5 novembre.
La tracotanza con cui Matteo Renzi sta procedendo verso la demolizione definitiva dell’Art.18 ha rianimato la sinistra tradizionale. Non c’è dubbio che esista in questo Paese lo spazio politico per una forza antiliberista di sinistra. Renzi non solo l’ha messo nel conto, sembra addirittura auspicare questa nascita, poiché lo aiuterebbe a purgare il suo partito dai dissidenti. Tanto poi, pensa Renzi, con la nuova legge elettorale, chiuderò questo eventuale partito in una riserva indiana, che sarà quindi del tutto residuale e innocuo.
E’ vero che esiste in Italia (come del resto negli altri paesi europei) un ragguardevole spazio politico per un partito della sinistra antiliberista. Tanto più vista la deriva del Pd e le grandi difficoltà in cui versa M5S e l’evaporazione della Lista Tsipras. Esiste, più in generale, perché la crisi sociale accresce la polarizzazione sociale e politica. Quale funzione potrà avare questo eventuale nuovo partito?
C’è da soffermarsi sul gravissimo monito di Napolitano. In forma solenne ha affermato ieri (4/11) che il rischio che nel prossimo futuro avvengano disordini e scontri sociali è altissimo, e che essi saranno di un’intensità senza precedenti, e quindi il sistema sarebbe messo a rischio. Forse siamo prevenuti, ma noi sospettiamo che l’eventuale partito di Landini (che si chiami Partito del lavoro o altro) potrebbe essere perfettamente funzionale al disegno dei dominanti. Perché? Esso sarebbe, in ultima istanza, uno strumento (qualcuno direbbe socialdemocratico) per incanalare la protesta sociale, per evitare che debordi, per riportarla nel perimetro delle compatibilità sistemiche.
Da un altro punto di vista Landini è per il potere, un leader affidabile. Landini non è solo un fervente europeista, abbe modo di dire che “Non sarei contento se l’Italia uscisse dall’euro”:
Sono passati due anni e Landini non ha fatto cenno di autocritica, o anche solo di aggiustare il tiro. Si dice, allo scopo di assolverlo, che Landini era operaio, che non ha chissà quali conoscenze nel campo macroeconomico. Che dire? A noi non pare ammissibile che un importante leader sindacale possa trincerarsi dietro alla “ignoranza” su una questione di vita o di morte come la natura dell’Unione europea. Ancor meno lo sarebbe per un capo partito.
Quello della “ignoranza” è tuttavia un alibi. Landini ha avuto negli ultimi anni tutte le possibilità per erudirsi. Se ancora adesso difende l’Unione e tace sull’euro è perché, come del resto quasi tutta la sinistra “radicale” (vedi Lista Tsipras), considera l’Unione e la moneta unica come conquiste da difendere.
La prova? Landini sa bene che la riforma del mercato del lavoro, tra cui l’abolizione dell’Art.18, non se l’è inventata Renzi, queste misure erano prescritte nella famigerata lettera della Bce e (di Bankitalia di Draghi) del 5 agosto 2011. Ma Landini continua a sostenere viva l’Europa.
Come non vedere poi i limiti politici del leader Landini? Privo di una visione strategica, procede empiricamente, naviga a vista, va di qua e di la, e spesso commette errori pacchiani.
La maggior parte dei sindacalisti, come numerosi economisti hanno dimostrato quanti danni possa fare la decisione del governo Renzi-Padoan (Bankitalia dichiara che in caso il Tfr venga messo in busta paga le stesse pensioni sarebbero a rischio). Ebbene, ecco quanto dichiarava Landini, non anni fa, ma il 1 ottobre scorso:
Maurizio Landini da segretario della FIOM a leader del nuovo partito a sinistra del Pdr (Partito democratico renziano)?
La tracotanza con cui Matteo Renzi sta procedendo verso la demolizione definitiva dell’Art.18 ha rianimato la sinistra tradizionale. Non c’è dubbio che esista in questo Paese lo spazio politico per una forza antiliberista di sinistra. Renzi non solo l’ha messo nel conto, sembra addirittura auspicare questa nascita, poiché lo aiuterebbe a purgare il suo partito dai dissidenti. Tanto poi, pensa Renzi, con la nuova legge elettorale, chiuderò questo eventuale partito in una riserva indiana, che sarà quindi del tutto residuale e innocuo.
E’ vero che esiste in Italia (come del resto negli altri paesi europei) un ragguardevole spazio politico per un partito della sinistra antiliberista. Tanto più vista la deriva del Pd e le grandi difficoltà in cui versa M5S e l’evaporazione della Lista Tsipras. Esiste, più in generale, perché la crisi sociale accresce la polarizzazione sociale e politica. Quale funzione potrà avare questo eventuale nuovo partito?
C’è da soffermarsi sul gravissimo monito di Napolitano. In forma solenne ha affermato ieri (4/11) che il rischio che nel prossimo futuro avvengano disordini e scontri sociali è altissimo, e che essi saranno di un’intensità senza precedenti, e quindi il sistema sarebbe messo a rischio. Forse siamo prevenuti, ma noi sospettiamo che l’eventuale partito di Landini (che si chiami Partito del lavoro o altro) potrebbe essere perfettamente funzionale al disegno dei dominanti. Perché? Esso sarebbe, in ultima istanza, uno strumento (qualcuno direbbe socialdemocratico) per incanalare la protesta sociale, per evitare che debordi, per riportarla nel perimetro delle compatibilità sistemiche.
Da un altro punto di vista Landini è per il potere, un leader affidabile. Landini non è solo un fervente europeista, abbe modo di dire che “Non sarei contento se l’Italia uscisse dall’euro”:
«Dopo 20 anni di un’Europa fondata solo sulla moneta senza avere lavorato per costruire una Europa vera, sociale e del lavoro, fondata su regole fiscali comuni, l’Europa rischia semplicemente di esplodere. Io non sono tra quelli che sarebbero contenti se l’Italia uscisse dall’euro. Forse sbaglierò, ma continuo a pensare che ci sarebbe il rischio di pagare un prezzo troppo alto per le persone che noi rappresentiamo se tale questione non si affronta in modo diverso, ma è indubbio che la situazione come oggi rischia di esplodere anche noi non lo vogliamo». (Maurizio Landini, 26 novembre 2011)Affermava questo concetto nel momento più critico della vita della moneta unica, ciò che suonava quasi come un endorsement per Mario Monti, che infatti rimpiazzò Berlusconi per mettere in atto il più tragico salasso ai danni del popolo lavoratore.
Sono passati due anni e Landini non ha fatto cenno di autocritica, o anche solo di aggiustare il tiro. Si dice, allo scopo di assolverlo, che Landini era operaio, che non ha chissà quali conoscenze nel campo macroeconomico. Che dire? A noi non pare ammissibile che un importante leader sindacale possa trincerarsi dietro alla “ignoranza” su una questione di vita o di morte come la natura dell’Unione europea. Ancor meno lo sarebbe per un capo partito.
Quello della “ignoranza” è tuttavia un alibi. Landini ha avuto negli ultimi anni tutte le possibilità per erudirsi. Se ancora adesso difende l’Unione e tace sull’euro è perché, come del resto quasi tutta la sinistra “radicale” (vedi Lista Tsipras), considera l’Unione e la moneta unica come conquiste da difendere.
La prova? Landini sa bene che la riforma del mercato del lavoro, tra cui l’abolizione dell’Art.18, non se l’è inventata Renzi, queste misure erano prescritte nella famigerata lettera della Bce e (di Bankitalia di Draghi) del 5 agosto 2011. Ma Landini continua a sostenere viva l’Europa.
Come non vedere poi i limiti politici del leader Landini? Privo di una visione strategica, procede empiricamente, naviga a vista, va di qua e di la, e spesso commette errori pacchiani.
La conferenza stampa dopo le cariche contro gli operai ternani |
L’ultimo? Che ci faceva Landini, poche ore dopo le cariche della Polizia contro gli operai ternani, a fianco di Del Rio e della Federica Guidi in una conferenza stampa nel palazzo del Governo? La sua presenza in conferenza stampa era un assist quasi pornografico al governo che se ne frega dei sindacati (e che in nome del decisionismo governativo) rifiuta addirittura di discutere con loro della finanziaria.
Landini vittima della sindrome del presenzialismo mediatico? No, c’è di più.
Fino a poche settimane fa Landini, pur di fare le scarpe alla Camusso in CGIL, si sbaciucchiava con Renzi il quale non perdeva occasione per ostentare la sua stima e amicizia con Landini stesso. Vedi l’incontro riservato con Renzi del 27 agosto scorso) Un errore, quello di aver dato spago e legittimità a Renzi, clamoroso, imperdonabile: Renzi si è servito di Landini per ingannare l’elettorato di sinistra, preparando il terreno all’attacco in corso. Anche in questo caso nessun accenno di autocritica.
Vediamo il caso del TFR in busta paga.
Landini vittima della sindrome del presenzialismo mediatico? No, c’è di più.
Fino a poche settimane fa Landini, pur di fare le scarpe alla Camusso in CGIL, si sbaciucchiava con Renzi il quale non perdeva occasione per ostentare la sua stima e amicizia con Landini stesso. Vedi l’incontro riservato con Renzi del 27 agosto scorso) Un errore, quello di aver dato spago e legittimità a Renzi, clamoroso, imperdonabile: Renzi si è servito di Landini per ingannare l’elettorato di sinistra, preparando il terreno all’attacco in corso. Anche in questo caso nessun accenno di autocritica.
Vediamo il caso del TFR in busta paga.
La maggior parte dei sindacalisti, come numerosi economisti hanno dimostrato quanti danni possa fare la decisione del governo Renzi-Padoan (Bankitalia dichiara che in caso il Tfr venga messo in busta paga le stesse pensioni sarebbero a rischio). Ebbene, ecco quanto dichiarava Landini, non anni fa, ma il 1 ottobre scorso:
«Il Tfr è salario dei lavoratori e io penso che si possa fare una cosa molto semplice: mettere in condizione ogni lavoratore di scegliere quello che vuol farne». (Espresso, 2 ottobre 2014).Errare è umano, perseverare è diabolico.
17 commenti:
Ma abbiate pazienza, dovete per forza ripetere sempre gli stessi identici errori in virtù della stessa identica incapacità di avere una visione strategica a lungo termine?
E' ovvio che la "socialdemocrazia" serve a depotenziare e incalanare il dissenso.
Ma attenzione: è vero o non è vero che DA ANNI state parlando della necessità di uno schieramento interclassista?
E allora che diavolo significa interclassista secondo voi? Forse che la media borghesia (medio bassa e medio alta) improvvisamente diventa comunista? O magari che tutte le classi sociali vengono folgorate sulla via di Damasco dallo Spirito Santo e di punto in bianco decidono di assumere un punto di vista comunitario RINUNCIANDO AI LORO INTERESSI DI CLASSE?
Ma state parlando della realtà o dei sogni che vi fate la notte?
A) oggi per la primissima volta ha senso lo schieramento interclassista perché classe media (ossia borghesia alta e bassa ma "locale", legata al territorio) e lavoratori hanno UN NEMICO IN COMUNE
B) ma non è pensabile che unirsi significhi subito "diventare la stessa cosa" quindi il passaggio intermedio che OGGI rende possibile questo schieramento interclassista DI CUI VOI AVVERTITE L'ESIGENZA sono le politiche socialdemocratiche
C) le politiche socialdemocratiche non è che "risolveranno il problema" ossia non eviteranno il momento del vero conflitto sociale e politico che porterà al trapasso di mentalità (verso una cosa che sarà sicuramente di spirito più comunitario ma molto diversa e imprevedibile rispetto alla nostra idea di comunismo).
D) quindi queste politiche keynesiane o socialdemocratiche avranno in realtà la funzione di UN PRIMO AVVICINAMENTO FRA CLASSI DIVERSE, avvicinamento che dovrà necessariamente fondarsi su patti che prevedano il rispetto dei diritti del lavoro e l'implementazione del welfare di Stato ossia due caposaldi per noi essenziali, attualmente in grave pericolo, che vedremmo così consolidati definitivamente (direi, sacralizzati)
E) la cosa più importante. Quando non si è i più forti e si è costretti ad accettare un'alleanza con gente che alla fine assumerà la leadership (ma che comunque ha bisogno dell'alleanza come noi) SAREBBE DA STUPIDI rompere le scatole sui limiti di questa leadership ribadendo petulantemente la propria fierezza e indipendenza.
AL CONTRARIO, come chiunque ha frequentato certi ambienti sa benissimo, bisogna riconoscere senza riserve l'autorità di chi "guida" PERCHE' "SAPPIAMO" CHE QUESTA LEADERSHIP SERVE ALLA "CAUSA COMUNE" cioè anche ai nostri interessi.
Questo non è "sottomissione" ma anzi comporta precisamente l'opposto ossia il "legare totalmente le mani" al leader il quale si accorgerà che senza di noi i risultati non li ottiene e quindi dovesse minimamente deviare dal programma comune gli si leva il sostegno e va a gambe all'aria lui e la classe che rappresenta.
In sostanza il gioco consiste nel riuscire a far sì che l'accettazione della leadership avvenga insieme e inscindibilmente con l'accettazione della totale responsabilità in caso di fallimento.
SEGUE...
CONTINUA...
Allora premesso che pur essendo davvero in buonissima fede Landini, per usare le vostre parole, è un po' "ignorante", che non è decisamente adatto e che la persona giusta è evidentemente Civati (nemmeno Cofferati che certamente ha un bell'aplomb ma non supera di molto i limiti culturali del capo FIOM) seguiamo gli sviluppi dell'opposizione interna PD tenendo presente che:
1) le politiche keynesiane vanno fatte per i lavoratori e la classe media NON PER "LORSIGNORI" altrimenti si fa la fine di Obama che ha messo in atto politiche espansive ma è stato "ripudiato" da classe media e lavoratori
2) si mette bene in chiaro che accettiamo di sostenere gli scissionisti PD in cambio del riconoscimento come di valori assolutamente imprescindibili per la società di
"diritti del lavoro",
"welfare",
"mobilità sociale" (che significa sanità e soprattutto enormi investimenti nella scuola pubblica).
Dopodiché ragazzi le cose andranno da sole, non esisterà nessun "dissenso canalizzato" o depotenziato perché, per motivi molto pratici di tipo economico e politico, ci si troverà obbligati a estendere sempre di più questi "diritti" di cui avremo ottenuto il riconoscimento come "valori fondanti" raggiungendo, e in tempi piuttosto brevi, il punto in cui sarà ineludibile il conflitto con le forze che vogliono imporre il sistema del "dominio e sfruttamento".
Ho semplificato molto per non essere troppo prolisso ma invito tutti i lettori a rifletterci su tenendo conto che Grillo (purtroppo) è fallito il che avrà anche una sua spiegazione, direi...
P.S.: Riassumendo ancora di più: le politiche socialdemocratiche ci riporteranno alla situazione di fine anni '70, quando le oligarchie hanno messo in atto il loro piano di limitazione della democrazia coadiuvati dalla classe media che ha avuto la funzione di utile idiota del potere.
In quel momento storico stava per avvenire l'epocale cambiamento di mentalità che avrebbe dato una svolta alla Storia; oggi se la classe media e i lavoratori si uniranno contro le oligarchie torneremo a quel momento politico di fine anni '70 ma se l'alleanza sarà salda e ben strutturata non sarà più possibile alcun disegno tecnocratico oligarchico liberista e la Storia finalmente potrà seguire il suo corso naturale che DEVE andare verso una mentalità comunitaria.
Che Landini sia funzionale al sistema, e per questo ben accetto, è chiaro come il sole.
La prova del 9, che non sbaglia mai un colpo, è la visibilità mediatica offerta al soggetto. Non basta certo la naturale simpatia di Landini a spiegarla.
Questo sistema alleva i suoi sostenitori e si crea i suoi "nemici", allo stesso modo, così da essere autosufficiente nella rappresentazione del mondo da offrire in pasto alle masse dabbene.
Nel momento in cui i sindacati storici hanno esaurito la loro spinta e sopravvivono come zombi, ad es. prestando i servizi CAF, un sindacalista puro, ammesso che ne esistano ancora nonostante tutto, deve fare un grande salto di qualità, per avere una visione complessiva e completa dei problemi delle classi sociali rappresentate e dei nuovi ruoli che sono costrette ad assumere.
Cremaschi sembrava averci provato, ma evidentemente non basta, siamo ancora all'anno zero di un sindacalismo più maturo e più politicizzato sulla totalità dei temi che riguardano le moderne società. Se no si resta ai Landini di turno, simpatiche marionette d'avanspettacolo.
Il punto è se davvero Landini vorrà davvero organizzare la rappresentanza di tutti quei gruppi sociali che fin'ora ne sono stati privi come sottolineato bene da militant (preciso che io non sono uno di militant). Ovvero cosa verrà fuori dallo sciopero sociale, se verrà fuori o no una struttura organizzata che rappresenti l'eterogeneo popolo di precari e disoccupati o se sarà solo un altro triste fuoco di paglia.
@anonimo 05 novembre 2014 17:11 e successivi due commenti:
Ma sei lo stesso che commenta anche su egodellarete con l'identificativo "ID"? Mi sembra che diciate le stesse cose. E credo anche che le tue tesi siano da ponderare con cura. A patto però di salvaguardare alcuni punti fermi (IMHO).
I) le posizioni più radicali possono allearsi con un PD socialdemocratico, ma senza rinunciare a costruire una loro identità.
II) condizioni imprescindibili per qualsiasi alleanza devono essere l'uscita dall'euro e la denuncia di Maastricht. Fissati questi due paletti, è ovvio che la competizione per la leadership dentro l'alleanza (chiamiamola "keynesiana") debba andare al più forte.
Tutto bene dunque (IMHO), ma resta da vedere cosa succederà nel PD...
Per il momento rilevo che Cuperlo va da Illo, Fassina sarà il 22 con Sinistra contro l'euro... e il saggio Giacchè fa l'una e l'altra cosa.
Sì, sono io ma devo fare ammenda nei confronti di Sollevazione.
Diciamo che la sostanza del mio post la confermo in toto ma nel dettaglio ho preso una cantonata per aver letto troppo in fretta il post di Piemme.
Non hanno accennato nemmeno minimamente all'ipotesi di una scissione o al comportamento e ai piani dei vari Civati, Fassina etc; hanno invece detto che Landini forse per ignoranza o forse per altre ragioni potrebbe fungere (o essere) la quinta colonna del renzismo.
La mia risposta quindi non era perfettamente in tema.
Detto questo mi fa piacere vedere che Fiorenzo si prende la pena di soffermarsi un attimo sul mio punto di vista.
Sono d'accordissimo che ognuno deve mantenere la sua identità e a questo proposito ribadisco che si tratta comunque di una fase di passaggio (per quanto indispensabile) il cui scopo principale è farci entrare una buona volta in testa che il nemico sta su un'altra sponda e se continuiamo a beccarci fra noi facciamo il suo gioco.
Sull'uscita dall'euro vorrei precisare: ognuno può mantenere i suoi punti programmatici ma IN QUESTO MOMENTO è sbagliato insistere sull'uscita perché la gente non capirebbe.
Fiorenzo, ti rendi conto cosa sta facendo il dollaro che sale a più non posso? La vedi la borsa che sale anche lei?
Lo sai cosa vuol dire?
Che oltre alla bieca finanza, una marea di gente di classe media ci sta facendo un sacco di soldi...e tu vuoi andare da loro a dirgli che bisogna far saltare tutto?
Ma lo sai in termini concreti cosa vuol dire che il dollaro è passato da 1,40 questa estate a 1,25 scarso oggi? Sono investimenti da 6 o 7% annui se tieni conto degli alti e bassi.
Solo che (attenzione) siamo sulla bolla per quanto causata da motivi se vogliamo un po' insoliti; in altre parole non c'è reale produzione, quindi non ci sono investimenti quindi non c'è più occupazione.
La lotta interna alla BCE è proprio su questo e la mia opinione è che una svolta decisa verso una politica rivolta al rafforzamento della domanda e dell'occupazione non verrà mai messa in atto; a quel punto cominceranno a venire i nodi al pettine e solo allora, non prima, si potrà parlare di uscita totale o parziale dalla moneta unica.
Se parti in quarta su quello rendi impossibile la creazione di un fronte interclassista opposto al sistema.
Siamo sul filo del rasoio, dobbiamo prevedere gli sviluppi possibili tenendo presente che il nemico ha i mezzi per rendere la situazione tollerabile al punto da depotenziare totalmente il dissenso.
E' quindi essenziale che la gente "sappia cosa volere" e per questo è necessario che in tempi rapidi si formi una visione politica da un punto di vista nuovo ossia quello "composito" di media e piccola borghesia unito a quello dei lavoratori.
Per di più non sappiamo ancora cosa vogliano fare davvero quelli dell'opposizione interna del PD; è ovvio che se non è come penso io, e quindi se non stanno realmente spingendo Renzi a perdere la calma e compiere quel passo decisivo che gli farebbe gettare la maschera di fronte agli elettori di sinistra, allora stiamo chiacchierando del nulla.
Osserviamo gli sviluppi e cerchiamo di essere pronti quando ci sarà da dover prendere posizione.
Ripeto: se si imposta la lotta adesso su euro sì/euro no si polarizza lo scontro prima di aver formato il fronte e quindi si regalano forze al "nemico".
Poi c'è Grillo che sonderà il terreno col suo referendum "fittizio" e lì avremo una prima indicazione sull'opportunità o meno di iniziare subito dalla rottura senza mediazioni iniziali.
Non polarizzare la lotta su euro sì/no è un problema degli (eventuali) scissionisti piddini. Essere per l'uscita dall'euro, e rivendicarlo come il minimo sindacale, è appunto quello che ci distingue dai civatiani. Altrimenti tanto varrebbe iscriversi al PD corrente Civati.
Petché immagino tu stia parlando di un'alleanza, o no? Che senso avrebbe allearsi se si è uguali? A quel punto ci si unisce (appunto: l'Unione di prodiana memoria). Cheese.
Ma sì, non ho detto che dovete cambiare voi; l'alleanza però anche se la si fa fra diversi deve avere degli scopi in comune, sennò si fa prima a farsi la guerra, no?
Allora se dici che condizione imprescindibile per l'alleanza deve essere l'uscita dall'euro stai dicendo che non ammetti chi ancora non la pensa come te.
Io invece sostengo che per adesso il terreno condiviso non è su euro sì o euro no perché c'è un fattore unificante più importante che è il nemico.in comune.
Probabilmente mi sbaglio e certamente riuscirete a creare un'alleanza interclassista fondata principalmente sull'abbandono della moneta unica.
Credo di non essermi spiegato. La prospettiva che hanno in mente i compagni di Sinistra Contro l'euro e che io, che NON sono di Sinistra contro l'euro ma di ARS, personalmente (underline: "personalmente") condivido, è quella di un CLN.
Ora in un CLN tutti (repetita iuvant: TUTTI) devono mettere da parte le rivendicazioni più identitarie. Lo deve fare Sinistra contro l'euro, dovrà farlo ARS, dovranno farlo tutti quelli che aderiranno al CLN. Compresi, ovviamente, i civatiani.
Se così non fosse, tanto varrebbe iscriversi al PD corrente Civati (ma qui mi sto ripetendo).
In pratica ti sto dando PIENAMENTE ragione, perché è ovvio che i civatiani devono sposare il keynesismo (e quindi voltare le spalle all'euro e al liberismo), così come ognuno di noi deve accettare il keynesismo rimandando ad altra data il proprio "particulare".
Tutto ciò è pacifico, per cui non capisco il tuo insistere. A meno che tu non sia uno di quelli che penZano che si possano fare politiche keynesiane sotto la cappella della BCE. Oppure uno che, sotto sotto, penZa: "voi non contate un cazzo, ergo venite almeno a dare una mano ai buoni del PD".
Se sei uno di questi, allora (please) parla chiaro, che famo prima.
Cari ragazzi, non perdetevi questo importante articolo di Evans Pritchard.
http://www.telegraph.co.uk/finance/comment/ambroseevans_pritchard/11211973/Mario-Draghis-efforts-to-save-EMU-have-hit-the-Berlin-Wall.html
Sollevazione aveva predetto per tempo che saremmo arrivati a uno showdown con la Germania (e qualsiasi cittadino non idiota, ossia una sparuta minoranza, sapeva che saremmo andati a finire così) ma la cosa interessante è che questo rivelerà anche ai più ostinati che la questione "euro sì/euro no" è solo un abito pret a porter che sta bene a tutti. Anzi io azzardo che in un futuro non lontanissimo potrebbe stare bene anche a un Renzi, qualora i tedeschi si rivelassero ancora più imbecilli di quanto da secoli siano internazionalmente riconosciuti.
Evans Pritchard arriva a vaticinare addirittura un Mario Draghi presidente della repubblica che torna alla lira svalutando come vendetta ai crucchi che lo stanno esautorando...
Chi insiste miopemente su euro sì o no si vedrà strappare il giocattolino di mano dal primo furbacchione che passa che se ne approprierà per ricavarne lui tutti i vantaggi possibili; non a caso solo pochi giorni fa ARS si è incazzata perché Salvini gli ha fregato il termine "sovranismo", altro pret a porter privo di autentico significato politico quindi buono per chiunque voglia racimolare consenso a buon mercato).
Cerchiamo di focalizzarci sui contenuti politici invece che sulle soluzioni miracolistiche low cost. A noi adesso deve interessare il concretamente realizzabile che significa:
1) diritti del lavoro
2) welfare di stato che deve essere sacro (quindi sanità e una scuola pubblica che deve diventare un gioiello)
3) investimenti pubblici in funzione di riattivazione della domanda e di stimolo agli investimenti privati
Invece la gente abboccherà come un branco di merluzzi ai proclami di abbandono del "giogo eurista pluto-tecnocratico" (A noi!), si focalizzerà sull'istanza insignificante ma sensazionale (l'uscita dall'euro) e invece di ribellarsi finalmente a un sistema si consegnerà legata mani e piedi all'ennesima élite della minchia.
Aridaje...
Cito:
"è ovvio che i civatiani devono sposare il keynesismo (e quindi voltare le spalle all'euro e al liberismo)"
Oh...l'euro per adesso devi scordartelo. Quello che invece si deve e soprattutto si può concretamente pretendere è che voltino le spalle al liberismo; questo sì è un punto chiave ma l'euro è una questione indipendente dal liberismo e in ogni caso diventerà veicolabile (e discutibile) politicamente solo in seguito.
Ragazzi o si fa in fretta o in barba alle opposizioni interne l'Europa va a gambe all'aria da sola PERCHE' I TEDESCHI SECONDO ME VOGLIONO USCIRE e in quel caso (cioè con noi divisi in gruppuscoli e la "gestione" lasciata interamente ai soliti noti) ci becchiamo una svalutazione competitiva unita a delle feroci politiche di austerità che se non lo avete capito è un tipo di cocktail al confronto del quale Monti era acqua e zucchero (per non parlare di quello che succederà alla democrazia in generale...).
Chiediamo un parere a Brancaccio il 22, non vi pare?
Che " l'euro è una questione indipendente dal liberismo" è un punto sul quale sono in TOTALE disaccordo.
Provo a spiegare perché l'euro è consustanziale al liberismo (o almeno all'euroliberismo, che del liberismo è una versione estrema).
Se in un'area di libero scambio ma con monete diverse un paese fa politiche di compressione salariale ottiene questo bel risultato:
1) esporta di più, quindi la sua moneta si rivaluta e perde gran parte del vantaggio competitivo
2) deprime il suo mercato interno
L'euro serve proprio a consentire la compressione salariale senza pagare lo scotto della rivalutazione. In tal modo la depressione del mercato interno è compensata dal surplus delle esportazioni. Ovviamente gli altri paesi dell'area di libero scambio devono seguirlo sulla strada della compressione salariale. E il gioco è fatto.
Quanto al parere di Brancaccio, eccolo qua: Una sinistra degna di questo nome dovrebbe prendere atto che l'euro è insostenibile.
IMHO - L'euro è consustanziale al liberismo
Allora.
Intanto sull'euro e il liberismo ecco questo commento di Sollevazione:
"Non è vero che essere contro il neoliberismo equivale ad essere no-euro. Magari fosse così! I neoliberisti sono anche nello schieramento no-euro: vedi Lega Nord e non solo.
Com'è del resto vero che nello schieramento anti-liberista esistono forze pro-euro: classico esempio la Lista Tsipras."
http://sollevazione.blogspot.it/2014/10/la-puttana-e-il-demone-di-piemme.html?showComment=1414431700311&m=1#c7047482109505117265
Su Brancaccio:
a) Brancaccio ha sempre detto che mettendo in atto una vera unione fiscale e con politiche "non di austerità" quindi "keynesiane l'Europa dell'euro avrebbe avuto un senso.
Infatti nell'articolo da te citato scrive:
"...non vedo svolte di politica economica all’orizzonte. La mia opinione è che i paesi del Sud Europa avrebbero dovuto insistere sul fatto che in gioco è il futuro non solo della moneta unica ma anche del mercato unico europeo. Solo così, forse, avremmo potuto persuadere i tedeschi. Ma una trattativa del genere non è mai nemmeno iniziata. Ora mi sembra tardi. Il problema è che, come è stato ormai evidenziato dalla più autorevole letteratura scientifica, insistere con le politiche di austerity e di precarizzazione significa accrescere i divari tra paesi forti e paesi deboli. A lungo andare, come segnala il “monito degli economisti”, la forbice risulterà insostenibile e ai decisori politici non resterà altro che una scelta tra modi alternativi di uscita dall’eurozona, ognuno dei quali può avere effetti diversi sulle diverse classi sociali."
Quindi sta dicendo che bisogna prendere atto che non esiste la volontà politica di tenere insieme l'Europa NON che l'euro è liberista o che l'Unione in sé stessa impossibile e dannosa.
b) come ormai sto cercando di dire da giorni senza successo (parlo in turco evidentemente) IL PROBLEMA NON E' CAPIRE O PREDICARE CIO' CHE E' GIUSTO O SBAGLIATO ma far sì che diventi veicolabile politicamente ossia presso un numero consistente di cittadini.
Se Brancaccio esorta la sinistra a rendersi conto che l'euro è insostenibile SIGNIFICA CHE LA SINISTRA (la sinistra!!! Figurati la destra moderata...) non lo capisce...non ti pare...?
E se la sinistra non lo capisce come cacchio vuoi che lo capisca la destra SE NON NEI TERMINI FASCISTI ALLA SALVINI, MELONI, CASA POUND ETC ETC???
Quindi sto dicendo (sapendo che tanto non verrà recepito) che ADESSO parlare di uscita "di sinistra" dall'euro sarebbe sbagliato perché ADESSO il tema del giorno da far passare è la necessità di politiche keynesiane.
INFATTI sai cosa succederà se i tedeschi si impuntano? Che la bandiera dell'uscita se la prende magari Renzi ma col cavolo che ti farà le politiche keynesiane, tanto è vero che nell'articolo che ho linkato sopra Evans Pritchard dice che a fare la svalutazione competitiva con la lira sarà...MARIO DRAGHI!
O se la prenderanno Lega e Fratelli d'Italia che SONO A FAVORE DEI TAGLI DI TASSE E DI SPESA PUBBLICA ossia ritengono lavoro dipendente e ruolo dello stato come una specie di parassiti della società.
Se si vuole fare una cosa seria si punta verso un interclassismo di matrice socialdemocratica che unisca media borghesia (imprenditori, professionisti) e lavoratori.
In seguito la socialdemocrazia SE APPUNTO VERRA' CONFIGURATA COME LOTTA ALLE OLIGARCHIE IN NOME DEL (provvisorio) KEYNESISMO aprirà automaticamente le porte a dei cambiamenti molto più radicali della società che comporteranno la presa in considerazione di sistemi alternativi rispetto al capitalismo novecentesco.
In sostanza torneremo a una situazione simile agli anni '70 in cui stava per avvenire il grande cambiamento ma con la differenza che questa volta le oligarchie saranno il nemico riconosciuto e non potranno mettere in atto il tentativo neo liberista, tecnocratico e anti democratico iniziato verso il 1975.
Ecco, chiedi questo a Brancaccio...
Vabbè, ci stiamo ripetendo. Non siamo d'accordo. Tirremm'innanz!
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