[ 3 marzo ]
Le condoglianze sentite ed ai più alti livelli di ufficialità, che i governi NATO e UE, hanno espresso per la scomparsa di Boris Nemtsov, la dicono lunga su chi fosse questo personaggio. Per quanto deplorevole l'assassinio non ne fa un santo. Entrato in politica ai tempi della perestrojka, Nemtsov si fece strada all'ombra di Boris Eltsin. Non era solo un liberale, ma un convinto liberista, ed ebbe la sua responsabilità nella distruzione dell'economia e del tessuto sociali dell'ex-URSS, segnata dalla svendita dei beni pubblici alla cricca di oligarchi eltsiniani.
Con l'arrivo di Putin nell'agosto 1999 Nemtsov cadde in disgrazia e passò all'opposizione del governo di Russia Unita.
Non c'è dunque bisogno di ricorrere a diaboliche dietrologie per capire chi fossero i suoi sponsor e i suoi pupari... di ultima istanza. Ed infatti Nemtsov era uno dei portavoce del movimento russo "anti-guerra", sostenitore dichiarato delle ragioni del governo nazi-liberista di Kiev.
Così, come un sol uomo, le grandi testate giornalistiche occidentali, stanno usando questa disgrazia per denigrare Putin, i regime russo come illiberale, antidemocratico, anzi dispotico; lasciando infine intendere che egli sia il mandante dell'assassinio.
Peso politico del movimento di Nemtsov prossimo allo zero.
Quantomeno singolare come la stampa occidentale spieghi l'inconsistenza politica dell'esterofilo nemtsovismo .
Leggiamo ad esempio su la repubblica di ieri:
Ed infatti lo è.
Che i partiti siano da tempo comitati d'affari delle potenti lobbi finanziarie neoliberiste; che i media siano asserviti al potere; che i parlamenti siano solo dei parlatoi (e fino ad un certo punto) dato che le decisioni più importanti vengono prese dai governi; che le opposizioni, quelle vere (non quelle di comodo alla Salvini) siano silenziate; che i sistemi democratici siano oramai sistemi plutocratici e oligarchici... beh, tutto ciò vale ad Est come ad Ovest.
E la servile stampa italiana, quella del Paese con "un uomo solo al comando", è l'ultima che abbia titolo a lanciare i suoi strali contro Putin.
Le condoglianze sentite ed ai più alti livelli di ufficialità, che i governi NATO e UE, hanno espresso per la scomparsa di Boris Nemtsov, la dicono lunga su chi fosse questo personaggio. Per quanto deplorevole l'assassinio non ne fa un santo. Entrato in politica ai tempi della perestrojka, Nemtsov si fece strada all'ombra di Boris Eltsin. Non era solo un liberale, ma un convinto liberista, ed ebbe la sua responsabilità nella distruzione dell'economia e del tessuto sociali dell'ex-URSS, segnata dalla svendita dei beni pubblici alla cricca di oligarchi eltsiniani.
Con l'arrivo di Putin nell'agosto 1999 Nemtsov cadde in disgrazia e passò all'opposizione del governo di Russia Unita.
Non c'è dunque bisogno di ricorrere a diaboliche dietrologie per capire chi fossero i suoi sponsor e i suoi pupari... di ultima istanza. Ed infatti Nemtsov era uno dei portavoce del movimento russo "anti-guerra", sostenitore dichiarato delle ragioni del governo nazi-liberista di Kiev.
Così, come un sol uomo, le grandi testate giornalistiche occidentali, stanno usando questa disgrazia per denigrare Putin, i regime russo come illiberale, antidemocratico, anzi dispotico; lasciando infine intendere che egli sia il mandante dell'assassinio.
Peso politico del movimento di Nemtsov prossimo allo zero.
Quantomeno singolare come la stampa occidentale spieghi l'inconsistenza politica dell'esterofilo nemtsovismo .
Leggiamo ad esempio su la repubblica di ieri:
«La Russia è un paese in guerra —da un anno combatte come l'Ucraina— e come tale ha concentrato gran parte della sua retorica sull'opposizione interna. Il termine "opposizione" in sé è fuorviante: implica un accesso ai media e ai meccanismi elettorali e sociali che in Russia hanno cessato di esistere. O meglio, in Russia alcuni individui sono in grado di radunare piccoli gruppi di sostenitori, di esercitare un'azione limitata sull'elettorato locale trasmettendo messaggi attraverso il poco che resta dei media indipendenti e organizzando di tanto in tanto manifestazioni di protesta».Non vi pare che se togliete il soggetto, la Russia, questa sopra sia una descrizione la più plastica e fedele di quanto avviene nelle "democratiche e pluralistiche" società occidentali?
Ed infatti lo è.
Che i partiti siano da tempo comitati d'affari delle potenti lobbi finanziarie neoliberiste; che i media siano asserviti al potere; che i parlamenti siano solo dei parlatoi (e fino ad un certo punto) dato che le decisioni più importanti vengono prese dai governi; che le opposizioni, quelle vere (non quelle di comodo alla Salvini) siano silenziate; che i sistemi democratici siano oramai sistemi plutocratici e oligarchici... beh, tutto ciò vale ad Est come ad Ovest.
E la servile stampa italiana, quella del Paese con "un uomo solo al comando", è l'ultima che abbia titolo a lanciare i suoi strali contro Putin.
1 commento:
Concordo con l'articolo.Tra i "liberali" cari ai mass-media occidantali ci sono l'oligarca mafioso Khodorkovskij(più pericoloso di Cutolo,Riina e Provenzano messi insieme),il capo(ormai defunto) della ricchissima diaspora russa a Londra,arricchitasi ai tempi dell'ubriacone barcollante El'cin,e mandante della strage di Beslan e un certo Jakovklev,il quale teorizzava come auspicabile e salutare la morte di almeno 50 milioni di Russi nel passaggio dal sistema sovietico a quello capitalistico,e via di seguito...
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