[ 6 agosto ]
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa critica dell'amico Aldo Zanchetta, la cui conoscenza delle dinamiche latinoamericane non viene dalla lettura di qualche libro o per sentito dire, ma dalla sua assidua frequentazione del continente, sempre accanto alla resistenza dei popoli e delle comunità indigene.
UN “INTERESSANTE” FUOR DI LUOGO ?
Frequento il blog Sollevazione perché vi si pubblicano analisi interessanti, ma confesso che ultimamente mi hanno sorpreso alcuni testi.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa critica dell'amico Aldo Zanchetta, la cui conoscenza delle dinamiche latinoamericane non viene dalla lettura di qualche libro o per sentito dire, ma dalla sua assidua frequentazione del continente, sempre accanto alla resistenza dei popoli e delle comunità indigene.
UN “INTERESSANTE” FUOR DI LUOGO ?
Frequento il blog Sollevazione perché vi si pubblicano analisi interessanti, ma confesso che ultimamente mi hanno sorpreso alcuni testi.
Mi riferisco al confuso testo sulla “guerra alle felpe californiane” e al testo, certo interessante ma discutibile, di Eos "Davanti al nichilismo tecno-mondialista".
Non è la pubblicazione di questi testi che mi sorprende ma piuttosto le poche parole favorevoli di presentazione che li accompagnano.
Il 29 luglio leggo il testo di Giuseppe Angiuli dal titolo “Dove va l’America Latina?” (a proposito, è sparito quasi subito, altrimenti avrei messo queste note in un semplice commento in calce) nella cui presentazione leggo queste parole “Qui il suo istruttivo resoconto”.
Quello che mi stranisce è la parola “istruttivo”. “Istruttivo” per cosa e per chi? Istruttivo forse perché conferma la pervicacia di una larga parte della sinistra a scrivere di America Latina ad uso e consumo: raccontare ai propri adepti che in qualche parte del mondo c’è una sinistra “bella” e “vincente” (o quasi). Che poi non sia così, poco importa.
L’articolo presenta una sinistra che c’è solo in una ormai stancante narrazione in cui tutto andrebbe bene se non ci fossero gli Stati Uniti a capovolgere le cose. Certamente: gli Stati Uniti ci sono (e come se ci sono!), in buona compagnia con i trattati di libero scambio dei paesi europei nella regione, gli istruttori militari israeliani sparsi qua e là a istruire le polizie nazionali e ora i finanziamenti sempre più condizionanti degli “amici” cinesi. Ma che l’evocare le loro politiche imperialiste serva a coprire sempre e comunque le falle della sinistra è un ritornello ormai vecchio che non fa crescere né spirito critico né comprensione dei fatti e depone a sfavore sia di chi lo recita che di chi lo giudica “interessante”. Forse per banale tornaconto di inconsistenti alleanze ? O forse un aggettivo sfuggito in un attimo di distrazione?
Così non risulta che clientelismo, corruzione, esasperazione di politiche economiche neoliberiste (basate sull’estrattivismo, piaga enorme delle politiche dei governi “progressisti”, cui neppure si accenna!), abbiano minato l’aspetto positivo ma temporaneo di politiche sociali assistenzialiste e prive di incidenza strutturale, destinate a finire, come già altre volte, non appena la favorevole congiuntura internazionale degli altri prezzi delle commodity estratte sarebbe terminato come è puntualmente accaduto, lasciando economie re-primarizzate più di quanto già fossero e con aumentati livelli di disparità fra minoranze ricche e maggioranze povere come in Brasile e Uruguay, per citare due paesi di cui ho letto oggi conferma di questo.
Bravissimo l’articolista nel tacere tutto quello che non va e nel dipingere di rosa il Foro di San Paolo che «ha visto incubare al suo interno alcune tra le più importanti battaglie politiche della sinistra anti-liberista mondiale, come quelle per la difesa della sovranità dei popoli, per il ripudio del debito pubblico ingiusto detenuto dalle grandi banche d’affari trans-nazionali, per la ripubblicizzazione dei beni collettivi come l’acqua» ma cade nel ridicolo quando aggiunge fra i meriti «l’affermazione di un nuovo modello di sviluppo eco-compatibile, oltre a tutte le altre lotte dei movimenti sociali contro ogni forma di liberismo e di sfruttamento del capitale finanziario sui popoli del mondo intero».
Beh, qui la disinformazione è incredibile, surreale. L’autore non deve aver letto nulla sull’appena ricordato estrattivismo, sulla concessione di grandi quantità di acqua concessa alle multinazionali minerarie a scapito dell’agricoltura e degli usi civili. Queste alcune delle cause del divorzio, dopo una iniziale luna di miele, fra molti movimenti sociali, campesinos e indigeni e i governi “progressisti” o di “centro-sinistra” della regione.
Sorvolo sulle affermazioni circa la difesa della sovranità dei popoli e il ripudio del debito pubblico ingiusto, per ciascuno dei quali argomenti esistono prove esaurienti dell’inconsistenza della narrazione che richiederebbero lunghi paragrafi che scoraggerebbero la lettura (ma, che se opportuno, sono pronto a scrivere).
Tocco solo tre altri argomenti:
- La corruzione come metodo di governo che ha travolto Lula e Dilma. Che questo argomento sia stato sfruttato giuridicamente da una magistratura al servizio di obiettivi stranieri, questo è certo, ma il parlarne asetticamente come fa il nostro autore dipinge il volto della attuale “sinistra” politica latino americana. Su questa mutazione della sinistra latinoamericana nelle ultime due decadi suggerisco la lettura, fra i tanti, di un significativo articolo di Eduardo Gudynas.
- Il processo di pace colombiano che sta presentando ben altri volti da quello propagandato dalla sinistra italiana (e latinoamericana ufficialista) che l’autore fa proprio. Consiglio una occhiata al servizio di Valentina Valle Baroz dalla Colombia in evidenza sul sito (www.kanankil.it). E anche qui la scelta è ampia. Decine di guerriglieri della Farc che hanno deposto le armi, dirigenti indigeni, difensori dei diritti umani trucidati dai paramilitari di emanazione governativa. Ma la versione deve essere che gli Accordi di Pace siglati a L’Avana col patrocinio del governo cubano sono una cosa ovviamente incriticabile.
- Il Nicaragua. Leggo: «La società del Nicaragua oggi è pacificata ma questa è una terra autenticamente rivoluzionaria (neretto dell’autore) dove nel recente passato hanno combattuto un po’ tutti: patrioti, campesinos, poeti, intellettuali, militanti europei internazionalisti e preti gesuiti».
L’articolo presenta una sinistra che c’è solo in una ormai stancante narrazione in cui tutto andrebbe bene se non ci fossero gli Stati Uniti a capovolgere le cose. Certamente: gli Stati Uniti ci sono (e come se ci sono!), in buona compagnia con i trattati di libero scambio dei paesi europei nella regione, gli istruttori militari israeliani sparsi qua e là a istruire le polizie nazionali e ora i finanziamenti sempre più condizionanti degli “amici” cinesi. Ma che l’evocare le loro politiche imperialiste serva a coprire sempre e comunque le falle della sinistra è un ritornello ormai vecchio che non fa crescere né spirito critico né comprensione dei fatti e depone a sfavore sia di chi lo recita che di chi lo giudica “interessante”. Forse per banale tornaconto di inconsistenti alleanze ? O forse un aggettivo sfuggito in un attimo di distrazione?
Così non risulta che clientelismo, corruzione, esasperazione di politiche economiche neoliberiste (basate sull’estrattivismo, piaga enorme delle politiche dei governi “progressisti”, cui neppure si accenna!), abbiano minato l’aspetto positivo ma temporaneo di politiche sociali assistenzialiste e prive di incidenza strutturale, destinate a finire, come già altre volte, non appena la favorevole congiuntura internazionale degli altri prezzi delle commodity estratte sarebbe terminato come è puntualmente accaduto, lasciando economie re-primarizzate più di quanto già fossero e con aumentati livelli di disparità fra minoranze ricche e maggioranze povere come in Brasile e Uruguay, per citare due paesi di cui ho letto oggi conferma di questo.
Bravissimo l’articolista nel tacere tutto quello che non va e nel dipingere di rosa il Foro di San Paolo che «ha visto incubare al suo interno alcune tra le più importanti battaglie politiche della sinistra anti-liberista mondiale, come quelle per la difesa della sovranità dei popoli, per il ripudio del debito pubblico ingiusto detenuto dalle grandi banche d’affari trans-nazionali, per la ripubblicizzazione dei beni collettivi come l’acqua» ma cade nel ridicolo quando aggiunge fra i meriti «l’affermazione di un nuovo modello di sviluppo eco-compatibile, oltre a tutte le altre lotte dei movimenti sociali contro ogni forma di liberismo e di sfruttamento del capitale finanziario sui popoli del mondo intero».
Beh, qui la disinformazione è incredibile, surreale. L’autore non deve aver letto nulla sull’appena ricordato estrattivismo, sulla concessione di grandi quantità di acqua concessa alle multinazionali minerarie a scapito dell’agricoltura e degli usi civili. Queste alcune delle cause del divorzio, dopo una iniziale luna di miele, fra molti movimenti sociali, campesinos e indigeni e i governi “progressisti” o di “centro-sinistra” della regione.
Sorvolo sulle affermazioni circa la difesa della sovranità dei popoli e il ripudio del debito pubblico ingiusto, per ciascuno dei quali argomenti esistono prove esaurienti dell’inconsistenza della narrazione che richiederebbero lunghi paragrafi che scoraggerebbero la lettura (ma, che se opportuno, sono pronto a scrivere).
Tocco solo tre altri argomenti:
- La corruzione come metodo di governo che ha travolto Lula e Dilma. Che questo argomento sia stato sfruttato giuridicamente da una magistratura al servizio di obiettivi stranieri, questo è certo, ma il parlarne asetticamente come fa il nostro autore dipinge il volto della attuale “sinistra” politica latino americana. Su questa mutazione della sinistra latinoamericana nelle ultime due decadi suggerisco la lettura, fra i tanti, di un significativo articolo di Eduardo Gudynas.
- Il processo di pace colombiano che sta presentando ben altri volti da quello propagandato dalla sinistra italiana (e latinoamericana ufficialista) che l’autore fa proprio. Consiglio una occhiata al servizio di Valentina Valle Baroz dalla Colombia in evidenza sul sito (www.kanankil.it). E anche qui la scelta è ampia. Decine di guerriglieri della Farc che hanno deposto le armi, dirigenti indigeni, difensori dei diritti umani trucidati dai paramilitari di emanazione governativa. Ma la versione deve essere che gli Accordi di Pace siglati a L’Avana col patrocinio del governo cubano sono una cosa ovviamente incriticabile.
- Il Nicaragua. Leggo: «La società del Nicaragua oggi è pacificata ma questa è una terra autenticamente rivoluzionaria (neretto dell’autore) dove nel recente passato hanno combattuto un po’ tutti: patrioti, campesinos, poeti, intellettuali, militanti europei internazionalisti e preti gesuiti».
Spero che il movimento politico dello scrivente sia un po’ più serio nelle sue analisi. Le smielate al governo di Ortega, ospitante la riunione del Foro di San Paolo, con una spruzzata di ricordo di Sandino, vorrebbero nascondere la realtà del governo dittatoriale del duo Daniel Ortega (presidente marito) e Rosaria Murillo (vice-presidente consorte). Uno dei governi più equivoci in questo momento in America Latina, con i piedi su tre staffe (i “sandinisti” addomesticati, gli Stati Uniti, la chiesa rabbonita con la proibizione dell’aborto). Anche qui un piccolo consiglio di lettura.
Non entro sul tema Venezuela dove l’autore dà prova di alta acrobazia per dire e non dire. Se ne parla del resto un po’ dappertutto.
Evidentemente chiedere all’autore dell’articolo, forse alla prima visita in America latina e comunque esordiente nel massimo tempio della “sinistra marrone” latinoamericana —il Foro di San Paolo—, di andare al di là delle narrazioni di rito, è forse troppo. Ma chiedere al vostro blog di accettare una brevissima contro-narrazione, mi pare il minimo, anche se non sarà altrettanto “istruttiva”.
Non entro sul tema Venezuela dove l’autore dà prova di alta acrobazia per dire e non dire. Se ne parla del resto un po’ dappertutto.
Evidentemente chiedere all’autore dell’articolo, forse alla prima visita in America latina e comunque esordiente nel massimo tempio della “sinistra marrone” latinoamericana —il Foro di San Paolo—, di andare al di là delle narrazioni di rito, è forse troppo. Ma chiedere al vostro blog di accettare una brevissima contro-narrazione, mi pare il minimo, anche se non sarà altrettanto “istruttiva”.
Grazie!
9 commenti:
Sapete qual è la cosa al tempo stesso esilarante e sconcertante?
Tutte queste accesissime discussioni che partono dalla solita, antica arte del distinguo sono delle autentiche tempeste in un bicchier d'acqua, che trattano di temi su cui gli autori degli scritti per primi non hanno il benché minimo potere di far nulla.
Argomenti su cui peraltro l'effettiva competenza di chi scrive non è sempre facilmente verificabile, salvo autoattestazioni degli stessi autori che riportano alla mente l'antico modo di dire romano: «Oste, è bbono er vino?».
Non parliamo poi dell'incredibile suscettibilità: magari l'autore dell'articolo qua sopra avrà pure avuto ottime ragioni su tutto, o forse solo su alcune cose e su altre no. Ma è veramente necessario svolgere il proprio discorso puntando il dito con tono acido su questo e quello ad ogni capoverso oppure sarebbe stato sufficiente svolgere le proprie riflessioni e far valere il proprio discorso razionalmente, senza alzare l'ennesimo, inutile polverone? Ma che è, un litigio fra bambini dell'asilo: «Hai detto a quello lì che non mi sta simpatico che sei amico suo! Allora non sei più amichetto mio! Tiè! Nghèèè! Nghèèè!».
E poi, ripeto, il pretesto lo si trova sul Venezuela e l'America Latina, dimostrando di avere abbondanti energie da dedicare a polemiche su temi certo importanti, ma forse da mettere temporaneamente in secondo piano, visto che la situazione in casa, non a diecimila chilometri, è già molto, molto grave e non ci sarebbe tempo da perdere, come se non si fossero già buttati al gabinetto anni e anni?
Alla fine dei conti, ogni ambiente politico è un ambiente umano e se le prassi fra esseri umani in un certo ambiente tendono tutte a degradare così, significa che c'è qualcosa di profondamente sbagliato o nell'ambiente - che fa diventare peggiori le persone che ci entrano - o nelle persone - che fanno diventare peggiore l'ambiente entrandoci - oppure in tutti e due contemporaneamente, senza stare a dover discernere sul classico interrogativo uovo o gallina.
Cordialmente
Barbaro D'Urso
Come non essere d'accordo con Barbaro D'Urso.
L'articolo non argomenta ma inveisce.
Questo non aiuta nessuno.
La politica e lo scrivere sono un delicato esercizio di intelligenza e di autocontrollo. Bisogna entrare nell'età adulta per svolgerli entrambi, altrimenti non necaveremo un ragno dal buco.
Titti Patti
I problemi del Venezuela, come a suo tempo del Cile, (auguriamoci che non si ripetano i fatti del settembre 1973)sono tutti quelli descritti o accennati dal critico dell'articolo di cui sopra, inutile negarlo. Ma se si parla di corruzione, incompetenze e malgoverno, allora che dire dei Paesi come l'Italia e la Grecia , tanto per citarne due ? Analizzato da un punto di vista strettamente economico, i problemi dell'Ucraina sono ad esempio incomparabilmente più gravi. La differenza è e resta purtroppo una sola: l'Ucraina sarà irrecuperabile ed ingoierà miliardi senza risultati, ma l'UE e costretta a pagare e gli Stati Uniti sono pronti a pagare qualunque prezzo pur di destabilizzare la regione a danno della Federazione Russa . Dunque nessuna sanzione ma aiuti a fondo perduto. Il Venezuela invece va destabilizzato e quindi sanzioni e aiuti ai gruppi antigovernativi. La storia si ripete ormai fino ad annoiare. Strano che ci sia ancora chi non o comprende.
Anche se fossi - come del resto sono - propenso a sottoscrivere quasi tutte le critiche dell'autore dell'articolo ai governi popolari dell'America Latina, quale sarebbe il loro (delle critiche) ruolo e peso in questo preciso momento storico? Nel momento in cui la mia città fosse sotto assedio, che ruolo devono avere i miei dissensi con chi la governa? E' preferibile un vincolo interno (qualcosa su cui io posso bene o male influire e, di converso, una situazione in cui persino il mio avversario deve tener conto del mio vincolo, poco o molto che sia) o un vincolo esterno (un potere lontano e sovrastante su cui io non posso influire minimamente , ma solo e semplicemente subire)? E' preferibile, per fare un esempio concreto, un vincolo rappresentato da un Craxi che difende la sovranità nazionale (Sigonella), o il vincolo di Bruxelles-Berlino-Parigi-Londra-Washington-BCE-ecc.ecc.?
Difetta alla sinistra e al marxismo occidentali - è la mia opinione - la consapevolezza che in cima a tutto c'è la difesa di uno spazio indipendente dove la lotta politica e l'influenza su chi governa sia possibile, dove cioè il vincolo sia interno. Questo spazio è lo stato nazionale detentore della sovranità politica, militare, monetaria, ecc. Nostro compito è rendere sempre più questa sovranità popolare, ma questo è possibile se il mio vincolo è un Craxi o un Andreotti. Non è più possibile, se il mio vincolo è nelle altezze sovramondane della grande finanza.
Cordialmente
Sandro Arcais
@SandroArcais
Sono d'accordo, quello che non si vuole capire o che forse non si ha il corsggio di dire è che i valori politici hanno una gerarchia: il più importante è l'indipendenza che viene prima della democrazia e prima dell'onestà.
Tutti questi distinguo e critiche al governo venezuelano mi fanno venire in mente quei qualunquisti / fascisti inconsapevoli che giustificavano il colonialismo con l'idea surreale che quei popoli non sanno governarsi da soli, che se non ci fosse la potenza coloniale vivrebbero nella corruzione e disorganizzazione totale. Lo so che non è questa l'intenzione dell'autore, ma esagero per dire che la mancanza del pensiero dialettico produca mostri.
Non si tratta di idolatrare un modello che certo ha i suoi limiti. Ma è forse il momento opportuno per farlo?
Concordo con tutti i lettori che il gioco sia più grande e che una destra, per di più vincolata a chi sappiamo, vada osteggiata in ogni maniera.
Questa posizione è irremovibile.
Però quando ci si trova davanti articoli come questo trovato sul Campo Antimperialista
http://www.antimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=4074:lassemblea-costituente-di-maduro&catid=121:venezuela
viene un po' da pensare su come debba essere l'approccio e la difesa del popolo venezuelano.
In poche parole vi vengono confermate molte, se non tutte, le critiche che l'opposizione muove a Maduro, quelle che poi la propaganda dei media occidentali amplicifica e distorce quotidianamente.
Ecco, per me ci sarebbe da fare chiarezza e scoprire se davvero si è forzata la mano etc.
Giusto per saperlo, poi per me certi interventi esterni possono anche portare a delle forzature inevitabili, ma la regola base per chiunque aspiri alla giustizia deve essere la ricerca della verità.
L'intervista di Lander qui sopra "cozza" con tutto quello che ci viene detto dai canali di sinistra dove ci informiamo quotidianamente, fare ordine non sarebbe male.
Per quanto riguarda invece questo articolo di Zanchetta non mi sembra molto esaustivo, ma soprattutto mi sembra azzardato il titolo, visto che il Venezuela in pratica è l'unico paese non trattato.
Pigghi
IL VENEZUELA E IL CAMPO ANTIMPERIALISTA
SICCOME SIAMO STATI TIRATI IN BALLO, VORREMMO SEGNALARE CHE ALLA SEZIONE VENEZUELA DEL NOSTRO SITO CI SONO ALMENO 60 ARTICOLI:
http://www.antimperialista.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=31&Itemid=163
TRA CUI UN INTERVENTO DELLO ZANCHETTA A DIFESA DELLA RIVOLUZIONE BOLIVARIANA:
http://www.antimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1103:parole-in-liberta-calura-estiva-o-tragica-irresponsabilita&catid=31:venezuela-cat&Itemid=163
l nostra posizione e' sempre stata di difesa piena del processo bolivariano, il che non ci ha mai impedito di vederne i limiti.
Non c'è niente di più pericoloso, mentre la guerra civile bussa alle porte, che avere dei generali inadeguati.
INVITIAMO A RILEGGERE QUEL CHE SCRIVEVAMO NEL SETTEMBRE 201O:
"In questo senso non sono solo plausibili ma veritiere le critiche velenose al caudillismo e/o al peronismo impliciti nei meccanismi di costruzione del consenso e di amministrazione del potere da parte di Chavez. E’ dunque da condividere la spocchia di certa sinistra-occidentale-con-la-puzza-sotto-il-naso? Per niente! Il caudillismo è certo un fardello, ma non un orpello delle società e delle tradizioni latino-americane. Si tratta al contrario di una forma, per quanto deplorevole, profondamente radicata in America Latina, una forma che ha permeato a fondo la società civile e la stessa sinistra. Se non la si può spazzare via per decreto, occorre farci i conti. Di qui l’ibridazione tra il presidenzialismo istituzionale di marca nord-americana e il populismo anticapitalista di Chavez.
Sarà la storia, dicevamo, ad emettere l’ardua sentenza, ovvero se il passaggio al socialismo potrà avvenire nel quadro della democrazia liberale (possiamo immaginare quanto entusiasta sarebbe uno come il nostro Gobetti davanti alla sfida chavista).
Fidel Castro, in un commento dei risultati delle elezioni di domenica, ha parlato di “grande vittoria”, una vittoria tanto meno incerta a causa “… della fedeltà al Presidente delle Forze Armate venezuelane, che sostengono la rivoluzione». Castro, che di rivoluzioni se ne intende, ha messo il dito nella piaga. Tra un’elezione e l’altra, tra un referendum e l’altro, l’ago vero della bilancia è stato e resta la forza armata, l’esercito. Fino a quando Chavez conserverà la fedeltà dei militari, il processo democratico sarà salvo, appunto grazie a questa sentinella. Ove Chavez perdesse il controllo delle forze armate, è fin troppo facile pronosticare un colpo di stato —di cui quello fallito nell’aprile 2002 e sostenuto dagli USA fu solo una prova generale.
A quel punto una guerra civile sarà pressoché inevitabile, e tutto sarà deciso dai rapporti di forza, dall’uso della forza. Il punto non è tanto che Marx e Lenin si saranno presi la loro rivincita di dottrina, il punto è se le forze socialiste venezuelane saranno pronte, ovvero se si stanno già preparando all’evenienza, o se si dimostreranno prigioniere delle speranze di un passaggio al socialismo a dosi omeopatiche, ovvero di quella che la storia ha invalidato come una pia illusione".
http://www.antimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1190:poteva-andare-peggio&catid=31:venezuela-cat&Itemid=163
Ma infatti il mio riferimento andava soprattutto verso le posizioni nette e acritiche che si trovano in giro.
Ad esempio, se davvero la nomina dell'assemblea costituente è avvenuta in maniera così poco trasparente e in contrasto con la costituzione chi difende il Venezuela dovrebbe concentrarsi sulle contraddizioni e le ingerenze delle destre che bramano il potere piuttosto che in glorificazioni quotidiane della figura di Maduro come avviene in molti canali antimperialisti.
Contro l'imperialismo la difesa è doverosa, ma senza prendere atto di cosa non funziona è difficile raggiungere traguardi importanti e si rischia di presentare il fianco al nemico.
Pigghi
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