Che aria tira dentro le officine dell'AST di Terni dopo la lotta dell'autunno scorso? Non buona nemmeno per la Rsu interna. In verità le cose stanno messe peggio.
Consegnamo ai lettori la nostra intervista ad uno degli operai che è stato tra i protagonisti della battaglia dell'autunno scorso contro la multinazionale tedesca ThyssenKrupp.
Consegnamo ai lettori la nostra intervista ad uno degli operai che è stato tra i protagonisti della battaglia dell'autunno scorso contro la multinazionale tedesca ThyssenKrupp.
R. Tra gli operai non c'è un pensiero chiaro, "dispiace" per alcuni personaggi e si è soddisfatti per altri, comunque se sono incriminati è perché hanno messo in piedi una organizzazione criminosa... giusto che paghino, ma si sa... in Italia si trova sempre la strada...
D. Che aria tira in fabbrica dopo la fine della lotta? È vero che c'è rassegnazione e delusione?
R. Dal nostro rientro, in sostanza non è cambiato molto a livello lavorativo ma sono cresciuti, e tanto, la preoccupazione, il timore e una pressione psicologica a partire dai capoturni. Nel 90 per cento dei reparti siamo infatti sotto organico [dopo la vertenza dell'autunno scorso se ne sono andati circa 400 operai, NdR], quindi ci si deve spesso mettere a disposizione dell'azienda per tappare i buchi, buchi spesso volontariamente determinati dagli altri colleghi che si debbono mettere in malattia anche solo per un mancato ingresso in orario onde evitare sciocchi rimproveri e richiami.
Hanno introdotto il cambio in macchina in tutta l'azienda dove si opera in quarta squadra e, come sopra scritto, ognuno è obbligato ad allontanarsi dal proprio posto solo quando arriva il sostituto, solo così facendo non si creano problemi, perché il turno di otto ore rimane garantito sempre, anche se chi lo garantisce deve fare 12 ore gg come prevede il contratto nazionale...
D. Che giudizio dai dell'accordo siglato il 3 dicembre? Anche tu pensi che in ultima istanza abbia vinto la ThyssenKrupp?
R. La Thyssen, alla fine, vince sempre...
Non mi metto a giudicare quello che loro hanno deciso ma visto l'andamento posso dire che dove non possono raggiungere i loro scopi, cambiano a loro piacimento le carte in tavola..
D. L'accordo prevede il famoso milione di tonnellate di acciaio. Riuscirete a raggiungere l'obbiettivo con circa 400 operai in meno?
Molto probabilmente... Resta che quell'acciaio, una volta prodotto, poi lo devono vendere. E lì sorge il problema. Per evitare di fare magazzino, la Thyssen segue la strada più corta: allontanano altri 17 colleghi dai forni, li ricollocano nell'indotto e utilizzano la cassa integrazione per gli stessi là dove necessario.
D. Quindi i carichi di lavoro sono aumentati... Non era forse questo il primo obbiettivo dell'azienda? Spremere al massimo le maestranze dimostrando che si può produrre di più con meno addetti?
R. Si... avendo diminuito il personale sono aumentati in diversi casi i carichi e le ore, se poi l'azienda non trova acquirenti e mercato, allora tagliano teste...
D. Puoi farci degli esempi concreti su come sono peggiorate le condizioni di lavoro in fabbrica?
R. Sfruttamento del personale quotidiano nei cambi turno. Operai che debbono coprire più mansioni nell'arco del turno; non ti danno una collocazione fissa mettendo a rischio oltre la sicurezza individuale anche quella altrui...
C'è il problema del personale dei servizi agli impianti: prima erano in due per coprire sei impianti a produzione e tre lavorazioni proprio di servizio, adesso è una persona sola che raramente viene aiutata o da un operatore su ordine del capoturno o ancor più raramente (dipende dalla persona) dallo stesso capoturno.
Se putacaso succede che non si entri in tempo per il turno e non si ha il modo di avvisare, alcuni usano il buono di malattia come unica arma per giustificare il fatto. In vari casi non si possono prendere permessi di uscita e neppure un semplice giorno di ferie per adempiere ai problemi che ognuno ha a casa propria.
In certi casi non si trova neanche il tempo di fare la pausa pasto o più semplicemente gustarsi un caffè.
Faccio l'esempio dell'entrata a lavoro per riuscire a dare il cambio in tempo... il reparto sta a 500 metri dagli spogliatoi... quindi entro, mi cambio e prendo il sacchetto del pasto e a piedi percorro la strada per raggiungere la mia postazione. Per questo mi ci vogliono tra i 25/35 minuti e il cambio viene dato 20 minuti prima del cambio turno, di fatto entro a lavoro un'ora prima di quello che dovrei e di conseguenza esco sempre quei 5/10 minuti oltre il turno... Quello che vorrei sapere è perché, in teoria dovrei fare 8 ore, ma in realtà a questa azienda devo donare a gratis ore della mia vita.
D. Ci sono fenomeni di resistenza operaia, magari anche solo passiva, all'intensificazione dello sfruttamento? Oppure la paura di perdere il posto di lavoro alimenta un generale servilismo?
R. La resistenza non è per questo mondo, il servilismo è d'obbligo se vuoi "tirare a campare" ed evitare guai peggiori...
D. Da quanto affermi sembra che le cose siano destinate a peggiorare, e che escludi una ripresa della lotta? Davvero non c'è la possibilità di costruire in fabbrica un movimento di resistenza cosciente?
R.La sensazione è quella di uno spegnimento lento lento e di conseguenza c'è il peggioramento delle condizioni "umane", non voglio essere drammatico ma la società è cambiata. Questa generazione (compresa la mia) sembra non aver valori e l'importante è avere tutta la tecnologia in commercio e stare al passo con i tempi... ci stanno BRUCIANDO il cervello....
Non si va da nessuna parte se lo Stato non entrerà in gioco, se non riprenderà il controllo almeno delle grandi aziende, ponendo dei limiti alle "cieche" leggi di mercato ed un freno al far west della globalizzazione.
Intervista a cura di SOLLEVAZIONE
3 commenti:
Ma è da decenni che è cosí, che senso ha credere che sia una situazione nata da poco.
Anzi era presentissima anche negli anni '60 e '70 solo che all'epoca c'era la minaccia dell'URSS e la pace sociale contava più di qualsiasi questione economica.
Allora ai lavoratori si concedeva un ricchissimo welfare, condizioni contrattuali di grande sicurezza e salari sempre crescenti mentre ai piccoli e medi imprenditori, ai professionisti, in generale alla media borghesia, si permetteva di evadere le tasse.
Ma il servilismo e la vigliaccheria di cui parla l'operaio dell'intervista c'erano come adesso solo che in quegli anni"sottomettersi al sistema" significava ottenere enormi vantaggi fra cui quello di poter "alzare la voce" restando abbastanza impuniti.
Ma è bastato che cadesse il muro di Berlino per rivelare la finzione di quella che era solo una scenografia teatrale.
Sí, si salvavano alcune persone e alcun organizzazioni ma erano gruppetti, più neumerosi di oggi solo perché il potere non li voleva contrastare come avrebbe potuto; ma rimanevano gruppetti isolati, non avanguardie di una dilagante coscienza di classe. Manco per niente, coscienza di classe...
La classe operaia e i lavoratori in quanto classe sono finiti, non aspettiamoci più niente da quel lato.
Solo dalla piccola borghesia tipo M5S potrà venire qualcosa di buono anche se non a livello di nuova ideologia o nuovo progetto politico ed conomico ma solo come protesta, magari coraggiosa ma vaga e inefficace.
L'efficacia nascerà solo se anche la borghesia medio alta si renderà conto di essere sul punto di perdere la propria forza contrattuale nei confronti delle oligarchie.
Eventualità che temo non sia probabilissima ma qualche flebile segnale lo si intravede (l'accoglienza a Varoufakis a Cernobbio, per esempio) per cui, ed è già qualcosa, non la si può considerare del tutto impossibile.
Tranquilli ci pensa Tito (Boeri) che dice che ora 75000 imprese chiedono di assumere grazie al Jobs Act.
(Peccato non c'entri nulla col Jobs act questo e peccato nasconda licenziamenti, precariato ecc).
PER NON DIRE CHE SONO SOLO LE SOLITE PROMESSE POI SMENTITE TRA QUALCHE MESE DAI FATTI.
Il commento dell'anonimo delle 03.15 mi sembra ragionevole rispetto alle considerazioni dell'articolo che sono comprensibili ma un po' romantiche.
Sulle future dinamiche vale forse la pena citare l'articolo di infoaut ripreso da megachip specialmente dove dice:
"non abbiamo davanti soluzioni di effettivo compromesso tra classi e tra livelli istituzionali europei e nazionali [..] E la riproposizione di nodi politici con cui la sinistra non ha più avuto a che fare da decenni (se non di più)"
Io rappresento solo me stesso ma ritengo che finché questi nodi politici non vengono al pettine dovremmo guardarci dagli illusori tentativi di Landini (al quale anche voi giustamente non avete risparmiato critiche) piuttosto che appoggiarli con una passione triste come invece altri sembrano suggerire.
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