[ 05 marzo 2010 ]
500.000 lavoratori
del pubblico impiego in sciopero
di Anibal De Olivenza
Mezzo milione di dipendenti pubblici portoghesi hanno massicciamente partecipato Giovedì 4 marzo allo sciopero del settore pubblico per protestare contro il programma di austerità proposto dal governo del Partito socialista. Bollato come primo tra i “PIIGS”, il Portogallo deve anch’esso adottare una cura da cavallo per riportare il deficit dall’attuale 9,3% al 3% entro il 2013, e ridurre il debito pubblico oramai vicino al 100%. Per questo premono la speculazione finanziaria, questo chiedono la BCE e l’Unione europea.
Del tutto simile a quello dei loro compari socialisti greci il piano d’austerità: tre anni blocco dei salari, "riforma", ovvero taglio, delle pensioni, drastici tagli alla spesa e privatizzazione dei beni pubblici (di quello insomma che non è già stato svenduto dai precedenti governi di destra. E’ previsto che il parlamento ratifichi il piano il 12 marzo. Questo ha chiesto ultimativamente la Commissione europea, che si riserva di approvarlo..
Lo sciopero del 4 è stato promosso da “Fronte comune”, che fa parte della Confederazione generale dei lavoratori portoghesi (CGTP), sua volta
controllata dal Partito Comunista (PCP). Significativo, pe capire il malcontento generale, è che anche l'Unione Generale dei Lavoratori (UGT), il secondo sindacato del paese, tradizionalmente allineato con il Partito Socialista, ha sostenuto lo sciopero.
La portavoce di “Fronte Comune”, Ana Avoila, ha annunciato che la lotta continuerà, annunciando una "grande manifestazione nazionale" nel prossimo futuro ed ha chamato alla sciopero generale che coinvolga anche i lavoratori del settore privato. Proposta accolta da Manuel Carvalho da Silva, segretario del CGTP leader membro del partito Comunista (che è all’opposizione). “Dobbiamo fare come in Grecia” ha affermato.
Lo stesso leader dell’ UGT, Joao Proença ha detto che “se il governo non farà marcia indietro una radicalizzazione politica e sociale è inevitabile”.
Il consenso al governo socialista del Primo Ministro José Sócrates (che ricordiamo è al governo dal 2005) sta velocemente precipitando. Secondo un sondaggio condotto la scorsa settimana la sua popolarità è crollata, nel giro di poche settimane, dal 40% del mese di gennaio al 29,4%. Ricordiamo che anche il PCP, per molto tempo è stato alleato dei socialisti, non se la passa molto bene, visto il grosso calo di voti alle ultime elezioni.
Della crisi del PCP si è avvantaggiato il “Blocco di Sinistra”, egemonizzato dai trotskysti. Nelle ultime elezioni politiche del settembre 2009, con lo slogan "un altro il Portogallo è possibile", il “Blocco di sinistra” ha ottenuto un successo strepitoso, ottenendo quasi il 10% dei voti e ben 16 seggi, uno in più del PCP, che si era presentato nella Alleanza Democratica Unita.
Non si pensi che il “Blocco di sinistra” avanzi un programma davvero anticapitalista. Le riforme che propone per rispondere alla grave crisi economica sono un elenco di misure keynesiane. Ma è un fatto che il consenso che riceve tra i lavoratori indica della tendenza sociale ad una radicalizzazione dello scontro sociale.
Lisbona 4 marzo 2010
(traduzione a cura del Campo Antimperialista)
500.000 lavoratori
del pubblico impiego in sciopero
Il caso del "Blocco di Sinistra"
di Anibal De Olivenza
Mezzo milione di dipendenti pubblici portoghesi hanno massicciamente partecipato Giovedì 4 marzo allo sciopero del settore pubblico per protestare contro il programma di austerità proposto dal governo del Partito socialista. Bollato come primo tra i “PIIGS”, il Portogallo deve anch’esso adottare una cura da cavallo per riportare il deficit dall’attuale 9,3% al 3% entro il 2013, e ridurre il debito pubblico oramai vicino al 100%. Per questo premono la speculazione finanziaria, questo chiedono la BCE e l’Unione europea.
Del tutto simile a quello dei loro compari socialisti greci il piano d’austerità: tre anni blocco dei salari, "riforma", ovvero taglio, delle pensioni, drastici tagli alla spesa e privatizzazione dei beni pubblici (di quello insomma che non è già stato svenduto dai precedenti governi di destra. E’ previsto che il parlamento ratifichi il piano il 12 marzo. Questo ha chiesto ultimativamente la Commissione europea, che si riserva di approvarlo..
Lo sciopero del 4 è stato promosso da “Fronte comune”, che fa parte della Confederazione generale dei lavoratori portoghesi (CGTP), sua volta
controllata dal Partito Comunista (PCP). Significativo, pe capire il malcontento generale, è che anche l'Unione Generale dei Lavoratori (UGT), il secondo sindacato del paese, tradizionalmente allineato con il Partito Socialista, ha sostenuto lo sciopero.
La portavoce di “Fronte Comune”, Ana Avoila, ha annunciato che la lotta continuerà, annunciando una "grande manifestazione nazionale" nel prossimo futuro ed ha chamato alla sciopero generale che coinvolga anche i lavoratori del settore privato. Proposta accolta da Manuel Carvalho da Silva, segretario del CGTP leader membro del partito Comunista (che è all’opposizione). “Dobbiamo fare come in Grecia” ha affermato.
Lo stesso leader dell’ UGT, Joao Proença ha detto che “se il governo non farà marcia indietro una radicalizzazione politica e sociale è inevitabile”.
Il consenso al governo socialista del Primo Ministro José Sócrates (che ricordiamo è al governo dal 2005) sta velocemente precipitando. Secondo un sondaggio condotto la scorsa settimana la sua popolarità è crollata, nel giro di poche settimane, dal 40% del mese di gennaio al 29,4%. Ricordiamo che anche il PCP, per molto tempo è stato alleato dei socialisti, non se la passa molto bene, visto il grosso calo di voti alle ultime elezioni.
Della crisi del PCP si è avvantaggiato il “Blocco di Sinistra”, egemonizzato dai trotskysti. Nelle ultime elezioni politiche del settembre 2009, con lo slogan "un altro il Portogallo è possibile", il “Blocco di sinistra” ha ottenuto un successo strepitoso, ottenendo quasi il 10% dei voti e ben 16 seggi, uno in più del PCP, che si era presentato nella Alleanza Democratica Unita.
Non si pensi che il “Blocco di sinistra” avanzi un programma davvero anticapitalista. Le riforme che propone per rispondere alla grave crisi economica sono un elenco di misure keynesiane. Ma è un fatto che il consenso che riceve tra i lavoratori indica della tendenza sociale ad una radicalizzazione dello scontro sociale.
Lisbona 4 marzo 2010
(traduzione a cura del Campo Antimperialista)
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