10 novembre.
Una cosa è certa: la nuova legge elettorale sarà fortemente antidemocratica, probabilmente assai peggiore dello stesso Porcellum.
Restano invece incerti i tempi, i modi, e la maggioranza che darà vita al nuovo mostro. Ma il bello è che questa incertezza verrà sciolta solo attraverso un intricato gioco di ricatti, a tutto campo, tra due personaggi davvero degni dell'orribile stagione politica che vive il Paese: il pregiudicato e lo spregiudicato, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.
Soffermiamoci su questo aspetto. Secondo la Repubblica di oggi, ormai organo ufficiale dei poteri che contano, Renzi avrebbe dato un ultimatum a Berlusconi: o un sì entro le 21 di stasera al nuovo Italicum con premio di maggioranza solo alle liste e non più alle coalizioni, oppure rottura del "Patto del Nazareno", secondo uno schema che prevederebbe l'approvazione della legge elettorale con l'attuale maggioranza di governo, magari allargata a Fratelli d'Italia, a Sel e alle frattaglie fuoriuscite dal M5S, in virtù dell'abbassamento della soglia di sbarramento dal 5 al 3%.
L'operazione si completerebbe con la ricerca di un accordo con il partito di Grillo sul nome del nuovo presidente della repubblica. Un presidente che a quel punto avrebbe come primo compito quello di sciogliere le camere per convocare nuove elezioni politiche anticipate. Lì Renzi, grazie ad un premio di maggioranza che in Europa esiste in una forma assai simile solo in Grecia, otterrebbe quella maggioranza assoluta sognata, ma mai ottenuta, da tutti i premier da De Gasperi in poi.
Lo schema dello spregiudicato è dunque chiaro. Esso è perfino "troppo perfetto" per potersi davvero realizzare. Ma quale sarà la risposta del pregiudicato? Mentre il suo partito fibrilla, egli è asserragliato ad Arcore con i figli, la fidanzata, i suoi avvocati e soprattutto i vertici delle aziende di famiglia.
Una scenetta irreale eppur vera, degna della strutturazione politica consegnataci dalla seconda repubblica. Per anni abbiamo contestato, con mille ragioni, la macchiettistica foto del potere berlusconiano che veniva diffusa dagli antiberlusconiani di professione. Non che quella foto fosse irrealistica, semplicemente essa mostrava solo una parte della realtà, volendo invece occultare la sostanza di politiche quasi sempre condivise nella loro essenza dal centrosinistra antiberlusconiano.
Ora, però, nel momento in cui la politica è tutta in mano al Pd, o meglio al PdR (Partito di Renzi), della vecchia destra berlusconiana resta solo il patetico declino di un capo esclusivamente proteso alla tutela dei propri interessi. Interessi che passano dalla gestione, e dunque dal controllo, dei voti parlamentari di cui ancora dispone.
In breve: Berlusconi può spianare la strada a Renzi (e finora l'ha fatto), ma vuole in cambio due garanzie, entrambe di carattere strettamente personale. La prima garanzia riguarda le sue vicende giudiziarie, tutte messesi non casualmente al "bello" dopo aver stretto il "Patto del Nazareno". La seconda riguarda invece il futuro delle sue aziende, che passa anche, per non dire soprattutto, dalla volontà politica di continuare a consentire un così consistente monopolio privato nel campo televisivo.
Da chi possono arrivare queste garanzie? Secondo l'interessato, ma ancor più secondo i consigliori più ascoltati (Letta e Verdini) queste possono venire solo da un nuovo Presidente della repubblica eletto con i voti decisivi di Forza Italia.
Le annunciate dimissioni di Napolitano sono dunque sembrate arrivare al momento giusto per tentare un non facile gioco di incastri. Ma ci sono due complicazioni. La prima di carattere personale, la seconda squisitamente politica.
In primo luogo, mettetevi nei panni del pregiudicato, vi fidereste voi della parola dello spregiudicato? In altri termini, non è troppo rischioso dare a Renzi quel che gli interessa (la legge elettorale) per poi mettersi nelle mani di un parlamento poco controllabile per avere al Colle un nome ben accetto?
In secondo luogo, non esiste solo il soggetto fisico Silvio Berlusconi, esiste anche, almeno in teoria, un soggetto politico chiamato Forza Italia. Ora è vero che questo soggetto politico esiste solo in virtù del soggetto fisico, ma resta il fatto che il ceto politico di Forza Italia deve pur cominciare a badare a se stesso, anche fosse solo guardando al mero risultato di una non facile rielezione.
Ecco la fotografia di queste ore. Il fatto è che questa non è solo l'immagine di un vecchio boss in decadenza, essa è invece la fedele rappresentazione dell'odierna politica italiana. Una politica nella quale lo spregiudicato si gioca a carte la democrazia, dove le soglie di sbarramento si spostano non in nome di una minore o maggiore democraticità della legge elettorale, dove le preferenze potranno esservi oppure no, ma non alla luce della sentenza della Consulta, ma solo per le immediate convenienze del signor Matteo Renzi. Al quale interessa solo una cosa: trasformare il suo partito di maggioranza relativa in maggioranza assoluta, con un gruppo parlamentare di peones asserviti ed obbedienti.
E' lui, lo spregiudicato, il vero simbolo del degrado in cui il Paese sta precipitando. Certo non è il solo responsabile. Ma non è neppure un caso che egli sia alla fine sgorgato, come il suo più naturale prodotto, dal marciume di un intero ventennio.
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