28 marzo. Di seguito la trascrizione dell'intervento che Emiliano Brancaccio fece l'11 gennaio scorso in occasione del convegno Oltre l'euro. La sinistra, la crisi l'alternativa.
«Io vorrei partire da una riflessione sulla quale si sono soffermati diversi eminenti intellettuali in questi mesi. Mi riferisco, in primo luogo, all’ipotesi di un voto al Fronte Nazionale in Francia.
Ecco, questa ipotesi è sbagliata: non si può sdoganare il voto a una forza politica di questo tipo pur di far saltare la baracca dell’Euro.
Uno dei motivi per cui ritengo sia sbagliata quella proposta politica, che seduce molti intellettuali in Francia e altrove, è che la difesa dei diritti civili, dei diritti di libertà, deve essere per noi irrinunciabile.
Qualsiasi arretramento su questo fronte sarebbe una sconfitta per le istanze di progresso che dovremmo incarnare. Anzi, noi dovremmo combattere qualsiasi istanza reazionaria e di destra proprio per sottrarre ai liberali il falso monopolio sui diritti civili, perché soltanto la critica alle politiche liberali e liberiste può portare a uno sviluppo reale dei diritti individuali. Chi oggi combatte contro l’assetto dell’Unione Monetaria Europea, e dell’Unione Europea, deve farlo con lo scopo di appropriarsi della categoria della “modernità”, senza farsi sedurre da posizionamenti favorevoli alle istanze di destra reazionarie.
Al tempo stesso, però, credo che non si debbano tenere le distanze dai movimenti di protesta, quali essi siano. C’è stata, per esempio, una polemica intorno alla partecipazione o meno al movimento dei “Forconi”. Io credo che si debba intercettare e partecipare a quel movimento. Ovviamente bisogna saperlo fare, avendo idee chiare, perché in questi nuovi scenari di protesta la concorrenza politica è tra forze antagoniste, si concorre gomito a gomito con i neofascisti. In quei contesti o si ha la forza di egemonizzare o si è egemonizzati e si tracolla. Non ci sono terze opzioni.
Alla luce di queste osservazioni, visto che le sfide sono piuttosto alte, in questi pochi minuti vorrei potervi chiamare “Compagne e Compagni”. Non so se l’amico Mosler si sentirà a suo agio in questa definizione, ma io spero di sì. Perché, vedete, la parola “compagni” se ben declinata, se viene aggiornata e modernizzata, è una definizione ecumenica ed è una definizione moderna, non è settaria. Compagni si definivano non soltanto i comunisti, ma i socialisti, i socialdemocratici, perfino i radicali!!! E i cattolici di base dicevano “Fratelli e Compagni”.
Ma non è soltanto una questione di storia. L’espressione “compagni” io credo che ci proietti anche nel futuro. Questa è un’espressione moderna e chiarisce a tutti noi che la libera espressione dell’individualità sociale avviene solo attraverso la politica di un collettivo. La liberazione individuale può essere solo il frutto di un’azione collettiva organizzata. Questo è un punto politico importante, anche perché chiarisce che se si vuole davvero intercettare il corso degli eventi storici occorre costruire grandi collettivi organizzati. Occorre, cioè, un grande sforzo di aggregazione di massa intorno a una politica condivisa.
Questo significa che bisogna avere anche il senso delle proporzioni. Io vi vedo in tanti lì stasera e questo è un bel risultato, ma dobbiamo però anche prendere coscienza del fatto che questa è una fase di piccoli gruppi, piccoli gruppi che crescono. E in quest’ottica sarebbe bene evitare protagonismi inutili che, in fin dei conti, sono il retaggio di un’ideologia individualista che è distruttiva per qualsiasi progetto politico, perché l’impresa è colossale e nessuno da solo potrà farcela. Il grande lavoro che deve essere fatto è quello su una definizione di una politica condivisa sull’individuazione di una piattaforma politica che sia aggregante e di successo. Io credo, quindi, che si debba evitare come la peste il protagonismo delle persone, la lotta tra singole individualità, la pulsione che un tempo si sarebbe definita come “gruppettara”.
Ma, al tempo stesso, credo che si debba promuovere con tutte le forze il protagonismo delle idee, la dialettica delle tesi in campo. Una dialettica anche dura, durissima, delle tesi perché bisogna realmente capire quali di esse siano realmente in grado di intercettare il corso degli eventi e, soprattutto, con quali effetti.
Io provo, quindi, a formulare una domanda, una domanda che sto cercando di porre da un po’ di tempo, sperando di essere compreso nelle mie istanze e nei miei scopi e spero, soprattutto, di poterli condividere con tutti voi. La domanda è: “esiste un rischio di una gestione gattopardesca della crisi dell’euro?”. La mia risposta è “Sì”. Esiste, cioè, il rischio che si cerchi a un certo punto di cambiare tutto, al limite perfino la moneta unica, per non cambiare in fondo niente? Per mantenere, cioè, ancora quella visione antistatuale, liberista e liberoscambista delle politiche economiche? Io dico che questo pericolo esiste e, poiché penso che uno degli scopi di fondo di iniziative politiche come la vostra debba essere quello di fare delle istanze del lavoro una categoria di interesse generale, io spero che di fronte al rischio di gestione gattopardesca della crisi noi si combatta insieme.
Come si può scongiurare questo rischio? Io credo in primo luogo chiarendo, almeno tra noi, che qualunque soluzione che anche soltanto ammicchi alla possibilità di affidarsi, in un modo o nell’altro, al libero gioco delle forze del mercato, inteso sia come movimento dei prezzi che dei cambi, è una soluzione gattopardesca, e in fin dei conti liberista, che dev’essere combattuta sul terreno dei fatti e deve essere respinta. Più in generale occorre contrastare il rischio di una gestione gattopardesca della crisi chiarendo che qualsiasi tentativo di distinguere tra Unione Monetaria Europea e Unione Europea, cioè qualsiasi tentativo di gettare via la moneta unica tenendo tuttavia in piedi il Mercato Unico Europeo, è un’opzione sbagliata che non tiene conto del fatto che la storia sta muovendosi rapida, che si rimescola, e quindi che persino parole indicibili fino a qualche tempo fa come “Protezionismo”, come “intervento pubblico nell’economia” e, concedetemelo, perfino come “Socialismo”, possono tornare in gioco.
Del resto, per chiarirci che la Storia si muove, e che può muoversi sia in un senso da alcuni auspicato che in un senso da alcuni aborrito, chi l’avrebbe mai detto appena pochi anni fa che ad Atene, tempio millenario della democrazia, che sarebbero imperversate delle strutture paramilitari di tipo neonazista? Chi l’avrebbe mai detto? La Storia muove, in un senso o nell’altro. Dipende anche da noi».
Al tempo stesso, però, credo che non si debbano tenere le distanze dai movimenti di protesta, quali essi siano. C’è stata, per esempio, una polemica intorno alla partecipazione o meno al movimento dei “Forconi”. Io credo che si debba intercettare e partecipare a quel movimento. Ovviamente bisogna saperlo fare, avendo idee chiare, perché in questi nuovi scenari di protesta la concorrenza politica è tra forze antagoniste, si concorre gomito a gomito con i neofascisti. In quei contesti o si ha la forza di egemonizzare o si è egemonizzati e si tracolla. Non ci sono terze opzioni.
Emiliano Brancaccio |
Alla luce di queste osservazioni, visto che le sfide sono piuttosto alte, in questi pochi minuti vorrei potervi chiamare “Compagne e Compagni”. Non so se l’amico Mosler si sentirà a suo agio in questa definizione, ma io spero di sì. Perché, vedete, la parola “compagni” se ben declinata, se viene aggiornata e modernizzata, è una definizione ecumenica ed è una definizione moderna, non è settaria. Compagni si definivano non soltanto i comunisti, ma i socialisti, i socialdemocratici, perfino i radicali!!! E i cattolici di base dicevano “Fratelli e Compagni”.
Ma non è soltanto una questione di storia. L’espressione “compagni” io credo che ci proietti anche nel futuro. Questa è un’espressione moderna e chiarisce a tutti noi che la libera espressione dell’individualità sociale avviene solo attraverso la politica di un collettivo. La liberazione individuale può essere solo il frutto di un’azione collettiva organizzata. Questo è un punto politico importante, anche perché chiarisce che se si vuole davvero intercettare il corso degli eventi storici occorre costruire grandi collettivi organizzati. Occorre, cioè, un grande sforzo di aggregazione di massa intorno a una politica condivisa.
Questo significa che bisogna avere anche il senso delle proporzioni. Io vi vedo in tanti lì stasera e questo è un bel risultato, ma dobbiamo però anche prendere coscienza del fatto che questa è una fase di piccoli gruppi, piccoli gruppi che crescono. E in quest’ottica sarebbe bene evitare protagonismi inutili che, in fin dei conti, sono il retaggio di un’ideologia individualista che è distruttiva per qualsiasi progetto politico, perché l’impresa è colossale e nessuno da solo potrà farcela. Il grande lavoro che deve essere fatto è quello su una definizione di una politica condivisa sull’individuazione di una piattaforma politica che sia aggregante e di successo. Io credo, quindi, che si debba evitare come la peste il protagonismo delle persone, la lotta tra singole individualità, la pulsione che un tempo si sarebbe definita come “gruppettara”.
Ma, al tempo stesso, credo che si debba promuovere con tutte le forze il protagonismo delle idee, la dialettica delle tesi in campo. Una dialettica anche dura, durissima, delle tesi perché bisogna realmente capire quali di esse siano realmente in grado di intercettare il corso degli eventi e, soprattutto, con quali effetti.
Io provo, quindi, a formulare una domanda, una domanda che sto cercando di porre da un po’ di tempo, sperando di essere compreso nelle mie istanze e nei miei scopi e spero, soprattutto, di poterli condividere con tutti voi. La domanda è: “esiste un rischio di una gestione gattopardesca della crisi dell’euro?”. La mia risposta è “Sì”. Esiste, cioè, il rischio che si cerchi a un certo punto di cambiare tutto, al limite perfino la moneta unica, per non cambiare in fondo niente? Per mantenere, cioè, ancora quella visione antistatuale, liberista e liberoscambista delle politiche economiche? Io dico che questo pericolo esiste e, poiché penso che uno degli scopi di fondo di iniziative politiche come la vostra debba essere quello di fare delle istanze del lavoro una categoria di interesse generale, io spero che di fronte al rischio di gestione gattopardesca della crisi noi si combatta insieme.
Come si può scongiurare questo rischio? Io credo in primo luogo chiarendo, almeno tra noi, che qualunque soluzione che anche soltanto ammicchi alla possibilità di affidarsi, in un modo o nell’altro, al libero gioco delle forze del mercato, inteso sia come movimento dei prezzi che dei cambi, è una soluzione gattopardesca, e in fin dei conti liberista, che dev’essere combattuta sul terreno dei fatti e deve essere respinta. Più in generale occorre contrastare il rischio di una gestione gattopardesca della crisi chiarendo che qualsiasi tentativo di distinguere tra Unione Monetaria Europea e Unione Europea, cioè qualsiasi tentativo di gettare via la moneta unica tenendo tuttavia in piedi il Mercato Unico Europeo, è un’opzione sbagliata che non tiene conto del fatto che la storia sta muovendosi rapida, che si rimescola, e quindi che persino parole indicibili fino a qualche tempo fa come “Protezionismo”, come “intervento pubblico nell’economia” e, concedetemelo, perfino come “Socialismo”, possono tornare in gioco.
Del resto, per chiarirci che la Storia si muove, e che può muoversi sia in un senso da alcuni auspicato che in un senso da alcuni aborrito, chi l’avrebbe mai detto appena pochi anni fa che ad Atene, tempio millenario della democrazia, che sarebbero imperversate delle strutture paramilitari di tipo neonazista? Chi l’avrebbe mai detto? La Storia muove, in un senso o nell’altro. Dipende anche da noi».
41 commenti:
L'ho già scritto e lo ripeto. Se fossi francese voterei la Le Pen e non perché sono disposto a tutto per uscire dall'euro. La Le Pen è l'unica che sta avendo il coraggio di sfidare le elites capitalistiche del continente .Capisco i dubbi di chi vede nel F.N. un forte arretramento sul piano dei diritti civili e dei valori etici, ma anche il giochetto di scambiare i diritti civili con i diritti sociali è funzionale al sistema. Resta solo da vedere alla prova dei fatti se la Le Pen è sincera o il tutto è solo un'abile operazione di chirurgia estetica politica. Il tempo ce lo dirà e nessuno firma cambiali in bianco e nessun voto è per sempre. Che alternativa avrebbe un disoccupato francese per cambiare la sua posizione? Se il corso della Storia, passa attraverso il F.N di Marine Le Pen in Francia bisogna farsene una ragione anche se non ci piace . La lotta per una società più libera e socialmente più giusta non si esaurisce in un voto dato in un preciso momento e in date circostanze storiche e politiche.
GioC
Bastian contrario
Ad Atene strutture neonaziste?
Nel Partenone non credo: sono del tempo di Fidia ...
Tuttavia se tornassimo indietro di parecchi secoli , con la mentalità di oggi, io penso che i trecento spartani di Leonida verrebbero sospettati di nazismo.
Erano nazionalisti sfegatati e si sono lasciati scuoiare e scannare tutti quanti per sbarrare la strada alla valanga persiana. Sarebbe stata un po' come l'invincibile macchina da conquista USA.
Essere nazionalisti sfegatati non dovrebbe implicare l'accusa di nazismo. Altrimenti siamo proprio fuori da ogni tipo di storia.
Brancaccio sembra scrivere dalla torre d'avorio, distaccato dalle cose mondane.
Se si dice no alla Le Pen cosa suggerisce di fare al voto Brancaccio?
Dice di votare 5 Stelle? Non lo dice.
Dice di astenersi? Non lo dice.
Dice di votare comunque PD? Nemmeno questo dice.
E allora che kakkio vuole fare Brancaccio?
E perché lui in prima persona non sostiene il CLN o non ne diventa direttamente il leader?
Brancaccio è solo un elegante signore che si fa gli affarucci suoi col sederino al caldo; si sta solo preparando il terreno per poter dire in futuro: "L'avevo detto io".
La Le Pen invece, come Grillo, vince perché non si schifa di andare a parlare con la gente nel suo linguaggio.
Certo sarebbe meglio che il contenuto di questi discorsi fosse migliore, più elevato e Brancaccio certamente riuscirebbe a esprimere idee e ideali di ben altro spessore; ma Brancaccio non si insozza le manine con la gentaglia e quindi i francesi, col permesso del signor Emiliano, voteranno per la Le Pen. Se la Le Pen otterrà un grande successo in Francia noi ne avremo un grande vantaggio e dovremo dire grazie alla Le Pen che si è impegnata e non a Brancaccio che si limita a pontificare senza indicare chiaramente alternative, senza impegnarsi al fianco del CLN che si sta arrabattando con pochi mezzi e senza quella figura di spicco che sarebbe indispensabile per attirare i consensi dei meno informati.
Sembra che anche il compagno B. stia iniziando ad avere simpatie per la Le Pen, cari amici italiani lepenniani, se fossi in voi mi toccherei i maroni :))))))))))
http://www.barbadillo.it/21641-il-caso-bertinotti-ha-ragione-le-pen/
Che la Le Pen, fratelli d'italia e men che meno la lega non siano la risposta definitiva al problema deve essere assolutamente chiaro.
Hanno in sè anche il germe di un altro genere di problematiche che tutti sappiamo.
Ora bisogna capire se davvero dare un voto a certi elementi può smuovere la matassa, soprattutto nel parlamento europeo e risultare utile anche a noi che veniamo dal basso o no.
Va detto che pure il m5s presenta al suo interno (più a monte che alla base) un'essenza liberista e figlia del 93 che onestamente fa paura quasi(non come) i partiti copra citati. L'assenza della presa di posizione contro l'euro e l'ue fa di certo male, ma è anche vero che a livello mediatico ormai il movimento viene preso come antieuropeista.
Brancaccio non deve dirci cosa fare ma solo metterci in guardia da facili prese di posizione.
Come agire lo dobbiamo capire da soli altrimenti non risulterebbe diverso da qualsiasi altro "grande" intellettuale di Micromega et similia.
Però una cosa Brancaccio la deve cancellare.
Basta con sta uscita Gattopardesca, in ogni articolo viene fuori.
Non condivido nemmeno il suo atteggiamento lievemente elitario che lo porta a non capire che i diritti civili sui quali secondo lui non si può cedere di un passo sono strettamente legati a quelli sociali.
Quindi tra le varie motivazioni per cui non è giusto votare LePen non metterei queste cose, soprattutto considerando che davanti abbiamo elezioni europee non politiche.
Il problema viene dal rischio, se non certezza, che il capitalismo "globalizzato" si serva dell'uscita dall'euro per continuare il suo processo distruttivo.
Da un punto di vista prettamente politico però potremmo avere vantaggi dal ridimensionamento del campo di battglia, anche i piddini non più difesi dallo scudo dell'euro potrebbero fare la fine che meritano e lasciare spazio a qualcosa di veramente nuovo che al nazionalismo europeo preferisca l'internazionalismo dei popoli.
Il compagno Emiliano Brancaccio i fascistelli come voi se li mangia a colazione. Badate quindi al vostro, di culo, anonimi vermetti filo-fascisti.
Se sperate che lui sdogani la Le Pen, figlia del verme collaborazionista di Vichy, avete sbagliato palazzo. A dare il culo per operazioni di questo genere c'è già quella grande troia ideologica di Bagnai.
Riguardo al monito di Brancaccio sull'avvento dei "gattopardi", è quanto di più attuale e lungimirante che si possa trovare. Chi non capisce questo punto sarà disposto a mettere il paese nelle mani del mercato dei tassi di cambio, cioè il mercato per eccellenza degli squali della speculazione internazionale, coglioni che non siete altro.
Soltanto una soluzione che metta in discussione non solo la moneta unica ma anche il mercato unico dei capitali e al limite delle merci può essere considerata una soluzione vicina agli interessi dei lavoratori subordinati!
Ai veri compagni dico che bisogna svegliarsi. Brancaccio mette in luce le contraddizioni che si aprono all'orizzonte. Sta a tutti noi armarci e andare a rompere la testa ai gattopardi e ai fascistelli della prima ora.
RedWolf
Pigghi
Brancaccio non ci "deve dire cosa dobbiamo fare" ma deve indicare delle strade alternative a quelle che critica; soprattutto o si impegna in prima persona o si rivelerà essere un normale omino middle class come tanti, nonostante sia molto bravo a recitare la parte del dandy partenopeo ( bravissimo quando col suo sorrisetto fa: "Ma non dica sciocchezze"...tanto tanto bravo ma la macchietta dell' "elegante napoletano" ha stufato; lo aspetto alla prova dei fatti per capire che uomo realmente sia).
Intanto sento da un sondaggio che il 5 Stelle sta al 24%, ormai secondo partito dopo il PD; vediamo di riuscire a fare la kazzata che ci allontana dal popolo pure in questa occasione mi raccomando
Boris Godunov
Red Wolf: i Lupi sono grigi ma vuol dire che sarà una variante cromosomica del genere Lupus.
A parte le battute, cosa vuol dire svegliarsi? Svegliarsi vuol dire soprattutto capire che ora è. E' un'ora brutta, anzi: bruttissima e molti, purtroppo ignari, hanno anche collaborato (vedasi l'atteggiamento della sinistra italiana (quella ufficiale) dai Referendum del 2011 in poi)
E se fosse troppo tardi per svegliarsi? Quali politiche ha saputo imbastire la Sinistra italiana se non quella dell'inciucio sistematico? delle critiche stereotipe? DEll'allarme "Al lupo al lupo" quando invece girano mostri colossali famelici e spietati?
Grillo sono anni che cerca di dare la sveglia. Bene o male ascoltiamo la sua suoneria. Non è che resti tempo da sprecare in chiacchiere stantie ora.
Geremia
Il dott. Brancaccio è un ottimo teorico, un pensatore acuto, direi pure un filosofo.
"Il pensiero uccide l'azione" diceva Shakespeare. Spesso le persone di pensiero non hanno senso positivo per l'azione perché un pensiero potente è come una luce che rischiara attorno a largo raggio ed evidenzia anche i sentieri più tortuosi, i tracciati più angusti, le scelte rischiose, le eventualità meno evidenti e forse pure meno probabili. Il pensatore sovente vede "le Vie" ma non "la via".
@Redazione
Come posso fare per offrire un piccolo contributo in denaro?
Non molto ma più di zero certamente.
Vi ho criticato spesso ma se sul merito su alcune questioni continuo a pensarla in modo non identico al vostro, nella sostanza concreta dell'azione politica non mi ero minimamente reso conto delle pazzesche resistenze di tipo tribale che dovete superare ogni volta per cercare di far passare uno straccio di proposta che non sia la solita ridicola solfa sinistrese della minkia.
Sono comunista ma essere di sinistra non può voler dire sclerotizzarsi su posizioni superatissime "che non portano risultati"; dobbiamo pensare anche ai risultati intermedi, quelli che apriranno la strada a chi verrà dopo di noi.
Fatemi sapere se si fa con carta di credito, bonifico o altro.
All'anonimo delle 16:25 che tanto livore ha verso Brancaccio, mi dispiace ma Emiliano ha già intelligentemente rifiutato la posizione di capolista con la lista Tsipras-Spinelli.
Lui quindi è coerente. Sei tu che hai qualche problema, visto che vorresti spacciarti di "sinistra" ma saresti chiaramente disposto a dare il culo ai primi neofascisti di turno. Speriamo di ritrovarci in piazza, così vedremo se dal vivo sai tenere botta o se, come Bagnai, a tu per tu ti caghi addosso e sei solo l'ennesimo leoncino da tastiera.
Alberto Manzi
Vedo che Sollevazione ormai raccatta solo commenti da parte di fascisti e nazisti. Un vero peccato, perché poteva essere un buon laboratorio per la costruzione di una nuova sinistra.
Riguardo all'ottimo Brancaccio, mi pare che abbia fatto una operazione del tutto scontata: mantenere la pregiudiziale antifascista. Per il resto, Brancaccio interagisce tranquillamente col Movimento Cinque Stelle e con altri, è stato anche ospite alla Camera dei Deputati a discutere coi parlamentari M5S, quindi non ho capito le preoccupazioni dell'anonimo grillino.
Salvo
Ehi!
Come sarebbe a dire che "raccattiamo solo commenti fascisti"? prova piuttosto a portare argomenti seri, invece che lanciare l'anatema antifascista. Anatema che acceca chi lo usa, e che non consente di dare un giudizio analitico serio sul Front National.
Affermare che tutte le forze reazionarie e xenofobe sono fasciste è una colossale sciocchezza. De Gaulle era forse un fascista? la Dc era forse fascista? La Thatcher era forse fascista? Definiresti la Lega Nord fascista?
Hegel avrebbe detto di ingenui come voi, che siste come coloro che brancolando nel buio, ritengono «che tutte le vacche sono nere, tutto ciò è l'ingenuità di una conoscenza fatua».
Con l'antifascismo ingenuo e decerebrato la scaltra Le Pen ci gioca a palletta.
Il problema dell'ultimo lepenismo è invece rognoso. Va combattuto? Certo che sì! ma per combatterlo occorre capirlo, e voi non lo capite.
Non lo capite perché, da perfetti sinistrati borghesi, vi interessate solo ai "diritti sociali e civili", e vi siete dimenticati di quelli sociali ed economici del proletariato in carne e ossa.
Siete destinati ad essere spazzati via dalla sollevazione popolare che verrà.
E' così come scrive Redazione, non c'è niente da aggiungere.
se vince la le pen, il capitalismo francese diventa ancora più carogna, ed i lavoratori perderanno ancora più diritti e gli immigrati verranno ancora più maltrattati; in ukraina i nazisti sono violentemente ritornati al potere, ed i lavoratori sprofonderanno ancora di più nella miseria; brancaccio è uno dei pochi economisti che stanno dalla parte dei lavoratori ed è sordo alle sirene del potere; brancaccio intelligentemente indica nell'unità di intenti e di azione, la soluzione per costituire un soggetto politico anticapitalista per il socilaismo, e per il governo dei lavoratori.
Demetrio:
Un vivissimo plauso per la spett.le Redazione!
Ma voi di Sollevazione siete pro o contro questa presa di posizione di Brancaccio sul voto alla Le Pen? La sua posizione è chiara: lui è convinto che i fascisti siano sempre nemici dei lavoratori e del sindacato, e ha perfettamente ragione. La vostra posizione a questo punto è poco chiara. Vi state mettendo su una brutta piega.
Francesco
1) chiamare fascista chiunque discorda in qualcosa, lo faceva anche stalin, questo è molto gattopardesco.
2) ah... ora brancaccio oltre al controllo di cambi e capitali vuole controllare pure i prezzi! vi informo che le 3 cose erano la base della politica economica delle dittature fasciste sudamericane di 40 anni fa.
cominciamo invece a controllare (verso il basso) il suo stipendio :)
3) secondo me brancaccio se non gattopardesco è camaleontico. secondo me la fa difficile perchè in fondo in fondo non vuole l'uscita dall'euro (lui o chi gli sta dietro).
antonio.
Brancaccio si chiede e ci chiede :
"Esiste il rischio che si cerchi a un certo punto di cambiare tutto, al limite perfino la moneta unica, per non cambiare in fondo niente?"
Brancaccio risponde di sì ed ha ragione : questo rischio esiste.
Purtroppo molti non ne rendono conto.
Come fa capire Brancaccio, non se rendono conto quelli che sono disposti ad andare a braccetto con forze politiche fasciste, reazionarie, xenofobe e qualunquiste e quelli che si fanno ipnotizzare dalle baggianate cripto-liberiste della Goofynomics.
Fin qui il discorso di Brancaccio fila, poi non lo seguo più
Devo ammettere però che almeno con Brancaccio ci sarebbe la possibilità di un dialogo costruttivo, con Bagnai questa possibilità non c'è
Brancaccio ha fondato la pregiudiziale antifascista proprio sul fatto che i neofascisti demoliranno i diritti sociali e di liberta' associativa dei lavoratori, al pari di come stanno facendo gli euristi oggi e i gattopardi domani. Se voi di Sollevazione non capite nemmeno questo semplice fatto vi conviene chiudere bottega. Kappa
Anonimo delle 20:51
Abbi pazienza ma lo hanno detto chiaramente. Chi è a sinistra non può pensarla come la Le Pen ma se qualsiasi movimento anche di destra
dice e dimostra di sostenere l'idea che vanno difesi a ogni costo i valori della Costituzione va considerato come un interlocutore.
Cosa pensiamo, che non debba esistere più la gente e i partiti di destra?
Sappaimo bene che è impossibile.
Quindi la questione va posta in questi termini: attualmente è al potere un'oligarchia tecnocratica cosmopolita che sta distruggendo la democrazia, il lavoro, la piccola impresa e ben presto attaccherà la ricchezza privata. Il loro scopo è lo svilimento della democrazia e la cristallizzazione delle differenze di classe.
Allora se qualcuno di destra si oppone e crede con convinzione che la differenza fra lui destra e noi sinistra possa diventare una civile dialettica democratica fondata sul rispetto pur nell'opposizione delle idee e programmi politici può diventare un allearo per la prima fase della lotta contro l'élite al potere.
Ma c'è di più: il potere oggi è fortissimo e organizzato a livello mondiale. Noi cerchiamo di combatterlo; secondo voi sarà poù facile avere come nemico il super potere di oggi o il FN francese?
Io sono convinto che anche a destra gli conviene avere degli alleati e quindi anche a destra c'è la completa disponibilità a un discorso di difesa democratica della Costituzione; ma anche se non fosse precisamente cosí a noi fa comodo che la gente si ribelli contro il sistema.
Badate bene che adesso, oggi come oggi, la sinistra non esiste dal punto di vista elettorale quindi finché non saremo in grado di presentarci alle elezioni con buone possibilità di raggranellare almeno qualche punto rotondo di percentuale abbiamo tutta la convenienza che altri riescano a dare la prima spallata.
Ma in generale dobbiamo imparare a parlare con tutti perché anche dovessimo improvvisamente vincere e govrnare avremmo comunque una opposizione di destra e quindi sarebbe importante riuscire a parlare anche con loro.
Cerchiamo di comprendere che una cosa è un fascista in buona fede un'altra il potere delle élites attuali; i primi possono essere un problema ma i secondi sono il peggior nemico che si possa immaginare.
Sí, è vero che a destra si sono spesso alleati proprio con quel potere ma la stessa identica cosa, alla fine, l'ha fatta il PCI e i suoi discendenti del PD a partire dalla fine degli anni settanta. Guardiamo sia la pagliuzza che la trave.
"fascista" è una qualifica proteiforme e sovente, alcuni che in politica e in storia fanno di ogni erba un fascio", l 'adoperano come una specie di salsa di pomodoro che va bene per ogni pietanza che non sia quella servita dal proprio ristorante. Giustamente la Redazione afferma che "Hegel avrebbe detto di ingenui come voi, che siete come coloro che brancolando nel buio, ritengono «che tutte le vacche sono nere, tutto ciò è l'ingenuità di una conoscenza fatua». Il procedere degli eventi storici non è così schematico come alcuni vorrebbero che fosse e la complessità generata dall'intrecciarsi degli eventi e delle cause perché appaiano le linee traiettorie principali richiede lunghe analisi e profonda conoscenza dei fatti. Interpretare la Storia talvolta è lavoro di secoli. Purtroppo.
Ai catto-comunisti con il culo al freddo...
ascoltare e vedere Brancaccio mette di buon umore, se a questo contribuisce il fatto che abbia “il sederino al caldo” allora un certo comfort borghese è necessario, nessun senso d'inferiorità per chi nel movimento identifica l'appartenenza di classe con gli aspetti ideali (incarnati) e non con quelli materiali: lottare per il benessere altrui è più nobile che farlo per se stessi...se non si è dei Pol Pot, in una fase di declino è più temibile una tendenza verso una società equamente abbrutita (tutti con il culo al freddo) invece di una che conserva alcune tracce di civiltà nelle comodità dei piccoli piaceri quotidiani, che quando non conciliano l'animo (compiaciuti di un destino divino o di casta) stimolano la riflessione intellettuale, tra l'altro su come rafforzare quella esperienza di benessere attraverso la condivisione dello stesso.
una riflessione sulla frase..."la libera espressione dell’individualità sociale avviene solo attraverso la politica di un collettivo", se quel "solo" fosse inteso nel modo e contesto "sbagliato" (nazismo-stalinismo) potrebbe suonare un preoccupante invito all'omologazione. mi riferisco alla possibilità che la politica di un collettivo debba contemplare "anche" libere espressioni di individualità che si oppongono a forme e contenuti del collettivo. del resto un collettivo che vuole promuovere la libera espressione individuale non costringe (intensità/modalità) alla partecipazione, semmai coinvolge o al limite, se ha le "spalle grosse" sa contenere il dissenso o una fase di asocialità, o addirittura di misantropia (nessuno tocchi Caimano*...o Céline). francesco
(*) a proposito di culo al caldo e “idealismo disincarnato”, qualcuno ha appioppato all'ex cav un'antropologia positiva, quella della sussidarietà del modello lombardo, altro che gattopardi...http://www.polisblog.it/post/8426/maurizio-sacconi-sul-corriere-ma-che-cose-lantropologia-positiva http://www.irer.it/pubblicazioni/schedepubblicazioni/2008/pubblicazione-la-sussidiarieta-in-lombardia/indice (pdf) cdoabruzzomolise.it/index.php?action=index&p=537
MI sembra che tutto questo dibattito si basi su una serie di equivoci :
1) LE ELEZIONI EUROPEE NON SONO ELEZIONI POLITICHE.
Ovvero : chi vincerà al parlamento europeo non farà leggi dato che il parlamento europeo NON E' UN ORGANO LEGISLATIVO.
Le europee vanno intese principalmente come un grosso sondaggio che servirà al ceto politico per capire dove conviene andare a parare.
2) TATTICA E STRATEGIA SONO DUE COSE DIVERSE.
A volte , specialmente in condizioni come le nostre di estrema debolezza, bisogna lavorare tatticamente e favorire qualsiasi cosa che indebolisca il nemico principale o permetta di darci un vantaggio differito.
Pensiamo per esempio alla tattica dei tedeschi che negli anni precedenti la rivoluzione sovietica favorirono il rientro in patria dei bolscevichi nella speranza , poi rivelatasi fondata, che i comunisti avrebbero indebolito l'impegno militare della russia.
Oppure pensiamo al patto Molotov-Ribbentrop.
Quindi è perfettamente legittimo sperare in una vittoria della Le Pen alle europee perché all'orizzonte è l'unica forza importante che può creare problemi all'attuale assetto oligarchico.
Dopodiché un minuto dopo le elezioni europee bisogna combatterla.
In Italia secondo me , analogamente, si può votare M5S alle europee per indebolire il PUDE, ma un secondo dopo bisogna combattere la deriva antidemocratica e plebiscitaria di Grillo lottando per la costruzione di un nuovo polo anticapitalista.
3) E' TROPPO FACILE RISCHIARE CON IL CULO DEGLI ALTRI.
Scusate la caduta di stile ma perché Brancaccio dovrebbe impegnarsi con un fronte che neanche riesce a darsi uno straccio di fisionomia ?
Perché dovrebbe sputtanarsi con noi ?
Io penso che sia già molto importante e lodevole la sua opera di divulgazione, e il fatto che abbia rifiutato il coinvolgimento con Tsipras testimonia di una dirittura morale ben poco diffusa.
Dopodiché cerchiamo di costruire un fronte politico serio in cui uno come Brancaccio possa riconoscersi e poi si vedrà.
Adriano ottaviani
Qui si fanno discorsi pseudo intellettuali mentre si stanno mangiando l'Italia e attraverso i mezzi di comunicazione trasmettono pure che la crisi sta finendo quando invece quotidianamente chiudono centinaia di attività piccole , medie e grandi nella totale indifferenza del governo Renzi e di tutta la cricca.gli spettacoli in televisione continuano ad avere ascolto ,mentre un segnale potreste darlo come me di chiudere definitivamente la Tv e non acquistare più giornali .Sarebbe una piccola rivoluzione ma importante e invece continuiamo a discutere a vuoto.Non so quanti di Voi hanno ricevuto la lettera ,hanno una famiglia e nessun reddito , al massimo il sostegno dei propri familiari.Smettiamola per favore e se siamo in grado di riunire la gente per una rivoluzione ,Facciamolo e' Basta.
Dopo aver letto frasi del tipo :
"Se la Le Pen otterrà un grande successo in Francia noi ne avremo un grande vantaggio"
"Cerchiamo di comprendere che una cosa è un fascista in buona fede un'altra il potere delle élites attuali"
"a noi fa comodo che la gente si ribelli contro il sistema"
ho scritto alla Treccani suggerendo di integrare la voce "CONFUSIONE MENTALE" con un link diretto a questa pagina
MPL e il FRONT NATIONAL DI LE PEN
CHE COS’È IL FRONT NATIONAL DI MARINE LE PEN ( dedicato a quelli che la dicotomia destra-sinistra non c’è più)
MPL e il voto FRONT NATIONAL DI LE PEN
FRANCIA: VOTARE PER IL FRONT NATIONAL? Marine Le Pen e le pene di Costanzo Preve
Emiliano Brancaccio è un ricercatore, nonostante il fior fiore di pubblicazioni internazionali che ha accumulato. E abita nel quartiere popolare di Barra (mentre Bagnai abita ai Parioli, guarda il caso). Secondo me Brancaccio guadagna meno di tanti fascistelli che insieme a Bagnai si dichiarano pronti a votare per la figlia del gerarca Le Pen. Il che non farebbe una grinza. In fondo quelli che commentano su internet sono quasi sempre di estrazione borghese, grande e soprattutto piccola. Il fatto che siano prontissimi a votare per i fascisti è piuttosto logico. Meno male che almeno Brancaccio li stana. Peccato che la redazione di Sollevazione invece sia così ambigua nei suoi commenti.
Roberto Imparato
Comunque Brancaccio è il cognome di una delle tre più antiche famiglie aristocratiche napoletane insieme ai Caracciolo e ai Capece.
Se sia imparentato non lo so.
Lo stimo moltissimo ma il fatto che non si impegni in politica la ritengo una grave mancanza.
AMBIGUI CHI?
Noi odiamo i reazionari come la Le Pen!
Vi è chiaro?
Noi non voteremmo per il Front National!
Vi è chiaro?
Detto questo state calmi e non fatevi prendere dal panico.
Le prossime elezioni europee non saranno come quelle davvero decisive del 6 aprile del 1924, che diedero la maggioranza assoluta al "Listone" fascista e che quindi spianarono la strada all'avvento del regime fascista.
Né saranno come quelle del 5 marzo del 1933, dopo l'incendio del Reichstag, che incoronarono Hitler e posero definitivamente fine alla Repubbica di Weimar.
Fatta questa premessa, siccome non siamo alle porte di un cambio di regime né in Francia né tantomeno in Europa (non siamo affatto alle porte dell'avvento di regimi di tipo fascista), noi ci auguriamo una sconfitta elettorale del blocco eurista.
Poiché oggigiorno il nostro nemico principale non è il Front National ma il potente blocco trasversale che sostiene il regime oligarchico, imperialistico e tecnocratico.
vous comprenez? ou pas?
Nb
Poi ci permettiamo di sostenere che il Front National è si un pericolo, ma non ogni pericolo è sic et simpliciter, "fascista".
Non mi sembra che Brancaccio abbia posto una pregiudiziale antifascista alla vecchia maniera. Al contrario lui pone il problema di criticare l'idea che il liberoscambismo e la modernità vadano a braccetto. I neofascisti offrono sempre una soluzione che è critica verso la modernità. Loro guardano sempre con sospetto il concetto di modernità. Brancaccio credo che voglia dimostrare che si può essere protezionisti e moderni. E' una questione molto complicata: perle ai porci, temo.
Mario
Seguo il Prof. Brancaccio da diversi anni. Quelli che inveiscono contro di lui mi divertono molto: leoni da tastiera che poi, nel confronto dal vivo con lui, diventano tutti agnellini...
L.N.
Carissimo anonimo delle 12:£8
Chi ha "inveito" contro Brancaccio?
Sei in grado di accettare il fatto che qualcuno possa portare delle critiche anche al tuo idolo, sì?
Brancaccio è un grande economista che tutti seguiamo con la massima attenzione ma dal punto di vista politico preferisce restarsene in secondo piano mentre a mio avviso sarebbe molto importante che si mettesse in gioco in prima persona.
Questo lo chiami inveire?
Sì, lo so che a sinistra come adestra c'è uno zoccolo duro di gente che non accetta idee diverse dal mainstream della propria tribù tuttavia un piccolo sforzo per cercare di capire che anche i punti di vista diversi non solo vanno rispettati ma vanno capiti fino in fondo lo potresti fare.
Coraggio caro anonimo che ce la puoi fare anche tu!.
non mi convince per nulla il post della redazione delle ore 12:14; io preferisco da vetero comunista l'indicazione di lenin, ai comunisti inglesi, descritta su "l'estremismo";
"oggi, per i comunisti inglesi,è spesso molto difficile persino accostare le masse, persino indurre le masse ad ascoltarli; se io mi presento come comunista e dichiaro che invito a votare per henderson contro lloyd george, certamente mi si ascolterà; e potrò non soltanto spiegare in forma popolare perchè i soviet sono migliori del parlamento e la dittatura del proleatriato è migliore della dittatura di churchill (masherata dall'insegna della "democrazia" borghese), ma potrò anche spiegare che io vorrei sostenere henderson col mio voto,proprio come la corda sostiene l'impiccato; bisognerà adatttare all'oggi l'indicazione di lenin, che di rivoluzione se ne intendeva.
Quindi il problema sarebbe che Brancaccio, pur essendo un grande economista, commetterebbe il peccato di non lanciarsi nell'arena politica? E con chi dovrebbe lanciarsi, sentiamo un po'? Con quell'accozzaglia di residuati che è la lista Tsipras? Ma meno male che non l'ha fatto, nonostante che l'avessero implorato! Oppure con il MPL? Ma se non è ancora nemmeno un partito in grado di mettersi alla prova in una elezione locale! Oppure con quelli della ARS? Dai, non diciamo stronzate.
L'alternativa di sinistra ancora non c'è e non possiamo chiedere a degli intellettuali, pur bravissimi, di crearla. Né possiamo pensare che non essendoci una vera alternativa di sinistra possiamo buttare il cervello all'ammasso e votare per i neofascisti della Le Pen.
Per fortuna in Italia c'è il M5S che nella sua ambiguità almeno si tiene distante da una ipotesi neofascista. Io alle europee non a caso voto M5S. Ma è una soluzione di ripiego. Bisogna creare un partito di "sinistra protezionista" e una militanza e mettersi duramente al lavoro. Gli intellettuali possono mostrare le contraddizioni, al limite possono aiutare a fissare una linea, ma la costruzione di un collettivo non è certo il loro compito.
Kugelmino
Kassander
Nei "Protocolli" ci sono critiche stroncatorie per il cosiddetto "metodo democratico" perché ritenuto quasi sinonimo di confusionismo sistematico e inconcludente. Comincio a pensare che i "Savi" un po' di ragione ce l'abbiano .
Eh già, il Mossad vive e lotta insieme a noi.
A me fa sorridere che persino dall'altra parte ci siano i puristi:
http://risveglionazionale.wordpress.com/2014/03/24/borgheziogeert-le-pen-e-gli-altri-amici-di-israele-che-fomentano-guerra-razziale-e-odio-sociale/
“Il grande lavoro che deve essere fatto è quello su una definizione di una politica condivisa sull'individuazione di una piattaforma politica che sia aggregante e di successo.”
Tra socialisti vari, democratici di ogni tipo, credenti, autoritaristi e illuminati, tra scoregge e stronzi assimilati. Non basta definirsi di sinistra (neanche quella estrema) e non basta nemmeno la volontà per una politica condivisa. E ce lo hai spiegato bene continuando il discorso:
“qualunque soluzione che anche soltanto ammicchi alla possibilità di affidarsi, in un modo o nell'altro, al libero gioco delle forze del mercato, inteso sia come movimento dei prezzi che dei cambi, è una soluzione gattopardesca, e in fin dei conti liberista, che dev'essere combattuta sul terreno dei fatti e deve essere respinta.”
Mettere in dubbio il mercato non significano soltanto numeri e equazioni, ma significa mettere in discussione anche la natura umana. Quella fatta di sentimenti e cambiamenti repentini d’animo. Chi potrebbe mai vietarmi di scambiare liberamente il frutto del mio lavoro con quello di un altro?!
Tra dazi, doganieri, finanza e gulag non ci è riuscito nemmeno Hitler.
“La Storia muove, in un senso o nell'altro. Dipende anche da noi”
No, la storia si muove secondo la sua natura. Andare contro la natura è da perdenti!
La storia ci insegna che le decisioni prese dall'alto non funzionano. La teoria economica ci dice che la concentrazione del potere nuoce gravemente soprattutto ai salariati (anche quando avevano la dittatura del proletariato). L’evidenza empirica mostra e dimostra che più il mercato è regolamentato e più la corruzione dilaga.
Mettiamo da parte la retorica (che ci stava tutta, almeno secondo me) e concentriamoci su alcune variabili chiave: potere contrattuale, libero scambio e libera iniziativa, gestione collettiva, modello concorrenziale, reinvestimento totale, piena occupazione, equilibrio economico, efficienza economica.
Immaginate un modello economico applicato in tutto e per tutto secondo la teoria di von Hayek e seguaci, ma in assenza della proprietà privata. Le aziende sono autogestite: l’individuo è libero in tutto e per tutto ad avviare nuove imprese, ma l’unico vincolo è quello che, invece di assumere salariati, se vuole allargare l’attività deve trovare soci lavoratori; dall'altra parte tutti gli utili (ma anche i risparmi dei pensionati, liberi professionisti e lavoratori) devono necessariamente essere reinvestiti, magari introducendo una moneta a scadenza. Il tassello mancante è il lavoratore disoccupato (magari un giovane fresco fresco con il diploma/laurea): egli sceglie (in base al proprio titolo di studio) l’impresa e il lavoro che vorrà svolgere; l’impresa è OBBLIGATA ad assumerlo: si riduce l’orario e il compenso dei suoi colleghi che gli fanno spazio.
In un sistema del genere il potere contrattuale e ugualmente spartito tra tutti i partecipanti (e ne conosciamo i benefici); il profitto tende a zero per tutti (e ne conosciamo i benefici); gli investimenti sono vincolati (e ne conosciamo i benefici); lo Stato si riduce all'osso (il sogno comunista, ma si pensi all'efficienza); e potrei continuare, ma mi fermo perché penso di aver reso l’idea.
Io penso che, VISTA LA NATURA UMANA, il modello concorrenziale REALIZZATO sia l’unico modo per uscirne. Poi, in seguito all'emancipazione del genere umano, se volete, si potrà parlare anche del superamento dei mezzi di pagamento e vincoli di legge vari. Anch'io ne sarei felicissimo e qualche idea ce l’avrei pure, ma, allo stato attuale è utopia pura. Se non ideologia per certi versi.
Saluti.
quando si guarda alla natura umana, e alla storia che ne deriva, dalla prospettiva dei "comportamenti economici" (produttore, consumatore, distributore, tassatore e speculatore di risorse) si vede poco dell'uomo ma molto del sistema economico nel quale è immerso.
uno "stato all'osso" che, curi prezzi e cambi, ma che non farà prevalere le categorie dell'economia su quelle dell'antropologia e della storia potrà essere tendenzialmente liberista con le mele (dove non si riscontrino tendenze monopolistiche), proibizionista con le armi (finché evitano "Strike in Columbine") e antiproibizionista con la droga (se la legalizzazione fa diminuire morti e crimini).
la storia (la mia) insegna che il potenziale umano creativo/distruttivo è sempre presente, sono le condizioni esterne per lo più dettate da preti&politici a incoraggiarne o inibirne l'espressione.
la storia (mito) insegna che la natura umana arriva a creare un dio per il gusto (di mela) della trasgressione...ma è dall'angoscia di una vita senza dio la responsabilità e l'urgenza di "regalare alla morte una goccia di splendore". francesco
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