18 marzo. Intervista di Luca Sappino
«L’Italicum falsa la rappresentanza più del Porcellum» dice Aldo Giannuli (nella foto), professore e consulente («a titolo gratuito» rivendica) del Movimento 5 Stelle sulla legge elettorale: «definirla proporzionale è da analfabeti». L’Italicum appena approvato alla Camera e ora al giudizio del Senato, insomma, è «una pazzia in spregio della Corte», valuta Giannuli mettendo in serie «clausola di sbarramento, premio di maggioranza, doppio turno e liste bloccate».
La proposta del Movimento, per cui Giannuli ha prodotto delle lezioni video, non è che sia tanto meglio: «anche quella ha un alto livello di disrappresentanza». Insomma: «non è la legge Giannuli». E poi, «poteva esser pronta prima», è vero, «anche se questo parlamento non avrebbe fatto una legge diversa».
Parla anche delle espulsioni, Giannuli: «sono la conseguenza diretta» dice, «del meccanismo delle parlamentarie, che evidentemente non funziona». Ma non solo: «sono inevitabili, in un gruppo che ha dentro destra e sinistra».
Nelle sue lezioni sul blog di Grillo spiega a parole semplici sistemi elettorali complessi. Come spiegherebbe l’Italicum?
«Lo chiamerei Unicum, come l’amaro. Perché non esiste legge al mondo che abbia l’inutile e stupida struttura che ha l’Italicum. E’ una legge che si pensava impossibile, con - tutto insieme - clausola di sbarramento, premio di maggioranza, doppio turno e liste bloccate. Se me ne trova una così le offro una cena».
E tecnicamente?
«Tecnicamente è una legge che introduce, e rivendica, livelli di disrappresentanza maggiori del Porcellum. Una pazzia in spregio di quanto stabilito dalla Corte. Se vuole le dimostro come una lista con il 16 per cento possa arrivare, grazie all’Italicum, al 52 per cento dei seggi».
Prego.
«Facciamo l’ipotesi che al primo turno le prime due coalizioni arrivino una al 34 e una al 28 per cento. Poi c’è un’altra lista che prende il 25, e poi un insieme di liste minori, sotto la soglia, che complessivamente prendono il 13 per cento. Sempre per ipotesi poniamo che al secondo turno, come spesso accade, vinca la seconda coalizione, quella che al primo turno aveva preso il 28 per cento».
Forza Italia, magari?
«E’ possibile. Immaginiamo che in quella coalizione ci siano alcune liste che non raggiungono la soglia del 4,5 per cento, e una sola lista che ha preso il 16 per cento. Bene: questa lista prenderebbe i seggi degli alleati e il premio di maggioranza fino, appunto, al 52 per cento dei seggi».
E’ il problema che hanno evidenziato i partiti più piccoli.
«E c’è una seconda questione legata a questa prima anomalia. Accadrà, in virtù della ripartizione nazionale dei voti, che quel mio voto, dato magari a Fratelli d’Italia, in Piemonte, dove nel listino bloccato c’era uno che mi piaceva, eleggerà un deputato di Forza Italia, a Trapani, che io non conosco o magari non sopporto. Mi dica lei se è questo che chiedeva la Corte costituzionale».
Lei pensa che l’Italicum sia condannato a una bocciatura?
«Sono certo che ci sarà un ricorso e non vedo come la Corte si possa smentire rispetto a quello che ha detto sul Porcellum».
E come definirebbe invece la proposta che sta uscendo dalle votazioni sul blog di Grillo?
«Le dirò che per come stanno andando le votazioni, a mio avviso, c’è un’incoerenza anche in quella. Minore dell’Italicum, ma c’è. Perché gli iscritti del movimento hanno scelto un sistema proporzionale, però hanno deciso di correggerlo e poi anche di prevedere una soglia di sbarramento: la combinazione di queste tre cose può dare una certa disrappresentatività, trasformando un sistema proporzionale in un sistema quasi maggioritario».
Insomma non è la legge Giannuli.
«Non è la legge Giannuli, assolutamente, perché io sono proporzionalista puro. E poi perché io sono un consulente, lontano dal movimento, di formazione marxista».
Consulente retribuito?
«No. L’ho fatto per impegno civile e lo avrei fatto per altre forze politiche, per il Pd o per Sel, se me lo avessero chiesto».
E’ corretto dire che l’Italicum è una legge proporzionale?
«No, nella maniera più assoluta. In molti lo dicono dimostrando un certo analfabetismo».
Durante le dichiarazioni di voto alla Camera, prima di approvare l’Italicum, Massimo Parisi di Forza Italia ha bacchettato il Movimento 5 Stelle: «Non riapriremo la discussione quando sarà finito il vostro sondaggio». Insomma: il movimento ha fatto tardi?
«Ora le consultazioni sono finite e i gruppi parlamentari produrranno un testo definitivo. Il punto però è: ha fatto tardi rispetto a cosa, il movimento? Se intendiamo rispetto all’approvazione di questa legge, dell’Italicum, sicuramente, ha fatto tardi. Ma credo che abbiano fatto questo percorso pensando soprattutto al dopo, perché non è detto che non ci ritroveremo a riparlare di legge elettorale. Magari la Corte la boccia molto presto, oppure ci sarà un referendum, o più semplicemente il prossimo parlamento vorrà cambiarla».
Se avessero fatto prima forse avrebbero potuto migliorare la legge. Su alcuni emendamenti, ad esempio l’emendamento Gitti sulla doppia preferenza di genere, la maggioranza ha retto solo grazie ai voti di sottosegretari e ministri.
«Temo non sia mai stato in discussione che questo Parlamento potesse fare una legge diversa. E che ci si sia andati vicini senza però riuscirci conferma che c’era un accordo di cartello, e che ha retto così, sostenuto dal terrore che molti deputati hanno di un ritorno alle urne».
Sul suo blog lei ha scritto che le molte espulsioni di parlamentari 5 stelle sono dovute al meccanismo «inadeguato» delle parlamentarie. Suggerisce di rivederlo in vista delle europee?
«Io non mi permetto di suggerire nulla a un movimento a cui non appartengo. Diciamo che se un meccanismo produce il 10 per cento di parlamentari espulsi sarebbe il caso di rivedere il sistema, delegando più ai territori e meno alla rete».
Non era poi così sbagliato prendere in giro i video delle candidature…
«No, non lo era. Perché se pure fossero stati video di un’ora e mezza, in rete, non avendo amici in comune, è troppo difficile giudicare».
Non pensa che le espulsioni siano anche legate a ragioni politiche? Dalla convivenza di destra e sinistra, che si volevano «superate»?
«Sicuramente. Il Movimento 5 stelle, verso il quale sarebbe opportuno avere un atteggiamento più dialogante, è un pentolone dentro cui bolle di tutto, quindi anche la destra e la sinistra. E’ un fritto misto, ed è ovvio i gruppi parlamentari ne risentano».
Le espulsioni sono quindi impossibili da evitare?
«La turbolenza è inevitabile. E credo che molto sia dovuto alla scarsa fiducia reciproca tra parlamentari. Ma se la gente la scegli in rete è ovvio che anche i rapporti di fiducia, e di collaborazione, sono più faticosi di quanto non sarebbero conoscendosi direttamente».
«L’Italicum falsa la rappresentanza più del Porcellum» dice Aldo Giannuli (nella foto), professore e consulente («a titolo gratuito» rivendica) del Movimento 5 Stelle sulla legge elettorale: «definirla proporzionale è da analfabeti». L’Italicum appena approvato alla Camera e ora al giudizio del Senato, insomma, è «una pazzia in spregio della Corte», valuta Giannuli mettendo in serie «clausola di sbarramento, premio di maggioranza, doppio turno e liste bloccate».
La proposta del Movimento, per cui Giannuli ha prodotto delle lezioni video, non è che sia tanto meglio: «anche quella ha un alto livello di disrappresentanza». Insomma: «non è la legge Giannuli». E poi, «poteva esser pronta prima», è vero, «anche se questo parlamento non avrebbe fatto una legge diversa».
Parla anche delle espulsioni, Giannuli: «sono la conseguenza diretta» dice, «del meccanismo delle parlamentarie, che evidentemente non funziona». Ma non solo: «sono inevitabili, in un gruppo che ha dentro destra e sinistra».
Nelle sue lezioni sul blog di Grillo spiega a parole semplici sistemi elettorali complessi. Come spiegherebbe l’Italicum?
«Lo chiamerei Unicum, come l’amaro. Perché non esiste legge al mondo che abbia l’inutile e stupida struttura che ha l’Italicum. E’ una legge che si pensava impossibile, con - tutto insieme - clausola di sbarramento, premio di maggioranza, doppio turno e liste bloccate. Se me ne trova una così le offro una cena».
E tecnicamente?
«Tecnicamente è una legge che introduce, e rivendica, livelli di disrappresentanza maggiori del Porcellum. Una pazzia in spregio di quanto stabilito dalla Corte. Se vuole le dimostro come una lista con il 16 per cento possa arrivare, grazie all’Italicum, al 52 per cento dei seggi».
Prego.
«Facciamo l’ipotesi che al primo turno le prime due coalizioni arrivino una al 34 e una al 28 per cento. Poi c’è un’altra lista che prende il 25, e poi un insieme di liste minori, sotto la soglia, che complessivamente prendono il 13 per cento. Sempre per ipotesi poniamo che al secondo turno, come spesso accade, vinca la seconda coalizione, quella che al primo turno aveva preso il 28 per cento».
Forza Italia, magari?
«E’ possibile. Immaginiamo che in quella coalizione ci siano alcune liste che non raggiungono la soglia del 4,5 per cento, e una sola lista che ha preso il 16 per cento. Bene: questa lista prenderebbe i seggi degli alleati e il premio di maggioranza fino, appunto, al 52 per cento dei seggi».
E’ il problema che hanno evidenziato i partiti più piccoli.
«E c’è una seconda questione legata a questa prima anomalia. Accadrà, in virtù della ripartizione nazionale dei voti, che quel mio voto, dato magari a Fratelli d’Italia, in Piemonte, dove nel listino bloccato c’era uno che mi piaceva, eleggerà un deputato di Forza Italia, a Trapani, che io non conosco o magari non sopporto. Mi dica lei se è questo che chiedeva la Corte costituzionale».
Lei pensa che l’Italicum sia condannato a una bocciatura?
«Sono certo che ci sarà un ricorso e non vedo come la Corte si possa smentire rispetto a quello che ha detto sul Porcellum».
E come definirebbe invece la proposta che sta uscendo dalle votazioni sul blog di Grillo?
«Le dirò che per come stanno andando le votazioni, a mio avviso, c’è un’incoerenza anche in quella. Minore dell’Italicum, ma c’è. Perché gli iscritti del movimento hanno scelto un sistema proporzionale, però hanno deciso di correggerlo e poi anche di prevedere una soglia di sbarramento: la combinazione di queste tre cose può dare una certa disrappresentatività, trasformando un sistema proporzionale in un sistema quasi maggioritario».
Insomma non è la legge Giannuli.
«Non è la legge Giannuli, assolutamente, perché io sono proporzionalista puro. E poi perché io sono un consulente, lontano dal movimento, di formazione marxista».
Consulente retribuito?
«No. L’ho fatto per impegno civile e lo avrei fatto per altre forze politiche, per il Pd o per Sel, se me lo avessero chiesto».
E’ corretto dire che l’Italicum è una legge proporzionale?
«No, nella maniera più assoluta. In molti lo dicono dimostrando un certo analfabetismo».
Durante le dichiarazioni di voto alla Camera, prima di approvare l’Italicum, Massimo Parisi di Forza Italia ha bacchettato il Movimento 5 Stelle: «Non riapriremo la discussione quando sarà finito il vostro sondaggio». Insomma: il movimento ha fatto tardi?
«Ora le consultazioni sono finite e i gruppi parlamentari produrranno un testo definitivo. Il punto però è: ha fatto tardi rispetto a cosa, il movimento? Se intendiamo rispetto all’approvazione di questa legge, dell’Italicum, sicuramente, ha fatto tardi. Ma credo che abbiano fatto questo percorso pensando soprattutto al dopo, perché non è detto che non ci ritroveremo a riparlare di legge elettorale. Magari la Corte la boccia molto presto, oppure ci sarà un referendum, o più semplicemente il prossimo parlamento vorrà cambiarla».
Se avessero fatto prima forse avrebbero potuto migliorare la legge. Su alcuni emendamenti, ad esempio l’emendamento Gitti sulla doppia preferenza di genere, la maggioranza ha retto solo grazie ai voti di sottosegretari e ministri.
«Temo non sia mai stato in discussione che questo Parlamento potesse fare una legge diversa. E che ci si sia andati vicini senza però riuscirci conferma che c’era un accordo di cartello, e che ha retto così, sostenuto dal terrore che molti deputati hanno di un ritorno alle urne».
Sul suo blog lei ha scritto che le molte espulsioni di parlamentari 5 stelle sono dovute al meccanismo «inadeguato» delle parlamentarie. Suggerisce di rivederlo in vista delle europee?
«Io non mi permetto di suggerire nulla a un movimento a cui non appartengo. Diciamo che se un meccanismo produce il 10 per cento di parlamentari espulsi sarebbe il caso di rivedere il sistema, delegando più ai territori e meno alla rete».
Non era poi così sbagliato prendere in giro i video delle candidature…
«No, non lo era. Perché se pure fossero stati video di un’ora e mezza, in rete, non avendo amici in comune, è troppo difficile giudicare».
Non pensa che le espulsioni siano anche legate a ragioni politiche? Dalla convivenza di destra e sinistra, che si volevano «superate»?
«Sicuramente. Il Movimento 5 stelle, verso il quale sarebbe opportuno avere un atteggiamento più dialogante, è un pentolone dentro cui bolle di tutto, quindi anche la destra e la sinistra. E’ un fritto misto, ed è ovvio i gruppi parlamentari ne risentano».
Le espulsioni sono quindi impossibili da evitare?
«La turbolenza è inevitabile. E credo che molto sia dovuto alla scarsa fiducia reciproca tra parlamentari. Ma se la gente la scegli in rete è ovvio che anche i rapporti di fiducia, e di collaborazione, sono più faticosi di quanto non sarebbero conoscendosi direttamente».
* Fonte L'Espresso
1 commento:
Demetrio
WIWA il Proporzionale puro!! E morte alle alchimie che finiscono per essere sempre fraudolente specie se architettate da imbroglioni interessati.
Viva il Proporzionale puro! Peste e morte a chi quella volta è riuscito a convincere gli italiani ad abbandonare il proprzionale di una volta! E' stata la fine della Democrazia come prevedeva il Giudice Capponnetto prima di quello sciagurato Referendum!
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