FUGGITE! LE ELEZIONI SONO ALLE PORTE!
di Piemme
La prima ragione per cui non mi recherò alle urne è di forza maggiore: né nel mio comune, né nella mia provincia, né nella mia regione, ci saranno elezioni. Che culo! Non penso questo mi vieti di dire la mia su questa ennesima tornata elettorale e di spiegare perché, nel caso fossi stato meno fortunato, non avrei comunque usufruito del mio diritto di voto, e perché me ne sarei restato a casa. Sì, sì, proprio a casa! manco scheda nulla, né tantomeno bianca.
Non entro nel merito delle questioni sollevate da questa mandata elettorale, al solito una gazzarra. Ed è una gazzarra perché tutti i candidati (parliamo di quelli che contano, non dei peones e dei portaborraccccia) debbono soffiare con tutto il fiato sulle loro trombe, appunto per convincere i cittadini ad accorrere alle urne. E debbono convincerli appunto perché una gran parte non sono affatto decisi ad andarci, strillano tutti perché debbono contrastare un flusso che ogni anno si fa più impetuoso, quello dell'astensione.
di Piemme
«Sono proprio quelli con idee effettivamente radicali e anticapitaliste che rifuggono dalle urne. Chi vuole riportarceli non solo si sbaglia, svolge una perniciosa funzione sistemica di recupero. Meglio, molto meglio invece, non lasciarli soli, ingrossare le fila di un'astensionismo popolare, giustificarlo politicamente. Questo è il solo modo per contrastare il qualunquismo, mentre a forza di tapparsi il naso e votare per il cosiddetto "male minore" si va solo in malora, e ci si va proprio perché tapparsi il naso alimenta l'estraneazione dalla politica, la passività, ovvero proprio andando a votare per tutte queste ciofeche si alimenta il qualunquismo».
La prima ragione per cui non mi recherò alle urne è di forza maggiore: né nel mio comune, né nella mia provincia, né nella mia regione, ci saranno elezioni. Che culo! Non penso questo mi vieti di dire la mia su questa ennesima tornata elettorale e di spiegare perché, nel caso fossi stato meno fortunato, non avrei comunque usufruito del mio diritto di voto, e perché me ne sarei restato a casa. Sì, sì, proprio a casa! manco scheda nulla, né tantomeno bianca.
Non entro nel merito delle questioni sollevate da questa mandata elettorale, al solito una gazzarra. Ed è una gazzarra perché tutti i candidati (parliamo di quelli che contano, non dei peones e dei portaborraccccia) debbono soffiare con tutto il fiato sulle loro trombe, appunto per convincere i cittadini ad accorrere alle urne. E debbono convincerli appunto perché una gran parte non sono affatto decisi ad andarci, strillano tutti perché debbono contrastare un flusso che ogni anno si fa più impetuoso, quello dell'astensione.
No, non entro nel merito della baruffa politica, proprio perché non accetto il terreno su cui la "casta" ci vuole portare, rifiuto di entrare nel loro campo da gioco, poiché le regole le han fatte loro, e parteciparvi, significa, quali che possano essere le attese o alle illusioni di molti elettori, far vincere il gioco stesso, e i suoi demiurghi.
Si discuta piuttosto del dato fondamentale: che giudizio dare del flusso astensionistico? Perché berlusconiani e anti si dimenano tanto nel contrastarlo? Pongo quindi una domanda: non è forse dare forza a questo flusso la cosa migliore da fare?
La mia risposta è sì, questo flusso, questo esodo dalla "casta", questo "Aventino popolare" e dal basso dal sistema dominante va sostenuto, spiegato giustificato. Per due ragioni, io credo. La prima è che ove e quando il partito di maggioranza relativa (quello astensionista) diventasse maggioranza assoluta, ciò rappresenterebbe un colpo letale (non mortale certo, nessun colpo, di per sé stesso, può mandare all'aria il sistema) non solo per la "casta" politica dominante ma pur per i suoi suoi committenti. Tolto ai cittadini ogni altro strumento di antagonistico dissenso, in una fase di mortagora del conflitto sociale, l'astensione di massa è la sola via che resta per delegittimare questi pagliacci e farsi forza. Non è poco, mi pare.
La seconda ragione è speculare alla prima. Il sottoscritto ritiene che solo dentro il flusso astensionista di massa si annidino le energie e le coscienze che domani scenderanno in campo in prima persona per porre fine al loro gioco, con una bella invasione di campo. Non dico affatto che tutti quelli che andranno a votare si sono rimbecilliti, che domani non potranno convertirsi all'azione diretta e autonoma. Dico tuttavia, e sono pronto a scommetterci, che la forza d'urto che domani farà tremare i dominanti, la prima linea, sarà costituita da chi in questi anni ha voltato le spalle ai partiti di regime e ai loro ammennicoli oppositorii.
Per chi voglia cambiare il mondo votare per questo o per quello, votare o non votare, sono pur sempre di dettagli, di passaggi, scelte tattiche che vanno finalizzate ad un obbiettivo, e se l'obbiettivo è cambiare musica, tutto si può decidere di fare, meno che seguire lo spartito, ascoltare la solita mendace sinfonia, o addirittura sgomitare per far parte dell'orchestra.
Sento sussurrarmi alle spalle il ragionamento di ultima istanza: "Guarda che se non voti fai un favore al sistema. Quelli se ne fregano se voterà una minoranza. Guarda negli USA. L'astensionismo è una forma qualunquista di passività, e chi comanda è ben felice che i cittadini siano passivi".
Dissento. Evidenti ed enormi sono le differenze con gli Stati Uniti. Negli Usa la partecipazione popolare, parlo anzitutto della classe proletaria alla vita politica, è stata sempre debole (tranne due parentesi negli anni '30 e '60). Negli Usa non c'è mai stato un vero fronte anticapitalista di massa, né un partito operaio, e nemmeno sindacati di classe. Per non parlare di movimenti rivoluzionari di peso. Anche culturalmente c'è una sostanziale differenza: negli Usa l'egemonia ideologica del capitalismo e dell'imperialismo è stata sempre incontrastata, indiscussa.
Si ritiene che noi italiani siamo già completamente americanizzati? Io non lo penso. Penso, al contrario, che sotto la cenere covi la brace del conflitto, serpeggi una domanda forte di alternativa. Il lato per cui questo paese si è americanizzato è quello dei meccanismi istituzionali ed elettorali, per cui, soprattutto in comuni e regioni è entrato in vigore un sistema americanista e bipartitico che non lascia spazio a concorrenti antagonisti, com'era ai tempi della "prima repubblica". A causa degli sbarramenti elettorali vasti settori di popolazione sono stati privati del diritto di essere rappresentati nei consessi politici, oramai appaltati a ristrette oligarchie, di questo o quello schieramento bipolare. E ciò anche ha alimentato l'astensione. Per cui sono proprio quelli con idee effettivamente radicali e anticapitaliste che rifuggono dalle urne.
Chi vuole riportarceli non solo si sbaglia, svolge una perniciosa funzione sistemica di recupero. Meglio, molto meglio invece, non lasciarli soli, ingrossare le fila di un'astensionismo popolare, giustificarlo politicamente. Questo è il solo modo per contrastare il qualunquismo, mentre a forza di tapparsi il naso e votare per il cosiddetto "male minore" si va solo in malora, e ci si va proprio perché tapparsi il naso alimenta l'estraneazione dalla politica, la passività, ovvero proprio andando a votare per tutte queste ciofeche si alimenta il qualunquismo.
1 commento:
Vivo la mia impossibilità di esercitare il diritto/dovere al voto, da 3 tornate elettorali, come uno scippo alla mia libertà di cittadina. Non sono una qualunquista e mi incazzo da morire quando, discutendo della mia scelta di astensione, mi si affibbia l'epiteto.
Condivido totalmente il tuo articolo e siccome credo nella forza delle parole mi è piaciuto moltissimo come hai definito questa classe di politicanti: CIOFECHE
Paola R
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