riceviamo dai compagni di Salerno
Di fronte al pubblico convenuto,abbastanza numeroso ed attento,formato da docenti e alunni del Liceo e da alcuni esponenti dei Cobas, Nello De Bellis ha introdotto il tema della discussione.In primo luogo ha ricordato come l'instaurarsi del regime dell'Unione Europea sia avvenuto strategicamente in sincronia con il collasso del Comunismo storico novecentesco e con il venir meno del blocco sovietico. "L'URSS implode nel 1991, il Trattato di Maastricht è del 1992 ma in quel periodo cruciale si verificano altri eventi di fondo. La grande finanza speculativa ed ampi settori delle classi dirigenti italiane erano già pronte a svendere i pezzi più pregiati dell'economia nazionale" -ha proseguito De Bellis.
Il famigerato DL 333, firmato dal governo Amato l'11 luglio 1992 segna l'ngresso a pieno titolo dell'Italia nella globalizzazione capitalistica con la trasformazione di tutti i grandi enti dell'economia pubblica, che aveva fino ad allora garantito lo stato sociale, in SpA (con la p piccola...). L'art.15 del decreto trasforma quindi l'IRI, l'ENI, l'ENEL, l'INA in società azionarie soggette alle regole di mercato. La cosa più grave -prosegue De Bellis- è che tale decisione viena assunta quasi come un momento di ordinaria amministrazione e non già quale il passaggio epocale che davvero rappresenta nella vita del Paese.Non stupisce dunque la pressocchè totale assenza di dibattito a livello politico ed intellettuale che si registra in merito.
Il DL 333, come appare ormai chiaro da varie fonti (v.Corriere della Sera) è preparato da una discreta crociera al largo dell'Argentario in cui, sul panfilo Britannia, alcuni banchieri anglosassoni come Barclays, Baring, Mc Kenna, Warburg,. "istruiscono" un centinaio di politici, imprenditori e "grand commiss" dello Stato a svendere l'economia e la finanza pubblica italiana in cambio di un'inserzione subalterna nel gioco della economia globalizzata". "Alla crociera in questione partecipa anche Mario Draghi.
All'inizio dell'anno successivo, in qualità di Direttore Generale del Tesoro, Draghi sosterrà la non-strategicità della presenza statale in economia e dunque la privatizzabilità di ogni proprietà pubblica. La portata di queste operazioni viene valutata unicamente dal punto di vista finanziario e non per la sua ricaduta sociale. Draghi (il Papa laico delle affabulazioni vendoliane) insiste inoltre per la privatizzazione delle banche dell'IRI (Banca Commerciale e Credito Italiano) e per portare a compimento la cosa si giova della riforma della legge bancaria caldeggiata da Ciampi."
Ancora una volta senza ombra di dibattito nè in Parlamento, nè sulla stampa, nè nel Paese, viene approvata una legge che azzera la distinzione tra le banche in rapporto alle diverse tipologie creditizie,con un salto indietro alla situazione antecedente la grande crisi del 1929,in cui la disinvolta confusione e ambiguità dei ruoli finanziari degli istituti bancari aveva reso possibile la selvaggia speculazione da cui era scaturita la crisi medesima. .Il 15 maggio 1993 Ciampi mette Prodi per l'ultima volta a capo dell'IRI,diventata,con delibera del 29-06-1993. IRI S.pA. ed il Comitato interministeriale per le privatizzazioni,sempre presieduto da Draghi,inizia con la svendita fuori mercato delle azioni dell'IRI.I beneficiari dell'operazione,scelti da Cuccia, e cioè Assicurazioni Generali, Benetton, Colaninno, Ferruzzi, Tronchetti-Provera, sborsando una cifra complessiva di 10.000 MLD di lire acquistano le banche ora privatizate dell'IRI, Banca Commerciale e Credito Italiano, con il loro forziere già pubblico di profitti e depositi ,per un ammontare di 200.000 miliardi di lire!
"Queste le manovre, di cui manca pressocchè completamente la percezione nella società civile e, lo ribadiamo ancora ,nel mondo della cultura e delle istituzioni e che segna autenticamente il trapasso non solo dalla Prima alla Seconda Repubblica,ma da un sistema socio-economico ad un altro,dando inizio alla prima fase del declino attuale. Solo spiriti rari, come il compianto Massimo Bontempelli e pochi altri come lui, colsero la reale portata di questi avvenimenti che, come già detto, ci proiettavano nello spazio europeo. A favorire ulteriormente tale passaggio non va sottaciuta la crisi e l'ulteriore logoramento della coscienza nazionale che, già durante la precedente fase storica, appariva minata dall'universalismo cattolico (erede dell'antiunitarismo pontificio), subalterno, nello scacchiere di alleanze del mondo bipolare, della potenza USA da un lato, e dall'internazionalismo proletario filosovietico dall'altro.
Quest'ultimo, secondo una perversa metamorfosi, divenuto (secondo l'impagabile definizione di Costanzo Preve) "cosmopolitismo ultracapitalistico senza consapevolezza o coscienza hegelianamente infelice di sè".
Si è quindi passati alla visione, dal sito di Sollevazione, dell'intervento del Prof. Bagnai (Ne è scaturito un vivace e interessante dibattito di cui si forniscono qui le note essenziali.
Il prof. Graziano paventa, con l'uscita dall'euro, una situazione catastrofica e chiede delucidazioni sulla praticabilità dell'ipotesi. De Bellis risponde, informando in primo luogo i presenti che già dal 28 novembre scorso la Bundesbank ha dato ordine ad alcune officine tipografiche in Svizzera di stampare segretamente i marchi...I meccanismi di difesa avranno piena praticabilità uscendo prima dall'U.E. e poi dall'euro.
Il prof. Tedesco parla del debito con la Francia e prospetta una situazione in cui lo stato italiano diventerà un paradiso per gli immigrati, dato l'incombente disastro sociale... Il relatore risponde che debito pubblico, stato sociale e sovranità nazionale vanno coniugati insieme. Il Prof. Fragnito parla di recessione in una società consumistica, di responsabilità politica delle classi che ci hanno governato e di responsabilità dei singoli. Il prof. Schiavone pensa che alla base dell'ingresso in Europa vi fosse anche il tentativo di superare le divisioni e le lacerazioni del Paese. D'Auria, dei Cobas, parla delle privatizzazioni agevolate, cita il rapporto Fondazione Agnelli-Scuola, riflette sul ruolo che le crisi storicamente hanno avuto per le politiche di moderazione salariale e irregimentazione dei lavoratori di ogni settore.
De Bellis replica che nella fattispecie è proprio l'euro, con l'impossibilità della svalutazione e la conseguente necessità della deflazione, lo strumento per eccellenza della moderazione salariale e della "marchionnizzazione" del mondo del lavoro. Ancora una volta sovranità, questione sociale e debito vanno collegati. In Grecia Goldman & Sachs, longa manus della finanza predatoria americana, propose dapprima un piano di recupero del debito al Governo greco, avallandone la posizione e dichiarandosi disponibile a falsificare il bilancio, salvo poi presentare un conto ancora più salato...
Tedesco conferma il nesso sovranità e potere, sovranità e struttura finanziaria, cita i casi di Argentina, Brasile, Uruguay e afferma che l'Europa della tecnocrazia è votata alla catastrofe. La prof. Inghilleri ripropone la questione della moneta e del periodo di transizione.
L'assemblea si conclude con l'impegno di portare questo ed altri quesiti al convegno di Chianciano e con la proposta di formare un Comitato per l'indizione di un referendum popolare per l'USCITA dell'ITALIA dall'UNIONE EUROPEA. Viene letto ed approvato anche il testo di un appello di solidarietà nei confronti del popolo greco da far circolare in primis tra i docenti e gli alunni del Liceo e da consegnare con una delegazione al Consolato greco di Napoli. L'assemblea prende altresì l'impegno di riunirsi nuovamente dopo il ritorno dei rappresentanti salernitani dall'imminente convegno di Chianciano del 4 e 5 febbraio prossimi.
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