sabato 17 marzo 2018

LA SOCIETÀ ITALIANA DOPO DIECI ANNI DI CRISI di Leonardo Mazzei

[ 17 marzo 2018 ]

Pubblichiamo l'inchiesta di Leonardo Mazzei presentata alla II. Assemblea del Movimento Popolare di Liberazione-Programma 101 svoltasi il 10 e l'11 marzo.

Avevamo già pubblicato, dei documenti approvati dell'Assemblea, la risoluzione SOVRANITÀ E SOVRANISMI: SI CHIUDE UN CICLO e le TESI PER UNA SINISTRA PATRIOTTICA.
E' disponibile in formato pdf  l'opuscolo: TESI E DOCUMENTI PROGRAMMATICI 2011-2018


*  *  * 

Premessa: le dinamiche di fondo di una globalizzazione in crisi ed il nodo europeo

La globalizzazione è in crisi, ma non per questo i suoi tremendi effetti sociali stanno venendo meno. Riduzione dei salari, disoccupazione, precarietà, delocalizzazioni. Tutti questi mali non sono certo soltanto italiani. Ciò vale pure per le conseguenze di tali cambiamenti strutturali, dalle minori tutele sindacali all'innesco di una continua "guerra tra poveri", alimentata anche dai flussi di forza-lavoro straniera.
Quel che peggiora ulteriormente la situazione del nostro Paese è l'austerità imposta dall'Unione Europea e dalle regole del "Dio Euro" cui tutto dev'essere sacrificato. Nell'esaminare, sia pure in maniera molto sintetica, i cambiamenti intervenuti in questi 10 anni di crisi, è perciò necessario considerare innanzitutto il peso delle scelte politiche derivanti dall'appartenenza - oltretutto in posizione subalterna - alla gabbia eurista.



1. Austerità e povertà in Italia

L'aumento della povertà in Italia è semplicemente drammatico. Le fredde statistiche non possono dirci tutto, ma certamente aiutano a capire il fenomeno. Quelle di Istat ed Eurostat raggruppano i diversi tipi e gradi di povertà in tre categorie: a) le persone a rischio di povertà ed esclusione sociale, b) le persone in situazione di grave deprivazione materiale, c) i poveri assoluti.
In Italia, rientrano nel primo gruppo, quello più ampio, 17 milioni 469mila persone, pari al 28,7% della popolazione, contro una media UE (che include ovviamente i più poveri paesi orientali) del 23,8%. Dal 2010 al 2015 (dati Eurostat) l'incremento è stato di 2 milioni 578mila unità, con una crescita del 17,3% che ancora non descrive a sufficienza la gravità del fenomeno.
Gravità che comincia ad emergere più nettamente esaminando il secondo gruppo, quello dei "gravemente deprivati", che è passato dai 4 milioni 403mila del 2010 ai 7 milioni 209mila del 2105, con un aumento del 63,7%.
Un dato drammatico, confermato ancor più pesantemente dall'andamento dei "poveri assoluti", il cui aumento (fotografato dall'Istat) è stato addirittura del 165,2% nel periodo 2007-2016. Questo dato, che ha il pregio di abbracciare l'intero arco della crisi, è particolarmente significativo: nel 2007 i "poveri assoluti" erano calcolati in 1 milione 789mila, nel 2016 essi sono saliti a 4 milioni 742mila.
Guardando alla curva di quest'ultima categoria spicca in particolare un dato. Se l'aumento è costante nel decennio (con l'unica eccezione del 2014) il grande balzo verso l'alto dei "poveri assoluti" avviene nel biennio 2011-2013. Mentre nell'anno dell'arrivo di Monti a Palazzo Chigi i poveri assoluti sono quantificati in circa 2 milioni 600mila, due anni dopo essi arrivano a 4 milioni 500mila, con un impressionante incremento del 73%. Difficile non vedere il nesso tra questo dato e le politiche di austerità imposte a fine 2011, responsabili peraltro della successiva e prolungata recessione.
Naturalmente, gli indici di povertà sono importanti non solo per ciò che dicono in sé, ma anche come punta dell'iceberg di uno smottamento sociale complessivo, che vede crescere i poveri in senso stretto, ma pure una generalizzata riduzione dei salari ed un impoverimento relativo dei ceti medi.


2. La centralità (dello sfruttamento) del lavoro

Questo smottamento è ben visibile analizzando i principali indicatori della condizione dei lavoratori nel nostro Paese. Qui ne prenderemo in considerazione tre: il tasso reale di disoccupazione, il tasso di precarietà, l'andamento dei salari.
Come Marx ci ha insegnato, e come tutti dovrebbero sapere, questi valori sono in stretta correlazione fra loro. Alta disoccupazione ed alta precarietà hanno come corrispettivo salari bassi e tendenzialmente declinanti.
Secondo i dati dell'Annuario statistico 2017 dell'Istat questa è la fotografia del mercato del lavoro italiano. A fronte di una popolazione residente di 60 milioni 326mila, gli occupati sono 22milioni 758mila, i disoccupati 3 milioni 012mila, mentre le ulteriori forze-lavoro potenziali (i cosiddetti "scoraggiati", cioè coloro che pur disponibili ed interessati a lavorare, non si rivolgono - per sfiducia, appunto - ai centri per l'impiego) ammontano a 3 milioni 344mila. Includendo quest'ultima categoria tra i disoccupati otteniamo un tasso reale di disoccupazione non più dell'11,7% (come si vorrebbe far credere) bensì del 21,8%, con una massa complessiva di disoccupati pari a 6 milioni e 356mila persone. All'incirca il doppio del dato registrato all'inizio della crisi, cioè nel 2007.
Le cose non vanno meglio, ovviamente, per quel che riguarda la precarietà del lavoro. Anche tralasciando gli effetti di precarizzazione generalizzata introdotti dal Jobs act, gli stessi numeri dell'Istat ci forniscono un quadro fin troppo definito. Dei 22 milioni 758mila occupati, 17 milioni 310mila lo sono come dipendenti. Tra questi, però, solo 12 milioni 151mila sono "permanenti a tempo pieno", mentre 2 milioni 734mila sono "permanenti a tempo parziale", 1 milione 685mila sono "a termine a tempo pieno" e 739mila sono "a termine a tempo parziale".
Complessivamente il numero dei lavoratori precari sull'insieme di quelli dipendenti è pari al 29,8% (in totale essi ammontano a 5 milioni 158mila). Una cifra alla quale si aggiungono 803mila lavoratori autonomi a tempo parziale. Ne consegue che su una forza-lavoro complessiva (in cui includiamo anche i cosiddetti "scoraggiati") di 29 milioni e 114mila persone, i lavoratori che possiamo considerare in qualche modo "stabili", cioè i cosiddetti "permanenti a tempo pieno" sono soltanto 16 milioni 796mila, cioè il 57,7% del totale. Viceversa, la somma di disoccupati ufficiali, disoccupati di fatto, lavoratori a termine ed a tempo parziale, ammonta a 12 milioni 318mila (42,3%). A questa cifra andrebbero poi sommati - ma qui mancano dati precisi - quei lavoratori autonomi che pur risultando a tempo pieno vivono spesso in condizioni di sicurezza e di reddito assolutamente precarie.
Quel che ne vien fuori è dunque una società spaccata in due, sempre più precarizzata non solo nel rapporto di lavoro, ma nella certezza del reddito come nella possibilità di costruire nuove famiglie e di fare figli.
Se disoccupazione e precarietà sono ciò che più caratterizza la società attuale, un peso non meno importante nel processo di degrado che l'attraversa è rappresentato dalla diminuzione dei salari reali. Secondo un'elaborazione del centro studi della Uil, su dati Istat, nel periodo 2008-2014 le retribuzioni lorde reali sono diminuite dell'8,1%, con punte del 12,47% nel settore della comunicazione, del 10,43% nelle costruzioni, del 9,91% nell'industria in senso stretto. Percentuali pesanti, ma che ancora non ci dicono tutto, visto che si tratta di cifre lorde che per loro natura non includono l'ulteriore peggioramento del potere d'acquisto delle retribuzioni determinato dall'aumento medio del prelievo fiscale che si è verificato in questi anni, un altro frutto delle politiche di austerità dettate dall'Unione Europea.

3. La società castale e la nuova questione giovanile

Come noto, il termine "casta" ha avuto un gran successo in Italia. Certo non per caso esso è stato applicato quasi esclusivamente alla categoria dei "politici". Probabilmente, però, il successo di questa parola è dovuto a qualcosa di più profondo, di più intimamente percepito dalle classi popolari.
Due aspetti che per decenni hanno mitigato nella coscienza popolare l'avversione alle diseguaglianze tipiche del capitalismo - la "certezza" di un continuo progresso materiale, la possibilità di una qualche promozione sociale - sono ormai solo un ricordo del passato. Di nuovo i figli degli operai si ritrovano candidati a fare gli operai, magari più sfruttati dei loro genitori. Di nuovo i figli del "dottore" faranno i "dottori".
Una situazione, questa, cui certo non è estranea la politica scolastica dell'ultimo quarto di secolo, il cui emblema (per ora) finale è la cosiddetta "Buona Scuola" di Renzi. Una politica che ha condotto scientemente al degrado attuale, che ha ridotto cultura ed istruzione a mere funzioni sovraordinate dal mercato e dal sistema delle imprese. Una scelta che viene da lontano, basti pensare che la spesa per la pubblica istruzione (calcolata in prezzi costanti 2016) è passata dai 65,3 miliardi del 2000 ai 58,3 miliardi del 2016 (-10,8%!).
Della fluidificazione sociale prodotta dagli avanzamenti degli anni sessanta e settanta del secolo scorso quasi non c'è più traccia. Che nella crisi, aggravata dalle politiche di austerità, i ricchi siano diventati più ricchi ed i poveri più poveri ce lo dice la quotidiana esperienza. E che l'ascensore sociale si sia del tutto bloccato idem.
E' tuttavia significativo che di tale realtà abbia preso atto anche l'Istat, qui citato dal Rapporto 2017 sulla povertà della Caritas: «Tutte le classi, in particolare quelle poste agli estremi della scala sociale (che denotano situazioni di maggiore privilegio o che, al contrario, risultano più sfavorite), tendono a trattenere al loro interno buona parte dei propri figli». In concreto ciò significa, ad esempio, che tra gli under 34 che svolgono professioni qualificate, solo il 7,4% proviene da famiglie a basso reddito, mentre ben il 63,1% è figlio di appartenenti alla classe dirigente.
La maggioranza dei giovani, essendo ben consapevole di questo blocco della mobilità sociale, ha ormai  introiettato una precisa consapevolezza: che i figli vivranno peggio dei loro genitori, che i nipoti staranno peggio dei nonni. E' questa, però, una consapevolezza senza sbocco, perché allo sbarramento sociale corrisponde anche il "blocco" di una politica che non sa dare risposte, e che non può farlo in quanto confiscata da una classe dominante asservita all'oligarchia finanziaria ed alla tecnocrazia eurista.
Se il pessimismo sul futuro è la peculiare caratteristica delle giovani generazioni in questa epoca di crisi, evidente è la spaccatura di classe che investe in misura ancor più pesante questo segmento della popolazione. Alla condizione dei figli delle classi benestanti, al relativo benessere di cui ancora gode chi può contare sui risparmi della famiglia, fa da contraltare il drastico peggioramento della condizione sociale di una fascia sempre più numerosa di giovani.
Secondo il già citato rapporto della Caritas: «E' dal 2012 che si registra una relazione inversa tra incidenza della povertà ed età della persona di riferimento della famiglia; nel nostro Paese la povertà tende cioè a crescere al diminuire dell'età». La conseguenza è che ben il 48,7% dei "poveri assoluti" si concentra nella fascia più giovane (0-34 anni) della popolazione.
Si tratta di un fenomeno assolutamente nuovo, un prodotto della crisi e delle politiche di austerità.
I dati dell'Istat ci confermano in pieno questa lettura. Nel periodo 2007-2016, l'incidenza della povertà assoluta è diminuita - per l'esattezza dal 4,8 al 3,9% - soltanto nella fascia degli ultra-sessantacinquenni (evidentemente l'ultima che sta in qualche modo godendo i frutti delle conquiste del passato). Viceversa, il tasso di povertà assoluta è aumentato dal 2,0 al 5,2% nella fascia dai 55 ai 64 anni, dal 2,6 al 7,6% in quella tra i 45 e i 54 anni, dal 3,2 all'8,9% tra i 35 ed i 44 anni, ed addirittura dall'1,9 al 10,4% nella classe d'età dai 18 ai 34 anni. Come si vede un completo rovesciamento in meno di dieci anni, la più chiara esemplificazione della direzione di marcia della società italiana.
Questa traiettoria è certamente frutto di tre fenomeni prodotti dal binomio crisi-austerità: la crescita della disoccupazione, l'esplosione della precarietà, la costante erosione dei risparmi delle famiglie che ha reso inevitabilmente più fragile la condizione di tanti giovani.
Questa nuova condizione giovanile è una delle spiegazioni della stessa crisi demografica. Infatti, mentre da un lato è ripresa con forza l'emigrazione - nel 2016 gli emigranti sono stati 157.065, contro i 39.545 del 2010 (+ 397%!) - dall'altro è sempre più difficile per i giovani conquistare l'autonomia dalla famiglia. Secondo uno studio della Fondazione Bruno Visentini, se nel 2004 un giovane impiegava 10 anni per essere autonomo, questi diventeranno 18 nel 2020 e 28 nel 2030. Detto in altri termini, un diciottenne del 2020 sarebbe destinato a diventare autonomo a 38 anni, uno del 2030 a 46 anni!
Crisi ed austerità eurista ci consegnano dunque un'esplosiva condizione giovanile, un terreno imprescindibile dell'iniziativa politica per chiunque voglia provare a rovesciare l'attuale stato delle cose. 

4. La guerra tra poveri (tra generazioni e tra autoctoni e migranti)

La realtà descritta al punto precedente è evidentemente la base strutturale di quella "guerra generazionale" che le classi dominanti alimentano di continuo nella loro propaganda. La loro narrazione è semplice: i giovani stanno male perché gli anziani hanno avuto troppo, vivendo sopra le loro possibilità e generando così la montagna del debito pubblico.
E' questo un trucco che serve a demolire definitivamente ogni conquista sociale. In questo modo si cancellano i residui diritti dei più anziani senza che questo migliori in alcun modo la condizione giovanile. Al contrario, poiché i giovani di oggi altro non sono che gli anziani di domani, quel che viene tolto oggi a questi ultimi (ad esempio in materia pensionistica) andrà solo a peggiorare il futuro delle nuove generazioni.
In questa guerra a bassa intensità giocano un ruolo essenziale le trasformazioni demografiche di questi ultimi decenni. Nel 1982 per ogni 100 giovani della fascia 0-14 anni, c'erano solo 62  ultra-sessanticinquenni. Nel 2017 siamo arrivati a ben 165,3. La classe dei più giovani, che nel 1982 rappresentava il 21,3% della popolazione, è scesa oggi ad un misero 13,5%. Viceversa, i più anziani sono passati nello stesso periodo dal 13,2 al 22,3%. 
Ma al conflitto intergenerazionale i dominanti preferiscono oggi quello tra italiani ed immigrati. In questo modo questi ultimi finiscono per assolvere involontariamente a due ben precise funzioni: quella di contribuire alla riduzione del salario reale, grazie al ruolo di esercito industriale di riserva; quella di diventare il parafulmine della montante rabbia sociale.
Abbiamo già visto i dati relativi alla riduzione dei salari. Ma questo andamento generale contiene al suo interno un più deciso impoverimento di alcuni strati di lavoratori (salariati in primo luogo, ma anche autonomi). Secondo l'Istat, nelle famiglie la cui persona di riferimento appartiene alla categoria "operaio e assimilato" l'incidenza della povertà è oggi del 12,6%, rispetto al modesto 1,7% del 2007.
Come è vissuto questo acuto impoverimento (anche in questo caso certamente la punta dell'iceberg di un fenomeno ben più ampio) dai diretti interessati? Certo, a ben pochi sfuggono le responsabilità della classe dominante, ben pochi ignorano il peso delle draconiane regole europee, e tuttavia la rabbia prende sempre più spesso un'altra direzione, quella del ruolo della forza-lavoro immigrata.
Quanto influisce la condizione sociale nel determinare il proprio sentimento di fondo sui flussi migratori? Secondo il Censis, se il 59% degli italiani esprime un sentimento negativo sull'immigrazione extracomunitaria, questa percentuale sale man mano che si scende nella scala sociale, arrivando al 63% tra gli operai, al 71% tra i disoccupati, al 72% tra le casalinghe. Una curva così sintetizzata dal suddetto Centro Studi: «Si tratta di un cambio di percezione maturato negli ultimi anni... che è fondamentalmente il portato di una reale o percepita più serrata competizione in basso su risorse decrescenti, dal lavoro al welfare».
Nonostante i giri di parole sulla "percezione" il Censis non può evidentemente negare il peso della "competizione in basso". Del resto tra gli "operai e assimilati" gli immigrati sono oggi 1 milione 838mila, esattamente il 22,74% del totale della categoria. Difficile non vedere in questo ambito - ma in maniera ancora più acuta in specifici settori, come l'edilizia, l'agricoltura ed il settore turistico - il peso di questa competizione.
La guerra tra poveri va dunque contrastata, ma occorre farlo partendo dalla realtà concreta non da una narrazione moralista ed ipocrita. La concorrenza c'è e colpisce pesantemente gli strati più bassi della società. Solo ricostruendo una strategia politica, all'interno di una visione completamente alternativa della società, sarà possibile una nuova unità e solidarietà di classe. Altri percorsi non ce ne sono.


5. Il modello mercantilista (fare come la "Germania") che divide l'Italia in due

La linea dell'austerità e della deflazione salariale non è solo il frutto dell'egoismo di classe dei dominanti. Essa dipende anche dal modello mercantilista che il blocco al potere ha scelto per il nostro Paese.
La narrazione mainstream ci parla oggi di una ripresa economica in atto. In realtà, principalmente per l'effetto di un trend mondiale favorevole, quello in corso è solo un modesto rimbalzino del Pil. E' vero che da quattro anni il Prodotto interno lordo è in territorio positivo, ma la sua crescita è davvero minima: +0,1% nel 2014, +1,0% nel 2015, +0,9% nel 2016, +1,4% nel 2017. Sta di fatto che, considerando 100 il valore del 2007, il Pil del 2017 è arrivato appena a quota 93,9. In sostanza, secondo questa nostra elaborazione su dati Istat, il suo valore è ancora sotto del 6,1% a quello di un decennio fa. Alla faccia della "fine della crisi"!
Ma l'Italia è fondamentalmente un paese manifatturiero, restando ancora, ed a dispetto di tutto, la seconda potenza industriale d'Europa dietro alla Germania. Peccato però che, fatto 100 l'indice della produzione industriale del 2006, quello del 2017 si sia fermato a 79,7 facendo cosi segnare la perdita di oltre 20 punti percentuali in 11 anni. Un disastro senza precedenti nella storia italiana, basti pensare che in questo periodo il numero delle aziende manifatturiere si è ridotto di 100mila unità ed i posti di lavoro persi sono stati circa 800mila.  
Chiariti i reali termini macroeconomici di quella che chiamano "ripresa", e che verrà comunque messa sotto stress dalla prossima crisi (ciclica o da choc esterno che sia), è bene adesso concentrarsi sul modello economico scelto dall'oligarchia nazionale in questi anni. Non potendo utilizzare la leva degli investimenti pubblici a causa del credo eurista e dei vincoli che ne conseguono, non potendo di conseguenza rilanciare i consumi interni, la strada scelta non poteva che essere quella di un mercantilismo spinto sulla falsariga di quello tedesco.
Naturalmente ogni paese ha la sua storia e la sua struttura sociale, e la potenza economica, politica ed industriale di Germania ed Italia è profondamente diversa. Altro non fosse che per la banale ragione che nel sistema dell'euro Berlino comanda e Roma ubbidisce. E tuttavia, il modello economico prescelto - o, se si vuole, imposto dai vincoli europei - è sostanzialmente lo stesso: bassi salari, bassi consumi interni, riduzione delle importazioni, aumento delle esportazioni.
E' evidente come un simile modello necessiti in primo luogo di un'elevata disoccupazione e di un'altrettanto consistente precarietà dei lavoratori. Inoltre, nell'impossibilità di agire sulla svalutazione esterna, è ovvio come esso abbia potuto prendere forma solo attraverso una pesante svalutazione interna (dei salari, delle pensioni, del welfare, eccetera).
Ma nell'industria manifatturiera l'accresciuto livello di sfruttamento è testimoniato anche da un altro indicatore. Mentre nell'insieme dell'economia italiana la produttività è stagnante, il valore aggiunto pro-capite degli addetti al manifatturiero è passato dai 55.638 euro del 2003 ai 67.888 euro del 2016 (+22%).
Dal punto di vista delle classi dominanti, e dei governi che l'hanno promosso in questi anni, il modello mercantilista ha in effetti funzionato. Il perché ce lo dicono i dati del Mise (Ministero dello sviluppo economico) che passiamo ad esaminare. Mentre allo scoppio della crisi (2007) il saldo commerciale dell'Italia era negativo per 8,6 miliardi (md) di euro, nel 2016 esso ha registrato un valore positivo di ben 49,6 md. Dopo aver toccato passivi elevati nel 2010 (-30,0 md) e nel 2011 (-25,5 md), la svolta avviene nel 2012 (+9,9 md) fino ad arrivare al surplus di cui abbiamo detto nel 2016.
Nel corso degli anni l'andamento della bilancia commerciale ha risentito ovviamente anche di fattori esterni, in particolare quello rappresentato dai prezzi delle materie prime. Non si pensi però che questa variabile abbia inciso più di tanto, basti pensare che già nel 2014, con il prezzo del petrolio ancora sopra i 100 dollari al barile, il surplus aveva raggiunto la considerevole cifra di 41,8 md.
Come si è prodotta dunque la svolta del 2012? La risposta è nei dati del Mise, e si chiama austerità. Austerità montiana, per la precisione. Infatti, se in quell'anno le esportazioni saliranno di 14,2 md, saranno le importazioni (calate di ben 21,2 md) a fare la differenza. Nel quinquennio 2011-2016, mentre le esportazioni sono aumentate dell'11%, le importazioni sono calate dell'8,5%. Un dato assai significativo, perché per esportare più manufatti bisogna anche importare più materie prime. Evidente dunque quanto abbia inciso il calo dei consumi interni prodotto dall'austerità targata euro.
E' questo un fatto ancor più evidente se prendiamo in considerazione i saldi del manifatturiero, che di quelli commerciali sono solo una parte. A fronte di un surplus di 37,8 md nel 2010, il 2016 ha fatto segnare addirittura un +90,4 md, con un incremento del 139,1%!
Sono dati che fanno inorgoglire il governo italiano, ma che impongono la deflazione salariale e che inchiodano l'economia al vincolo austeritario, con tutte le conseguenze del caso.
Ma oltre alle profonde ingiustizie sociali insite in questo modello, c'è una conseguenza che raramente viene presa in considerazione. Si chiama: divisione oggettiva del Paese. Se, infatti, tutta la politica economica è tesa ad una maggiore competitività finalizzata all'export, ne consegue che vi sarà una parte di questo sempre più centrale, ed un'altra sempre più marginale. Vediamo. Secondo i dati Istat relativi al 2016 il 73,1% delle esportazioni è concentrato in sole 5 regioni che rappresentano il 45,3% della popolazione: Lombardia (26,9%), Veneto (14,0%), Emilia Romagna (13,5%), Piemonte (10,7%), Toscana (8,0%). Complessivamente il nord più la Toscana arrivano all'80,1% dell'export complessivo.
Forse è anche qui, in questi dati, il pericolo di una divisione del Paese, con un nord integrato, anche se in posizione assolutamente subalterna, nell'area economica tedesca; ed un centro-sud lasciato a se stesso, probabilmente in mano ad un capitalismo simil-mafioso dedito (oltre che ad altri traffici) ad un'economia basata su turismo ed agricoltura low cost, sempre al servizio dei soliti padroni del Nord Europa.


6. Il debole conflitto di classe: la lotta o è (anche) politica o non è

Anziché riaccenderlo, la crisi ha addormentato ancor di più un conflitto di classe già assopito nella fase precedente. Ciò non deve stupire, data la natura essenzialmente redistributiva di tale conflitto in una società capitalistica matura come quella italiana. E' difficile scioperare quando l'azienda è in crisi, non solo perché le rivendicazioni di tipo meramente sindacale diventano poco credibili, ma anche per la crescente pesantezza del ricatto occupazionale.
Tuttavia, questa classica spiegazione strutturale della persistente letargia sociale non ci dice ancora tutto. Ci sono altre due ragioni che dobbiamo considerare: la prima, sempre di tipo strutturale; la seconda di natura prettamente politica.
Sul piano strutturale, rispetto al passato, c'è un elemento nuovo che ha il suo peso. Se analizziamo la dinamica quantitativa della forza-lavoro in base alle categorie professionali, ci accorgiamo come la crisi abbia operato un forte allungamento della piramide professionale. Nel periodo 2011-2016, mentre cresceva (+11,4%) il numero degli occupati nelle professioni intellettuali, quello degli operai e artigiani precipitava dell'11,0%, ma al tempo stesso quello che l'Istat definisce "personale non qualificato" aumentava dell'11,9%, passando da 2 milioni 255mila a 2 milioni 523mila unità. In conclusione, ad una crescita quantitativa dei due estremi della composizione professionale del lavoro, per opposte ragioni tradizionalmente meno propensi alla lotta, ha corrisposto una forte diminuzione del settore del lavoro manuale più avvezzo al conflitto sindacale.
Al tempo stesso - e qui torniamo al nodo della società bloccata e quasi castale - il consistente segmento dei lavori non qualificati tende a configurarsi sempre più come una condizione permanente. E questo vale anche per i giovani, a dispetto dello stesso titolo di studio posseduto (circa un terzo ha un diploma, oltre il 3% una laurea). Ecco cosa scrive in proposito il Censis: «Analizzando l'andamento della parte più giovane del personale non qualificato, con un'età inferiore ai 40 anni, si avverte il rischio che la permanenza all'interno di questo segmento si possa trasformare, per chi accede al mercato del lavoro, in una sorta di gabbia dalla quale sia poi difficile uscire».
Il problema è che la consapevolezza del blocco della mobilità sociale, lungi dall'alimentare il conflitto collettivo, diventa un ulteriore motivo di freno, dato il prevalere delle risposte individuali insieme a quelle di tipo adattivo di necessità, incentrate su doppi o tripli lavori, generalmente in nero. Quelle che il Censis, scadendo qui in un linguaggio mellifluo ed ipocrita, definisce come «strategie familiari di pragmatica costruzione di una nuova qualità della vita, praticabile e sostenibile». Praticamente un elogio senza ritegno alle nuove schiavitù del lavoro.
Ovviamente, la passività di questi settori sociali ha dei limiti. Ed un caso limite è quello della logistica, un comparto che ha registrato di recente lotte diffuse ed importanti. Un'eccezione facilmente spiegabile dalla sua notevole espansione occupazionale, basti pensare che nel solo 2016 gli addetti del settore sono aumentati dell'11,4% rispetto all'anno precedente.
Le ragioni strutturali di un conflitto sociale così debole, da sembrare a volte addirittura impercettibile, sono però a nostro avviso meno importanti di quelle politiche. Il fatto è che non solo la società è bloccata, ma lo è la politica e dunque la democrazia. In altre parole, il conflitto di tipo sindacale non incide più. E i lavoratori sono i primi ad esserne consapevoli.
Da qui la crisi generale del sindacato. Una crisi legata alla scelta concertativa (di fatto di supporto alle aziende) di Cgil-Cisl-Uil, ma che non risparmia neppure le forze del sindacalismo extra-confederale e di base. Pur perdendo 180mila tessere nel 2016, i sindacati di regime (questo sono Cgil-Cisl-Uil) mantengono tuttora un totale di 11 milioni 800mila iscritti, ma solo 6 milioni 200mila sono costituiti da lavoratori attivi, rappresentando dunque solo il 35,8% dei lavoratori dipendenti. Una percentuale che ancora regge grazie alla scarsa efficacia del sindacalismo di base che - con l'eccezione di alcuni specifici settori - non riesce ancora a presentarsi come alternativa complessiva ai sindacati del sistema.
Il problema è infatti tutto politico. La gabbia eurista, strettamente connessa all'intero impianto neoliberista che le classi dominanti sono riuscite ad imporre nell'ultimo trentennio, non lascia scampo. Il salario, dunque i diritti e la stessa vita dei lavoratori, altro non sono che variabili dipendenti non solo del profitto, ma addirittura del moderno cuore sistemico rappresentato dai mercati finanziari, la cupola che etero-dirige di fatto quella classe politica istituzionale, che nello specifico caso italiano presenta oltretutto pittoreschi livelli di servilismo e corruzione.
Il problema è tutto politico, da qui non si scappa. La visione sindacale - concertativa o rivendicativa che sia - non solo si presenta come monca, ma ormai come sistematicamente inefficace. Lo stesso dicasi per il mutualismo, oggi ripropostoci da alcuni centri sociali. Al pari di quella sindacale, la sua pratica può essere talvolta apprezzabile e positiva, ma mai e poi mai potrà davvero servire a cambiare gli attuali rapporti di forza tra le classi, tantomeno la società nel suo insieme.
La conclusione è dunque semplice: o la lotta è (anche) politica o semplicemente non è. Un esempio fallito - ma che almeno, a differenza di altri, noi cogliemmo e sperimentammo fino in fondo - fu quello del movimento del 9 dicembre 2013 (il cosiddetto "movimento dei forconi"). Quel movimento fallì per tante ragioni, non ultima l'incredibile debolezza e contraddittorietà dell'improvvisato gruppo dirigente che si trovò ad organizzarla, e tuttavia resta quello un esempio di come lotta sociale e politica possano trovare una sintesi nell'obiettivo di una fuoriuscita dalla gabbia europea e di una rivoluzione democratica ispirata alla Costituzione del 1948.
Naturalmente questa sintesi di lotta politico-sociale può darsi concretamente solo quando scendono in campo larghi strati delle masse popolari. Non è dunque una pratica per tutti i giorni, ma quel che serve è mettere nell'azione di tutti i giorni quella prospettiva di sollevazione, l'unica che può davvero salvare il Paese (ed in primo luogo le classi popolari) da una catastrofe sociale che non potrà che aggravarsi nei prossimi anni.

7. Liberazione nazionale e sollevazione, ma intanto che facciamo?

Ma come far vivere la prospettiva della liberazione nazionale in ciò che quotidianamente facciamo? E' questa la domanda che conta. La risposta non è però facile, da costruire passo dopo passo, con pazienza, modestia, con la forza dell'esempio quando ce ne sono le condizioni.
E' possibile in concreto tutto ciò? Certamente sì, come dimostra il caso del referendum all'Alitalia, dove grazie alla nostra presenza è stato possibile sconfiggere l'accordo truffa della primavera scorsa, ponendo con forza il tema della nazionalizzazione dell'azienda. Poi, siccome i miracoli di solito non si fanno, quella vittoria da sola non poteva certo invertire la tendenza generale, ma il significato di quella battaglia resta tutto intero.
Le possibilità dunque ci sono, ma per coglierle dobbiamo saper leggere la realtà nella sua concretezza. Dunque, analisi concreta della situazione concreta, e soprattutto piena consapevolezza di quanto è cambiato tra i lavoratori. Oggi le indagini demoscopiche ci dicono che il primo "partito operaio" a livello di voto è il Movimento 5 Stelle, il secondo la Lega, mentre per il terzo posto se la giocano Forza Italia e Pd.
Senza dubbio un panorama desolante anche se non nuovo, ma non tutto è così negativo come potrebbe sembrare. Riprendiamo qui, per l'ultima volta, i dati del Rapporto 2017 del Censis su come gli italiani (e le classi popolari in modo specifico) vedono l'Unione Europea, l'euro e l'identità nazionale. Si tratta di dati davvero interessanti, che confermano in larga misura quel che ognuno può empiricamente percepire da solo.
In primo luogo il 62% degli italiani ritiene che l'interesse nazionale sia calpestato dall'UE, una percentuale che sale al 66% tra gli operai e tra i lavoratori manuali in genere, e al 65% tra i disoccupati. Se complessivamente il 43% delle persone dice apertamente che si vivrebbe meglio fuori dall'Unione, tra gli operai e assimilati la percentuale è del 49%.
In secondo luogo, solo il 18% degli italiani dà un giudizio positivo sull'euro, mentre il 50,3% ritiene che la moneta unica abbia «impoverito la maggioranza dei cittadini», ed il 12,9% che abbia «prodotto la recessione economica». Da rilevare come le percentuali più alte dei critici dell'euro siano al sud e nelle isole. Sono dati, detto en passant, che rendono ancora più amara l'assenza dalle elezioni del 4 marzo di una lista no-euro ancorata ai principi della sovranità nazionale, popolare e democratica nella cornice della Carta del 1948. Dati che ci parlano anche, però, della povertà intellettuale e del profondo distacco dal popolo di chi ancora pensa sia possibile aggirare questi temi.
In terzo luogo, l'inchiesta del Censis ci mostra in maniera inequivocabile il sentimento di identificazione degli italiani, che si sentono appartenenti alla propria nazione nel 95% dei casi (e nel 49% in «maniera molto forte»), mentre essi si sentono europei solo nel 45% dei casi (e soltanto con un modestissimo 8% in «maniera molto forte»). In breve, nonostante la forte campagna anti-nazionale delle nostrane èlite, gli italiani si sentono italiani, non "europei". Un dato che la dice lunga su quanto la crisi e l'austerità abbiano cambiato profondamente il modo di pensare dei più.
Come ovvio questi orientamenti valgono quel che valgono, finché al "sentimento" non corrisponderà una prospettiva politica. Ma intanto la base reale a cui rivolgere questa proposta politica già c'è, sia pure solo potenzialmente. Sugli obiettivi dell'uscita dall'euro e dall'Unione occorre perciò essere netti, evitare tatticismi eccessivi, parlando sempre il linguaggio della verità.
Più difficile, invece, la ricostruzione di una visione della società diametralmente opposta al modello neoliberista, basata su un'economia sottoposta alla politica (e dunque alla democrazia) e sul ruolo determinante dello Stato nella sfera economica. Decenni di dominio ideologico - la "superiorità" del privato rispetto al pubblico, la fede nella forza taumaturgica del mercato, eccetera - non si cancellano facilmente.
C'è tuttavia un elemento che può aiutarci in questo lavoro di nuova educazione delle masse. Oggi è forte nella società la domanda di "sicurezza". Certo, è una domanda oggi sfruttata essenzialmente dalle destre reazionarie, che la piegano in senso securitario e poliziesco. Ma sarebbe un errore pensare che questa domanda debba essere intesa solo in quel senso, mentre essa è in primo luogo domanda di sicurezza economica e sociale, per l'oggi e per il futuro, incluso quello delle nuove generazioni. E chi può dare questa nuova sicurezza se non uno Stato democratico, sovrano, rifondato ed ispirato ai valori di libertà, uguaglianza e fraternità?

3 commenti:

Luca Tonelli ha detto...

Io faccio un appunto: la povertà relativa, così come calcolata ora (e come spiegato in un grafico qui sopra), corrisponde alla % di popolazione che vive con un reddito inferiore al 60% della mediana nazionale.
Questo significa che in realtà non è affatto un indice di povertà...ma di disuguaglianza nei redditi nazionali. In un Paese in cui sono tutti poveri in canna questo dato sarà sottostimato rispetto ai Paesi dove c è un ceto ricco.
Così si spiega anche la maggior quota di poveri in Germania rispetto a diversi paesi dell Est.
Probabilmente non di rado un povero (secondo questa classificazione) tedesco può permettersi più cose di un non povero slovacco.
In un Paese come l Italia che viaggia a due velocità questo dato risulterà fortemente distorto. Mi spiego: si vive meglio con 950 euro a Potenza che con 1100 a Milano.però essendo la mediana appunto nazionale...e non considerando questa statistica l incidenza del costo della vita...il più povero dei due risulterà l abitante di Potenza.
Per aver un idea della povertà meglio guardare, a mio parere, ai poveri asdoluti...alle persone in stato di grave deprivazione materiale. Difatti passando a questo indicatore i Paesi dell Est, repubblica Ceca esclusa, risalgono - in peggio - prepotentemente la classifica e l Italia finisce per essere quasi in media UE.
Detto questo restiamo uno fra i Paesi col più ampio peggioramento di questi indicatori negli ultimi 10 anni.

Leonardo Mazzei ha detto...

Le considerazioni di Luca Tonelli sono corrette se riferite al concetto di "povertà relativa", ma sbagliate se riferite al testo in oggetto, dove NON SI USA MAI il concetto di cui sopra.
Si usano invece altri tre indici: a) le persone a rischio di povertà ed esclusione sociale, b) le persone in situazione di grave deprivazione materiale, c) i poveri assoluti.

a)Secondo i criteri ufficiali Eurostat rientra nella prima categoria (quella più ampia) "chi vive almeno una delle seguenti tre condizioni: povertà da reddito (persone a rischio
di povertà al netto dei trasferimenti sociali); povertà materiale (persone che soffrono gravi privazioni materiali); persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa.
L’intensità lavorativa di una famiglia si ottiene dal rapporto tra il numero totale di mesi lavorati in un anno da componenti della famiglia in età compresa tra 18 e 59 anni
e il numero stimato totale di ore che le stesse persone avrebbero potuto lavorare. La soglia-limite è pari al valore di 0,2".

b)L’indicatore di grave deprivazione materiale è dato invece dalla percentuale di persone che vivono in famiglie che sperimentano almeno quattro tra i seguenti nove
sintomi di disagio: 1. non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione; 2. non poter sostenere una spesa imprevista (il cui importo, in un dato anno, è pari a 1/12 del valore
della soglia di povertà rilevata nei due anni precedenti); 3. non potersi permettere un pasto proteico (carne, pesce o equivalente vegetariano) almeno una volta ogni due
giorni; 4. non potersi permettere una settimana di ferie all’anno lontano da casa; 5. non potersi permettere un televisore a colori; 6. non potersi permettere una lavatrice;
7. non potersi permettere un’automobile; 8. non potersi permettere un telefono; 9. essere in arretrato nel pagamento di bollette, affitto, mutuo o altro tipo di prestito.

c) Le persone che vengono classificate come "poveri assoluti" sono quelle "che non riescono a raggiungere un livello di vita “dignitoso”, cioè socialmente accettabile. La soglia di povertà assoluta rappresenta il valore monetario di quel paniere di beni e servizi (alimentazione adeguata, abitazione, vestiario, salute, ecc.) ritenuti essenziali per ciascuna famiglia, calcolata in base al numero e all’età dei componenti, alla ripartizione geografica e alla dimensione del comune di residenza. Una famiglia è quindi definita assolutamente povera se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore a tale valore monetario".

Tutti i dati utilizzati nella nostra inchiesta sono perciò relativi a queste classificazioni e niente hanno a che fare con il concetto di "povertà relativa" citato da Tonelli.

Anonimo ha detto...

Pregevole analisi che ahimè rispecchia crudamente la realtà socio-economica italiana. Peccato che possa apparire un po' prolissa ma l'argomento è complesso ed anzi occorrerebbero ancora più tabelle.

Lettori fissi di SOLLEVAZIONE

Temi

Unione europea (953) euro (784) crisi (640) economia (630) sinistra (549) teoria politica (296) finanza (285) Leonardo Mazzei (282) M5S (275) P101 (251) grecia (247) Movimento Popolare di Liberazione (244) Governo giallo-verde (242) elezioni (239) imperialismo (237) sfascio politico (235) resistenza (226) Moreno Pasquinelli (225) sovranità nazionale (219) banche (215) internazionale (213) risveglio sociale (184) alternativa (168) seconda repubblica (167) Syriza (155) piemme (147) Tsipras (146) antimperialismo (135) debito pubblico (133) Matteo Renzi (131) programma 101 (129) spagna (122) filosofia (121) Francia (119) immigrazione (117) marxismo (117) PD (111) destra (111) sovranità monetaria (111) democrazia (109) costituzione (106) Matteo Salvini (104) neoliberismo (104) populismo (104) sollevazione (103) Stefano Fassina (97) islam (97) Grillo (94) Sandokan (94) elezioni 2018 (94) berlusconismo (91) proletariato (91) geopolitica (88) Carlo Formenti (86) Germania (86) Alberto Bagnai (83) Emiliano Brancaccio (83) austerità (80) bce (80) Medio oriente (79) Coordinamento nazionale della Sinistra contro l’euro (78) sindacato (77) Podemos (76) Stati Uniti D'America (75) referendum costituzionale 2016 (74) sinistra anti-nazionale (73) Mario Monti (72) guerra (72) capitalismo (70) Libia (66) Russia (65) capitalismo casinò (63) Sergio Cesaratto (62) Rivoluzione Democratica (61) rifondazione (61) Lega (60) globalizzazione (60) liberiamo l'Italia (60) CLN (59) Siria (59) CONFEDERAZIONE per la LIBERAZIONE NAZIONALE (57) bancocrazia (57) immigrati (57) Sicilia (56) Alexis Tsipras (55) Alitalia (54) cinque stelle (54) legge elettorale (54) sovranismo (54) Diego Fusaro (53) Legge di Bilancio (53) brexit (53) Lega Nord (52) Pablo Iglesias (52) moneta (52) referendum (52) socialismo (52) neofascismo (51) sionismo (51) sovranità popolare (51) Emmezeta (50) fiat (50) Manolo Monereo (49) Movimento dei forconi (49) solidarietà (49) campo antimperialista (48) sinistra sovranista (48) gilet gialli (46) immigrazione sostenibile (46) Beppe Grillo (45) Nichi Vendola (45) renzismo (45) Troika (44) Yanis Varoufakis (44) astensionismo (43) inchiesta (43) uscita dall'euro (43) Luciano Barra Caracciolo (42) Mario Draghi (42) Israele (41) liberismo (40) palestina (40) Mimmo Porcaro (39) patriottismo (39) Fiorenzo Fraioli (38) Ugo Boghetta (38) proteste operaie (38) sinistra patriottica (38) italicum (37) Giorgio Cremaschi (36) Karl Marx (36) Marine Le Pen (35) ambiente (35) fiscal compact (35) uscita di sinistra dall'euro (35) III. Forum internazionale no-euro (34) Luigi Di Maio (34) Ucraina (34) egitto (34) nazione (34) 9 dicembre (33) Def (33) azione (33) ISIS (32) Merkel (32) cina (32) default (32) fiom (32) iran (32) islamofobia (32) populismo di sinistra (32) scienza (32) Forum europeo 2016 (31) Sel (31) governo Renzi (31) unità anticapitalisa (31) Fabio Frati (30) ecologia (30) xenofobia (30) Nello de Bellis (29) Putin (29) catalogna (29) storia (29) eurostop (28) napolitano (28) nazionalizzazione (28) Assemblea di Chianciano terme (27) menzogne di stato (27) Donald Trump (26) Mauro Pasquinelli (26) USA (26) elezioni europee 2019 (26) nazionalismi (26) silvio berlusconi (26) Beppe De Santis (25) Comitato centrale P101 (25) Forum europeo (25) Nato (25) elezioni siciliane 2017 (25) religione (25) scuola (25) Europa (24) Movimento 5 Stelle (24) Quantitative easing (24) Venezuela (24) finanziarizzazione (24) Aldo Giannuli (23) Lavoro (23) Stato di diritto (23) antifascismo (23) manifestazione 12 ottobre 2019 (23) ora-costituente (23) razzismo (23) repressione (23) Coordinamento nazionale sinistra contro l'euro (22) Esm (22) Roma (22) emigrazione (22) keynes (22) nazionalismo (22) Chianciano Terme (21) Front National (21) Simone Boemio (21) Stato islamico dell’Iraq e del Levante (21) Unità Popolare (21) etica (21) Conte bis (20) Emmanuel Macron (20) Foligno (20) Laikí Enótita (20) Marcia della Dignità (20) Regno Unito (20) Vladimiro Giacchè (20) coordinamento no-euro europeo (20) crisi di governo (20) iraq (20) manifestazione del 12 ottobre (20) melenchon (20) minibot (20) tecnoscienza (20) umbria (20) MES (19) Mariano Ferro (19) Norberto Fragiacomo (19) Sicilia Libera e Sovrana (19) Tunisia (19) fronte popolare (19) Domenico Moro (18) Donbass (18) F.S. (18) Izquierda Unida (18) Noi siciliani con Busalacchi (18) lotta di classe (18) pace (18) senso comune (18) Assisi (17) Costanzo Preve (17) Forum europeo delle forze di sinistra e popolari anti-Unione europea (17) Jacques Sapir (17) Paolo Savona (17) Perugia (17) Pier Carlo Padoan (17) chiesa (17) complottismo (17) cosmopolitismo (17) euro-germania (17) media (17) piano B (17) Enrico Letta (16) Forum di Atene (16) Luciano B. Caracciolo (16) Marco Mori (16) Prc (16) Reddito di cittadinanza (16) Renzi (16) Tonguessy (16) appello (16) ballottaggi (16) casa pound (16) fascismo (16) internazionalismo (16) sciopero (16) vendola (16) Cremaschi (15) Daniela Di Marco (15) International no euro forum (15) M. Micaela Bartolucci (15) Salvini (15) clima (15) comunismo (15) diritto (15) indipendenza (15) internet (15) manifestazione (15) piattaforma eurostop (15) tasse (15) vaccini (15) 15 ottobre (14) Alessandro Visalli (14) Alitalia all'Italia (14) Brancaccio (14) Enea Boria (14) Ernesto Screpanti (14) Eurogruppo (14) Fridays for Future (14) MMT (14) Monte dei Paschi (14) Movimento pastori sardi (14) Stato Islamico (14) Turchia (14) Vincenzo Baldassarri (14) no tav (14) obama (14) potere al popolo (14) salerno (14) Alessandro Di Battista (13) Bersani (13) Chavez (13) Enrico Grazzini (13) Eos (13) Jobs act (13) Legge di stabilità (13) Marino Badiale (13) Virginia Raggi (13) Wilhelm Langthaler (13) acciaierie Terni (13) cultura (13) disoccupazione (13) femminismo (13) finanziaria (13) giovine italia (13) privatizzazioni (13) regionalismo differenziato (13) sardine (13) unione bancaria (13) Alfredo D'Attorre (12) Costas Lapavitsas (12) D'alema (12) Forum europeo 2015 (12) Giulietto Chiesa (12) Negri (12) Panagiotis Lafazanis (12) Sergio Mattarella (12) analisi politica (12) decreto salva-banche (12) europeismo (12) global warming (12) keynesismo (12) salari (12) terzo memorandum (12) 14 dicembre (11) AST (11) Aldo Zanchetta (11) De Magistris (11) Dicotomia (11) France Insoumise (11) Gennaro Zezza (11) Ilva (11) Papa Francesco (11) Pardem (11) Portogallo (11) Stato (11) Stefano D'Andrea (11) corruzione (11) de-globalizzazione (11) elezioni anticipate (11) iniziative (11) mediterraneo (11) nucleare (11) ordoliberismo (11) presidenzialismo (11) proteste (11) sindacalismo di base (11) sinistra Italiana (11) sovranismi (11) Art. 18 (10) Bagnai (10) Bruno Amoroso (10) Carl Schmitt (10) Claudio Borghi (10) Fausto Bertinotti (10) Fmi (10) Forum Internazionale Anti-Ue delle forze popolari e di sinistra (10) Forum di Roma 2019 (10) George Soros (10) Gianluigi Paragone (10) Giorgetti (10) Hollande (10) Jean-Luc Mélenchon (10) Lista del Popolo (10) Marco Passarella (10) Marco Zanni (10) OLTRE L'EURO (10) Ora (10) Paolo Barnard (10) Quirinale (10) Risorgimento Socialista (10) Terni (10) cattiva scuola (10) decrescita (10) diritti civili (10) facebook (10) fisco (10) golpe (10) islanda (10) legge di bilancio 2020 (10) povertà (10) taranto (10) ANTARSYA-M.A.R.S. (9) Algeria (9) Antonio Rinaldi (9) Argentina (9) Bernie Sanders (9) CGIL (9) Campagna eurostop (9) Diritti Sociali (9) Draghi (9) Forconi (9) Paolo Ferrero (9) Stato nazione (9) Terza Repubblica (9) ThyssenKrupp (9) Von Hayek (9) Wolfgang Schaeuble (9) bail-in (9) bipolarismo (9) classi sociali (9) cosmo-internazionalismo (9) deficit (9) futuro collettivo (9) il pedante (9) istruzione (9) liberalismo (9) medicina (9) moneta fiscale (9) necrologi (9) questione nazionale (9) sociologia (9) sovranità (9) tecnologie (9) Antonio Gramsci (8) Corte costituzionale (8) DOPO IL 4 DICEMBRE (8) Erdogan (8) F.f (8) Fratelli d'Italia (8) Genova (8) Goracci (8) Gran Bretagna (8) II assemblea della CLN (1-3 settembre) (8) Ingroia (8) Italia Ribelle e Sovrana (8) Julio Anguita (8) Landini (8) Lenin (8) Luca Massimo Climati (8) Mattarella (8) Mirafiori (8) Yanis Varoufakys (8) borsa (8) debitocrazia (8) destra non euro (8) elezioni anticapte (8) elezioni anticipate 2017 (8) elezioni siciliane (8) grexit (8) inflazione (8) lira (8) manifestazione 25 marzo 2017 (8) marxisti dell'Illinois (8) nuovo movimento politico (8) questione femminile (8) regionalismo (8) sardegna (8) seminario programmatico 12-13 dicembre 2015 (8) svalutazione (8) transfemminismo (8) trasporto aereo (8) unità anticapitalista (8) unità nazionale (8) Abu Bakr al-Baghdadi (7) Alessandro Chiavacci (7) Alternative für Deutschland (7) Articolo 18 (7) CUB (7) Cub Trasporti (7) Dino Greco (7) Ernesto Laclau (7) Flat tax (7) Franz Altomare (7) Gaza (7) Giancarlo D'Andrea (7) Giuseppe Angiuli (7) ISIL (7) Inigo Errejón (7) Je so' Pazzo (7) Jeremy Corbyn (7) Joseph Stiglitz (7) MMT. Barnard (7) Macron (7) Massimo Bontempelli (7) Maurizio Landini (7) Me-Mmt (7) Michele Berti (7) Nuit Debout (7) Oskar Lafontaine (7) Papa Bergoglio (7) Pil italiano (7) Riccardo Achilli (7) Samuele Mazzolini (7) Sapir (7) Seconda Assemblea P101 (7) Ttip (7) agricoltura (7) aletheia (7) anarchismo (7) autodeterminazione dei popoli (7) bankitalia (7) confederazione (7) contante (7) derivati (7) eurexit (7) eurocrack (7) giovani (7) il manifesto (7) incontri (7) magistratura (7) nazismo (7) patria e costituzione (7) pensioni (7) risorgimento (7) rivolta (7) rivoluzione civile (7) rossobrunismo (7) sanità (7) spread (7) trasporto pubblico (7) Ars (6) Banca centrale europea (6) Bazaar (6) Bottega partigiana (6) CETA (COMPREHENSIVE ECONOMIC AND TRADE AGREEMENT) (6) Carlo Galli (6) Casaleggio (6) Contropiano (6) Eros Cococcetta (6) Eugenio Scalfari (6) Franco Bartolomei (6) Frédéric Lordon (6) Giorgia Meloni (6) M.AR.S. (6) Maduro (6) Marx (6) Militant-blog (6) Nino galloni (6) No Renzi Day (6) Noi con Salvini (6) ORA! (6) Pcl (6) Pisapia (6) Polonia (6) REDDITO MINIMO UNIVERSALE (6) Regioni autonome (6) Sandro Arcais (6) Stato di Polizia (6) Target 2 (6) Teoria Monetaria Moderna (6) Thomas Fazi (6) Titoli di stato (6) Toni negri (6) USB (6) Ungheria (6) Viktor Orban (6) assemblea nazionale 2-3 luglio 2016 (6) automazione (6) beni comuni (6) cinema (6) fabrizio Marchi (6) famiglia (6) giovanni Tria (6) governo Gentiloni (6) ideologia (6) incontro internazionale (6) la variante populista (6) liberosambismo (6) migranti (6) no-Ttip (6) nuovo soggetto politico (6) populismo democratico (6) suicidi (6) suicidi economici (6) tecnica (6) terremoto (6) uber (6) utero in affitto (6) Alberto Negri (5) America latina (5) Angelo Panebianco (5) Anguita (5) Antonio Ingroia (5) Assad (5) Carola Rackete (5) Dario Guarascio (5) Decreto Dignità (5) Decreto sicurezza (5) Dimitris Mitropoulos (5) Federalismo (5) Federico Fubini (5) Ferdinando Pastore (5) Finlandia (5) Forza Italia (5) Franco Busalacchi (5) Giuseppe Mazzini (5) HAMAS (5) Hilary Clinton (5) Il popolo de i Forconi (5) Joël Perichaud (5) Kirchner (5) Lucca (5) Luigi De Magistris (5) MOHAMED KONARE (5) Marcello Teti (5) Mario Monforte (5) No Monti Day (5) No debito (5) Npl (5) Nuova Direzione (5) Paolo Becchi (5) Parigi (5) Partito tedesco (5) Pier Paolo Dal Monte (5) Rete dei Comunisti (5) Romano Prodi (5) Rosatellum 2 (5) Sharing Economy (5) Soleimani (5) Stathis Kouvelakis (5) TTIP (TRANSATLANTIC TRADE AND INVESTMENT PARTNERSHIP) (5) Trump (5) Val di Susa (5) Wolfgang Munchau (5) Yemen (5) afghanistan (5) alleanze (5) banche popolari (5) brasile (5) camusso (5) chiesa ortodossa (5) confindustria (5) cuba (5) debitori (5) decreto vaccini (5) di Pietro (5) donna (5) elezioni regionali 2015 (5) elezioni. Lega (5) fratelli musulmani (5) giornalismo (5) governo (5) greta thumberg (5) jihadismo (5) laicismo (5) massimo fini (5) pomigliano (5) procedura d'infrazione (5) proteste agricoltori (5) rifugiati politici (5) salvinismo (5) teologia (5) tremonti (5) wikileaks (5) 16 giugno Roma (4) ALBA (4) Africa (4) Alessandro Somma (4) Alessia Vignali (4) Altiero Spinelli (4) Andrea Ricci (4) Anna Falcone (4) Antonio Amoroso (4) Assange (4) Aurelio Fabiani (4) Autostrade per l'Italia (4) Bergoglio (4) Brigate sovraniste (4) CSNR (4) Candidatura d’Unitat Popular (CUP) (4) Carovana di solidarietà (4) Cesaratto (4) Charlie Hebdo (4) Chiavacci Alessandro (4) Città della Pieve (4) Claudio Martini (4) Comitato per il No nel referendum sulla legge costituzionale Renzi- Boschi (4) Consiglio nazionale ORA! (4) Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (4) Corea del Nord (4) Danilo Calvani (4) Danilo Zolo (4) Deutsche Bank (4) Die Linke (4) Diego Melegari (4) Emanuele Severino (4) Ernesto Galli Della Loggia (4) Felice Floris (4) Francesco Giavazzi (4) Frente civico (4) Fronte Sovranista Italiano (4) GIAPPONE (4) Giuliano Pisapia (4) Giulio Regeni (4) Giulio Sapelli (4) Imu (4) Incontro di Roma (4) Italexit (4) JP Morgan (4) Jacques Nikonoff (4) Karl Polany (4) Kke (4) L'Altra Europa con Tsipras (4) Lafontaine (4) Laura Boldrini (4) Leonardo Mazzzei (4) Luciano Canfora (4) Luciano Gallino (4) Luciano Vasapollo (4) Lucio Chiavegato (4) Luigi Ferrajoli (4) Lupo (4) MPL (4) Marcello Minenna (4) Marchionne (4) Martin Heidegger (4) Morgan Stanley (4) Mosul (4) NO TAP (4) Noi sicialiani con Busalacchi (4) ONU (4) Oscar Lafontaine (4) Paolo Gerbaudo (4) Pci (4) Piattaforma di sinistra (4) Piero Bernocchi (4) Prodi (4) ROSSA (4) Rajoy (4) Sefano Rodotà (4) Sergio Starace (4) Simone Pillon (4) Slavoj Žižek (4) Stato d'emergenza (4) TAP (4) Tyssenkrupp (4) VOX (4) Varoufakis (4) Visco (4) Vladimiro Giacché (4) Xarxa Socialisme 21 (4) Xi Jinping (4) agricoltura biologica (4) al-Sisi (4) alceste de ambris (4) anarchici (4) antisemitismo (4) antisionismo (4) arancioni (4) bigenitorialità (4) califfato (4) carceri (4) cipro (4) coalizione sociale (4) crisi bancaria (4) cristianesimo (4) cristianismo (4) curdi (4) demografia (4) diritti di cittadinanza (4) donne (4) elezioni 2017 (4) elezioni comunali 2017 (4) elezioni siciliane 2012 (4) filo rosso (4) gender (4) il fatto quotidiano (4) informatica (4) intelligenza artificiale (4) irisbus (4) irlanda (4) italia (4) ius soli (4) legge del valore (4) legge di stabilità 2017 (4) parti de gauche (4) patrimoniale (4) porcellum (4) precarietà (4) presidente della repubblica (4) primarie (4) protezionismo (4) risparmio (4) salute (4) saviano (4) seminario (4) sinistra transgenica (4) sottoscrizione (4) spending review (4) spesa pubblica (4) statizzazione banche (4) terzo polo (4) transizione al socialismo (4) trattati europei (4) truffa bancaria (4) università (4) wikidemocrazia (4) xylella (4) 19 ottobre (3) Ahmadinejad (3) Alavanos (3) Albert Einstein (3) Alberto Alesina (3) Alfiero Grandi (3) Amodeo (3) Antonella Stirati (3) Aquisgrana (3) Arabia saudita (3) Armando Mattioli (3) Associazione Riconquistare la Sovranità (3) Atene 26-28 giugno (3) Aventino (3) BRIM (3) Barbara Spinelli (3) Benedetto Croce (3) Benetton (3) Bernd Lucke (3) Bin Laden (3) Bloco de Esquerda. (3) Cerveteri Libera (3) Cia (3) Ciudadanos (3) Comitato No Debito (3) Commissione europea (3) Coordinamento Democrazia Costituzionale (3) Coordinamento dei Comitati per il NO-Umbria (3) Coordinamento no E45 autostrada (3) Davide Serra (3) Dieudonné M'bala M'bala (3) Diosdado Toledano (3) EDWARD SNOWDEN (3) Eleonora Forenza (3) Ernest Vardanean (3) Eurasia (3) Fabio Nobile (3) Fabrizio Tringali (3) Fausto Sorini (3) Filippo Abbate (3) Francesco Neri (3) Francesco Salistrari (3) Fratoianni (3) Gianni Ferrara (3) Giorgio Lunghini (3) Giovanni Gentile (3) Giuliana Nerla (3) Giulio Bonali (3) Giuseppe Pelazza (3) Goofynomics (3) Gramsci (3) Guido Grossi (3) HELICOPTER MONEY (3) Hezbollah (3) ISTAT (3) Ilaria Bifarini (3) Iugoslavia (3) Ivan Cavicchi (3) Jens Weidmann (3) Jugoslavia (3) Leonardo SInigaglia (3) Lista Tsipras (3) Luca Ricolfi (3) Magdi Allam (3) Manolo Monero Pérez (3) Marcello Foa (3) Marco Bulletta (3) Marco Mainardi (3) Mario Volpi (3) Marxista dell'Illinois n.2 (3) Massimo De Santi (3) Massimo cacciari (3) Maurizio Fratta (3) Maurizio del Grippo (3) Milton Friedmann (3) Modern Money Theory (3) Moldavia (3) Morya Longo (3) Napoli (3) Nigel Farage (3) No Mes (3) No e-45 autostrada (3) Noi Mediterranei (3) Olanda (3) Palermo (3) Panagiotis Sotiris (3) Paola De Pin (3) Partito Italexit (3) Patrizia Badii (3) Pedro Montes (3) Pkk (3) Poroshenko (3) Rinascita (3) Rodoflo Monacelli (3) Ruggero Arenella (3) Salento (3) Sarkozy (3) Scenari Economici (3) Six Pack (3) Stavros Mavroudeas (3) Ugo Arrigo (3) Ungheria. jobbink (3) Ventotene (3) Viareggio (3) al-Nusra (3) alba dorata (3) austria (3) biotecnocrazia (3) bollettino medico (3) crediti deteriorati (3) debito (3) deflazione (3) deflazione salariale (3) diritto d'asilo politico (3) diritto di cittadinanza (3) divorzio banca d'Italia Tesoro (3) dollaro (3) economia sociale di mercato (3) elezioni 2020 (3) euroasiatismo (3) foibe (3) forza nuova (3) giustizia (3) inceneritori (3) indignati (3) ines armand (3) insegnanti (3) internazionale azione (3) legge di stabilità 2015 (3) legge truffa (3) machiavelli (3) maternità surrogata (3) mattarellum (3) mezzogiorno (3) minijobs. Germania (3) negazionismo (3) noE-45 autostrada (3) occidente (3) oligarchia (3) olocausto (3) partito (3) partito democratico (3) prescrizione (3) psicanalisi (3) quota 100 (3) rai (3) ratzinger (3) riforma del senato (3) robotica (3) sanità. spending review (3) sciopero generale (3) seminario teorico (3) senato (3) sme (3) social media (3) socialdemocrazia (3) sondaggi (3) sovranità e costituzione (3) sovrapproduzione (3) takfir (3) tassisti (3) terza assemblea P101 (3) tv (3) violenza (3) web (3) 11 settembre (2) 12 aprile (2) 25 aprile 2017 (2) 27 ottobre 2012 (2) A/simmetrie (2) ALDE (2) Ada Colau (2) Agenda Monti (2) Alberto Benzoni (2) Alberto Montero (2) Alétheia (2) Amando Siri (2) Amazon (2) Andalusia (2) Angelo Salento (2) Antonello Ciccozzi (2) Antonello Cresti (2) Arditi del Popolo (2) Armando Siri (2) Atlante (2) Baath (2) Bahrain (2) Banca (2) Bandiera rossa in movimento (2) Berretti Rossi (2) Bilderberg (2) Black Lives Matter (2) Blockchain (2) Bolivia (2) Bolkestein (2) Borotba (2) Brushwood (2) CISL (2) Carc (2) Carlo Clericetti (2) Carlo Freccero (2) Carlo Romagnoli (2) Cernobbio (2) Certificati di Credito Fiscale (2) Cesarina Branzi (2) Cgia Mestre (2) Chantal Mouffe (2) Cile (2) Cirimnnà (2) Civati (2) Claudia Castangia (2) Colonialismo (2) Comitato antifascista russo-ucraiono (2) Conte (2) Coordinamento europeo della Sinistra contro l’euro (2) Dani Rodrik (2) De Bortoli (2) Der Spiegel (2) Diem25 (2) Domenico Losurdo (2) Don Giancarlo Formenton (2) Dugin (2) EReNSEP (2) Edoardo Biancalana (2) Ego della Rete (2) Emilia Clementi (2) Emilia-Romagna (2) Emiliano Gioia (2) Enzo Pennetta (2) Eric Toussaint (2) Ettore Livini (2) European Quantitative-easing Intermediated Program (2) Extincion Rebellion (2) F.List (2) Federal reserve (2) Fidel Castro (2) Fidesz (2) Filippo Gallinella (2) Fiumicino (2) Forestale (2) Forum Internazionale antiEU delle forze popolari (2) Forum Popoli Mediterranei (2) Francesco Lamantia (2) Francesco Maria Toscano (2) Francesco Piobbichi (2) Franco Russo (2) Frosinone (2) Fulvio Grimaldi (2) Futuro al lavoro (2) Generale Pappalardo (2) Gentiloni (2) Giacomo Bracci (2) Giacomo Russo Spena (2) Giada Boncompagni (2) Giancarlo Cancelleri (2) Gig Economy (2) Giorgio Gattei (2) Giuliano Amato (2) Giuseppe Palma (2) Goldman Sachs (2) Google (2) Grottaminarda (2) Guido Viale (2) Hartz IV (2) Hegel (2) Hitler (2) Héctor Illueca (2) INPS (2) Incontro di Madrid 19/21 febbraio 2016 (2) Iniciativa za Demokratični Socializem (2) Iniziativa per il socialismo democratico (2) Italia Ribelle (2) Iugend Rettet (2) JULIAN ASSANGE (2) Jacopo Custodi (2) Javier Couso Permuy (2) Juan Carlos Monedero (2) Juncker (2) Junker (2) Kalergy (2) Ken Loach (2) Kostas Lapavitsas (2) Kurdistan (2) La Grassa (2) Lelio Basso (2) Lelio Demichelis (2) Loretta Napoleoni (2) Ltro (2) M-48 (2) Maastricht (2) Mali (2) Manolis Glezos (2) Marco Revelli (2) Marco Rizzo (2) Maria Elena Boschi (2) Maria Rita Lorenzetti (2) Mario Tronti (2) Mark Zuckerberg (2) Marocco (2) Massimo D'Antoni (2) Massimo PIvetti (2) Michele Serra (2) Michele fabiani (2) Microsoft (2) Militant (2) Moscovici (2) Movimento Politico d'Emancipazione Popolare (2) Mussari (2) Mélenchon (2) Nadia Garbellini (2) Netanyahu (2) Nicaragua (2) Omt (2) Oriana Fallaci (2) Ostia (2) Paolo Maddalena (2) Papa (2) Partito comunista (2) Patto di Stabilità e Crescita (2) Paul Krugman (2) Paul Mason (2) PdCI (2) Pdl (2) Piano di eradicazione degli ulivi (2) Piemonte (2) Pippo Civati (2) Portella della Ginesta (2) Preve (2) Quarto Polo (2) Raffaele Alberto Ventura (2) Reddito di inclusione sociale (2) Riccardo Bellofiore (2) Riccardo Ruggeri (2) Riscossa Italia (2) Roberto Ferretti (2) Rosanna Spadini (2) Rosarno (2) Rosatellum (2) Rozzano (2) Ryan air (2) SPD (2) STX (2) Sahra Wagenknecht (2) Salistrari (2) Schumpeter (2) Scilipoti (2) Scozia (2) Seconda Assemblea CLN (2) Sergio Bellavita (2) Sergio Cararo (2) Sergio Cofferati (2) Severgnini (2) Shale gas (2) Simone Di Stefano (2) Slovenia (2) Stato penale (2) Stefano Zecchinelli (2) Steve Bannon (2) Stiglitz (2) Tasi (2) Tasos Koronakis (2) Telecom (2) Terzo Forum (2) Thissen (2) Thomas Piketty (2) Tito Boeri (2) Tiziana Alterio (2) Tiziana Ciprini (2) Tltro (2) Tomaso Montanari (2) Tor Sapienza (2) Torino (2) Transatlantic Trade and Investment Partnership (2) Transnistria (2) Trilateral (2) UIL (2) UKIP (2) Umberto Eco (2) Ursula von der Leyen (2) Valerio Bruschini (2) Von Der Leyen (2) Vox Italia (2) Zagrebelsy (2) Zoe Constantopoulou (2) accordo del 20 febbraio (2) accordo sul nucleare (2) agricoltori indignati (2) al Serraj (2) al-Durri (2) al-qaeda (2) alawismo (2) animalismo (2) antimperialista (2) antispecismo (2) antropologia (2) atac (2) banche venete (2) battaglia d'autunno (2) blocco sociale (2) bontempelli (2) burkini (2) calunnia (2) casa (2) clausole di salvaguardia (2) cobas (2) comitato di Perugia (2) composizione di classe (2) comuni (2) comunicazione (2) debito privato (2) denaro (2) deregulation (2) domenico gallo (2) due euro (2) dughin (2) elezioni comunali 2015 (2) elezioni comunali 2019 (2) embraco (2) enel (2) energia (2) ennahda (2) esercito (2) eugenetica (2) expo (2) export (2) fake news (2) fecondazione eterologa (2) fincantieri (2) fine del lavoro (2) frontiere (2) gaypride (2) genetica (2) gennaro Migliore (2) geoeconomia (2) giacobinismo (2) governicchio (2) indignatos (2) industria italiana (2) intimperialismo (2) isu sanguinis (2) legge (2) legge di stabilità 2018 (2) lgbt (2) libano (2) liberi e uguali (2) libertà di pensiero (2) maidan (2) manifestazione 2 giugno 2018 (2) marina silva (2) mercantislismo (2) nazionalizzare le autostrade (2) no expo (2) non una di meno (2) omosessualità (2) ong (2) paolo vinti (2) pareggio di bilancio (2) parlamento europeo (2) patria (2) patto del Nazareno (2) patto grecia-israele (2) patto politico (2) peronismo (2) petrolio (2) pietro ratto (2) poste (2) poste italiane (2) proporzionale (2) province (2) razionalismo (2) reddito di base (2) ricchezza (2) riduzione parlamentari (2) rifiuti (2) riformismo (2) rivoluzione russa (2) rivoluzione socialista (2) scissione pd (2) serbia (2) shador (2) shoa (2) silicon valley (2) sinistra anticapitalista (2) sinistra critica (2) società (2) stagnazione secolare (2) stop or-me (2) studenti (2) tasso di cambio (2) transgender (2) transumano (2) ulivi (2) unioni civili (2) uniti e diversi (2) uscita da sinistra (2) vincolo di mandato (2) vota NO (2) "cosa rossa" (1) 100 giorni (1) 101 Dalmata. il più grande successo dell'euro (1) 11-12 gennaio 2014 (1) 14 novembre (1) 17 aprile (1) 19 ottobre 2019 (1) 1961 (1) 20-24 agosto 2014 (1) 25 aprile 2014 (1) 25 aprile 2015 (1) 25 aprile 2018 (1) 28 marzo 2014 (1) 31 marzo a Milano (1) 4 novembre (1) 5G (1) 6 gennaioMovimento Popolare di Liberazione (1) 8 settembre (1) 9 febbraio 2019 (1) 9 novembre 2013 (1) A. Barba (1) AL NIMR (1) Abd El Salam Ahmed El Danf (1) Aberto Bellini (1) Accellerazionismo (1) Achille Occhetto (1) Acqua pubblica (1) Adenauer (1) AirCrewCommittee (1) Alain Parguez (1) Alan Greenspan (1) Alan Johnson (1) Alba Libica (1) Albania (1) Albert Jeremiah Beveridge (1) Albert Reiterer (1) Albert Rivera (1) Alberto Perino (1) Alcoa (1) Aldo Barba (1) Aldo Bronzo (1) Aleksey Mozgovoy (1) Alemanno (1) Aleppo (1) Alesina (1) Alessandro Mustillo (1) Alessandro Trinca (1) Alex Zanotelli (1) Alexander Zakharchenko (1) Alterfestival (1) Alternativa per la Germania (1) Alì Manzano (1) Ambrogio Donini (1) Ambrose Evans Pritchard (1) Amedeo Argentiero (1) Amintore Fanfani (1) Amoroso (1) Anders Breivik (1) Andrew Brazhevsky (1) Andrew Spannaus (1) Angela Matteucci (1) Angelo di Carlo (1) Angus Deaton (1) Anis Amri (1) Anna Angelucci (1) Anna Lami (1) Anschluss (1) Anthony Coughlan (1) Antonella Stocchi (1) Antonio De Gennaro (1) Antonio Guarino (1) Antonio Rinaldis (1) Antonis Ragkousis (1) Antonis-Ragkousis (1) Apple (1) Arditi (1) Argo Secondari (1) Argyrios Argiris Panagopoulos (1) Arnaldo Otegi (1) Ars Longa (1) Art 81 (1) Art. 11 (1) Art.50 Trattato Lisbona (1) Articolo1 (1) Artini (1) Artuto Scotto (1) Ascheri (1) Atene (1) Athanasia Pliakogianni (1) Atlantia (1) Attali (1) Augusto Graziani (1) Australia (1) BDI (1) BORIS NEMTSOV (1) BRI (1) Banca d'Italia (1) Banca mondiale (1) Barcelona en comú (1) Bashar al-Assad (1) Basilicata (1) Bastasin (1) Battaglione Azov (1) Bazar (1) Bcc (1) Bekaert (1) Belardelli (1) Belgio (1) Benigni (1) Benoît Hamon (1) Bernard-Henri Levy (1) Bielorussia (1) Bifo (1) Bilancio Ue (1) Bini Snaghi (1) Bisignani (1) Bismarck (1) Black Panthers (1) Blade Runner 2049 (1) Boicotta Eurovision (1) Boikp Borisov (1) Bolsonaro (1) Bossi (1) Branko Milanovic (1) Brennero (1) Bretagna (1) Brigata kalimera (1) Brindisi (1) Britannia (1) Bruderle (1) Bruno Steri (1) Bruno Vespa (1) Bulgaria (1) ByoBlu (1) C.f.. Governo giallo-verde (1) CARTA DI FIRENZE 2019 (1) CCF (1) CNL (1) COMITATO OPERAI E CITTADINI PER L'AST (1) COSMOPOLITICA (1) Calabria (1) Calenda (1) Cambiare si può (1) Cameron (1) Cammino per la libertà (1) Cancellieri (1) Carchedi (1) Caritas (1) Carlo Candi (1) Carlo De Benedetti (1) Carlo Rovelli (1) Carmine Pinto (1) Casal Bruciato (1) Cascina Raticosa (1) Casini (1) Cassazione (1) Cassese Sabino (1) Catarina Martins (1) Cekia (1) Cesare Battisti (1) Checchino Antonini (1) Checco (1) Chiaberge Riccardo (1) Chiara Appendino (1) Chisinau (1) Chișinău (1) Christian Napolitano (1) Christian Rocca (1) Christoph Horstel (1) Circo Massimo (1) Cirinnà (1) Civitavecchia (1) Claudia Zeta (1) Claudio Maartini (1) Claudio Magris (1) Claus Offe (1) Concita De Gregorio (1) Confederazione europea (1) Conferenza d'apertura (1) Consiglio europeo del 26-27 giugno 2014 (1) Coord (1) Coordinamento europeo per l'uscita dall'Unione (1) Corea del Sud (1) Corriere della sera (1) Corte Europea sui diritti dell'uomo (1) Cosenza (1) Crimea (1) Cristina Re (1) Cuperlo (1) DDL (1) Dagospia (1) Daisy Osauke (1) Damiano palano (1) Dan Glazebrook (1) Daniela Conti (1) Daniele Manca (1) Danimarca (1) Dario Fo (1) Davide Bono (1) Davide Gionco (1) Davos (1) De Masi (1) De Vito (1) Debora Billi (1) Debt Redemption Fund (1) Del Rio (1) Denis Mapelli (1) Dichiarazione universale dei diritti umani (1) Dimitris Christoulias (1) Dio (1) Dmitriy Kolesnik (1) Domenico Quirico (1) Domenico Rondoni (1) Dominique Strauss-Khan (1) Don Sturzo (1) Donald Tusk (1) Duda (1) ECO (1) EPAM (1) Eco della rete (1) Eduard Limonov (1) Elctrolux (1) Eleonora Florenza (1) Elinor Ostrom (1) Elliott Gabriel (1) Emanuele Filiberto (1) Emilio Gentile (1) Emma Bonino (1) Emmanuel Mounier (1) Emmeffe (1) Enrica Perucchietti (1) Enrico Angelini Partigiano (1) Enrico Gatto (1) Enrico Rossi (1) Enrico padoan (1) Erasmo vecchio (1) Ernesto Pertini (1) Ernst Bloch (1) Eros Francescangeli (1) Erri De Luca (1) Etiopia (1) Ettore Gotti Tedeschi (1) Eugenio Scalgari (1) Eunoè (1) Eurispes (1) Europa a due velocità (1) Evo Morales (1) FF2 (1) Fabiani (1) Fabio Amato (1) Fabio De Masi (1) Fabio Dragoni (1) Fabio Mini (1) Fabio Petri (1) Fabriano (1) Fabrizio De Paoli (1) Fabrizio Rondolino (1) Falluja (1) Favia (1) Federazione delle Industrie Tedesche (1) Federica Aluzzo (1) Federico Caffè (1) Federico II il Grande (1) Ferrero (1) Fertility Day (1) Filippo Dellepiane (1) Filippo Nogarin (1) Filippo Santarelli (1) Fiorito (1) Florian Philippot (1) Folkebevægelsen mod EU (1) Foodora (1) Foro di Sao Paulo (1) Forum Ambrosetti (1) Forum dei Popoli Mediterranei (1) Forum di Assisi (1) Francesca Donato (1) Francesco Campanella (1) Francesco Cardinali (1) Francesco Garibaldo (1) Francesco Giuntoli (1) Francesco Lenzi (1) Francesco Magris (1) Franco Venturini (1) Frauke Petry (1) Fred Kuwornu (1) Freente Civico (1) Freud (1) Front de gauche (1) Fronte della gioventù comunista (1) Fuad Afane (1) Fukuyama (1) Fuori dall'euro (1) GMJ (1) Gabanelli (1) Gabriele Gesso (1) Gandhi (1) George Friedman (1) George Monbiot (1) Germanicum (1) Gesù (1) Gezi park (1) Giacomo Bellini (1) Giacomo Bellucci (1) Giacomo Vaciago (1) Giacomo Zuccarini (1) Giancarlo Bergamini (1) Gim cassano (1) Giordano Sivini (1) Giovanna Vertova (1) Giovanni De Cristina (1) Giovanni Lo Porto (1) Giovanni Schiavon (1) Giovanni Tomei (1) Giovanni di Cristina (1) Giulia Grillo (1) Giuliana Commisso (1) Giuliano Procacci (1) Giulio Ambrosetti (1) Giulio Girardi (1) Giulio Tarro (1) Giulio Tremonnti (1) Giuseppe Altieri (1) Giuseppe Guarino (1) Giuseppe Travaglini (1) Giuseppe Turani (1) Giuseppe Zupo (1) Glauco Benigni (1) Godley (1) Grasso (1) Graziano Priotto (1) Grecia presidio 9/9/19 (1) Guerra di liberazione algerina (1) Guglielmo Forges Davanzati (1) Guido Lutrario (1) Guido Ortona (1) Günther Anders (1) HSBC (1) Hainer Flassbeck (1) Haitam Manna (1) Haiti (1) Haver Analytics (1) Hawking (1) Heiner Flassbeck (1) Hillary Clinton (1) Hjalmar Schacht (1) Hong Kong (1) Huawei (1) Huffington Post (1) IPHONE (1) IRiS (1) IS (1) Ida Magli (1) Ignazio Marino (1) Il tramonto dell'euro (1) Ilaria Lucaroni (1) Illueca (1) Imposimato (1) Improta (1) Indesit (1) Indipendenza e Costituzione (1) Inge Höger (1) Intellettuale dissidente (1) International Forum of Sovereign Wealth Funds (1) Intesa Sanpaolo (1) Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (1) Italia dei valori (1) J.Habermas (1) JAMES GALBRAITH (1) JOBS ACT(ING) IN ROME (1) Jacques Delors (1) Jacques Rancière (1) James Holmes (1) James K. Galbraith (1) James Petras (1) Jaroslaw Kaczynsk (1) Jason Barker (1) Je so' Pazz' (1) Jean Claude Juncker (1) Jean-Claude Juncker (1) Jean-Claude Lévêque (1) Jean-Claude Michéa (1) Jean-Jacques Rousseau (1) Jean-Paul Fitoussi (1) Jeremy Rifkin (1) Jo Cox (1) Joel Perichaud (1) John Laughland (1) John Locke (1) John Pilger (1) Jorge Alcazar Gonzalez (1) Joseph De Maistre (1) Joseph Shumpeter (1) Josephine Markmann (1) João Ferreira (1) Jugend Rettet (1) Juha Sipila (1) Junge Welt (1) Kalecky (1) Kalergi (1) Kelsen (1) Kemi Seba (1) Kenneth Kang (1) Kiev (1) Kirill Vasilev (1) Kolesnik Dmitriy (1) Kosovo (1) Kostas Kostoupolos (1) Kostas-Kostopoulos (1) Kouachi (1) Koutsianas Pantelis (1) Kruhman (1) Ktragujevac (1) Kyenge (1) L'Aquila (1) La Pira (1) La forte polarizzazione (1) La sinistra e la trappola dell'euro (1) La via maestra (1) La7 (1) Lagarde (1) Lapo Elkann (1) Lars Feld (1) Lasciateci fare (1) Leave (1) Lecce (1) Left (1) Legge 194 (1) Legge Acerbo (1) Legge Severino (1) Leonardo Coen (1) Leopolda (1) Lettera aperta ai movimenti sovranisti (1) Lev Gumilev (1) LexitNetwork (1) Lia De Feo (1) Lidia Riboli (1) Lidia Undiemi (1) Liguria (1) Lillo Massimiliano Musso. Leoluca Orlando (1) Lituana (1) Livorno (1) Logistica. Ikea (1) London Corrispondent Society (1) Lorenzin (1) Lorenzin Beatrice (1) Lorenzo Alfano (1) Lorenzo Del Savio (1) Lorenzo Dorato (1) Lorenzo Fioramonti (1) Lorenzo Fontana (1) Loris Caruso (1) Luca Donadel (1) Luca Pagni (1) Lucarelli (1) Lucia Annunziata (1) Lucia Morselli (1) Luciana Castellina (1) Luciano Violante (1) Lucio Magri (1) Lucio garofalo (1) Luigi De Giacomo (1) Luigi Nanni (1) Luigi Preiti (1) Luigi Zingales (1) Luka Mesec (1) López Obrador (1) M. Pivetti (1) M48 (1) M5 (1) MH 17 flight paths (1) MNLA (1) MOSE (1) Macchiavelli (1) Macedonia (1) Maida (1) Manuel Monereo (1) Manuel Montejo (1) Manuela Cadelli (1) Manuela Carmena (1) Marcello Barison (1) Marcello De Cecco (1) Marcello Veneziani (1) Marcia Perugia-Assisi (1) Marco Bersani (1) Marco Carrai (1) Marco Cattaneo (1) Marco Di Steafno (1) Marco Ferrando (1) Marco Fortis (1) Marco Giannini (1) Marco Palombi (1) Marco Pannella (1) Marco Parma (1) Marco Rovelli (1) Marco Santopadre (1) Marcuse (1) Margarita Olivera (1) Maria Grazia Da Costa (1) Marina Calculli (1) Marina Minicuci (1) Mario Esposito (1) Mark Rutte (1) Maroni (1) Marta Fana (1) Martin Lutero (1) Martin Wolf (1) Marxista dell'Illinois n.1 (1) Massimiliano Panarari (1) Massimo Costa (1) Massimo Gramellini (1) Massimo Recalcati (1) Massimo Villone (1) Matt O'Brien (1) Mattei (1) Matteo Mameli (1) Matteo Pucciarelli (1) Mauricio Macri (1) Maurizio Alfieri (1) Maurizio Blondet (1) Maurizio Franzini (1) Maurizio Leonardi (1) Maurizio Lupi (1) Maurizio Molinari (1) Maurizio Ricci (1) Maurizio Sgroi (1) Maurizio Vezzosi (1) Maurizio Zenezini (1) Maurizio zaffarano (1) Mauro Alboresi (1) Mauro Bocci (1) Mauro Maltagliati (1) Mauro Scradovelli (1) Mauro Volpi (1) Maximilian Forte (1) Mdp (1) Me.Fo. (1) Melanchon (1) Meloni (1) Mentana (1) Meridionalisti Italiani (1) Merk (1) Merloni (1) Messico (1) Metallurgiche Forschungsgesellschaft (1) Micah Xavier Johnson (1) Michael Jacobs (1) Michael Ledeen (1) Michael Moore (1) Michelangelo Vasta (1) Michele Ainis (1) Michele Ruggero (1) Mihaly Kholtay (1) Milano (1) Milosevic (1) Milton Friedman (1) Mimmo Lucano (1) Mincuo (1) Ministero economia e finanza (1) Mladic (1) Mohamed bin Salman (1) Mohammad Javad Zarif (1) Monica Maggioni (1) Monicelli (1) Mont Pélerin Society (1) Montegiorgio in Movimento (1) Moshe Ya’alon (1) Moves (1) Movimento 77 (1) Movimento R(e)evoluzione (1) Movimento democratici e progressisti (1) Movimento di Liberazione Popolare (1) Movimiento 15-M (1) Mulatu Teshome Wirtu (1) Musk (1) NIgeria (1) Nadia Valavani (1) Naji Al-Alì (1) Nancy Fraser (1) Natale (1) Neda (1) Nepal (1) Nethanyahu (1) New York Times (1) Nicky Hager (1) Nicola Ferrigni (1) Nicolas Dupont-Aignan (1) Nicoletta Dosio (1) Nicolò Bellanca (1) Nimr Baqr al-Nimr (1) No Fertility Day (1) Noam Chomsky (1) Noelle Neumann (1) Noi sicialiano con Busalacchi (1) Norbert Hofer (1) Norberto Bobbio (1) Nord Africa (1) Norma Rangeri (1) Nsa (1) OCSE (1) OLTRE L'EURO L'ALTERNATIVA C'È (1) OPEC (1) OXI (1) Olimpiadi (1) Olmo Dalcò (1) Omnium (1) Onda d'Urto (1) Open Society Foundations (1) Orietta Lunghi (1) P 101 (1) P-Carc (1) P01 (1) PCE (1) PCdI (1) PIANESI MARIO (1) POSSIBILE (1) PRISM (1) PSUV (1) Pablo Stefanoni (1) Padre Pio (1) Paesi baschi (1) Pakistan (1) Palladium (1) Panagoitis Sotiris (1) Panos "Panagiotis" Kammenos (1) Paola Muraro (1) Paolo Ciofi (1) Paolo Di Martino (1) Paolo Giussani (1) Paolo Maria Filipazzi (1) Paolo dall'Oglio (1) Paremvasi (1) Partito Comunista Italiano (1) Partito Comunista d'Italia (1) Partito del Lavoro (1) Partito radicale (1) Pasolini (1) Pasquale Voza (1) Passos Coelho (1) Patto di stabilità (1) Paul "Elliot" Singer (1) Paul De Grauwe (1) Paul Steinhardt (1) Per una sinistra rivoluzionaria (1) Perù (1) Pettirossi (1) Piano nazionale per la fertilità (1) Piepoli (1) Pier Francesco Zarcone (1) Pier Paolo Pasolini (1) Pierfranco Pellizzetti (1) Piero Calamandrei (1) Piero Gobetti (1) Piero Ricca (1) Piero fassina (1) Piero valerio (1) Pierre Laurent (1) Pietro Attinasi (1) Pietro Ingrao (1) Pietro Nenni (1) Pil (1) Pil argentino (1) Pinna (1) Pino Corrias (1) Pino Prestigiacomo (1) Piotr Zygulski (1) Pisa (1) Pizzarotti (1) Pomezia (1) Porto Recanati (1) Postcapitalism (1) Presidenza della Repubblica (1) Profumo (1) Puglia (1) Quadrio Curzio Alberto (1) Quisling (1) RENAUD LAMBERT (1) RISCOSSA ITALIANA (1) ROSS@ Parma (1) Rachid Ghannoūshī (1) Radek (1) Raffaele Ascheri (1) Raffaele Marra (1) Raffaella Paita (1) Ramadi (1) Ramarrik de Milford (1) Ramon Franquesa (1) Rapporto Werner (1) Ras Longa (1) Razem (1) Realfonzo (1) Remain (1) Renato Brunetta (1) René Girard (1) Report (1) Repubblica di Lugànsk (1) Rete Sostenibilità e Salute (1) Riccardo Terzi (1) Riccardo Tomassetti (1) Rino Formica (1) Risorgimento Meridionale (1) Rita Di Leo (1) Rizzo (1) Robert Mundell (1) Roberta Lombardi (1) Roberto D'Agostino (1) Roberto D'Alimonte (1) Roberto D'Orsi (1) Roberto Fico (1) Roberto Grienti (1) Roberto Marchesi (1) Roberto Martino (1) Roberto Massari (1) Roberto Musacchio (1) Roberto Palmerini (1) Roberto Santilli (1) Rocco Casalino (1) Rohani (1) Roma 13 ottobre 2018 (1) Roma 21 novembre 2015 (1) Romney (1) Rosario Crocetta (1) Rossano Rubicondi (1) Rovereto (1) SENZA EURO(PA) (1) SI COBAS (1) SInistra popolare (1) SYLVAIN LEDER (1) Sacko Soumayla (1) Said Gafurov (1) Sakorafa (1) Salmond (1) Salonicco (1) Salvatore Biasco (1) Salvatore D'Albergo (1) Samaras (1) Samir Amin (1) Sandro Targetti (1) Santori (1) Schengen (1) Schlageter (1) Scottish National Party (1) Scuola austriaca (1) Scuola di Friburgo (1) Sebastiano Isaia (1) Serge Latouche (1) Sergeï Kirichuk (1) Sergio Bologna (1) Sergio Romano (1) Shaimaa (1) Shaimaa el-Sabbagh (1) Shakira (1) SiAMO (1) Sig­mar Gabriel (1) Silvana Sciarra (1) Slai Cobas (1) Slavoj Zizek (1) Solone (1) Sorrentino (1) Spoleto (1) Sraffa (1) Standard & Poor's (1) Stanis Ruinas (1) Stefania Giannini (1) Stefano Alì (1) Stefano Azzarà (1) Stefano Bartolini (1) Stefano Feltri (1) Stefano Lucarelli (1) Stefano Musacchio (1) Stefano Petrucciani (1) Stefano Zai (1) Steven Forti (1) Storace (1) Stratfor (1) Strikemeeting (1) Sudafrica (1) Susana Díaz (1) Svitlana Grugorciùk (1) Svizzera (1) TISA (TRADE IN SERVICES AGREEMENT) (1) TPcCSA (1) Tarek Aziz (1) Tariq Alì (1) Tempa Rossa (1) Tfr (1) Thatcher (1) Theodoros Koudounas (1) Theresa Mai (1) Thomas Szmrzly (1) Thomas Zmrzly (1) Tiziana Aterio (1) Tiziana Drago (1) Togliatti (1) Tommaso Nencioni (1) Tommaso Rodano (1) Tonia Guerra (1) Tony Manigrasso (1) Topos Rosso (1) Toscana (1) Tribunale dell'Aia (1) Trichet (1) Tripoli (1) Tuareg (1) Two Pack (1) UGL (1) UPR (1) Udc (1) Ugo Mattei (1) Ulrich Grillo (1) Unicredit (1) Unio (1) United Kingdom Indipendent Party (1) Utoya (1) VLADIMIR LAKEEV (1) Vagelis Karmiros (1) Valerio Colombo (1) Vallonia (1) Vasilij Volga (1) Veltroni (1) Venezia (1) Veronica Duranti (1) Versilia (1) Vertice di Milano (1) Viale (1) Viktor Shapinov (1) Vilad Filat (1) Vincent Brousseau (1) Vincenzo Sparagna (1) Viscione (1) Vito Lops (1) Vito Storniello (1) Vittorio Bertola (1) Vittorio Carlini (1) Vittorio da Rold (1) Von Mises (1) Vox Populi (1) W. Streeck (1) WHIRLPOOL (1) Walter Eucken (1) Walter Tocci (1) Warren Mosler (1) Washington Consensus (1) Wen Jiabao (1) Westfalia (1) Wilders (1) Wolfgang Streeck (1) Wolkswagen (1) Wozniak (1) YPG (1) Ytzhac Yoram (1) Zagrebelsky (1) Zaia (1) Zalone (1) Zbigniew Brzezinski (1) Zecchinelli (1) Zedda Massimo (1) Zizek (1) Znet (1) Zolo (1) Zygmunt Bauman (1) aborto (1) accise (1) adozioni (1) aggressione (1) agorà (1) al-Fatah (1) al-Ghwell (1) alba mediterranea (1) alberto garzon (1) alluvione (1) alt (1) alta velocità (1) amanda hunter (1) amnistia (1) amore (1) andrea zunino (1) antropocene (1) apocalisse (1) appoggio tattico (1) arcelor Mittal (1) aree valutarie ottimali (1) armi (1) arresti (1) asia argento (1) askatasuna (1) assemblea di Roma del 4 luglio 2015 (1) assemblea nazionale del 22 e 23 ottobre (1) ateismo (1) autogestione (1) autostrade (1) ballarò (1) battisti (1) benessere (1) big five (1) bilancia dei pagamenti (1) bioetica (1) biologia (1) black block (1) blocco costituzionale (1) blocco nero (1) bloomberg (1) bomba atomica (1) bonapartismo (1) brigantaggio (1) bufale (1) bullismo (1) calcio (1) califfaato (1) campagna di finanziamento (1) capitolazione (1) carlo Bonini (1) carlo Sibilia (1) carta dei principi (1) cassa depositi e prestiti (1) catastrofe italiana (1) catene di valore (1) cdp (1) censis (1) censura (1) chokri belaid (1) comitato (1) comitato per la salvaguardia dei numeri reali (1) commemorazione (1) confini (1) conflitto di interezzi (1) confucio (1) consiglio superiore della magistratura (1) contestazione (1) controcorrente (1) convegno di Copenaghen (1) coronavirus (1) coronovirus (1) cretinate. (1) curzio maltese (1) cybercombattenti (1) cyborg (1) dabiq (1) dall'euro (1) dalla NATO e dal neoliberismo (1) david harvey (1) decalogo (1) decescita (1) decrescita felice (1) decretone (1) democratellum (1) democratiche e di sinistra (1) democrazia economica (1) deportazione economica (1) depressione (1) di Monica Di Sisto (1) dichiarazione di Roma (1) dimissioni (1) dimitris kazakis (1) diritti dei lavoratori (1) dissesto idrogeologico (1) dracma (1) ebraismo (1) economie di scala (1) economist (1) ecosocialismo (1) egolatria (1) elezioni comunali 2018 (1) elezioni regionali 2019 (1) enav (1) enrico Corradini (1) erasmus (1) esercito industriale di riserva (1) espulsione (1) estremismo (1) eurasismo (1) euroi (1) evasione fiscale (1) fabbriche (1) fallimenti (1) fascistizzazione della Lega (1) felicità (1) femen (1) femminicidio (1) fiducia (1) finan (1) finaza (1) flessibilità (1) flussi elettorali 2016 (1) fondi avvoltoio (1) fondi immobiliari (1) fondi sovrani (1) forme (1) freelancing (1) fuga dei capitali (1) fusione dei comuni (1) genere (1) giusnaturalismo (1) global compact (1) gold standard (1) governabilità (1) governo neutrale (1) grande coalizione (1) gravidanza (1) grazia (1) guerra di civiltà (1) guerra valutaria (1) hansel e gretel (1) hedge funds (1) i più ricchi del mondo (1) il cappello pensatore (1) illiberale (1) ilsimplicissimus (1) import (1) import-export (1) incendi (1) independent contractor (1) india (1) indignados (1) indipendeza e costituzione (1) individualismo (1) indulto (1) intena (1) intervista (1) ius sanguinis (1) ivana fabris (1) joker (1) kafir (1) l (1) la grande bellezza (1) legalità (1) legge Madia (1) legge anticorruzione (1) legge antisciopero (1) legge di stabilità 2016 (1) leva (1) leva obbligatoria (1) lex monetae (1) libaralismo (1) libe (1) liberalizzazioni (1) liberazionne (1) liberiamo (1) libra (1) linguaggio (1) link tax (1) liste civiche. (1) loi El Khomri (1) lotga di classe (1) luddismmo (1) lula (1) madre surrogata (1) mafiodotto (1) maghreb (1) malaysian AIRLINES (1) mandato imperativo (1) manifesto del Movimento Popolare di Liberazione (1) manlio dinucci (1) manovra (1) marchesi Antinori (1) marcia globale per Gerusalemme (1) massacri imperialisti (1) massimo bray (1) massoneria (1) materialismo storico (1) matrimoni omosessuali (1) matteo bortolon (1) matteo brandi (1) megalamania (1) memoria (1) mercantilismo (1) mercato (1) mercato del lavoro (1) militarismo (1) modello spagnolo (1) modello tedesco (1) modernità (1) molestie (1) momento polany (1) monetarismo (1) moody's (1) nascite (1) nazion (1) nazional-liberismo (1) neokeynesismo (1) no allo spezzatino (1) no vax (1) nobel (1) nomine ue (1) norvegia (1) numero chiuso (1) obiezione di coscienza (1) occupy wall street (1) oligarchia eurista (1) openpolis (1) operaismo (1) ore lavorate (1) osvaldo napoli (1) pacifismo (1) palmira (1) partite iva (1) partiti (1) partito americano (1) partito brexit (1) partito umanista (1) pecchioli luigi (1) personalismo (1) petiziion (1) piaciometro (1) piano Silletti (1) piano nazionale di prevenzione (1) piero visani (1) piigs (1) politicamente corretto (1) politiche austeritarie (1) polizia (1) ponte Morandi (1) popolo (1) post-elezioni (1) post-operaismo (1) postumano (1) profughi (1) programma UIKP (1) progresso (1) qualunquismo (1) questione meridionale (1) quinta internazionale (1) rampini (1) rappresentanza (1) recensioni (1) regione umbria (1) rete 28 Aprile (1) ride sharing (1) rider (1) risparmio tradito (1) risve (1) riunioni regionali (1) rivoluzione (1) robot killer (1) rosabrunismo (1) rublo (1) salafismo (1) salir del euro (1) sandro veronesi (1) sanzioni (1) scie chimiche (1) sciopero della fame (1) seisàchtheia (1) sequestro minori (1) sfruttamento (1) sicurezza (1) siderurgia (1) sindalismo di base (1) sinismo (1) smartphone (1) social forum (1) sondaggio demos (1) specismo (1) spionaggio (1) squatter (1) stadio (1) startup (1) statuto (1) sterlina (1) strategia militare (1) stress test (1) sud (1) suez (1) supe-bolla (1) supply-side economics (1) svimez (1) taglio parlamentari (1) takfirismo (1) tango bond (1) tassiti (1) tempesta perfetta (1) terza fase (1) terzigno (1) terzo stato (1) tesaurizzazione (1) torre maura (1) tortura (1) transumanismo (1) trappola della liquidità (1) trasformismo (1) trasumanesimo (1) trenitalia (1) triptrorelina (1) trivelle (1) troll (1) uassiMario Monti (1) uberizzazione (1) ultimatum (1) vademecum (1) vadim bottoni (1) valute (1) vattimo (1) vertice di Roma (1) volkswagen (1) voucher (1) wahabismo (1) wahhabismo (1) xenobot (1) yuan (1) zanotelli (1) zapaterismo (1)