[ 14 settembre ]
A proposito di un'intervista
a la Repubblica
Lo ripetiamo: l'Italicum si abbatte, non si cambia
«Giù la maschera, presidente ben poco emerito della Repubblica Italiana! La tua "riflessione" è ben più semplice di quel che ci vorresti vendere: la possibile vittoria elettorale di M5S deve essere impedita in tutti i modi, anche a costo del ridicolo».
E' naturale che con un ballista come il Bomba in circolazione, altre menzogne rischino di restare inosservate. Sarebbe però grave passare sotto silenzio quelle del bis-presidente del golpe bianco 2011. Che ieri l'altro (vedi questa intervista a la Repubblica) ha deciso di mettersi di nuovo in corsa per il Pinocchio d'oro 2016.
Il sistema dev'essere messo davvero male se ha bisogno del persistente contributo di quest'uomo. Ma tant'è.
La lunga intervista a Mario Calabresi può essere cosi riassunta: primo, guai a disturbare il manovratore, il conducator Renzi non va messo in alcun modo in discussione; secondo, la campagna referendaria ha dunque da svolgersi con le modalità decise dal suddetto; terzo, l'Italicum va cambiato, non per renderlo meno antidemocratico (ci mancherebbe!), ma per prevenire la possibile vittoria di M5S.
Ovviamente in tutto ciò non c'è nulla che possa stupire. Ma gli argomenti portati dall'ex "ministro degli esteri" del Pci sono un esempio da manuale della menzogna.
Napolitano inizia mettendo addirittura in discussione il referendum stesso. Dopo aver sottolineato che il fronte del No non ha raggiunto le 500mila firme, ecco il suo apprezzamento per la consultazione popolare: «Forse c'è anche da riflettere se fu giusto prevedere nell'apposita mozione parlamentare, con l'accordo del governo Letta/Quagliariello, la facoltà di sottoporre comunque a referendum il testo di riforma che fosse stato approvato».
Se l'atteggiamento è il solito del fronte anti-Brexit - il popolo è ignorante ed è meglio se gli togliamo pure il voto -, l'argomento è davvero indegno per un ex presidente della repubblica, che almeno la Costituzione la dovrebbe conoscere.
Cosa c'entra la mozione Letta/Quagliarello con quello che è avvenuto dopo? A quell'epoca si prevedeva che la controriforma avrebbe avuto il voto di una maggioranza ben oltre i due terzi dei parlamentari. Ma così non è stato. La modifica costituzionale è stata varata con una maggioranza risicata, posticcia, raccolta per strada grazie al metodo del voto di scambio (Verdini e soci). Alla fine è passata per il volere di un solo partito, il PD, peraltro sovra-rappresentato in maniera scandalosa in parlamento grazie ad una legge elettorale incostituzionale. Dunque si va al referendum non per quella mozione, né per le firme raccolte dal PD, ma perché le opposizioni parlamentari alla legge stanno ben al di sopra di quel 20% dei membri previsti dall'articolo 138 quando la modifica costituzionale non abbia raggiunto la soglia dei due terzi.
Nell'intervista Napolitano spiega che vorrebbe una campagna elettorale asettica, silenziosa, meglio se del tutto inesistente. Prendiamo questa affermazione:
«È noto che io non ho condiviso la iniziale politicizzazione e personalizzazione del referendum da parte del Presidente del Consiglio, ma specie all'indomani del sia pur lento sforzo di correzione di questo approccio da parte di Renzi, nulla può giustificare la virulenza di una personalizzazione alla rovescia operata dalle più diverse opposizioni facendo del referendum il terreno di un attacco radicale a chi guida il Pd e il governo del Paese».
«Personalizzazione alla rovescia», ci sarebbe da ridere. Insomma, finché Renzi personalizzava all'eccesso, convinto di vincere, andava bene - mai abbiamo letto interviste che ne stigmatizzassero il comportamento. Adesso che invece i sondaggi gli consigliano il contrario, guai ad attaccarlo. Insomma, secondo la personalissima opinione del bis-presidente tutti dovrebbero adeguarsi non solo ai temi e ai contenuti proposti da Renzi, ma persino ai suoi toni, se non addirittura al suo umore.
Naturalmente le parole di Napolitano un risvolto positivo ce l'hanno: quello di indicare i temi ed i toni giusti da usare al fronte del no per ottenere la vittoria. Basterà fare l'esatto contrario di quel che vorrebbe lui.
Ma abbiamo parlato di menzogne. E dobbiamo dunque arrivare alla più grossa di tutte. Quella che riguarda l'Italicum.
Perché l'ex inquilino del Colle lo vorrebbe cambiare? Leggiamo:
«Perché rispetto a due anni fa lo scenario politico risulta mutato in Italia come in Europa. Ci sono nuovi partiti, alcuni dei quali in forte ascesa che hanno rotto il gioco di governo tra due schieramenti, con il rischio che vada al ballottaggio previsto dall'Italicum e vinca chi al primo turno ha ricevuto una base troppo scarsa di legittimazione col voto popolare. Si rischia di consegnare il 54% dei seggi a chi al primo turno ha preso molto meno del 40% dei voti. Ritengo che questi e altri aspetti dell'Italicum meritino di essere riconsiderati».
Avete capito? Le leggi elettorali si fanno in base agli scenari politici, oggi assai mutevoli. Altro che questioni di principio! Qui si deve fare di volta in volta la legge che più conviene a lorsignori. Ora - e lo diciamo da acerrimi nemici dell'Italicum come di ogni sistema maggioritario - l'Italia sta per battere un record mondiale, quello di cambiare una nuova legge elettorale prima ancora di averla applicata una sola volta. Complimenti vivissimi!
Almeno facessero un'autocritica! Ma no: avevano ragione quando hanno imposto a colpi di maggioranza una legge osteggiata dalle forze politiche rappresentanti la maggioranza dell'elettorato, pretendono di avere ugualmente ragione oggi che vogliono tornarci sopra per un unico scopo, quello di sbarrare la strada ad M5S.
Che forse la disproporzionalità prodotta dall'Italicum non era già chiara quando la legge fu discussa ed approvata? Non scherziamo! Il fatto è che quel meccanismo concepito allora nell'esclusivo interesse del PD, potrebbe invece portare adesso il partito di Renzi alla sconfitta. Da qui la corsa al ritocco di cui l'ex presidente si fa paladino.
Ma siccome l'imbroglio è evidente, l'imbroglione cerca di girarci attorno. Dice che lo scenario è cambiato rispetto a due anni fa. Ma non abbiamo letto di ripensamenti (né suoi né dei suoi sodali) a gennaio e neppure ad aprile, ma solo dopo la batosta subita dal Pd ai ballottaggi di giugno.
Giù la maschera, presidente ben poco emerito della Repubblica Italiana! La tua «riflessione» è ben più semplice di quel che ci vorresti vendere: la possibile vittoria elettorale di M5S deve essere impedita in tutti i modi, anche a costo del ridicolo.
Del resto in questo campo, quello del ridicolo, abbiamo un maestro insuperabile:
«L’Italicum non piace? E che problema c’è? Discutiamola, approfondiamola, ma facciamo una legge elettorale migliore di questa, non accetteremmo mai una legge elettorale peggiore di questa. La mia apertura è vera».
Così Matteo Renzi riportato da la Stampa di ieri. Costui ha imperversato per due anni e passa vantando la sua legge elettorale come la mossa decisiva, come la soluzione di tutti mali. Ora questi roboanti proclami hanno lasciato il posto alla sibillina frase di cui sopra. Se prima tutto ciò era ridicolo adesso è ridicolo al cubo.
Ovviamente quando dice «migliore», il Bomba intende una legge ugualmente se non più antidemocratica, e certamente ancor più favorevole al PD, di quella attuale.
Ecco, Napolitano è sulla stessa linea, spingendosi addirittura ad appoggiare la proposta della minoranza piddina (quella cosiddetta «bersaniana»), che prefigura una legge perfino peggiore dell'Italicum (leggi QUI). Una legge ancor più truffaldina, ancor più lesiva dei principi democratici, ed in più pensata appositamente per impedire un successo dei Cinque Stelle.
Ma questo lo sapevamo già. Quel che fa veramente indignare è la faccia tosta di costui. Il pur servile Calabresi gli domanda: «Cambiare la legge elettorale oggi non può sembrare un modo per cercare di fermare il Movimento cinquestelle?». Questa l'incommentabile risposta dell'ex presidente: «Non mi sono mai posto il problema di trovare un marchingegno per impedire una possibile vittoria dei Cinquestelle né di escluderli da consultazioni ed eventuali intese per modifiche alla legge elettorale». Credibile, no?
Napolitano vorrebbe prenderci in giro, ma chi davvero può credergli? Potremmo dunque considerare le uscite di questo mestatore come un problema secondario. E invece no, perché l'intruglio che si prepara è davvero pericoloso.
Non siamo infatti d'accordo con chi si accontenta di una modifica purchessia dell'Italicum. Questo vale per la sentenza della Corte Costituzionale, da considerarsi positiva solo se cancellerà oltre al ballottaggio anche il premio di maggioranza al raggiungimento del 40%, come per i cambiamenti parlamentari su cui si lavora, che potrebbero portare ad una legge che lascia intatti premio e ballottaggio (quest'ultimo solo nel disgraziato caso di una vittoria del sì al referendum) riducendo il cambiamento al ripristino del sistema delle coalizioni.
Lasciar prevalere i giochi di Palazzo a questo può portare, ad un neo-Porcellum solo lievemente aggiustato. Per questo abbiamo detto che l'Italicum si abbatte, non si cambia. Ad abbatterlo dovrà essere la vittoria del No. Più questa vittoria sarà ampia, più lo schiaffo metterà in difficoltà i bari che sono già all'opera. Una ragione di più per concentrare tutti gli sforzi sul referendum d'autunno. Quel referendum che non a caso Pinocchio Napolitano vede come fumo negli occhi.
1 commento:
Zero commenti ???!!!
Ma neppure uno striminzito "VOTATE NO| Vi esce???
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