29 novembre
Il salva-Juncker: un Fondo senza fondi a cui nessuno crede
I famosi 300 miliardi di investimenti dell'Unione Europea sono dunque arrivati. C'è solo un dettaglio: sono solo 21, ed a guardar meglio soltanto 5. Magie della finanza creativa. Mica hanno messo lì per caso un lussemburghese...
Il giorno prima della presentazione del piano Juncker a Strasburgo è arrivato Papa Francesco ed ha parlato di «nonna Europa», di un soggetto ancora alla ricerca della sua anima nonostante la non più tenera età. Una fotografia che deve aver irritato Prodi, se ha sentito il bisogno di dire che «noi la costruimmo come mamma».
Un tempo le nonne raccontavano le favole, ed alcune lo fanno ancor oggi. Nonna Europa no, lei racconta solo balle. E' questo il caso dei 300 miliardi tanto reclamati per settimane dal Bomba. Lui di balle se ne intende, ma questa volta il capo della Commissione l'ha superato.
Pressato dallo scandalo sul suo ruolo di organizzatore della grande evasione fiscale, una di quelle classiche scoperte dell'acqua calda che fanno veramente sorridere, l'ometto piazzato lì dalla Merkel ha dovuto anticipare i tempi di un annuncio previsto per fine anno. Lo ammette candidamente l'ultraeuropeista Corriere della Sera del 26 novembre, che scrive come il piano Juncker sia «un atto sostanzialmente politico e senza finanziamenti certi», un atto accelerato «per convincere gli eurosocialisti a restare nella maggioranza con gli europopolari di Juncker nel respingere la mozione di censura del M5S e dei partiti euroscettici».
E difatti, mentre il capogruppo piddino Pittella ha parlato come da copione di «fine dell'austerità», tutti i commentatori non hanno potuto fare a meno di segnalare l'inconsistenza del piano, la sua tardività, la sua inadeguatezza sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. Insomma, nessuno ci crede, ma qualcuno ha il dovere istituzionale di far finta di crederci. In maniera abbastanza sintomatica, l'editoriale del Sole 24 Ore del 27 novembre ha sentito il bisogno di ricordare come il piano annunciato dalla Commissione abbia «alle sue spalle, in tema di azioni pro-crescita, il fallimento dei piani del 2008 e del 2012». Come dire, auguri!...
Ma perché questo progetto non è credibile? Intanto per l'assenza di una chiara volontà politica, ma anche e soprattutto per l'inadeguatezza delle cifre previste. L'Efsi (European fund for strategic investments), avrà un capitale di 21 miliardi, di cui 5 in denaro e 16 in garanzie. Di queste ultime solo 2 miliardi (due) verranno dal budget dell'Unione, 6 verranno recuperati da altri progetti (dunque non rappresentano un incremento di risorse destinate agli investimenti), degli altri 8 non si sa letteralmente nulla.
E già qui si capisce che siamo di fronte ad esercizio piuttosto spericolato di finanza creativa, o più precisamente di finanza imbrogliona. I 5 miliardi di denaro «vero» verrebbero invece dalla Bei (Banca europea degli investimenti), la quale però è chiamata alla prudenza dal solito Katainen, che ha già dichiarato che: «La Bei deve mantenere il suo rating da "tripla A" e non può assumersi rischi».
Ma come farà allora l'Efsi a trasformare i teorici 21 miliardi (16+5) in 315, con un effetto leva pari a 15? Misteri della fede dai quali perfino il Papa si è tenuto alla larga. Secondo gli eurocrati i 21 miliardi iniziali si trasformerebbero in 63 miliardi di prestiti (moltiplicatore 3), che attiverebbero poi i restanti 252 miliardi che arriverebbero dai privati, per raggiungere così la cifra messa già in vetrina come fosse cosa fatta di 315 miliardi.
Di questi, 240 sarebbero destinati agli investimenti strategici nei settori dell'energia, dei trasporti, della banda larga, della ricerca e dell'innovazione. Mentre i restanti 75 andrebbero invece, in varie forme, alle piccole e medie aziende.
Chi vivrà vedrà, ma a chi scrive il piano di Juncker, oltre ad essere comunque insufficiente, appare destinato al fallimento. Gli eurocrati hanno dovuto ammettere il totale insuccesso di quello varato da Barroso nel 2012, precisando subito che il nuovo piano invece funzionerà perché «più flessibile ed in grado di utilizzare più strumenti finanziari». Peccato che si dicano sempre cose del genere, come fece Barroso nel maggio 2012, quando parlò dei suoi project bond per la «crescita» come di «vino nuovo in botti nuove». Da allora non se ne è saputo più nulla.
Ma nonna Europa è avvezza a contar balle. Il Fondo senza fondi di Juncker è solo una di queste. E non è neppure particolarmente originale. Per quanto tempo potranno farlo ancora?
1 commento:
In aggiunta a quanto scritto da Mazzei non so se avete letto il seguente articolo, soprattutto la conclusione:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11/26/ue-padoan-freddo-piano-juncker-non-deciso-se-contribuire-fondo/1234831/
Dice che, per attirare loro eccellenze gli investitori, TUTTE LE EVENTUALI PERDITE DEI PRIVATI SARANNO RIMBORSATE DAL FONDO! E' LA VERSIONE ELEVATA A SECONDA POTENZA DEL PRINCIPIO PRIVATIZZARE I GUADAGNI, SOCIALIZZARE LE PERDITE! Se fosse così sarebbe uno scandalo inconcepibile, ignorato ad arte da quasi tutta la stampa di regime. A voi risulta che la cosa risponda a verità?
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