6 novembre. Dopo svariati e snervanti giorni di sciopero ad oltranza, di blocchi 24h alle portinerie sui tre turni, e all'uscita delle merci, di presidi permanenti in comune ed in prefettura; malgrado il minaccioso "allarme meteo" centinaia di lavoratori dell'Ast si sono recati a Roma sotto il Ministero dell'economia, dove si riapriva il tavolo negoziale. [Nella foto accanto l'arrivo degli operai Ast sotto il Ministero]
Dopo sette ore di presidio dell'ingresso del Ministero, senza che i sindacati si fossero degnati di informare i presenti sull'andamento della trattativa (mentre le agenzie battevano le indiscrezioni) un membro della Rsu scendeva in strada a presentare l'accordo raggiunto. Ci dice al megafono che l'accordo prevede il reingresso al lavoro del personale amministrativo (impiegati). Il pretesto è la consegna degli stipendi di ottobre (spacciata come vittoria). Vergognoso trucco: le buste paga erano già pronte e comunque per farle non servono tutti gli amministrativi come chiesto dall'Azienda. Si tratta di fatto della rottura dello sciopero.
E' esplosa subito la rabbia operaia, la contestazione dei lavoratori, che han subito capito che si trattava di una bidonata, di una vergognosa concessione alla Thyssen. Subissato dai fischi e dalle grida il membro della Rsu deve lasciare la parola a Landini.
I sindacati collusi han mandato quindi avanti Landini a giustificare l'inciucio. Non ha fermato le contestazioni. Qui sotto il video che riprende tutta la scena. Domani pubblicheremo un altro video in cui Landini, contestato da un operaio, ostenta la sua arroganza, sintomatica della sua difficoltà a giustificare l'ingiustificabile.
Più sotto il commento a caldo di Sergio Bellavita della Rete 28 Aprile. (ci scusiamo coi lettori per la fretta, torniamo da una giornata campale)
Vertenza Ast Terni: la Fiom non tiene
di Sergio Bellavita
Dopo sette ore di presidio dell'ingresso del Ministero, senza che i sindacati si fossero degnati di informare i presenti sull'andamento della trattativa (mentre le agenzie battevano le indiscrezioni) un membro della Rsu scendeva in strada a presentare l'accordo raggiunto. Ci dice al megafono che l'accordo prevede il reingresso al lavoro del personale amministrativo (impiegati). Il pretesto è la consegna degli stipendi di ottobre (spacciata come vittoria). Vergognoso trucco: le buste paga erano già pronte e comunque per farle non servono tutti gli amministrativi come chiesto dall'Azienda. Si tratta di fatto della rottura dello sciopero.
All'ingresso del Ministero oggi |
E' esplosa subito la rabbia operaia, la contestazione dei lavoratori, che han subito capito che si trattava di una bidonata, di una vergognosa concessione alla Thyssen. Subissato dai fischi e dalle grida il membro della Rsu deve lasciare la parola a Landini.
I sindacati collusi han mandato quindi avanti Landini a giustificare l'inciucio. Non ha fermato le contestazioni. Qui sotto il video che riprende tutta la scena. Domani pubblicheremo un altro video in cui Landini, contestato da un operaio, ostenta la sua arroganza, sintomatica della sua difficoltà a giustificare l'ingiustificabile.
Più sotto il commento a caldo di Sergio Bellavita della Rete 28 Aprile. (ci scusiamo coi lettori per la fretta, torniamo da una giornata campale)
Vertenza Ast Terni: la Fiom non tiene
di Sergio Bellavita
E' terminato da molto l'incontro tra le organizzazioni sindacali, i vertici di ThyssenKrupp e il ministro Guidi quando sotto il ministero dello sviluppo economico di via Molise, nella totale assenza di informazioni dirette ai lavoratori, cominciano a circolare negli smartphone degli operai ,giunti da Terni per difendere l'acciaieria e il loro futuro, foto dei testi di un accordo firmato dai sindacati che sospenderebbe lo sciopero per tutte le aree amministrative in cambio del pagamento degli stipendi e del mantenimento della trattativa a partire da lunedì 10 (...)
Nei giorni scorsi la multinazionale tedesca ha messo in campo il più bieco e classico dei ricatti contro lavoratori in lotta e che avranno la busta paga di novembre pesantemente leggera per le lotte di queste settimane: o si rientra a lavorare o niente stipendio di ottobre! Gli operai rumoreggiano sempre di più per la mancanza del sindacato che spieghi loro cosa sta succedendo, mentre il fatto che le decine di giornalisti presenti battano agenzie sui contenuti dell'intesa mentre loro sono all'oscuro di tutto non fa che crescere la tensione. Ci vorrà ancora un'ora prima che la delegazione sindacale scenda. Alle 15.20 circa eccoli finalmente. La lettura di un comunicato congiunto Fim-Fiom-Uilm-Fismic-Uglm è affidata a un funzionario con il megafono che stenta a farsi ascoltare perché sovrastato da urla fischi e insulti.
Il comunicato, gelido, conferma l'accoglimento della sospensione dello sciopero in tutti i reparti amministrativi in virtù di una disponibilità dell'azienda alla revisione del piano industriale ed al pagamento delle retribuzioni di ottobre.
La parola passa a Landini ma le proteste non cessano. Il segretario Fiom tenta di spiegare che non si è ceduto nulla, che dai cancelli non uscirà un bullone e che gli scioperi proseguono. Un intervento tutto in difesa che cerca di affermare la tesi del primo buon risultato quale frutto delle lotte.
I pochi applausi non riescono a controbilanciare i fischi, le urla, gli insulti o il silenzio attonito dei più che non hanno compreso per quale ragione il sindacato, compresa la Fiom e compreso Landini, abbiano accettato la sospensione dello sciopero in alcune aree senza aver ottenuto garanzie sul futuro dell'acciaio, della città.
I lavoratori che erano presenti al ministero non sono una semplice parte dell'azienda, sono il nerbo di chi sta sostenendo le lotte di questi mesi. Il loro giudizio vale mille volte quello di un amministrativo o di chi ha partecipato passivamente a questo lungo conflitto. E il loro è un giudizio drammaticamente negativo. La ThyssenKrupp pretendeva la ripresa della produzione senza condizioni. Sapeva che non l'avrebbe mai ottenuta senza un risultato concreto sulle prospettive dell'acciaio Ternano. Si è quindi accontentata di una sospensione dello sciopero in tutte le aree amministrative che certo non potranno far uscire le merci o produrre alcunché ma realizzano il fatto che è passata l'azienda. Questo chi lotta lo percepisce subito. Basta vedere i volti tiratissimi e ascoltare i capannelli di operai che litigano e urlano furiosamente tra loro per capire chi è passato e chi ha ceduto. Da domani il blocco totale dei cancelli non c'è più. Cosa abbia ottenuto il sindacato in cambio non è chiaro a nessuno. Così operai in sciopero e in presidio vedranno passare loro davanti gli autorizzati al lavoro. Questa è la vittoria concreta dell'azienda. Quello che gli serviva per spezzare l'unità dei lavoratori, fiaccare la loro resistenza e minare la credibilità di un sindacato che non può vantare una vittoria, nemmeno parziale, perché non c'è alcuna vittoria. Forse c'è un'apertura, uno spiraglio, una promessa di revisione del piano industriale, troppo poco tuttavia per sottovalutare l'impatto di questo cedimento sulle lotte e sventare il rischio di cadere nella strategia di sfiancamento da parte dell'azienda e del governo. Vogliamo sperare che sia solo un passo falso e che nella trattativa di lunedì e nei prossimi giorni si possa recuperare una vertenza che ha reso evidente una grande disponibilità a lottare anche in maniera radicale. Pur nella consapevolezza della durezza del ricatto della multinazionale tedesca e della difficoltà di tenere tutti insieme, continuiamo a pensare che un crescendo di mobilitazione così radicale si può fermare o rallentare solo quando si vince, quando insieme a chi lotta si decide ogni passaggio della vertenza. Questa sospensione parziale dello sciopero andava discussa prima di condividerla al ministero. Così non è purtroppo stato. E i sindacati sono apparsi nuovamente indistinguibili e lontani dal battagliero sentimento prevalente. Il fattore determinante della vittoria storica nella lotta dei 21 giorni alla Fiat di Melfi nel 2004 è stato esattamente questo. Mentre i vertici pretendevano la rimozione dei blocchi come condizione per trattare i lavoratori e la Fiom dissero no. La trattativa si doveva fare in sciopero totale, a blocchi in piedi. Fiat fu così costretta a sedersi al tavolo, per la prima volta nella sua storia, a fabbrica ferma. Nelle vertenze questi non sono elementi secondari. Fanno esattamente lo scarto tra vincere e perdere. I padroni lo sanno bene. Toccava alla Fiom, anche oggi, fare la differenza nella vertenza delle acciaierie di Terni dopo le manganellate della polizia di Alfano e Renzi. Doveva assumersi l'onere di alzare il livello dello scontro sino all'occupazione dello stabilimento. Ha deciso un'altra strada, speriamo non disastrosa per i lavoratori.
Nei giorni scorsi la multinazionale tedesca ha messo in campo il più bieco e classico dei ricatti contro lavoratori in lotta e che avranno la busta paga di novembre pesantemente leggera per le lotte di queste settimane: o si rientra a lavorare o niente stipendio di ottobre! Gli operai rumoreggiano sempre di più per la mancanza del sindacato che spieghi loro cosa sta succedendo, mentre il fatto che le decine di giornalisti presenti battano agenzie sui contenuti dell'intesa mentre loro sono all'oscuro di tutto non fa che crescere la tensione. Ci vorrà ancora un'ora prima che la delegazione sindacale scenda. Alle 15.20 circa eccoli finalmente. La lettura di un comunicato congiunto Fim-Fiom-Uilm-Fismic-Uglm è affidata a un funzionario con il megafono che stenta a farsi ascoltare perché sovrastato da urla fischi e insulti.
Il comunicato, gelido, conferma l'accoglimento della sospensione dello sciopero in tutti i reparti amministrativi in virtù di una disponibilità dell'azienda alla revisione del piano industriale ed al pagamento delle retribuzioni di ottobre.
La parola passa a Landini ma le proteste non cessano. Il segretario Fiom tenta di spiegare che non si è ceduto nulla, che dai cancelli non uscirà un bullone e che gli scioperi proseguono. Un intervento tutto in difesa che cerca di affermare la tesi del primo buon risultato quale frutto delle lotte.
I pochi applausi non riescono a controbilanciare i fischi, le urla, gli insulti o il silenzio attonito dei più che non hanno compreso per quale ragione il sindacato, compresa la Fiom e compreso Landini, abbiano accettato la sospensione dello sciopero in alcune aree senza aver ottenuto garanzie sul futuro dell'acciaio, della città.
I lavoratori che erano presenti al ministero non sono una semplice parte dell'azienda, sono il nerbo di chi sta sostenendo le lotte di questi mesi. Il loro giudizio vale mille volte quello di un amministrativo o di chi ha partecipato passivamente a questo lungo conflitto. E il loro è un giudizio drammaticamente negativo. La ThyssenKrupp pretendeva la ripresa della produzione senza condizioni. Sapeva che non l'avrebbe mai ottenuta senza un risultato concreto sulle prospettive dell'acciaio Ternano. Si è quindi accontentata di una sospensione dello sciopero in tutte le aree amministrative che certo non potranno far uscire le merci o produrre alcunché ma realizzano il fatto che è passata l'azienda. Questo chi lotta lo percepisce subito. Basta vedere i volti tiratissimi e ascoltare i capannelli di operai che litigano e urlano furiosamente tra loro per capire chi è passato e chi ha ceduto. Da domani il blocco totale dei cancelli non c'è più. Cosa abbia ottenuto il sindacato in cambio non è chiaro a nessuno. Così operai in sciopero e in presidio vedranno passare loro davanti gli autorizzati al lavoro. Questa è la vittoria concreta dell'azienda. Quello che gli serviva per spezzare l'unità dei lavoratori, fiaccare la loro resistenza e minare la credibilità di un sindacato che non può vantare una vittoria, nemmeno parziale, perché non c'è alcuna vittoria. Forse c'è un'apertura, uno spiraglio, una promessa di revisione del piano industriale, troppo poco tuttavia per sottovalutare l'impatto di questo cedimento sulle lotte e sventare il rischio di cadere nella strategia di sfiancamento da parte dell'azienda e del governo. Vogliamo sperare che sia solo un passo falso e che nella trattativa di lunedì e nei prossimi giorni si possa recuperare una vertenza che ha reso evidente una grande disponibilità a lottare anche in maniera radicale. Pur nella consapevolezza della durezza del ricatto della multinazionale tedesca e della difficoltà di tenere tutti insieme, continuiamo a pensare che un crescendo di mobilitazione così radicale si può fermare o rallentare solo quando si vince, quando insieme a chi lotta si decide ogni passaggio della vertenza. Questa sospensione parziale dello sciopero andava discussa prima di condividerla al ministero. Così non è purtroppo stato. E i sindacati sono apparsi nuovamente indistinguibili e lontani dal battagliero sentimento prevalente. Il fattore determinante della vittoria storica nella lotta dei 21 giorni alla Fiat di Melfi nel 2004 è stato esattamente questo. Mentre i vertici pretendevano la rimozione dei blocchi come condizione per trattare i lavoratori e la Fiom dissero no. La trattativa si doveva fare in sciopero totale, a blocchi in piedi. Fiat fu così costretta a sedersi al tavolo, per la prima volta nella sua storia, a fabbrica ferma. Nelle vertenze questi non sono elementi secondari. Fanno esattamente lo scarto tra vincere e perdere. I padroni lo sanno bene. Toccava alla Fiom, anche oggi, fare la differenza nella vertenza delle acciaierie di Terni dopo le manganellate della polizia di Alfano e Renzi. Doveva assumersi l'onere di alzare il livello dello scontro sino all'occupazione dello stabilimento. Ha deciso un'altra strada, speriamo non disastrosa per i lavoratori.
3 commenti:
Questo mi sembra un esempio molto probante di quello che succede se in una lotta contro i padroni non si riesce a formare uno schieramento interclassista.
Gli impiegati, come era ampiamente prevedibile (perché succede sempre cosí in qualsiasi azienda), hanno mollato ovviamente gettando nello scompiglio gli operai.
Questo può succedere in una situazione in cui gli impiegati "sentono" di avere una possibilità di accordi separati il che corrisponde a quel ruolo sociale per l'adempimento del quale è stata creata la middle class e cioè fare da cuscinetto con le classi subalterne (in sostanza "sorvegliandole" e aiutando i dominanti nell'estrazione di plus valore).
Il fatto nuovo però, quello che potrebbe far saltare le regole del gioco con esiti imprevedibili, è che la classe media oggi (ossia il corrispondente degli impiegati nella lotta di Terni) è sotto attacco come lo è stata la classe lavoratrice ai tempi di Thatcher e Reagan.
Allora il segreto per vincere questa guerra epocale è quello di allearsi con quegli esponenti della borghesia "locale" che hanno capito la situazione (e ce ne sono molti) impegnandosi la massimo per diffondere consapevolezza anche negli altri che sono un po' più in ritardo in quanto a comprensione.
E lí occorre saper "vendere" il prodotto a gente tendenzialmente non generosissima e molto diffidente quindi, forse, non sarebbe il caso di partire sparati con proposte di rottura radicale che notoriamente non sono molto amate dal medio borghese tipico.
all'anonimo sopra
Nella città di Terni la solidarietà, almeno sul piano formale, è pressoché totale. Tutti i ceti sociali sono solidali con le maestranze della ThyssenKrupp. Di fatto c'è già quella che chiami "alleanza interclassiata", con gli operai come forza motrice. Il problema non è teorico, è pratico, ed è che alla testa dei lavoratori ci sono i sindacati, sindacati che per loro natura sono organismi di mediazione del conflitto e pieni di venduti.
Poi tutti questi ceti borghesi "alleati" al momento decisivo dove stanno? che fanno? chi li rappresenta? dove sono i loro rappresentanti? Nemmeno i grillini abbiamo visto in queste settimane di sciopero. Degli altri partiti nemmeno l'ombra...
E questo mi pare che chiarisca definitivamente quale sia il vero ruolo che svolgerà Landini: un leader affidabile per il potere. Esattamente come ipotizzato nel precedente articolo di Piemme.
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