordinazione lo paga lo Stato. Se il cruccio del governo Renzi era quello di far crescere i numeri sull’occupazione dell’Istat quella di Di Maio è uguale identico."
https://www.infoaut.org/precariato-sociale/riders-di-maio-e-l-abbassamento-del-costo-del-lavoro
ma cosa si pensava che chi consegna le pizze in bici potesse essere pagato 7 euro l'ora netti con contributi?
dopo una pizza a domicilio viene 20 euro.
è ovvio che il settore vada chiuso. o accettato come part time per studenti, quindi con qualche tutela ma non quelle di un lavoro subordinato, o chiuso.
portare le pizze in bici non può essere un lavoro vero nella società attuale. arriviamo al socialismo e poi forse potrà esserlo. nella società capitalista non può esistere un lavoro del genere inteso come mezzo di sostentamento sufficiente....difatti se non potessero essere schiavizzati i rider non sarebbero mai esistiti. negli anni 80-90 non c'erano.
c'era IL FATTORINO specifico della tal pizzeria che comunque prendeva poco poco e spesso in nero.
se ogni locale assumesse personale in più perchè impegnato a fare consegne occasionali forse si creerebbero posti di lavoro un pò meglio retribuiti di questi a scapito di aumenti del costo di consegna comunque ragionevoli e giusti.
capisco chi fa il rider ma bisogna avere la coscienza del valore aggiunto del proprio lavoro. piuttosto si chieda di creare posti di lavoro nel pubblico. manutenzione strade e giardini pubblici, impiegati negli uffici sguarniti...quelli sono posti di lavoro che si possono retribuire decentemente.
Avevo letto la posizione dell'USB, che per altro parla solo dei "rider".
Mi chiedo dove possa andare un sindacato di base che dice che con Di Maio "siamo passati dalla padella alla brace".
Anzi chiedo alla redazione e a sandokan un giudizio sulle posizioni di cobas (bernocchi va giù ancora più pesante), usb e compagnia cantando...
leggo commenti tipici di un certo estremismo parolaio e inconcludente.
Però è curioso: tutti a dare addosso al governo... e non riconoscere che non c'è cambio di rotta rispetto a prima. Poi però i parla come se lo si considerasse un governo, come dire, inconseguente. la critica è del tipo di quella che l'estrema sinistra d'antan rivolgeva ai socialdemocratici..
Buffo no? da parte di chi lo considera governo fascio-leghista!!
E vorrei dire a sandokan che c'è un altro punto importante nel decreto dignità: il contrasto al gioco d'azzardo, alla pandemia del gioco d'azzardo.
Non sottovalutiamo questa cosa.
A leggere certi commenti - quello dell'USB in primis - c'è da restare sgomenti. Sorpresi proprio no, ma sgomenti sì.
Dalla "padella alla brace"? Ma siamo impazziti?
Qui nessuno dice che Di Maio abbia magicamente bloccato la precarizzazione del lavoro. Non solo, noi non diciamo che il governo abbia una coerente linea di difesa dei lavoratori. Qui, dove abbiamo ancora i piedi per terra a differenza di tanti sinistrati senza memoria né onestà intellettuale, diciamo un'altra cosa: che sul lavoro precario c'è stata un'inversione di tendenza, insufficiente ma c'è stata. Ed è la prima volta dal 1997, anno del "pacchetto Treu" votato da un governo di centrosinistra (!) e pure da Rifondazione (!!!).
Quel che ai sinistrati pare nulla, alla Confindustria pare troppo. Chissà chi ha ragione!
Suvvia, un po' - non troppa, ma un po' - di onestà non guasterebbe. E' che essa costringerebbe a fare i conti con un governo, certo contraddittorio, ma per sua natura aperto alle istanze sociali ben più di tutti quelli dell'ultimo quarto di secolo. Che non è esattamente un periodo breve.
Poi chi vuole essere puntiglioso, e fa bene, può leggersi tutte le misure prese. Troverà che licenziare è più difficile, che il periodo massimo di precarietà scende da 3 anni a due, che i rinnovi dei contratti a termine scendono da 5 a 4. Troverà il contrasto delle delocalizzazioni, come pure al gioco d'azzardo.
Sufficiente? No. Nella giusta direzione? Sì. La dimostrazione che il recupero dei diritti è possibile e che con la lotta ed incalzando il governo si possono ottenere importanti risultati.
Certo, se poi si vuole solo dimostrare l'indimostrabile, cioè che questo è un governo "fascioleghista" interessato solo alla diffusione del razzismo, amico dei padroni, servo delle banche, segretamente in combutta con Bruxelles e teleguidato dal Bilderberg, allora non c'è niente da fare.
Nel caso il problema non è però più nostro, né dei milioni di persone che guardano con una certa (ragionevole, non cieca) fiducia a questo governo. Il problema è di chi dovrà tornare con i piedi per terra, togliendosi il paraocchi, chiedendosi almeno una volta chi stia guidando davvero il loro fronte. Quello del padrone. Quello della conservazione.
Leonardo Mazzei
Scommettiamo che ai residui sinistrati ancora obnubilati dal "menopeggismo"e dai "governi amici"(delle élite multinazionali) andavano bene, anzi benissimo,proprio quei bei governi dove si predicava la "durezza del vivere"accompagnato da altrettanti bei discorsetti inerenti l'ineluttabilità delle "riforme"(di destra)da farsi of course,per il bene dei lavoratori?Eh, quelli si, erano governi davvero antirazzisti e vicini ai bisogni dei lavoratori,democratici e antifascisti, governati da un ceto politico autenticamente di sinistra e attento ai bisogni delle masse, eh si proprio bei tempi quando in nome del:"dobbiamo ingoiare anche questo rospo altrimenti vince la destra",una pseudo sinistra faceva trangugiare alle classi dominate tonnellate di rospi indigesti in nome della democrazia e del progresso(sic), si, proprio bei tempi, luminosi e irripetibili(per lor signori). Luciano
Siamo sulla strada giusta. Un decreto che non stravolge
ma inverte la rotta. Se partito democratico, forza italia,
confindustria, bocconiani vari, giornaletti destrorsi e
destronzi come zecche attaccate al culo ci ammorbano con
i loro ragionamenti fuorvianti e si contorcono nel lamento
allora vuol dire che siamo sulla strada giusta.
Questa è la cartina di tornasole.
Il problema è che ormai troppi si sono convinti che sia possibile e giusto avere la pizza recapitata a casa con costi correlati al suo prezzo all'origine e non a quelli dati dalla presenza di un intervento umano in più.
Ossia quello di chi la recapita, che allo scopo deve dedicare tempi superiori a quelli legati alla stessa produzione di quel bene.
I costi non possono che essere in relazione.
Che tutto questo sia antieconomico, come la massima parte delle genialate su cui si fondano le cosiddette start-up, non ha nessuna importanza.
Infatti quei costi li si scarica su chi non si può difendere, precipitato appositamente in stato di bisogno. D'altro canto sono troppi i denari fermi in attesa di speculazione, quindi ogni idea sembra buona a tal fine.
Il recapitante è dunque una vittima della cosiddetta "gig economy", a sua volta figlia della religione criminale della start-up con cui si sta costruendo un futuro massimamente distopico mentre si inneggia ai suoi destini magnifici e progressivi.
Per quanto sventurato da trovarsi costretto a fare un lavoro simile, chi consegna pizze ha lo stesso identico diritto alla sopravvivenza, a costruirsi un futuro e al rispetto della propria dignità di chi la pizza pretende di ordinarla da casa per mezzo di una app. Così da ammettere nell'iter della transazione un mediatore dal ruolo esclusivamente parassitario, che esige di avocare a sé tutto il profitto senza curarsi dei costi dell'operazione e meno che mai di come e dove li scarica.
Azione che in linea di principio non ha differenza con quanto fatto dall'industria di ogni epoca e dai suoi capitani coraggiosi, che hanno reso questo pianeta un'immensa discarica.
Solo che invece dei materiali di risulta derivanti dai processi di produzione reale, la particolare discarica delle startup la si riempie di quanti sono stati degradati a rifiuti umani, alfine di garantire la profittabilità delle genialate da cui derivano queste imprese tanto innovative.
E' bene allora che chi desidera mangiare la pizza si ficchi in testa che deve alzare il suo augusto deretano e trasportarlo fino alla pizzeria di suo gradimento oppure farsela da solo.
Altrimenti paghi il giusto compenso a chi gliela porta a casa, facendosi carico in prima persona della responsabilità di aver ammesso nel'iter della transazione un vero e proprio negriero.
Se questo triplica il costo stesso del bene, pazienza.
Vuol dire che nel prezzo della consegna c'è compreso, gratis, anche il capire che certe pretese, i servizi atti a soddisfarle e le startup idolatrate da quelli che si sono bevuti il cervello per immolarlo sull'altare dell'ipercapitalismo terminale, sono come la Corazzata "Potiomkin" di fantozziana memoria.
Proprio perché si fondano su un disvalore, quello del bamboccione viziato che vuole la pizza ma non desidera fare lo sforzo di andarsela a prendere e neppure sapere che la sua pigrizia genera casi di neo-schiavismo come appunto quello di Foodora e similari.
Tra poco inventeranno un'app con cui te la masticano pure quella pizza. Poi te la risputano e siccome si è talmente pigri da non voler neppure muovere le mascelle, al momento opportuno quell'app sembrerà un'idea brillantissima.
Nel mondo capovolto di oggi, cui siamo giunti proprio inneggiando al neoliberismo, invece di vergognarsi le imprese di questo tipo si permettono pure di ricattare i governi come accaduto nel recente passato, perchè generatrici di "lavoro", reso manchevole per giustificare le loro modalità di sfruttamento intensivo.
La pretesa di non pagare i costi reali di tale pigrizia, ma solo farne un'occasione di profitto, è conseguenza tipica dell'economia basata sull'offerta, più che mai adatta alla forma mentale tipica del PD-ota, che come rilevato più volte non è il simpatizzante di un partito di degenerati, ma il detentore di un preciso stato mentale che porta ad avere come unica attitudine il fare il gay con il lato B altrui.
La conservazione dei gatekeepers.
Le cose migliorative scritte in un contratto tra una forza politica che si era presentata alle elezioni con il partito azienda di B. e una azienda partito come la Casaleggio a me sembrano concessioni.
Si concede per conservare quando accumulare farebbe SOLLEVARE quelli che non hanno niente da conservare.francesco
Ero indeciso ma alla fine un commento voglio farlo. Cosa è legittimo attendersi da questo governo? Che risolva i problemi del lavoro creati da decenni? No. E leggittimo attendersi, pur senza esserne certi, che apra dei fronti di scontro con l'attuale sistema. Viste le reazioni di confindustria sembra che il decreto questo lo abbia fatto.
E' un decreto deludente non solo per il suo minimalismo ma anche e soprattutto perché interamente a costo zero. E' sullo sforamento dei vincoli di bilancio che si vedrà cosa intende fare davvero il governo. Ovvero in autunno. Dunque va nella direzione giusta non per quello che realizza ma perché sembra voler aprire il conflitto.
Vedo i commenti di quelli della USB e qui allora devo diventare veniale. Cos'ha fatto la USB davanti ai conflitti del lavoro? Nel mio specifico caso cos'ha fatto davanti al decreto di stabilizzazione dei precari storici della ricerca? Era ovvio fin dall'inizio che sarebbe stato un decreto minimale minimale minimale. Loro hanno strillato "stabilizziamoli tutti tutti tutti". E quando è finita come era ovvio e straovvio che finisse? Hanno forse organizzato gli esclusi provando a ricostruire qualcosa che potesse crescere ed unificare le lotte? Un embrione di sollevazione (almeno provarci) che potesse consolidarsi? No.
Hanno invece fatto il grande gesto di non firmare l'accordo, daltronde questo non pregiudica le pur pochissime stabilizzazioni, dandosi alla difesa residuale di quelli che a quella stabilizzazione possono accedere ed abbandonando tutti gli altri. Implorano l'intepretazione più larga possibile. Il solito epilogo sindacalese in cui si gestisce la legge così com'è. Ripeto quello che scrissi già, a me non hanno neppure risposto quando gli ho scritto chiedendo informazioni. Ma io so bene che i tre (e passa) anni ce li ho ma coi contratti sbagliati ovviamente. Tutti senza scatti d'anzianità, tredicesima, liquidazione o anche solo indennità di disoccupazione alla scadenza.
Ora aprono pure lo sportello per aiutare le persone nel vertenzialismo individuale contro i soprusi dei padroni che mai nulla ha cambiato per chi era indifeso. A cosa servono queste vertenze quando la legge stabilisce che non hai diritto a nulla? Anche l'art.18 non è mai servito a nulla per tutti quelli, e non sono pochi, che ne erano esclusi. Un altro feticcio sindacalese inutile perché non ha impedito la precarizzazione ma ha fatto i sommersi e i tutelati.
Concludendo. Perché allora sono severo con la linea di USB e più tollerante col minimalismo del governo? Perché quello di USB è il solito sindacalismo che non apre nessun conflitto e da decenni convive, spesso spalleggia, le politiche oligarchiche. Insomma, una CGIL in sedicesimo. Quello del governo, forse e sottolineo forse, può essere un inizio di apertura di un conflitto anche se fatto purtroppo dalle forze politiche sbagliate da cui non possiamo certo attenderci soluzioni. Non sono bei tempi ma questo passa storia.
Giovanni
per Leo Pistone:
difatti io ho detto chiaramente che o si instaura un sistema socialista, o il rider è un lavoro da sopprimere o riservare agli studenti 20enni.
fine della questione.
in un sistema capitalista il rider può esser solo uno schiavo o uno studente da 10 ore di lavoro a settimana senza impegno. non si scappa.
perchè ovviamente se triplichi il prezzo di una pizza per consegnarla a casa dopo succederà che dei 100 mila riders in Italia ne rimangono 1000 nel giro di una settimana perchè ovviamente solo ai Parioli e in via Montenapoleone spenderanno 30 euro per una pizza a casa.
so che è il solito ricatto ma il portapizze in bici mi spiace ma è un lavoro che davvero non ha alcun senso. difatti RIPETO quando l'Italia era un paese meno selvaggio e più civile NON ESISTEVA COME LAVORO.
fra tutti i mestieri sviliti e sottopagati che meritano sostegno e portano valore aggiunto alla società mi spiace proprio ma il rider non c'entra una mazza. deve sparire.
bisogna RIMUOVERE i lavori inutili e schiavizzanti e RIMPIAZZARLI con lavoro BUONO.
Guarda, Luca, il mio commento non intendeva assolutamente chiamarti in causa, quanto puntare l'attenzione su un problema concreto e sull'interpretazione che ne viene data in chiave iperliberista, come ho visto fare diverse volte negli ultimi tempi.
Se si pretende un servizio che costa tre volte il bene che deve consegnare, lo si paghi.
Altrimenti si è liberi di scomodarsi ad andare a prendersi la pizza dove si preferisce.
Anche quando venne messa fuori legge la schiavitù ci si trovò all'improvviso con un numero imprecisato di persone che rimasero a braccia conserte.
Non credo sarebbe stata una buona ragione per mantenerla, anche se oggi il sinistrato DOC cavalcherebbe l'argomento come in effetti sta facendo.
Pur sapendo che non pubblicherete questo intervento e pur avendo deciso di non scrivere più commenti nel vostro blog, mi trovo a fare un’eccezione perché ritengo doveroso esprimere la mia opinione in merito al giudizio dato e sostenuto in merito all’assetto sociale di questo governo sia politicamente codino, incauto e fideista. Anche io come voi ritengo che non siamo in presenza di un governo fascista e che non si sono ancora concretizzate oggettivamente le condizioni minime necessarie perché questo accada, ma in assenza totale di una credibile e moderna visione e prospettiva anticapitalista non si possono ignorare o sottovalutare tutti i prodomi che denunciano come questo pericolo si possa concretizzare. Quello che si è realizzato è un inedito governo che mette artatamente e pericolosamente insieme un “sansepolcrismo” del terzo millennio e la vecchia e stantia ricetta assistenzialistica liberal-qualunquista e il Decreto dignità si iscrive e si sposa benissimo in questa prospettiva. Voglio qui ricordare che il 23 marzo 1919 (in pieno biennio rosso) a Milano, nella sala riunioni del Circolo dell’Alleanza Industriale in Piazza Sansepolcro, messa a disposizione dal suo presidente, sponsorizzata e sostenuta dagli Arditi venne proclamata la nascita dei Fasci di Combattimento che alla loro base avevano e si davano i seguenti principali e qualificanti postulati:
1) L’adunata del 23 marzo dichiara di opporsi all’imperialismo degli altri popoli a danno dell’Italia e dell’eventuale imperialismo italiano a danno degli altri popoli.
2) La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell’industria.
3) L’affidamento alle stesse organizzazioni proletarie la gestione di industrie e servizi.
4) Forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia forma di vera espropriazione parziale di tutte le ricchezze.
Solo nell’estate del 1921, con la sconfitta del movimento operaio e popolare a Roma si realizzò il primo nucleo di opposizione al sistema e nacquero gli Arditi del Popolo che tentarono di chiudere la porta della stalla dopo che i buoi erano usciti e il fascismo si era già realizzato e la tragedia era iniziata. Compito di tutti coloro che come voi si proclamano, si ispirano e si rifanno, anche in chiave moderna, al socialismo (sarebbe preferibile al comunismo perché oggettivamente anticapitalista) non può che essere quello di costruire e dotarsi ora, per prevenire ed impedire che tutto degeneri, di una nuova narrazione e organizzazione politica di opposizione e di lotta che per comodità e semplicità potremo definire i neo Arditi del Popolo del terzo millennio.
Pascquino55
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