Una esemplare lettera aperta, testimonianza che sputtana la ministra Beatrice Lorenzin e tutto il suo Piano Nazionale per la fertilità.
«Gentile Ministra Lorenzin,
Chi le scrive é papà di una bellissima bimba di quasi tre anni.
In questi tre anni, io che ho avuto la fortuna di avere una busta paga dove ho caricato mia figlia al 100%, ho ricevuto dallo Stato una detrazione complessiva di 1.200 euro lordi all'anno. Nel frattempo però mia figlia é dovuta andare al nido, un nido comunale (cioè pubblico) il cui costo mensile é stato di 550 euro. Che moltiplicato per undici mesi, fanno 6.050 euro all'anno.
Chi lavora in nero, chi ha dei contratti saltuari o ha un salario basso, non detrae nulla. Se poi un lavoro nemmeno ce l'hai, cavoli tuoi, vorrà dire che avrai tempo libero per badare a tuo figlio. E se devi cercare un lavoro, fare un colloquio, andare a fare una visita medica o quant'altro, semplicemente ti attacchi.
Per non parlare del nostro mercato del lavoro che discrimina le donne per il solo fatto di essere mamme o, peggio ancora, incinte.
Quando mia figlia ha un'influenza, un mal di pancia, la sesta malattia, la "mani bocca piedi" (che sconoscevo prima di diventare papà), la congiuntivite o la bronchite, io o mia moglie dobbiamo prendere un giorno di ferie o un giorno di malattia. In molti casi bisogna sperare in un permesso extra. Perché l'opzione baby sitter vorrebbe dire altri 10 euro l'ora che, per 10 ore passate fuori casa da noi lavoratori fertili, fanno parecchi euro al giorno. Mentre i nonni che una volta accudivano i nipoti, oggi aspettano ancora di andare in pensione.
Se poi per qualsiasi sventurato motivo devi prenotare per tua figlia una visita specialistica, le strutture pubbliche hanno spesso liste d'attesa che rendono praticamente inutile il servizio, e allora ti rivolgi al privato. Che vuol dire spendere altri 100-150 euro a visita.
E che dire del tempo libero dei nostri figli? Sport, musica, danza. Tutto privato e a pagamento, mentre le detrazioni fiscali sono irrisorie. Perché fuori da quelle stanze dove siete chiusi, signora Ministra, il pubblico ormai é ridotto al lumicino. Una luce flebile, presa a sberle dalla vostra miopia.
E poi c'é l'incognita "tempo". Perché in questa società iperconnessa, dove in molti lavori sei raggiungibile 24 ore su 24, dove sprechi il tuo tempo in mezzo al traffico o su mezzi pubblici dissestati, in ritardo o soppressi, dove gli straordinari sono spesso gratuiti e obbligatori, quanto tempo riesci a dedicare a tua figlia? Quanto tempo hai a disposizione per ascoltarla, giocare con lei, indirizzarla o, più semplicemente, godertela? Perché se dovessimo monetizzare anche il fattore tempo, il costo di un figlio sarebbe incalcolabile.
Ecco perché le scrivo, signora Ministra. Perché lei può anche lanciare una medievale giornata nazionale della fertilità (d'altra parte da questo Governo non mi aspetto niente di più che un nuovo Medioevo culturale), ma prima voglio, pretendo da cittadino che paga le tasse, che un Ministro del mio paese lanci la giornata nazionale dei trasporti pubblici efficienti, la giornata nazionale dei nidi gratuiti, la giornata nazionale del reddito minimo garantito, la giornata nazionale della sanità e della scuola pubblica e gratuita.
In attesa di tutto ciò, signora Ministra, il 22 settembre io e mia moglie faremo l'amore. E anche quel giorno useremo il preservativo».
«Gentile Ministra Lorenzin,
Chi le scrive é papà di una bellissima bimba di quasi tre anni.
In questi tre anni, io che ho avuto la fortuna di avere una busta paga dove ho caricato mia figlia al 100%, ho ricevuto dallo Stato una detrazione complessiva di 1.200 euro lordi all'anno. Nel frattempo però mia figlia é dovuta andare al nido, un nido comunale (cioè pubblico) il cui costo mensile é stato di 550 euro. Che moltiplicato per undici mesi, fanno 6.050 euro all'anno.
Chi lavora in nero, chi ha dei contratti saltuari o ha un salario basso, non detrae nulla. Se poi un lavoro nemmeno ce l'hai, cavoli tuoi, vorrà dire che avrai tempo libero per badare a tuo figlio. E se devi cercare un lavoro, fare un colloquio, andare a fare una visita medica o quant'altro, semplicemente ti attacchi.
Per non parlare del nostro mercato del lavoro che discrimina le donne per il solo fatto di essere mamme o, peggio ancora, incinte.
Quando mia figlia ha un'influenza, un mal di pancia, la sesta malattia, la "mani bocca piedi" (che sconoscevo prima di diventare papà), la congiuntivite o la bronchite, io o mia moglie dobbiamo prendere un giorno di ferie o un giorno di malattia. In molti casi bisogna sperare in un permesso extra. Perché l'opzione baby sitter vorrebbe dire altri 10 euro l'ora che, per 10 ore passate fuori casa da noi lavoratori fertili, fanno parecchi euro al giorno. Mentre i nonni che una volta accudivano i nipoti, oggi aspettano ancora di andare in pensione.
Se poi per qualsiasi sventurato motivo devi prenotare per tua figlia una visita specialistica, le strutture pubbliche hanno spesso liste d'attesa che rendono praticamente inutile il servizio, e allora ti rivolgi al privato. Che vuol dire spendere altri 100-150 euro a visita.
E che dire del tempo libero dei nostri figli? Sport, musica, danza. Tutto privato e a pagamento, mentre le detrazioni fiscali sono irrisorie. Perché fuori da quelle stanze dove siete chiusi, signora Ministra, il pubblico ormai é ridotto al lumicino. Una luce flebile, presa a sberle dalla vostra miopia.
E poi c'é l'incognita "tempo". Perché in questa società iperconnessa, dove in molti lavori sei raggiungibile 24 ore su 24, dove sprechi il tuo tempo in mezzo al traffico o su mezzi pubblici dissestati, in ritardo o soppressi, dove gli straordinari sono spesso gratuiti e obbligatori, quanto tempo riesci a dedicare a tua figlia? Quanto tempo hai a disposizione per ascoltarla, giocare con lei, indirizzarla o, più semplicemente, godertela? Perché se dovessimo monetizzare anche il fattore tempo, il costo di un figlio sarebbe incalcolabile.
Ecco perché le scrivo, signora Ministra. Perché lei può anche lanciare una medievale giornata nazionale della fertilità (d'altra parte da questo Governo non mi aspetto niente di più che un nuovo Medioevo culturale), ma prima voglio, pretendo da cittadino che paga le tasse, che un Ministro del mio paese lanci la giornata nazionale dei trasporti pubblici efficienti, la giornata nazionale dei nidi gratuiti, la giornata nazionale del reddito minimo garantito, la giornata nazionale della sanità e della scuola pubblica e gratuita.
In attesa di tutto ciò, signora Ministra, il 22 settembre io e mia moglie faremo l'amore. E anche quel giorno useremo il preservativo».
* Tancredi Tarantino, 39 anni, cooperante internazionale
Fonte: espresso.repubblica.it
Fonte: espresso.repubblica.it
5 commenti:
Parole sante!
Sottoscrivo e correggo: io chiedo Piani Nazionali (e non giornate nazionali, che buffonata!!) e intervento pubblico su trasporti, asili nido, scuola, sanità, e Piano per il Lavoro!
Marika Angeletti
Parole sante, anche le tue!
Sono argomenti da Repubblica. Li devo leggere qui?
Io sono per la demografia fitta e ruspante. La Lorenzini sarà pure la nipote di Berlusconi, ma da una società demograficamente morta con qualche figlio unico educato a sport, musica e danza vi aspettate lo stravolgimento del sistema?
Dal cooperante internazionale legato al clero laico delle ONG, fuoriesce un profluvio di piccole pretese riformiste, nella forma di conti della spesa.
Queso in blog che si fregia del nome di sollevazione.
saluti Radek
concordo con radek!
e magari è una di quelle ONG che sotto sotto lavora per gli esportatori di demo(nio)crazia in medioriente.
in paesi molto più poveri e problematici non si fanno problemi a figliare!
se sia moglie che marito devono lavorare perchè i soldi gli piacciono, allora pagassero il nido e zitti.
antonio.
A Radek e all'anonimo di sopra
concordo sul giudizio nei confronti delle ONG e sulla cosiddetta cooperazione internazionale, al servizio degli interessi imperialisti dell'Occidente.
Concordo che dall'articolo in questione emerge una visione riformista, il motivo per cui si è scelto di pubblicarlo è che il testo descrive bene la condizione di vita dei lavoratori e delle famiglie che a fine mese non ci arrivano, volerlo ignorare evidenzia una cieca insensibilità politica.
Radek, oggi marito e moglie sono costretti a lavorare più di 8 ore giornaliere e per stipendi inferiori al dovuto, a rischio sempre più grande di licenziamento, o cassa integrazione, o fallimento dell'azienda, non perché gli piacciono i soldi.
Ma perché hanno figli da mandare nei nidi privatizzati, nelle scuole e nelle università che sempre più sono diventate un lusso di pochi, hanno mutui sulle spalle, bollette e tasse da pagare, non si possono permettere il lusso di ammalarsi, e devono mangiare tutti i giorni.
Tutto ciò l'articolo lo dice, e per questo, pur con tutti i suoi limiti, lo abbiamo pubblicato in un blog che si fregia del titolo di sollevazione.
Noi guardiamo al popolo lavoratore, il cui malcontento cresce, condivido quindi quanto scritto nel primo commento da Marika Angeletti.
Daniela Di Marco
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