10 marzo. Chi ci segue assiduamente sa che come Movimento Popolare di Liberazione sostenemmo la rivolta dei Forconi siciliani del gennaio 2012. E sa anche che abbiamo partecipato alle proteste iniziate il 9 dicembre. Che fine hanno fatto i Forconi? Che fine ha fatto il Movimento 9 dicembre? Dopo la forte spinta iniziale, senza aver portato a casa alcun risultato tangibile, esso ha subito l'inevitabile rinculo. Quest'ultimo ha fatto poi letteralmente esplodere le contraddizioni al suo interno e alla fine è andato in pezzi. I diversi leader sono andati ognuno per la sua strada. Lo spaccone Calvani, dopo le sue fallite marcette velleitarie su Roma, è sparito. Il veneto Chiavegato si è costruito la sua parrocchietta per poi finire a braccetto coi fascisti di Forza Nuova. Il siciliano Mariano Ferro insiste nel presentarsi al potere col cappello in mano ad elemosinare qualche regalia. La grande maggioranza degli attivisti non ha seguito né gli uni né gli altri.
Nel frattempo, il 16 febbraio, si svolse una partecipata assemblea autoconvocata in cui si tentò di dare a ciò che restava del Movimento, un più chiaro indirizzo politico e, possibilmente, una direzione nazionale democratica e rappresentativa. Da quell'assemblea emerse un gruppo nazionale di lavoro che si sperava avrebbe avuto la capacità di salvare il salvabile. Un tentativo che non sembra avere successo. Proprio in quell'assemblea emerse la proposta di un'iniziativa congiunta di protesta, ovvero l'occupazione simultanea del più vasto numero di sedi del Partito democratico.
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La proposta venne fatta quando ancora c'era lo sputtanato governo Letta. Poi è arrivato Matteo Renzi. Siccome il bersaglio era cambiato, visto che tanti cittadini in cuor loro sono caduti nella trappola di Renzi (l'illusione che il nuovo primo ministro cambierà davvero musica), si era davanti al bivio: confermare l'iniziativa di protesta? Posticiparla? annullarla? Il gruppo nazionale di lavoro ha deciso di confermarla per venerdì 7 marzo. Ma si doveva rimodularla. Così è stato deciso di "andare a trovare il Pd" consegnando una Lettera aperta a Matteo Renzi (che pubblichiamo qui sotto).
La Lettera aperta costituisce un documento di grande valore politico. Purtroppo l'iniziativa di protesta verso le sedi del Pd non ha avuto l'ampiezza sperata. Si pensava che almeno una quindicina di città capoluogo sarebbero state coinvolte. Purtroppo sono state coinvolte solo Varese, Bergamo, Perugia e Salerno.
Lettera aperta a Matteo Renzi, Presidente del Consiglio
«Ci vediamo costretti ad occupare in diverse città le sedi del suo partito per far sentire la voce di milioni di italiani che il vostro sistema economico e politico ha gettato sul lastrico
Lei ha ottenuto la fiducia del Parlamento. Non ha la nostra.
Il buon giorno si vede infatti dal mattino. Lei aveva assicurato che non sarebbe mai andato al governo senza elezioni. Invece è diventato Primo ministro grazie al più sordido e antidemocratico inciucio di palazzo. Se ciò è stato possibile è perché Lei ha l’appoggio dei poteri oligarchici europei e italiani, gli stessi che hanno portato il Paese allo sfascio.
Tuttavia Lei, all’atto di chiedere la fiducia alle Camere ha ripetuto più volte che il suo sarà il governo della “svolta radicale”. Dobbiamo prenderla in parola, visto che di una “svolta radicale” il Paese ha bisogno come il pane. Una “svolta”, tanto più se “radicale”, significa cambiare strada, anzi invertire la rotta rispetto alle politiche di sterminio economico sin qui seguite.
Una “svolta radicale” implica, nello spirito della nostra Costituzione, adottare subito alcune misure d’emergenza per sostenere i cittadini che sono stati abbandonati e per porre fine alla catastrofe economica e sociale.
Noi chiediamo che nei primi cento giorni che il Suo governo adotti queste 7 misure:
1) Lanciare un Piano nazionale per il lavoro contro il dissesto idrogeologico, per il risanamento anti-sismico e di edilizia scolastica e popolare, per l’energia da fonti rinnovabili;
2) Avviare un Piano di assunzioni nei settori pubblici sotto organico: anzitutto sanità e scuola;
3) Istituire un reddito minimo garantito di 700 €, con un assegno mensile ai 6 milioni di disoccupati e adeguando le pensioni di coloro che sono attualmente al di sotto di questa soglia;
4) Ridurre del 50% le tasse antipopolari come l’Iva e quelle sulla prima casa e sugli immobili strumentali alla produzione (Tasi, Tari e Imu);
5) Congelare le cartelle Equitalia per chi è in difficiltà economica, bloccare tutte le esecuzioni forzate, sancire l’impignorabilità della prima casa e degli strumenti di lavoro;
6) Promuovere un Piano per la protezione dell’agricoltura nazionale, se necessario adottando dazi protettivi sulle importazioni, anzitutto dei prodotti Ogm;
6) Istituire una banca pubblica per erogare crediti alle piccole imprese artigiane, industriali e dei servizi.
Quante risorse occorrono? E dove reperirle?
Secondo i nostri calcoli occorrono all’incirca 150 miliardi di euro.
Possono e debbono essere reperiti:
(1) Dichiarando una moratoria sul debito pubblico verso la finanza speculativa e bancaria, con un risparmio annuo immediato sugli interessi di circa 80 Mld ;
(2) Con una imposta del 2,5% sui grandi e medi patrimoni mobiliari.
Non ci risponda anche Lei che “l’Europa non ce lo consente”!
Sono proprio i vincoli europei che ci hanno portato nell’abisso. Siamo stanchi di fare la fame per tenere in piedi una moneta unica traballante e un’Unione in mano alle grandi banche d’affari.
Se Lei, come chi l’ha preceduto, agirà come una marionetta dei poteri forti, si faccia da parte, e lasci che il popolo italiano riconsegni al Paese la sua sovranità, economica, monetaria, politica e democratica».
Qui sotto le immagini della protesta a Varese
«Ci vediamo costretti ad occupare in diverse città le sedi del suo partito per far sentire la voce di milioni di italiani che il vostro sistema economico e politico ha gettato sul lastrico
Lei ha ottenuto la fiducia del Parlamento. Non ha la nostra.
Il buon giorno si vede infatti dal mattino. Lei aveva assicurato che non sarebbe mai andato al governo senza elezioni. Invece è diventato Primo ministro grazie al più sordido e antidemocratico inciucio di palazzo. Se ciò è stato possibile è perché Lei ha l’appoggio dei poteri oligarchici europei e italiani, gli stessi che hanno portato il Paese allo sfascio.
Tuttavia Lei, all’atto di chiedere la fiducia alle Camere ha ripetuto più volte che il suo sarà il governo della “svolta radicale”. Dobbiamo prenderla in parola, visto che di una “svolta radicale” il Paese ha bisogno come il pane. Una “svolta”, tanto più se “radicale”, significa cambiare strada, anzi invertire la rotta rispetto alle politiche di sterminio economico sin qui seguite.
Una “svolta radicale” implica, nello spirito della nostra Costituzione, adottare subito alcune misure d’emergenza per sostenere i cittadini che sono stati abbandonati e per porre fine alla catastrofe economica e sociale.
Noi chiediamo che nei primi cento giorni che il Suo governo adotti queste 7 misure:
1) Lanciare un Piano nazionale per il lavoro contro il dissesto idrogeologico, per il risanamento anti-sismico e di edilizia scolastica e popolare, per l’energia da fonti rinnovabili;
2) Avviare un Piano di assunzioni nei settori pubblici sotto organico: anzitutto sanità e scuola;
3) Istituire un reddito minimo garantito di 700 €, con un assegno mensile ai 6 milioni di disoccupati e adeguando le pensioni di coloro che sono attualmente al di sotto di questa soglia;
4) Ridurre del 50% le tasse antipopolari come l’Iva e quelle sulla prima casa e sugli immobili strumentali alla produzione (Tasi, Tari e Imu);
5) Congelare le cartelle Equitalia per chi è in difficiltà economica, bloccare tutte le esecuzioni forzate, sancire l’impignorabilità della prima casa e degli strumenti di lavoro;
6) Promuovere un Piano per la protezione dell’agricoltura nazionale, se necessario adottando dazi protettivi sulle importazioni, anzitutto dei prodotti Ogm;
6) Istituire una banca pubblica per erogare crediti alle piccole imprese artigiane, industriali e dei servizi.
Quante risorse occorrono? E dove reperirle?
Secondo i nostri calcoli occorrono all’incirca 150 miliardi di euro.
Possono e debbono essere reperiti:
(1) Dichiarando una moratoria sul debito pubblico verso la finanza speculativa e bancaria, con un risparmio annuo immediato sugli interessi di circa 80 Mld ;
(2) Con una imposta del 2,5% sui grandi e medi patrimoni mobiliari.
Non ci risponda anche Lei che “l’Europa non ce lo consente”!
Sono proprio i vincoli europei che ci hanno portato nell’abisso. Siamo stanchi di fare la fame per tenere in piedi una moneta unica traballante e un’Unione in mano alle grandi banche d’affari.
Se Lei, come chi l’ha preceduto, agirà come una marionetta dei poteri forti, si faccia da parte, e lasci che il popolo italiano riconsegni al Paese la sua sovranità, economica, monetaria, politica e democratica».
Gruppo 9 dicembre -Marcia della Dignità – Popolo Sovrano
Qui sotto le immagini della protesta a Varese
1 commento:
I Forconi hanno almeno tentato di alzare la testa. Ma si è visto i NO TAV come sono finiti: Condannato persino Grillo con nove mesi per aver oltrepassato una sventolante striscia di plastica bianca e rossa forse già spostata dal vento ... I cecchini facevano il tiro al bersaglio dai tetti e dalle finestre in Piazza Madian ma là almeno era battaglia di folla. Cosa volete che si possa fare qui in Italia presidiata da oltre 120 basi NATO e americane armate "fino ai denti" persino con armi atomiche?
Forse non ha torto Grillo a spoetizzarsi e a sdegnarsi per le vicende politiche italiane che ci stanno privando persino di quel poco di onorabilità che ci era rimasta dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale. Che Italia è la nostra?
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