Obama e Monti |
Lupus in fabula
Il 9 gennaio scorso pubblicammo la critica del Pasquinelli [Non ci resta che piangere?] alle tesi di Piero Pagliani, secondo il quale, (a) la crisi dell'eurozona era anzitutto il risultato dell'assalto demolitore della grande finanza anglo-sassone, che vorrebbe azzoppare l'ascesa della Germania. Di qui, (b), la tesi che le forze antagoniste europee, italiane in particolare, avrebbero dovuto preferire e sostenere, in funzione anti-americana, un'euro-germania al disfacimento dell'Unione europea.
In occasione del viaggio di Monti a Washington Obama ha concesso un'intervista a LA STAMPA nella quale Obama spiega chiare le ragioni per cui, per gli Stati Uniti, la fine dell'eurozona, rappresenterebbe una disastro economico e geopolitico dalla portata incalcolabile. Ognuno tiri le sue conclusioni su come stanno le cose.
Obama: «È così importante perché le nostre fortune economiche sono intrinsecamente legate e le relazioni con l’Europa sono una parte importante dei nostri sforzi per creare posti di lavoro e prosperità negli Stati Uniti. L’Unione europea è il singolo più grande partner economico dell’America, e il commercio e gli investimenti fra noi sostengono milioni di posti di lavoro su entrambi i lati dell’Atlantico. Le nostre banche e i nostri mercati finanziari sono profondamente connessi. Quando l’Europa va bene questo è positivo per i posti di lavoro e le aziende in America. Quando la crescita in Europa rallenta o i vostri mercati finanziari sono instabili, noi ne sentiamo le conseguenze, così come voi avete sentito l’impatto della crisi finanziaria americana quattro anni fa. Più semplicemente, gli Stati Uniti hanno un enorme interesse nella crescita dell’Europa e nel successo dell’area dell’euro. Questo è perché mi sono consultato strettamente e ripetutamente con le mie controparti europee durante la crisi. Ho condiviso con loro le lezioni rilevanti della nostra crisi recente mentre erano impegnate a fronteggiare questa sfida.
Il mio incontro con il primo ministro Monti è l’ultimo passo di una cooperazione che continua. Ho intenzione di riaffermare al primo ministro il messaggio che ho portato ai miei partner europei in precedenza, nel caso più recente a Cannes durante il summit del G20: gli Stati Uniti continueranno a fare la loro parte per sostenere gli amici europei nel loro impegno per risolvere la crisi. Voglio solo aggiungere che si tratta di qualcosa che va oltre l’economia. Americani ed europei hanno un profondo legame di amicizia, forgiato in guerra e rafforzato in pace. Vogliamo davvero che l’Europa si riprenda e prosperi. Inoltre, l’Italia è uno dei nostri più importanti alleati e operiamo assieme all’Europa in qualsiasi cosa che facciamo nel mondo. Quando l’Europa è forte, prospera e sicura noi assieme siamo più efficaci, e il mondo è più prospero e pacifico». [Intervista di Maurizio Molinari a Obama. LA STAMPA del 9 febbraio 2012]
3 commenti:
"Voglio solo aggiungere che si tratta di qualcosa che va oltre l’economia."Grazie Obama,lo sapevamo:oltre a farci depredare dai vostri Soros,Paulson,Cohen,Morgan,Monness ecc., che coi loro fondi speculativi si sono impossessati del nostro debito pubblico,buttato nel tritacarne delle scommesse finanziarie,bisogna anche farvi da porataerei,nelle vostre belle esportazioni di democrazia all'uranio contro, gli ipotetici nemici che la paranoia dei sionisti di volta in volta individua(del resto,se avete chiesto Terzi agli esteri e Di Paola alla difesa ci sarà stato un motivo,no?).
Tornando alla res,la UE è una creatura americana: l'ACUE ci ha lavorato dal '48,dirigeva i programmi e concedeva fondi a patto che si facessero progressi in vista di una piena unificazione,politica,economica e militare del continente.Per loro era fastidioso tenere sotto controllo molti paesi,ne volevano uno e con le mutande in mano.
Aver pensato di usare in chiave anti-americana una creatura americana è stato molto ingenuo
Saluti
UN euro contraltare degli USA! Si, come no. Povera geopolitica: è diventata la riserva di caccia di innumerevoli cialtroni.
Se Obama fosse un nativo americano sarebbe bello.
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