[ 28 ottobre 2017 ]
Madrid, attivando l'Art, 155 della Costituzione spagnola, ha di fatto commissariato la Catalogna. E' la risposta di Rajoy alla dichiarazione d'indipendenza adottata ieri pomeriggio dalla generalitat, il parlamento catalano.
A favore della dichiarazione d'indipendenza hanno votato i deputati di Junts pel Si e quelli della C.U.P. (Candidatura d’Unitat Popular).
Al voto di ieri hanno partecipato, votando NO, gli 11 deputati di Sì Que Es Pot —la coalizione catalana vicina a PODEMOS— guidati da Joan Coscubiela. Gli spagnolisti del Partito popolare, i socialisti e Ciudadanos hanno abbandonato l'aula.
«Anticapitalista, femminista, antisistema, comunista e soprattutto, in queste ore di tensione ad alto voltaggio, indipendentista senza tentennamenti. Il gruppo di Candidatura d’Unitat Popular (Cup) nel Parlament di Barcellona, è compatto nello spingere la Catalogna allo strappo e Carles Riera i Albert, leader tra i più in vista, fa di tutto per far arrivare al president Puigdemont il loro messaggio: «Non si può tradire il referendum, 5 anni di impegni, leggi, mobilitazioni. Siamo assolutamente contrari alla scappatoia di elezioni anticipate, sarebbe un imbroglio alla democrazia. I catalani hanno parlato nel voto dell’1° ottobre e la sovranità popolare va rispettata».
D. Dichiarare l’indipendenza significa giustificare il commissariamento del governo centrale e, probabilmente, far arrestare i membri del governo Puigdemont. Ne vale la pena?
R. «Sì, perché le elezioni non permetterebbero di smuovere lo stallo che ci ha obbligato a scegliere anni fa la via dell’indipendentismo unilaterale. Torneremmo alla stasi di sempre: Barcellona che chiede con il cappello in mano e Madrid che rifiuta. Elezioni anticipate sotto ricatto implicano il ritorno alla cornice legale spagnola nella quale, l’abbiamo visto in 40 anni, non c’è soluzione alla domanda di indipendenza e di Repubblica».
D. Quindi meglio farsi arrestare e perdere anche l’autonomia regionale?
R. «È stupefacente che alcuni politici della maggioranza di Puigdemont non avessero
previsto né la reazione autoritaria dello Stato spagnolo né la complicità dell’Ue. Noi sappiamo che l’Ue è un club poco democratico di Stati e che la Spagna mantiene istinti dittatoriali. Siamo pronti alle conseguenze delle nostre scelte».
D. Quindi?
R. «Attiveremo un governo di sovranità alternativa gestita dal popolo. L’amministrazione sarà in mano ai municipi e alla società civile».
D. È la rivoluzione.
R. «Sarà un movimento di resistenza non violenta. All’occupazione poliziesca dello Stato spagnolo la Catalogna risponderà con il contropotere popolare dei municipi a cui sarà affidata la gestione della Repubblica».
D. In pratica?
R. «Bisognerà rendere effettiva la legalità repubblicana, difendere i diritti delle persone, fare da ombrello alla violenza dello Stato contro il genocidio culturale della Catalogna e di ri-spagnolizzazione che è in marcia».
D. Come? Con un governo in esilio a Perpignan, in Francia?
R. «La polizia non è stupida, ma la Cup neanche. Non possiamo svelare in anticipo il nostro piano di emergenza. Voglio però dare un avvertimento. Ci risultano dei piani da parte del governo centrale per creare disordini e poi incolparne i movimenti indipendentisti e in particolare noi della Cup. Chiunque ci accusi di qualcosa si convertirà nel primo sospettato».
D. Resistere nei municipi al commissariamento di Madrid rischia di generare scontri.
R. «Non da parte nostra. Da anni portiamo in piazza milioni di persone senza mai un incidente. La nostra è una strategia non violenta. Anche davanti a provocazioni illiberali dello Stato».
Madrid, attivando l'Art, 155 della Costituzione spagnola, ha di fatto commissariato la Catalogna. E' la risposta di Rajoy alla dichiarazione d'indipendenza adottata ieri pomeriggio dalla generalitat, il parlamento catalano.
A favore della dichiarazione d'indipendenza hanno votato i deputati di Junts pel Si e quelli della C.U.P. (Candidatura d’Unitat Popular).
Al voto di ieri hanno partecipato, votando NO, gli 11 deputati di Sì Que Es Pot —la coalizione catalana vicina a PODEMOS— guidati da Joan Coscubiela. Gli spagnolisti del Partito popolare, i socialisti e Ciudadanos hanno abbandonato l'aula.
Cosa accadrà adesso?
Per farcene un'idea è importante conoscere la strategia della C.U.P. (Candidatura d’Unitat Popular), il movimento più forte della sinistra radicale catalana, stretto alleato di Puigdemont. Qui sotto l'intervista di Andrea Nicastro a Carles Riera i Albert, uno dei leader della C.U.P.
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«Anticapitalista, femminista, antisistema, comunista e soprattutto, in queste ore di tensione ad alto voltaggio, indipendentista senza tentennamenti. Il gruppo di Candidatura d’Unitat Popular (Cup) nel Parlament di Barcellona, è compatto nello spingere la Catalogna allo strappo e Carles Riera i Albert, leader tra i più in vista, fa di tutto per far arrivare al president Puigdemont il loro messaggio: «Non si può tradire il referendum, 5 anni di impegni, leggi, mobilitazioni. Siamo assolutamente contrari alla scappatoia di elezioni anticipate, sarebbe un imbroglio alla democrazia. I catalani hanno parlato nel voto dell’1° ottobre e la sovranità popolare va rispettata».
D. Dichiarare l’indipendenza significa giustificare il commissariamento del governo centrale e, probabilmente, far arrestare i membri del governo Puigdemont. Ne vale la pena?
R. «Sì, perché le elezioni non permetterebbero di smuovere lo stallo che ci ha obbligato a scegliere anni fa la via dell’indipendentismo unilaterale. Torneremmo alla stasi di sempre: Barcellona che chiede con il cappello in mano e Madrid che rifiuta. Elezioni anticipate sotto ricatto implicano il ritorno alla cornice legale spagnola nella quale, l’abbiamo visto in 40 anni, non c’è soluzione alla domanda di indipendenza e di Repubblica».
D. Quindi meglio farsi arrestare e perdere anche l’autonomia regionale?
R. «È stupefacente che alcuni politici della maggioranza di Puigdemont non avessero
Carles Riera I Albert, uno dei leader della C.U.P. |
D. Quindi?
R. «Attiveremo un governo di sovranità alternativa gestita dal popolo. L’amministrazione sarà in mano ai municipi e alla società civile».
D. È la rivoluzione.
R. «Sarà un movimento di resistenza non violenta. All’occupazione poliziesca dello Stato spagnolo la Catalogna risponderà con il contropotere popolare dei municipi a cui sarà affidata la gestione della Repubblica».
D. In pratica?
R. «Bisognerà rendere effettiva la legalità repubblicana, difendere i diritti delle persone, fare da ombrello alla violenza dello Stato contro il genocidio culturale della Catalogna e di ri-spagnolizzazione che è in marcia».
D. Come? Con un governo in esilio a Perpignan, in Francia?
R. «La polizia non è stupida, ma la Cup neanche. Non possiamo svelare in anticipo il nostro piano di emergenza. Voglio però dare un avvertimento. Ci risultano dei piani da parte del governo centrale per creare disordini e poi incolparne i movimenti indipendentisti e in particolare noi della Cup. Chiunque ci accusi di qualcosa si convertirà nel primo sospettato».
D. Resistere nei municipi al commissariamento di Madrid rischia di generare scontri.
R. «Non da parte nostra. Da anni portiamo in piazza milioni di persone senza mai un incidente. La nostra è una strategia non violenta. Anche davanti a provocazioni illiberali dello Stato».
Fonte: CORRIERE DELLA SERA del 26 ottobre 2017
6 commenti:
Pretendere la sovranità da Madrid per ribadire convintamente ed entusiasticamente (come di fatto avviene, al di là delle illusioni di costui, da parte del reale movimento indipendentista catalano) la dipendenza dalla sovranità ben più corposa di Bruxelles, e anzi perorarne un ulteriore rafforzamento nella speranza di collocarsi in posizione subalterna accanto alla Germania, all’ Olanda e pochi altri fra i beneficiari della rapina europea ai danni dei popoli di “Mediterraneo settentrionale e dintorni”, compresi gli altri popoli di Spagna, non ha niente di progressivo (e men che meno di “comunista”: casomai ha non poco di “femminista” -notare le virgolette- e di tutto il resto del ciarpame politicamente corretto).
Fra l’ altro mi sembra (se non erro) che nel referendum, per quanto maldestramente ostacolato dal miserabile stato monarchico postfranchista spagnolo, non si sia pronunciata per l‘ indipendenza la maggioranza assoluta dei Catalani aventi diritto al voto, che mio avviso sarebbe stato “il minimo indispensabile” per ritenerla legittima.
Giulio Bonali
Fanno proprio tristezza questi “rivoluzionari legalisti” quando affermano che il referendum catalano, non avendo raggiunto il 50,01% dei votanti, non sia da considerarsi legittimo senza minimamente rendersi conto o essere in grado di comprendere che questo risultato è stato raggiunto nonostante e in sfregio ad una violenta e intollerabile repressione spagnola e poi di buon grado accettare di partecipare nel proprio paese a “libere elezioni” accreditando di conseguenza i vincitori di queste come democraticamente autorizzati a governare anche se non rappresentano mai (data la percentuale dei partecipanti al voto) né la maggioranza né la volontà del popolo. Quello che differenzia e caratterizza un rivoluzionario da un politicante di professione è sempre stata e sempre sarà la fedeltà alla propria scelta politica e la coerenza culturale, morale e ideale con cui la persegue. Che Guevara diceva “il rivoluzionario comunista è colui che sente sempre sulla propria faccia lo schiaffo dato ad un altro uomo, in qualsiasi parte del mondo dove questo avvenga”.
Pasquino55
Degli schiaffi dati in faccia al disciplinato scolaretto euroliberista Puigdemont, e dei suoi alleati del cup,che vogliono essere anticapitalisti sottoscrivendo gli impegni di Maastricht,Lisbona,ecc.non solo non mi importa nulla,ma andrei a darglieli io
L'antieuropeismo fa male alla testa.
I commenti n1 e 3, presuppongono con arroganza che un popolo che non vuole uscire dall'euro va disprezzato, non conquistato. Ma la coscienza antieuropeista non cade dal cielo, è un processo a cui conquistare le masse. Per questo denunciare la direzione liberista degli indipendentisti è efficace solo se si propone di dare al movimento popolare catalano una base proletaria.
Il paradosso è che questa volta la pensate come gli anarchici. Ricordiamoci che fu la maggioranza della classe operaia catalana, anarchica, quindi contro ogni stato, anche catalano, a lasciare agli indipendentisti un'egemonia borghese.
Quando sovranismo nazionale e anarchismo finiscono a sostenere le stesse cose qualcosa non mi torna
…..allora si dovrebbe essere contro la pacifica e democratica (perché realizzata tramite il voto) rivolta catalana così gravemente repressa solo per il fatto che questa non è, come si vorrebbe, antieuropea? E quindi sia giusto aggiungersi al coro dei globalisti e europeisti che in tutto il mondo hanno condannato, bollandolo come antidemocratico, questo tentativo di autodeterminazione e di sovranità popolare. Se una ribellione popolare, pur non rispondente alla propria visione politica, in qualsiasi modo e forma si manifesti diventa o può diventare motivo di contrasto, divisione, scontro all’interno dello schieramento politico, un rivoluzionario comunista non potrà che salutare positivamente questo fatto e schierarsi e stare da quella parte. Il nemico (anche momentaneo o occasionale) del mio nemico, non è un mio nemico.
Pasquino55
Serio dibattito....
Ricordiamo sottovoce e a scanso di equivoci la posizione di questa redazione e di P101, che corrisponde a quella di Podemos, Izquerda Unida e Junt pel sì:
(1) il popolo catalano ha il diritto di decidere l'eventuale secessione attraverso un referendum democratico con un referendum che per essere considerato legittimo e valido deve: (a) superare il quorum dei votanti del 50+1% e (2) avere nella scheda non solo due quesiti (nella Spagna o indipendenza) bensì 3; ove il terzo contempli la possibilità di una Spagna democratica, plurinazionale, federale e repubblicana.
Per cui non stiamo né dalla parte del regime monarchico centralista né da quella di un indipendentismo che, oltre ad essere storpio (quale indipendenza ci sarebbe mai nella Ue?!) è evidentemente minoritario tra i cittadini catalani.
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